Tamponato durante il raid omicida
Francesco Fusco Castellammare Un rebus. Un rompicapo che nemmeno gli esperti del settore e i legali di varie associazioni per consumatori riescono a risolvere. Parliamo della cosiddetta «guerra delle assicurazioni» che tiene banco nella città stabiese dopo la denuncia di un noto professionista del luogo. La storia ha origine il 3 febbraio 2009 quando un 50enne, durante le drammatiche fasi del raid omicida ai danni di Gino Tommasino, a bordo della propria auto al viale Europa subisce il tamponamento della Lancia Musa guidata dal consigliere del Pd. L’auto del professionista, a sua volta, tampona la vettura di un altro automobilista che ha già chiesto e ottenuto il risarcimento danni. Ma chi paga i danni ricevuti dall’auto del 50enne professionista stabiese? I dirigenti dell’assicurazione del povero Tommasino affermano che non spetta a loro, in quanto l’incidente è stato provocato da un veicolo «circolante proibente domino» e che per questo non è stato il consigliere comunale a provocarlo. A cercare di far chiarezza sulla vicenda è Enzo Gentile, uno dei legali dell’associazione per consumatori Dimensione Civica. «Effettivamente ci troviamo dinanzi ad un caso più unico che raro – afferma - visto che non c’è nemmeno una sentenza di Cassazione che possa ricordarci un precedente. Ad ogni modo proviamo a far luce sull’episodio dicendo che in questi casi è la discrezionalità del giudice di pace a decidere quale compagnìa assicurativa dovrà pagare i danni». In teoria potrebbe pagare l'assicurazione dello scooter, sempre ammesso che il motorino sia intestato ad uno degli assassini di Tommasino e, in ogni caso, per il risarcimento bisognerebbe aspettare la sentenza definitiva della loro colpevolezza. Ma ciò non è possibile stabilirlo perché, secondo quanto affermato dai dirigenti del commissariato stabiese, lo scooter utilizzato dai killer non è stato più ritrovato. «La situazione resta molto complessa – continua Gentile -. Tuttavia credo non spetti all’assicurazione dello scooter risarcire i danni subiti dalla vettura del professionista, in quanto non è stata accertata una cattiva condotta di guida del centauro. La strada più semplice, dunque, sarebbe quella di chiedere i danni ai dirigenti della compagnìa assicurativa del povero Tommasino che a loro volta, in seconda battuta, potrebbero avviare un’azione di rivalsa sui beni personali del conducente del motorino. Un’azione che potrebbe però essere efficace soltanto nel caso in cui, quest’ultimo, fosse ritenuto colpevole dell’omicidio con sentenza definitiva». Una situazione, dunque, a dir poco paradossale che sembra non avere vie d’uscita. «La mia auto è stata posta sotto sequestro per due mesi – ha intanto ribadito il 50enne - la mia assicurazione ha pagato i danni provocati a un’altra auto su cui, mio malgrado, sono finito addosso e nessuno ora vuole pagare i danni provocati alla mia auto. Per giunta sono sceso di categoria nella mia assicurazione in quanto ho provocato un incidente».il Mattino