SUSY MALAFRONTE Pompei. Una base d'asta di cinquantamila euro di canone mensile, a rialzo, per la gestione del ristorante dell'area archeologica sono troppi anche per colossi dell'economia internazionale come l'Autogrill. Tanto da far andare deserta la gara per l'affidamento del punto di ristoro rimasto orfano di gestore dopo che il commissario straordinario del sito, Renato Profili, ha sfrattato l'ex gestione «Internazionale» per morosità. Due milioni di euro, il fatturato annuo della vecchia gestione che, a conti fatti, tra entrate e uscite si è rivelato un affare poco conveniente. Lo staff del commissario di governo, così, ha deciso di ritirare il vecchio bando e di ripresentarne un altro più vantaggioso per gli imprenditori interessati alla gestione del punto di ristoro di fronte a «Casa Bacco». «Una richiesta improponibile - lamentano alcuni imprenditori pompeiani che avevano risposto al reclutamento della nuova gestione - la base d'asta era di cinquantamila euro a rialzo: questo, in gergo economico, equivale a dire che l'offerta più vantaggiosa avrebbe surclassato gli altri contendenti. Saremmo arrivati a offrire oltre i centomila euro. Un suicidio imprenditoriale». L'elevata mensilità, da versare nelle casse del ministero per i Beni e le Attività Culturali, era stata stabilita considerando non soltanto il territorio dell'area archeologica di Pompei ma l'intera area della soprintendenza compresi, quindi, i siti di Oplonti, Ercolano, Stabia e l'Antiquarium di Boscoreale. Alla scalata per accaparrarsi l'affare dell'anno avevano risposto molte aziende italiane del settore ricettivo, con un volume di affari che andava ben oltre i canoni stabiliti dal bando di gara. Alla fine però hanno tutti fatto dietrofront perché, hanno detto, «il gioco non valeva la candela». Secondo Felice Bergamasco, già presidente dell'Archeoclub di Pompei, la vicenda legata alla gara per l'affidamento del servizio di ristorazione «dimostra ancora una volta che la gestione dei beni di cultura è oltremodo complessa» e boccia l'intenzione del prefetto Profili di realizzare un secondo punto di ristoro nella «Casina dell'Aquila». «L'irripetibile occasione del commissariamento dell'area archeologica di Pompei - spiega Bergamasco - poteva essere un momento per il recupero della città antica. Le azioni da compiere erano quindi quelle di eliminare l'attuale punto di ristoro nei pressi del Foro, che negli anni ha divorato un'intera insula, non certo realizzarne un altro nella Casina dell'Aquila, che creerebbe un ulteriore danno al già precario equilibrio del sito archeologico». E continua: «Oltre all'errore nel calcolo del canone di locazione commesso dai tecnici che affiancano il commissario Profili, mi chiedo se siano stati considerati i danni che altri fattori, ad esempio quelli delle acque reflue o del carico e scarico delle merci, potrebbero arrecare al monumento. Secondo il mio parere per risolvere il problema - conclude Bergamasco - si potrebbero destinare delle aree di ristoro lungo il percorso extramoenia già esistente, ossia all'esterno degli scavi. In questo modo - conclude Bergamasco - i visitatori potrebbero dissetarsi e ristorarsi senza recare alcun tipo di danno a quello che è un vero e proprio santuario di cultura». il mattino