Quid novi?

Letteratura, musica e quello che mi interessa

 

AREA PERSONALE

 

OPERE IN CORSO DI PUBBLICAZIONE

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.
________

I miei box

Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
________

Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)

Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)

De claris mulieribus (di Giovanni Boccaccio)

Il Novellino (di Anonimo)

Il Trecentonovelle (di Franco Sacchetti)

I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)

Miòdine (di Carlo Alberto Zanazzo)

Palloncini (di Francesco Possenti)

Poesie varie (di Cesare Pascarella, Nino Ilari, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio)

Romani antichi e Burattini moderni, sonetti romaneschi (di Giggi Pizzirani)

Storia nostra (di Cesare Pascarella)

 

OPERE COMPLETE: PROSA

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.

I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici (di Salvatore Muzzi)

Il Galateo (di Giovanni Della Casa)

Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)

Picchiabbò (di Trilussa)

Storia della Colonna Infame (di Alessandro Manzoni)

Vita Nova (di Dante Alighieri)

 

OPERE COMPLETE: POEMI

Il Dittamondo (di Fazio degli Uberti)
Il Dittamondo, Libro Primo

Il Dittamondo, Libro Secondo
Il Dittamondo, Libro Terzo
Il Dittamondo, Libro Quarto
Il Dittamondo, Libro Quinto
Il Dittamondo, Libro Sesto

Il Malmantile racquistato (di Lorenzo Lippi alias Perlone Zipoli)

Il Meo Patacca (di Giuseppe Berneri)

L'arca de Noè (di Antonio Muñoz)

La Scoperta de l'America (di Cesare Pascarella)

La secchia rapita (di Alessandro Tassoni)

Villa Gloria (di Cesare Pascarella)

XIV Leggende della Campagna romana (di Augusto Sindici)

 

OPERE COMPLETE: POESIA

Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.

Bacco in Toscana (di Francesco Redi)

Cinquanta madrigali inediti del Signor Torquato Tasso alla Granduchessa Bianca Cappello nei Medici (di Torquato Tasso)

La Bella Mano (di Giusto de' Conti)

Poetesse italiane, indici (varie autrici)

Rime di Celio Magno, indice 1 (di Celio Magno)
Rime di Celio Magno, indice 2 (di Celio Magno)

Rime di Cino Rinuccini (di Cino Rinuccini)

Rime di Francesco Berni (di Francesco Berni)

Rime di Giovanni della Casa (di Giovanni della Casa)

Rime di Mariotto Davanzati (di Mariotto Davanzati)

Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio, Genova, Bernardo Tarigo, 1753 (di Giovambattista Ricchieri)

Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)

 

POETI ROMANESCHI

C’era una vorta... er brigantaggio (di Vincenzo Galli)

Er Libbro de li sogni (di Giuseppe De Angelis)

Er ratto de le sabbine (di Raffaelle Merolli)

Er maestro de noto (di Cesare Pascarella)

Foji staccati dar vocabbolario di Guido Vieni (di Giuseppe Martellotti)

La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877 (di Luigi Ferretti)

Li fanatichi p'er gioco der pallone (di Brega - alias Nino Ilari?)

Li promessi sposi. Sestine romanesche (di Ugo Còppari)

Nove Poesie (di Trilussa)

Piazze de Roma indice 1 (di Natale Polci)
Piazze de Roma indice 2 (di Natale Polci)

Poesie romanesche (di Antonio Camilli)

Puncicature ... Sonetti romaneschi (di Mario Ferri)

Quaranta sonetti romaneschi (di Trilussa)

Quo Vadis (di Nino Ilari)

Sonetti Romaneschi (di Benedetto Micheli)

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2017 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Messaggi del 12/03/2017

Er pellegrino

Er pellegrino

Dopo tre ore e mezza de camino
facenno su e giu' pe' la contrada,
je venne er dubbio ar poro pellegrino
d'ave' sbajato 'n'antra vorta strada.

Se mise a sede, aperse la bisaccia
se stese er fazzoletto su la tera,
poi prese er pane insieme a la boraccia
e organizzo' er bivacco de la sera.



E s'addormi'. Ner mentre che dormiva
se vide in torno 'na marea de gente
co’ bisaccia e bastone che saliva
in cima a 'n monte che 'n ce stava gnente.

Ma dietro ar monte c'era in lontananza
'na luce come er sole der matino.
S' arzo' all'impiedi e se trovo' in camino
dietro a quela fiumara de speranza.

Zambo (Giulio Zannoni)
Da: Zambo 'na storia - Poesie in romanesco di Padre Giulio Zannoni S.J.

 
 
 

Jacopo Sannazzaro

Il volume "Rime di Poeti italiani del Secolo XVI", Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 12-14 (a cura di Antonio Ceruti), riporta due sonetti ed una canzone di Jacopo Sannazzaro (Napoli, 28 luglio 1457 - Napoli, 6 agosto 1530).

Gli occhi gentil , ch' al sole invidia fanno
Quando ritorna alla memoria ardente
Quel suave pensier che sì sovente

Quel suave pensier che sì sovente

Quel suave pensier che sì sovente
A me stesso mi fura e in ciel mi mena,
M' avea tolto dal mondo e dalla gente,
E allontanato già d' ogni mia pena.

Quando quella mia luce alma e serena,
Fulgurando d' un foco onesto, ardente,
Subito quasi un sol mi fu presente,
Tal che aiacciar sentii ciascuna vena;

E tanto via maggior fu la paura.
Quanto più repentino a me s' offerse
Quel dolce assalto. O cieca mia ventura,

Perché quando a' belli occhi il cor s' aperse,
Non ne cacciò questa altra nebbia oscura,
E ricovrò le sue virtù disperse?

Gli occhi gentil, ch' al sole invidia fanno

Gli occhi gentil, ch' al sole invidia fanno
Con sue vaghezze inusitate e nove,
Certi dell' arder mio per mille prove
Ebber pietade del mio lungo affanno;

E per ristoro alfin d'ogni mio danno,
Acciò che 'l rimembrar vie più mi giove,
Fer lieti e miei, che giorno e notte altrove
Già per usanza rimirar non sanno.

Cosi fortuna un tempo acerba e ria,
Or dolce e piana par che si disarme,
Se da tal corso il ciel non la disvia.

La qual per più beato al mondo farme,
Mosse in quel punto la nimica mia
Con un dolce sospiro a salutarme.



Quando ritorna alla memoria ardente

Quando ritorna alla memoria ardente
L' immagin di quel giorno oscuro e rio,
Che fu l'estremo fin del viver mio,
Partendosi il mio sol verso occidente,
Son le virtù vitali allor si spente,
Che già per lagrimar non dà vigore
Agli occhi il debil core,
Che per soverchio ardor perse ha le vie
Delle lagrime mie.
Fra li segni mortal questo é più forte,
Non poter pianger l' uom sua propria morte.

Non sento il laccio, no, del dolce orgoglio,
Che liquefatto dal continuo foco
Si trasformava in pianto a poco a poco.
Più ch' altro non dovea ; lasso mi doglio,
Vo sospirando d' uno in altro scoglio,
Dove sento dal mar rotto e dal vento
Conforme al mio lamento,
Ivi prendo piacer di sì gran duolo
Di lamentarmi solo;
Ma più m' affligge ch' io possa soffrire
Del mondo il maggior mal senza morire.

Ella segui volando il suo camino,
E 'l clamor delle misere sorelle,
Penetrò l'aureo tempio delle stelle
Dove l'increbbe a lor dato destino;
Pianse Vesuvio e 'l bel monte vicino,
Pianse il lito Baiano e l'acque amene,
E le sulfuree vene;
E quel dolce bagnuol, che si rimembra
Delle divine membra,
Disse plorando: Io non vedrò più quella,
Che al mondo viddi sola ignuda e bella.

Al mio signor invitto,
Canzon, te n' anderai senza paura;
Con lui parla sicura,
Se spiasse di me, digli ch'io vivo,
Se un che sempre muor, si può dir vivo.

Jacopo Sannazzaro (Napoli, 28 luglio 1457 - Napoli, 6 agosto 1530)
Rime di Poeti italiani del Secolo XVI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 12-14 (a cura di Antonio Ceruti).

 
 
 

Trissino, Indice Poesie

Gian Giorgio Trissino, Indice Poesie
contenute in Rime di Poeti italiani del Secolo XVI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 1-12 (a cura di Antonio Ceruti).

Ben conosco io che la mia fiamma nasce
Come non sempre il sol chiuso è dall' ombra, (Al Cardinale Farnese)
Com' io veggio apparir la bella aurora
Del decimo Lion sommo pastore (A Papa Leone X)
Dopo tanti trionfi e tante imprese, (All'Imperatore Carlo V)
Gli occhi, ch' un tempo con mirabil arte
Gli occhi miei lassi avvezzi a quella via,
Io vado fuor della più ingiusta terra,
L' ardita lupa, che da' crudi artigli (Enrico II re di Francia)
Non si vede nel ciel sorger il sole
Per dar al mondo una beltà perfetta
O tu che passi appresso a questa tomba,
Scosse eran le catene, e lacci sciolti,
Se 'l supplicio infernal tant' alto offende,
Signor, che siete in questa corte il fiore
Signor, se far volete un bel sonetto,
Sovra gli aurati tuoi superbi alberghi,
Un Gallo insano oltra misura altero,
Varchi, se 'l ciel vi presti ali al gran nome, (Al Varchi)


 
 
 

Trissino (3)

A Papa Leone X.
Del decimo Lion sommo pastore


Del decimo Lion sommo pastore
Soave é il giogo ed è leggier il peso
All' umil plebe ed al ricco signore,
Ch'hanno di sua bontate il petto acceso.

Tutt' il popol di Dio onnipotente
Fuor d'ogni tempesta or vive quieto
Sotto l' ammanto di sl gran virtute.

Ecco qui d' ogni parte e d' ogni gente
Peregrini aspettar il volto lieto,
Dalle man sante il segno di salute.

O felici alme in questa età venute,
Che non più n'ama pochi il giusto Giove,
Anzi sopra ciascun le grazie piove

Del decimo Lion sommo pastore.

Com' io veggio apparir la bella aurora

Com' io veggio apparir la bella aurora
Cinta di bianche e di vermiglie rose,
E veggio i fior e l'erbe rugiadose
Scoprir la lor vaghezza ad ora ad ora;

Meco medesmo mi conforto allora,
Sperando riveder forse pietose
Le luci, dov'Amor l'arco ripose,
Per darmi la ferita che m' accora;

E là ne vado pien tutto di speme,
Dov'elle fanno spesse volte il giorno
Or chiaro or fosco, sì come a lor piace.

Ma, lasso, com' io trovo poi fallace
Questa speranza, subito ritorno
A gl'usati sospiri, alle mie pene.

Se 'l supplicio infernal tant' alto offende,

Se 'l supplicio infernal tant' alto offende,
Che quando il miser più di ber desia,
Vede le frigid' acque andarsen via,
E giunger cibo, e al fin poi nulla prende;

Peggio son io d'Amor, che'l cor m'accende,
E veggio d' esser lieto aperta via,
Né so pigliarla, che la mente oblia
Il ben nel mal, che di seguir comprende.

Però contro me stesso ognor m' adiro,
Che s'agghiaccio e son muto al suo cospetto,
50 ben ch'io perdo il tempo e in van sospiro.

Non voglio quel ch'io voglio, e così aspetto
Che la morte finisca ogni martiro,
Che ad estrema miseria è sol diletto.



Gli occhi, ch' un tempo con mirabil arte

Gli occhi, ch' un tempo con mirabil arte
Il cor della mia donna mi celaro,
Né in lor già mai comprender mi lasciaro,
Quanta della sua grazia avessi parte;

Or al mio dipartir poser da parte
Quel che faceami suo voler men chiaro,
Ed un sincero amor mi dimostraro
Fra sospiri rotti e lagrime non sparte.

D'onde crebbe il dolor della partita
51 fieramente, ch'io non penso mai
Poter gran tempo mantenermi in vita;

E ben è degno il fal dov' io cascai,
Punir con morte, perche un' infinita
Colpa non è da trapassar per guai.

Ben conosco io che la mia fiamma nasce

Ben conosco io che la mia fiamma nasce
Da quegl' occhi divin, ond' io mi struggo,
E pur da lor mi fuggo,
Ma cerco sempre mai specchiarmi in elli.

Né curo che pietà del mio dolore
Li mova, e turbi il suo gioir alquanto,
Che quest' offenderla la lor bellezza.

Anzi mi piace il mio continuo pianto,
Poiche ogni cosa che mi strugge il cuore,
L'aggrada e reca lor qualche vaghezza.

E più dico, che mi serà dolcezza,
Quando venga per me l' ultima sorte,
Perche della mia morte
S' allegreran e viveran più belli.

Signor, se far volete un bel sonetto,

Signor, se far volete un bel sonetto,
Ch'ammirar faccia e impallidir la gente,
Togliete uopo e unquanco, uggia, sovente,
Né mica, e neghittoso e dirimpetto;

E chente e guiderdon, quindi e snelletio,
Semente ed ode, scaltro e brumal gente,
E monticel, che ginestrevolmente
A' riguardanti porga alto diletto.

E riponete queste entro al bel grembo
Di vostre rime, e parerà perfetto,
Seguendo l' orme del famoso Bembo,

Che son da quest'età lodate e lette;
L' altre non sparse di si vago nembo
Vi Dan dagl'Accademici interdette,

E non saranno accette
Se in ogni verso avesser tre risposte,
Secondo le Trifoniche proposte.

Non si vede nel ciel sorger il sole

Non si vede nel ciel sorger il sole
Più che l'usato allegro, e per le valli
Lieti fugir i liquidi cristalli
Fra l'erbe verdi e i fiori e le viole,

Ed or tesser le ninfe allegre e sole
Scorse lontane ai consueti calli,
Or tenersi per mano in dolci balli,
Cantando insieme angeliche parole.

E ciò n'avvien dapoi che in questi monti
Si sente l'aura, al cui spirar s'allegra
L'acqua, la terra, il mondo e gl'animali.

Tal che ambo gli occhi miei non son più pronti
Al pianto, e la mia mente afflitta ed egra
Al mal suo grado oblia gli antichi mali.

Sovra gli aurati tuoi superbi alberghi,

Sovra gli aurati tuoi superbi alberghi,
Ch'umil tetti fur già di canne e fronde,
S'ergan, empia cittade, d'Adria l'onde,
Sì che ogni tuo tiranno si sommerglli.

Di qual legge crudel carte non verghi
Per pascer le tue arpie voraci e immonde,
Che venner da Oocito alle tue sponde,
Ov' avarizia, ov'ogni vizio alberghi?

A te par forse che gì' erarii tuoi
Non sian colmi d'argento e d'oro onusti,
Che sino il sangue ancor sugger ne vuoi.

Deh volga il re del Ciel gli occhi suoi giusti
Qui, dove Italia piange i figli suoi,
E tolga al mondo regnator si ingiusti!

Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli nel 1753.
Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli nel 1753.

Io vado fuor della più ingiusta terra,

Io vado fuor della più ingiusta terra,
E da' costumi più corrotti e falsi,
Ch' abbia l' Europa, e se mi spiacquer, salsi
Il Ciel , con ch' io mi dolgo e con la terra.
ll sangue mio crudel, che mi fa guerra,

A cui sì poco piacqui e poco calsi,
La casa dov' io nacqui ed arsi ed alsi ,
Con fraudi e tradimenti (1) ora m'afferra,

E mi scaccia indi. O cosa iniqua ed empia,
Che lo sopporti quel Senato ingiusto,
Ch' ha l' antico suo ben posto in obblio!

Ond'io mi parto povero e vetusto,
Stroppiato e infermo, e lasso al Ciel ch'adempia
I miei bisogni, e la vendetta a Dio.

Nota: (l) Altra versione: «Per fraude e tradimento».

O tu che passi appresso a questa tomba,

O tu che passi appresso a questa tomba,
Che chiude il fior de' bellicosi Ispani,
Sappi ch' al suon della turchesca tromba
Fu morto ognun da più di mille mani

Con tanta sua difesa, che rimbomba
La strage ancor di quelli orribil cani.
Ben si può dir, come l' ispana gloria
Vinse fin col morir l'altrui vittoria.

Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 8 luglio 1478 - Roma, 8 dicembre 1550, noto anche come Gian Giorgio Dressino)
Rime di Poeti italiani del Secolo XVI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 6-12 (a cura di Antonio Ceruti).

 
 
 

Er ciufolo, Pecorarella

Er ciufolo

'Na roncola e un ramo de sambuco
in mano ar pecoraro
che se ne sta beato sur poggiolo:
un buco e 'n antro buco,
e nun è raro de senti' 'n assolo
ch'odora de campagna.
'Na lavagna, senza un'acca de vangelo,
ch'ariva inzino in celo.


Pecorarella

Fila la lana la pecorarella
a sède' sopra un ciocco a la capanna:
stornella, fora piove, e a spanna a spanna,
mentre ch'er fuso ingravida, er telaro
aspetta a fa' la maja ar pecoraro.

Romeo Collalti

 
 
 

Trissino (2)

Al Cardinale Farnese.
Come non sempre il sol chiuso è dall' ombra,


Come non sempre il sol chiuso è dall' ombra,
Né gelo eterno le campagne abbraccia,
Nè'l ciel la terra irato ognor minaccia,
Né perpetua tempesta il mar ingombra;

Così non sempre atro pensier adombra
L'umana mente, o rio temer l'agghiaccia,
Ch' ancor Giunon dopo l' ira procaccia
Pace alla terra, e 'l mar de' venti sgombra.

Propinquo spesso a lieta sorte uom siede,
Che di pianto e di duol grave si sente,
Si come donna al bel parto vicina.

Signor, quella cagion ch' or sì dolente
Vi rende, antico fato anco destina
Gioioso farvi e della Chiesa erede.

All'Imperatore Carlo V.
Dopo tanti trionfi e tante imprese,


Dopo tanti trionfi e tante imprese,
Cesare invitto, e in quelle parti e in queste,
Tante e sì strane genti, amiche e infeste,
Tante volte da voi vinte e difese;

Fatta l'Africa ancella, e l'armi stese
Oltre l' occaso, e poi che in pace oneste
La bella Europa, altro non so che reste,
A far vostro del mondo ogni paese,

Che domar l'oriente e incontra il sole
Gir tant' oltre vincendo, che d'altronde
Giunga l' aquila al nido, ond' ella uscio.

Possiate dir vinta e la terra e l' onde
Quasi umil vincitor, che Dio ben cole,
Signor, quant' il sol vede, è vostro e mio.

Un Gallo insano oltra misura altero,

Un Gallo insano oltra misura altero,
Col van furor d' una Luna terrena,
Pensò stretto legar d'una catena
L'augel, che tien degl'altri il giusto impero.

Ma quel sdegnato orribilmente fiero
Con l'unghia e'l rostro il batte e lo dimena
Sì fattamente, ch' ei fuggendo appena
Or per lo scampo suo trova sentiero,

Tal che abbassata in lui fia con gran fretta
E forse affatto spenta l' arroganza,
Che tutta Europa già pose in bilanza.

Ond'io tengo nel cuor ferma speranza,
Che 'l ciel farà dei torti aspra vendetta
A Cristo fatti e a tutta la sua setta.

Enrico II re di Francia.
L' ardita lupa, che da' crudi artigli


L' ardita lupa, che da' crudi artigli
Dell' aquila rapace ha scosso il dorso,
E rotto il duro insopportabil morso,
Che la tenea fra tanti aspri perigli,

Tutta sanguigna e lieta ai cari figli
Dicea rivolta: Or é pur tronco il corso
Delle miserie nostre, or che soccorso
Ne vien sì fido degl' aurati gigli.

Guardate come dagl' acuti ed empii
Morsi ne tolgon dell' augel nimico,
E tante piaghe nel mio corpo impresse.

Ergete dunque a questi altari e tempii,
Ove scritto si legga: Al grand' Enrico,
Liberator delle cittadi oppresse.




Al Varchi.
Varchi, se 'l ciel vi presti ali al gran nome,


Varchi, se 'l ciel vi presti ali al gran nome,
Ond'ei sen vole al Mauritano Atlante
Dall'Indo mar, sì che trapassi quante
Glorie mai coronan altrui le chiome.

Dopo che nel mortal è l' alma, come
Pone in obblio l'alte, celesti e sante
Prime sostanze, ond'é che le sue tante
Virtù dal fragil senso uman son dome.

S' ella è luce immortal, perche il terreno
Velo per Lei non divien santo e chiaro,
Se 'l maggior il minor mai sempre adombra?

Questo dubio pensier starà nel seno
Della mia fede, o sommo Tosco e raro,
Tanto ch'ella per voi d'error sia sgombra.

Signor, che siete in questa corte il fiore

Signor, che siete in questa corte il fiore
Di grazia, di bontà, di cortesia,
Poi ch' è piaciuto alla ventura mia,
Che nel primo veder vi doni il core,

Di ciò m' allegro, e sento un sol dolore,
Perch' io non posso ritrovar la via
Di dimostrarmi grato, e quanto io sia
In voi legato di perpetuo amore.

Ma s'io non giungo innanzi tempo al fine
Di questa breve mia noiosa vita,
Vi farò noto un dì quanto v'onori,

E quanto abbi nel cuor verde e gradita
La vostra cortesia con le divine
Grazie, che d'amor darovvi eterni onori.

Per dar al mondo una beltà perfetta

Per dar al mondo una beltà perfetta
Ed ornar in un dì la nostra etade,
Si mosse la divina alma beltade,
Come chi di bell'opre si diletta.

Era nel ciel ogni virtù ristretta,
Che produce fra noi cose più rade,
Quando mandò da quell'alte contrade
In bellissimo corpo anima eletta.

Però sì come prima in terra apparve
Questa tanta beltà, corse a vederla
Ogni leggiadro e valoroso spirto

Nel manoscritto manca l'ultima terzina

Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 8 luglio 1478 - Roma, 8 dicembre 1550, noto anche come Gian Giorgio Dressino)
Rime di Poeti italiani del Secolo XVI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1873, pagg. 3-6 (a cura di Antonio Ceruti).

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

frank67lemiefoto0giorgio.ragazzinilele.lele2008sergintprefazione09Epimenide2bettygamgruntpgmteatrodis_occupati3petula1960mi.da2dony686giovanni.ricciottis.danieles
 
 

ULTIMI POST DEL BLOG NUMQUAM DEFICERE ANIMO

Caricamento...
 

ULTIMI POST DEL BLOG HEART IN A CAGE

Caricamento...
 

ULTIMI POST DEL BLOG IGNORANTE CONSAPEVOLE

Caricamento...
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963