Zona libera

Non mi avrete mai come volete VOI

 

CONTATTI

Per contattarmi:

gas1961@email.it

 

Locations of visitors to this page

 

CHI ?

 
 

IIL TEMPO A GENOVA

The WeatherPixie
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: riddik61
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 62
Prov: GE
 

AREA PERSONALE

 

RICORDATE DEGLI AMICI

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

siesta1971romasuonabene_eventiladydark777robi.1946EuroGammaGroupgileravendishdanielmassa_1983amorevole9virgo783manueldaromaErnestEverhardIOeMR.PARKINSONmarikamaclabsmillika
 
site statistics
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

GENOA

 

UN AMORE GRANDE

La sera di giovedì 7 settembre, il portone del civico numero 10 di via Palestro, nel nuovo cuore della città di Genova edificato poco più di una decina d'anni prima, era aperto. Alla spicciolata arrivarono dei singolari personaggi che, a vederli oggi, si sarebbe detto fossero appartenuti al Circolo Pickwick. Se l'aspetto tradiva la loro provenienza, i loro cognomi - come si seppe più tardi - non potevano che confermarla: Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e soprattutto Charles Alfred Payton. Questi, futuro baronetto dell'Impero Britannico, era il Console generale di S.M. la Regina Vittoria a Genova. E l'appartamento (all'interno 4) che accolse l'allegra compagnia d'Albione era proprio la sede del Consolato inglese nella Superba. La cerimonia che stava per andare in scena era l'ufficializzazione del circolo sportivo che da oltre un anno svolgeva una indefessa attività, àuspici e protagonisti i residenti britannici nel capoluogo ligure: il Genoa Cricket and Athletic Club.

 

TAG

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

 

« Io votero per leiMi scusi Presidente »

Un programma anticapitalista

Post n°353 pubblicato il 07 Aprile 2008 da riddik61

Viviamo in un paese attraversato da un’ondata liberista e conservatrice a tutto campo: contro i lavoratori e lavoratrici impoveriti da oltre venti anni di politiche orientate dall’Unione europea; contro i diritti civili e la laicità a opera di un Vaticano immerso in una logica oscurantista; contro l’ambiente e le comunità locali da parte di una logica del profitto che devasta le risorse e mette a rischio la salute; contro le istanze della pace e del futuro a opera di una guerra globale di cui l’Italia è tra gli artefici.

Contro questa cappa si sono mobilitati negli anni passati milioni di persone che hanno poi permesso la vittoria dell’Unione contro le destre populiste, razziste, clericali e autoritarie. Questa carica è andata distrutta e devastata dall’esperienza del governo Prodi e della sinistra tradizionale che ha avallato la guerra, le politiche filopadronali, la subordinazione alle gerarchie vaticane. Quello da cui usciamo è un disastro politico e materiale ben raffigurato dai volti di Prodi, Bertinotti, D’Alema, lo stesso Veltroni.

Per uscire dalla crisi servono due cose: il protagonismo diretto dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari, dei giovani, delle donne, dei migranti; e serve un’altra sinistra che non sia compromessa con il fallimento del governo Prodi e con il centrosinistra, una sinistra che fa quello che dice – come dimostra il comportamento parlamentare di Franco Turigliatto – che lavori alla ricostruzione di un progetto alternativo, di classe e anticapitalista. E serve anche un programma e un’iniziativa di trasformazione sociale per rispondere ai bisogni più immediati e alle istanze che provengono dalla società, dai movimenti, dai luoghi del conflitto sociale.

1) La prima emergenza è quella salariale: di fronte al 20% delle famiglie sotto la soglia di povertà, a salari che si sono dimezzati con l’euro, a uno spostamento di ricchezza verso l’alto serve innanzitutto un aumento netto del reddito mensile di almeno 300 euro da realizzare con almeno tre strumenti: la diminuzione dell’Irpef per i redditi più bassi e l’aumento delle aliquote per quelli più alti; il recupero del fiscal drag; l’introduzione per legge di un salario minimo (1.300 euro) introducendo un meccanismo automatico di adeguamento all’inflazione reale dei salari e dei redditi (scala mobile). Ma noi riproponiamo anche il tema della riduzione d’orario e quindi delle 35 ore a parità di salario.

2) Per ottenere risorse aggiuntive, aumentare i salari, migliorare il reddito complessivo e i servizi sociali, serve un forte aumento dell’imposizione fiscale che colpisca i redditi più alti – avvantaggiati negli ultimi quindici anni da centrodestra e centrosinistra – la tassazione progressiva delle rendite finanziarie a esclusione dei redditi dei pensionati e lavoratori a basso reddito (iscrizione delle rendite nella dichiarazione redditi). Ma serve anche una Patrimoniale sui beni immobili e mobili delle grandi imprese, delle società finanziarie, sui beni di lusso, sugli immobili del Vaticano. Questa misura è la sola che possa risarcire da venti anni di prelievi alle tasche dei lavoratori/trici. Ed è una misura che rende credibile, oltre che necessaria, l'abolizione dell'Ici sulla prima casa.

3) Si continua a morire sul lavoro e si continuerà se non si prenderanno misure drastiche. Le uniche misure accettabili sono l’aumento significativo dei controlli e l’inasprimento delle pene per le imprese responsabili di omicidi sul lavoro. Servono almeno 10.000 ispettori del lavoro da assumere riducendo le spese militari – o dirottando risorse umane da questo comparto alla previdenza pubblica – e colpendo i profitti delle imprese. Serve un intervento urgente sui lavori nocivi a partire dall’amianto, riqualificando e soprattutto tutelando quei lavoratori e lavoratrici che si sono ammalati e che non godono delle necessarie garanzie.

4) Dal 1997, con il pacchetto Treu, passando per la legge 30 e poi con il Protocollo sul Welfare, la flessibilità sul lavoro è aumentata peggiorando le condizioni di vita di chi lavora, aumentando le morti. È ora di abolire tutte quelle leggi e battersi per misure che combattono la precarietà, estendano le garanzie minime (contributi, maternità, stabilità dell’impiego) fino all’introduzione di un Salario Sociale per i disoccupati e i precari (1.000 euro mensili netti).

5) Dopo venti anni di massacro delle pensioni è ora di ritornare a un sistema pubblico che garantisca il futuro dei lavoratori, che abbatta il potere delle assicurazioni private che non si faccia intrappolare dai fondi pensione. Serve un sistema pubblico – quello esistente è perfettamente in equilibrio se fosse ripulito dal peso dell’assistenza sociale – sotto il controllo dei lavoratori, con sistema a ripartizione e con metodo retributivo (pensione commisurata agli ultimi stipendi), per impedire le nuove povertà e assicurare una vecchiaia dignitosa.

6) A devastare la vita quotidiana di lavoratori e lavoratrici, soprattutto di giovani alle prese con il proprio futuro c’è il peso dei mutui ipotecari per acquistare la prima casa. Serve una politica di lotta alle speculazioni immobiliari, di requisizione delle case sfitte, di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e di reintroduzione di forme di equo canone, per garantire a tutti e tutte il diritto a un alloggio dignitoso. Serve una grande banca nazionale, pubblica, controllata dai lavoratori e dagli utenti, che adotti una politica “sociale” dei prestiti e che sia da supporto a un piano economico ambientale e di riconversione.

7) Le risorse del resto ci sono basta cercarle. Ad esempio nelle spese militari che il governo Prodi ha aumentato di oltre 5 miliardi in due anni. Riduzione drastica delle spese militari, riconversione dell’industria bellica – da tenere sotto il rigoroso controllo pubblico – progressiva riconversione dell’esercito a uso civile e finalizzato alla difesa del territorio. Nessun sostegno alle moderne “guerre umanitarie” e alle missioni internazionali, ritiro immediato e incondizionato di tutte le truppe all’estero, uscita dalla Nato, chiusura delle basi militari straniere, sono i primi passi per una politica di pace e una diversa destinazione delle risorse finanziarie.

8) Sono passati quindici anni dalle prime, grandi privatizzazioni avvenute in Italia. Con il ruolo decisivo del centrosinistra, a partire da Prodi, lo Stato ha venduto gran parte delle sue strutture: la Telefonia, le Autostrade, una parte dell’Energia, le Banche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tariffe più care, servizi più scadenti e, guarda caso, dove è stata mantenuta una quota pubblica, profitti molto alti (Eni). È venuto il momento di ripubblicizzare le grandi società industriali: Telecom, Eni, Enel, Autostrade, per ridurre le tariffe e mettere al servizio sociale i lauti profitti che provengono da questi settori. Allo stesso tempo, bisogna rilanciare servizi pubblici partecipati, posti sotto il controllo dei lavoratori e degli utenti, impedendo ogni forma, anche parziale, di privatizzazione e liberalizzazione, ripubblicizzando ciò che è già stato venduto.

9) Tra i servizi pubblici essenziali, oltre a sanità e previdenza c’è l’istruzione massacrata da oltre un decennio di politiche, di destra e di centrosinistra, aziendaliste e fallimentari. Lo sfascio è sotto gli occhi di tutti, le ricette si assomigliano sempre, il governo Prodi ha saputo solo aggravare una situazione già compromessa. Noi vogliamo un’istruzione pubblica al 100%, stipendi decenti per gli insegnanti, l’immediata regolarizzazione dei precari, la fine delle Università di serie A e B prodotte dal 3+2, un nuovo status per i ricercatori, un diritto allo studio concreto fatto di una tendenziale eliminazione delle tasse e di servizi affidabili per gli studenti.

10) Garantire la proprietà e il controllo pubblico dei servizi sociali è anche il modo per attivare politiche di difesa ecologica dei territori. Il caso dei rifiuti in Campania è emblematico: oltre al disastro di un intero ceto politico, a partire da Bassolino e da tutto il centrosinistra, abbiamo assistito all’arricchimento illecito di una miriade di strutture private, a cominciare da quell’Impregilo che chiama in causa i Romiti. Serve una politica di difesa ambientale al 100%: no ai rigassificatori, al ritorno del nucleare, agli inceneritori, alle centrali a carbone, alla TAV. Vogliamo un sistema integrato di raccolta rifiuti, la raccolta differenziata e il riciclaggio. Vogliamo la tutela delle acque e la riduzione del consumo di acqua da parte di industrie e agricoltura, lo stop alla cementificazione, l'energia pulita, un sistema che faccia pagare alle imprese il costo sociale degli imballaggi eccessivi. È necessaria, inoltre, una politica di  riduzione drastica delle emissioni di gas, a partire dalla produzione industriale e attraverso la promozione del trasporto su ferro e del trasporto pubblico, contro il primato del trasporto individuale su gomma.

11) Difesa dell’ambiente, qualità della vita richiedono anche una politica pulita. Basta con i privilegi della “casta”, non per una rivolta demagogica contro la politica in generale ma per una politica che rompa le separazioni e incentivi la partecipazione e la democrazia diretta. Serve una rivoluzione democratica: riduzione drastica delle indennità almeno della metà, limite ai mandati, rotazione degli eletti, elezione delle alte cariche dirigenziali nei servizi pubblici. Solo la partecipazione diretta, non delegata, espressione del conflitto sociale e delle istanze che provengono dal basso può aprire nuovi spazi pubblici per la democrazia.

12) L’emergenza non è oggi solo sociale ma anche democratica e civile. Viviamo in un tempo segnato da vecchie e nuove forme di razzismo anche “istituzionale” con i vari decreti e patti sulla sicurezza, pratiche autoritarie, in cui la Chiesa recupera la tradizione più oscurantista e tenta di ingeritisi nella vita quotidiana. Siamo contro il razzismo e per la conquista di nuovi diritti: per il diritto di cittadinanza di residenza, l’abolizione della Bossi-Fini e del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, la chiusura dei Cpt, per la libertà di circolazione dei/delle migranti

13) Siamo per diritti civili, non negoziabili e non subordinabili a nessuna gerarchia ecclesiastica. Diritto alla libera sessualità, diritto all’autodeterminazione delle donne, difesa della 194, diritto ai PACS, rifiuto delle ingerenze e diritto al dissenso contro ogni dogma imposto. Per questo siamo al fianco degli studenti e dei professori che hanno contestato il Papa, delle donne che si battono contro la violenza maschile dei gay lesbiche, trans che vogliono vedere affermato il proprio diritto alla libera sessualità.

14) Siamo antiproibizionisti e rifiutiamo la criminalizzazione del consumo di droghe. Per questo ci battiamo per la liberalizzazione di quelle leggere e la legalizzazione delle altre.

15) Vogliamo uscire dall’emergenza democratica di cui è prigioniero questo paese. Quindici anni di maggioritario hanno moltiplicato le sigle e stabilizzato le politiche, tutte legate al rispetto dei parametri di Maastricht, alla fedeltà agli Usa, alla subordinazione al Vaticano. Oggi si profila una nuova svolta autoritaria di stampa presidenzialista. Noi siamo per il proporzionale senza sbarramenti, per la libera dialettica e per i governi fondati sui programmi. Siamo per la rotazione degli eletti, per il limite di mandato a due legislature, per il divieto di cumulo degli incarichi, per la democrazia diretta e partecipata, per il potere dal basso a partire dai luoghi della produzione sociale.

Un tale programma non si realizza semplicemente con un bel risultato elettorale ma ha bisogno di almeno due condizioni: una partecipazione e un protagonismo di massa, la possibilità di decidere e di determinare le grandi scelte. Noi siamo dalla parte dei movimenti contro la base di Vicenza, contro la Tav in Val di Susa, contro gli inceneritori e la devastazione ambientale, siamo con le donne in lotta per la propria autodeterminazione, con i lavoratori e lavoratrici per gli aumenti salariali, con gli studenti per il diritto allo studio, con il movimento lgtbq per la laicità e i diritti civili contro le ingerenze vaticane. Questi movimenti sono il sale della politica e la loro organizzazione e autorappresentazione è condizione essenziale del cambiamento. Non ci proponiamo quindi di rappresentare nessun movimento di lotta né vogliamo avocare a noi le sole istanze della trasformazione sociale. Ma noi siamo anche per la formazione di un nuovo soggetto anticapitalista, protagonista di lotte e vertenze che si pone il problema di una visione generale del cambiamento radicale della società. La presenza di Sinistra Critica a queste elezioni non equivale alla chiusura di un progetto di lungo periodo, la ricostruzione di una sinistra anticapitalista e di classe per la quale continueremo a spendere le nostre energie. Ci presentiamo alle elezioni ma non stiamo fondando, da soli, un nuovo partito. Vogliamo tenere aperto un percorso. Dichiararsi comunisti/e, ecologisti/e, femministe non prefigura alcuna facile sommatoria ma una strada da percorrere con altri/e.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/RIVOLTA/trackback.php?msg=4447270

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
giampi1966
giampi1966 il 08/04/08 alle 16:50 via WEB
E' una delle poche alternative possibili. Ciao
 
girasolenotturno
girasolenotturno il 29/04/08 alle 22:54 via WEB
Mi scuso per la mia risposta che non ha senso…: Vorrei comunicare che per il 1° MAGGIO sarebbe bello mettere in luce le MORTI BIANCHE e il PRECARIATO noi abbiamo fatto un video se volete potrete essere dei Nostri. Alessandra
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

INFO


Un blog di: riddik61
Data di creazione: 28/06/2005
 

CHE GUEVARA

 

HO SENTITO CHE NON VOLETE IMPARARE NIENTE

Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.

E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.

Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.

Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.

-Bertolt Brecht

 

UN DOVEROSO RICORDO

immagine

www.uaar.it

Campagna di “sbattezzo”


Il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’UAAR.

In risposta all’arroganza delle gerarchie ecclesiastiche, abituate a millantare cifre fantasiose sul numero dei proprî fedeli basate sui battesimi, l’UAAR ha sensibilizzato i proprî soci a chiedere alle parrocchie la cancellazione del proprio nome dai registri dei battezzati.

L’indisponibilità dimostrata dal clero cattolico ad accogliere questa richiesta ha spinto l’UAAR a presentare un’istanza al Garante per la tutela della privacy: quest’ultimo, nel settembre 1999, si è pronunciato sull’argomento riconoscendo il diritto di ogni cittadino a veder annotata la propria volontà di non essere più considerato un fedele della Chiesa cattolica. Il 21 novembre 2002 la Conferenza Episcopale Italiana, riunita in seduta plenaria, ha preso ufficialmente atto della legittimità delle richieste di cancellazione degli effetti civili del battesimo formulate dai soci UAAR.

Da allora, migliaia di cittadini italiani si sono “sbattezzati”, anche se nel frattempo l’obiettivo “statistico” è venuto meno (le cifre diffuse sui battesimi sono comunque non vere).

Il timore di subìre pratiche religiose quando non si hanno più le forze per impedirle; la spinta a uscire da un’organizzazione sempre meno religiosa e sempre più politicizzata, mandandole un segnale molto forte; la volontà di non essere più considerato, da un punto di vista legale, subordinato alle gerarchie ecclesiastiche; la scelta di essere coerenti fino in fondo; l’orgoglio di rivendicare la propria identità atea: tutte queste motivazioni hanno creato un vero e proprio fenomeno di costume, che ha attirato l’attenzione di diversi media.

Per maggiori dettagli consultate la scheda relativa: troverete anche un modulo pro-forma da compilare e spedire per cancellare ogni effetto civile derivante dall’appartenenza alla Chiesa cattolica.

 

QUARCÖSA


Aldo Gennaro

Ho bezëugno de credde
in quarcösa
co no segge lontan
comme o çê.
Quarcösa co segge ciù vixin,
ciù concreto,
co me parle, co me stagghe a sentî.
Co me dagghe amicizia, emoziôin, amô.
Co me fasse sognà.
Che insemme se posse
giöi, soffrî
de tûtto quello che o futuro
da vitta o l'avià da parte pe noî.
E questo quarcösa
vêuriae che ti fosci tì.

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963