STABIA NEWS

Nello scoppio provocato da una fuga di gas persero la vita due anziani coniugi

CASTELLAMMARE DI STABIA. Sono partiti nella mattinata di ieri i lavori di demolizione della palazzina di via Giuseppe Cosenza (nella foto), al rione San Marco di Castellammare, protagonista di quella che fu ribattezzata come la “tragedia di ferragosto”. Sono trascorsi dieci mesi, infatti, da quando, la mattina del 15 agosto 2008, una tremenda esplosione fece tremare l’intero quartiere. Nello scoppio provocato del secondo piano dell’edificio, provocato da una fuga di gas metano, persero la vita due anziani coniugi, mentre altre quattro persone rimasero ferite. I proprietari di ciò che resta dello stabile, non sono mai potuti rientrare nei loro appartamenti comunque danneggiati. Così, ieri mattina, armati di bulldozer e picconi, gli operai si sono messi al lavoro per abbattere l’edificio pericolante, il cui tetto è collassato su se stesso. Dalle ultime indiscrezioni, inoltre, sembrerebbe che gli attuali proprietari abbiano ricevuto un risarcimento dalla società del gas, il che gli permetterebbe di ricostruire la palazzina dalle macerie, così com’era prima della tragedia. Lo scoppio, lo ricordiamo, avvenne alle ore 7 della mattina di ferragosto: il quartiere San Marco sobbalzò, e l’onda d’urto fece infrangere vetri sino a decine e decine di metri di distanza. A morire sul colpo fu Bartolomeo Di Lorenzo di 95 anni. Sua moglie, Giulia Pastore di 82 anni, fu trasportata d’urgenza al reparto grandi ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli in condizioni disperate. Dopo aver lottato per due giorni tra la vita e la morte, la Pastore smise di respirare la sera del 17 agosto. Un incubo in cui parenti e vicini ripiombarono poco dopo, quando si capì che tante famiglie avevano perso la casa, giudicata instabile dalle forze dell’ordine. A dieci mesi dall’incidente, sembra sia stato accertato che l’esplosione fu causata da una fuga di gas dall’impianto obsoleto, e non per una dimenticanza degli anziani coniugi che persero la vita, come si pensava in un primo momento. Francesco Ferrigno - GdN