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Ossessionando

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Fucsia

Post n°157 pubblicato il 04 Gennaio 2010 da latuaossessione7

Ahi ahi se scrivo la cosa che ho in mente prevedo che uno dei miei amici di blog deciderà di non rivolgermi più la parola, anche alla luce del suo ultimo commento qui sopra... Ma correrò il rischio lo stesso

Oggi mi sono precipitata alla ricerca delle agognate scarpe, che non ho trovato. Avete presente lo scempio dei villaggi dopo un'orda barbarica? Ecco, il negozio appariva terra bruciata, con quattro cose rimaste sugli scaffali e una commessa simpatica come un pitbull che ti azzanna al polpaccio a sibilare che da novembre non riassortiscono, come se per il fatto di voler comprare in saldo mi sarei dovuta presentare con la lettera della vergogna cucita sul petto (presumo una S come squattrinata specialista in saldi).

Beh, mi sono preparata a uscire per fare un giro di ricognizione con eventuale appendice di shopping e forse per merito della mia borsa nuova di zecca e del mio maglioncino appena acquistato (e costato un occhio, esattamente come la borsa) mi sentivo stranamente di buonumore. Quindi, sorpresa delle sorprese, ho tirato fuori dall'armadio il mio cappottino di un colore improbabile e sfacciato (frutto di uno di quegli acquisti avventati che rimpiangi per il resto dei tuoi giorni) che non avevo il coraggio di mettere dalla notte dei tempi.

Così mi sono ritrovata mio malgrado al centro di una curiosa situazione cromatica mai vissuta prima: lungo la strada dello shopping, in mezzo alla marea umana brulicante, non ero più una donna ma una pura macchia di colore tra uomini e donne, ragazzi e ragazze irrimediabilmente vestiti di nero, grigio o marrone. Tutti uguali, tutti anonimi, tutti prigionieri dei toni scuri. Qualche timido beige e sporadici bianchi non riuscivano a contrastare il predominio del monocromatismo di piumini, giacconi e cappotti che, nell'insieme, avevano qualcosa di vagamente lugubre e preordinato, come uniformi di un esercito di soldati senza volontà propria e senza possibilità di scelta.

Strano davvero che fossi invece io - che di solito faccio carte false per nascondermi tra la folla e passare totalmente inosservata - l'eccezione, la non omologata, l'alternativa, la ribelle. E la cosa ancora più strana è che per un paio d'ore mi sono sentita assolutamente a mio agio anche se sola, anche se sovrappeso, anche se con i capelli arruffati, gli stivali con il tacco basso e le ginocchia troppo ingombranti che sbucavano da sotto la gonna.

E a questo punto non so sinceramente cosa pensare, non so se cominciare a preoccuparmi seriamente già da ora per questa mia improvvisa trasgressione cromatica ma soprattutto per il mio stato d'animo insolitamente lieve o se rimandare la tradizionale e immancabile sega mentale, indiscussa specialità della casa, perlomeno a domani mattina.

 
 
 
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