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Paolo Schettino scrive una lettera al sindaco Bobbio

Post n°16964 pubblicato il 31 Luglio 2011 da stabia_info
 
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Egregio Sig. Sindaco Luigi Bobbio,

sono Paolo Schettino, il ragazzo disabile stabiese di cui avrà sicuramente sentito parlare nei mesi scorsi, dopo che una segnalazione del 27 luglio 2010, inerente a difficoltà legate alle barriere architettoniche della mia abitazione nel quartiere Cicerone, fu letteralmente ignorata da Lei, l’ex assessore Romano, maestranze provinciali e regionali. Nella missiva veniva chiesto un aiuto concreto per risolvere l’annoso problema che, sicuramente, non affligge solo me, ma che in certe circostanze, come potrà ben capire, diventa veramente insostenibile.

Appena comparsa la notizia sui giornali locali fui subito contattato dall’allora Assessore alle Politiche sociali Emanuela Romano, la quale, forse ingenuamente, credeva di potermi aiutare non immaginando di scontrarsi col muro di gomma della burocrazia italiana. Successivamente il caso passò all’esame dell’apposita Commissione comunale, ma tutto si concluse con una frase a dir poco deprimente, «Se aiutiamo te poi dovremmo farlo con tutti e questo non è possibile!». In seguito ho avuto solidarietà, promesse e tentativi d’aiuto bipartisan, ma oltre a fallire ogni passo fatto, nessuno si è mai pubblicamente affiancato a me in questa battaglia, probabilmente, come ho sempre ritenuto, perché questi casi non sono politicamente interessanti, non sono portatori di voti insomma, riguardando, in apparenza, una meno vasta e visibile classe sociale.

Alla fine io ed i miei genitori avevamo deciso di effettuare l’installazione di una pedana esterna a nostre spese, poi abbiamo optato nella richiesta di un ausilio gratuito, il cosiddetto cingolato, cioè uno strumento su cui si carica la carrozzina e permette di fare le scale. Lei giustamente penserà che la cosa poteva risolversi da subito così, senza creare tanto caos mediatico, ma mi permetta di spiegarLe. Io conoscevo già questo “aggeggio”, ma come potrà vedere informandosi, pur essendo molto sicuro, non è il massimo della comodità e dell’autonomia, difatti incute in molti un senso di terrore, e non esagero, pertanto Le posso assicurare che il solo ad usarlo sarà mio padre, il quale è costretto a salvaguardare la mia e sua incolumità, se ne può dedurre quindi che in sua assenza o indisponibilità io resterò comunque prigioniero dei dieci scalini che mi separano dal mondo esterno.

Come ho detto in passato, rifiuto raccolte fondi e cambio d’appartamento: il primo punto è facile da comprendere, oltre ad avere una dignità ed una condizione economica non indigente, ho la consapevolezza che a questi fabbisogni ci deve pensare lo Stato; il secondo caso è inammissibile, non si possono rivoluzionare abitudini e legami per un intervento quasi irrisorio per la Pubblica Amministrazione.

Unitamente alla presente troverà le tessere elettorali mia e dei mie genitori Ciro Schettino ed Anna Russo, firmatari in calce, dunque come dissi all’inizio della mia battaglia, in occasione della prima tornata elettorale che riguarda la nostra zona (i referendum di giugno), a malincuore rinunciamo ad un nostro diritto, forse il più importante in una democrazia, il voto.

Perché questa decisione? Uno stato civile e moderno dovrebbe tutelare il benessere dei suoi cittadini in tutti gli aspetti della vita quotidiana, nel caso specifico, la libertà e la sicurezza nell’uscire di casa rientra sicuramente nelle priorità incondizionati di ogni essere umano. Se il nostro Paese non è in grado di fornirci una vita dignitosa non vedo quali siano i motivi di dare fiducia a chi non la ripaga immedesimandosi nei problemi più comuni ed aiutando coloro che ne hanno bisogno. Dunque, da questo momento io e la mia famiglia non ci sentiremo più in dovere con lo Stato che ci ha abbandonato a noi stessi, ma ci limiteremo a rispettare passivamente le leggi che esso impone.

Probabilmente io ho perso una battaglia, ma senza dubbio l’Italia ha perso una guerra di civiltà in cui le vittime sono sempre e solo i cittadini indifesi e maggiormente bisognosi.

Ci tengo a precisare che il mio gesto non è inteso a colpire Lei o un determinato colore politico, infatti dopo un mio pubblico sfogo di rabbia, che ritengo giusto e giustificabile, durante una manifestazione del 3 dicembre scorso, è stato insinuato che dietro la mia protesta ci fosse una mirata strumentalizzazione. Nulla fu più errato e, a mio avviso, grave segno di malfidenza e vano tentativo di giustificazione. Oltre a non avere io stretti contatti politici con chicchessia, ho sempre scritto e dichiarato d’aver agito solo l’anno scorso per problemi burocratici, oltre al fatto che mio padre era più giovane e non c’era urgenza di “disturbare” altri, quindi Le assicuro Signor Sindaco che le mie azioni sono fatte con convinzione ed in piena coscienza ed onestà, senza scopi nascosti. Con la restituzione delle tessere mi rivolgo a Lei che è l’Amministratore più vicino, ma il mio messaggio è espresso a tutte le istituzioni italiane, sperando in uno sprono a fare meglio.

Mi preme ricordarLe che durante il mese di maggio c’è stata l’ennesima, seppur breve, interruzione del servizio di assistenza domiciliare, anche questo è un disagio enorme che mi induce a protestare, datasi l’importanza, nonché l’indispensabilità, di tale servizio. Lungi da me immolarmi a paladino della giustizia sociale, volevo semplicemente sottoporre alla Sua sensibilità la questione, sapendo anche che la colpa non è solo del Comune di Castellammare di Stabia, ma ha un fondo di mancanze generali in materia, quindi è come un cane che si morde la coda, il sistema gira male.

Sicuro di un suo riscontro Le porgo distinti saluti.

Castellammare di Stabia, 11/06/2011 

 
 
 
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