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un incubo

Post n°222 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da pf2008
Foto di pf2008

Ho fatto un sogno, uno dei miei, uno di quelli tremendi.

Del sogno ero due personaggi.

Il primo personaggio ero io che dovevo andare al lavoro.
Ero già in ritardo ma la mia auto, una Escort cabrio, non funzionava.
L'alternativa era un motorino ma mio padre l'aveva rotto.
Di li una lite con mio padre con mia madre a fare da intermediario.
La soluzione raggiunta era che mio padre mi accompagnasse al lavoro con la sua auto...ma nemmeno quella funzionava.

Nel mentre tornava da anni di lontananza un altro io ma inserito in un'altra famiglia.
Prende la mia (o sua?) Escort e parte veloce per andare al lavoro.
Le strade sono cambiate moltissimo dall'ultima volta che le ha percorse e si ritrova in contromano in un senso unico a tre corsie.
Un camioncino e due auto lo speronano e finisce in un fiume.

La scena, piove,dopo sono di nuovo io il primo per intenderci e vedo alcuni vigili del fuoco e carabinieri discutere con un sommozzatore...il corpo e l'auto non si trovano perchè li il fiume viene incanalato in alcuni tubi che veloci portano l'acqua oltre la città.

In una stanza accanto si è riunita la famiglia del malcapitato che mi guarda con molta tristezza.
Rientro nella mia famiglia e paralndo con i miei mi discolpo da ogni responsabilità dell'accaduto cosa che anche i miei famigliari sostengono.

Ma in cuor mio so una cosa, potevo dare un passaggio all'altro me con la mia auto (una diversa molto più vecchia ed affidabile) e non sarebbe successo niente.

Torno nella stanza dell'altra famiglia dove ora c'è molta più gente.
Passeggio nella stanza accarezzando i manufatti in legno impreziosita dalla bravura di chi li ha creati, l'altro me appunto.
Un mio collega mi tira un aggeggio nella schiena per attirare la mia attenzione perchè non riesce a parlare per il terrore dei una cosa che ha visto.
Sul vetro si è formata una macchia che la copia esatta di un volto umano.
Anch'io rimango muto per il terrore e cerco di attirare l'attenzione dei presenti.

Istantaneamente il luogo diventa oggetto di peregrinaggi infatti quando mi giro di nuovo all'esterno del vetro su un sedile sostenuto da carucole viene calata una bimba pelata ed evidentemente malaticcia.
Poco dopo viene fatta scendere lei mi viene incontro e  mi invita a giocare.
Mentre giochiamo l'inquietezza si fa largo nella mia coscienza e alla fine rimango impetrito mentre il volto della piccola si trasforma e i suoi occhi benevoli diventano rossi, penetranti e pieni d'odio.
E con voce impersonale mi dice:
"Tanto lo sappiamo che sei egoista!"
A quel punto ho urlato: "aiuto!"
E mia moglie è accorsa a vedere che succedeva...
"un incubo, le ho detto."

 

 
 
 
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