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Il fumo negli occhi

Post n°10 pubblicato il 01 Ottobre 2006 da AracnoMania
 

Dalla massa fumosa che dal verde smeraldo era diventata nera con riflessi di lucido liquido nero, la forma umana si ergeva sopra la testa del giovane alchimista. I lineamenti si definirono disegnando l’immagine di un uomo. Etzbuol, il Mago delle Terre del Nord lo osservava, Sbrillo rimase in silenzio. << Arachiù, alchimista intraprendente, vedo che non hai lasciato tempo alla tua mente di farsi impaurire. Sei già alla ricerca di indizi, dove ti dirigi? >>

Sbrillo pensando di essere stato scoperto deviò il discorso << So di un passaggio per le vostre terre a nord della Ursia. Mi raccontò un vecchio marinaio che c’è un luogo dove il mare succhia tutto quello che c’è nel raggio di decine di leghe. Una anziana e potente maga della Rannisula, leggendomi la mano alcuni anni fa mi disse che sarei dovuto scendere in fondo al mare per risolvere i miei problemi. Credo di poter unire queste rivelazioni e usarle come strada mentale da seguire. >> Il Mago sembrava accettare la proiezione mentale e incalzò:<< Sei furbo, hai capito che per passare nel nostro mondo non ci sono passaggi fisici, ma metodi paranormali, solo la coscienza di sapere ti può permettere di effettuare il salto. Ti avverto di valutare meglio anche gli agenti esterni. >> Sbrillo non comprese l’affermazione del Mago, la sua mente non si era concentrata sulla frase, gli sembrava strano che il Mago non avesse sentito il suo invocare la Zingara. Forse proprio quella frase poteva dare una chiave di lettura. << Ditemi Mago, da chi mi devo difendere? Ho possibilità? >> << Le tue possibilità di insuccesso sono le stesse delle tue possibilità di successo. Difenditi prima di tutto da te stesso, il mostro è dentro te; in seconda istanza non sottovalutare le tue emozioni, potrebbero non renderti lucido; per ultimo chi ti sta vicino potrebbe non volere le stesse cose che desideri tu, questo potrebbe portare disfunzioni al tuo piano. Più di questo non posso, il Triomax mi potrebbe annullare per eccesso di rivelazioni. Solo un umano può cambiare le sorti del vostro mondo: non è detto che sia tu, ma hai buone possibilità. >> Sbrillo cercava di carpire la flessione del tono di voce del Mago per coglierlo in fallo << Questa condizione, non mi calza a pennello, ma faccio tesoro di quel che mi hai detto e cercherò di non deludere me stesso e gli altri. Ti congedi? >> Il mago con il suo primo accenno di sorriso << Ho ragione a pensare che tu sia sulla buona strada, intuito d’altri tempi e altre buone qualità risiedono in te. Buon viaggio! >> Scomparve senza trucchi e senza fumo, ciò rendeva il giovane particolarmente nervoso. Quel Mago “poteva” e quasi sicuramente giocava con i suoi pensieri. Si diresse verso la prua, il vento continuava trasportarli e Otto dormiva ignaro di quello che si era perso. Trascrisse dei pensieri sul proprio diario e tornò a prua ad osservare il mare. Inquietudine e problemi non erano i migliori cuscini di piume sui quali dormire. Si concentrò nuovamente sul soffio caldo che sentiva da quando era calata la notte e si accorse che sembrava un respiro, non era il vento, era Vento. Una mano sul fianco lo indusse a  voltarsi, i suoi occhi grandi profondi e lucenti di luna e stelle entravano dentro la sua mente, li avvertiva spostarsi tra i pensieri, raccogliere un avvenimento e depositarlo in un'altra allocazione della memoria. Non poté sopportare altrimenti, chiuse gli occhi e si discostò dalla Zingara. Lei ruppe il silenzio << Ti osservo da diverse ore. >> Sbrillo con tono quasi arrogante << Lo so bene, il tuo respiro mi ha accompagnato...Sapevi dell’arrivo del Mago?>> La Zingara con voce dolce e velata << Sì, lo sapevo ancora prima che mi evocassi, per questo sono andata via e lui non mi ha avvertito.>> Sbrillo sperando in una risposta positiva : << Come ha fatto lui a non sentire la mia evocazione?>> Vento voltò lo sguardo e disse con voce alta, ma tremolante << Non posso…il Triomax…non mi puoi fare certi tipi di domande…noi non dovremmo nemmeno parlare…io dovrei esclusivamente controllare i tuoi movimenti e riferire al Consiglio delle Zingare…vado…>> aveva detto l’ultima parola come si aspettasse un continuo da parte del giovane avventuriero, la risposta tardò e lei scomparve così com’era apparsa. Sbrillo prese a pugni l’albero maestro. Non poteva gridare per non svegliare l’amico, all’alba si sarebbero dati il cambio. Si accovacciò con una tela di Lepystrutt che aveva trovato nel sottocoperta, vegliava ammirando il bagliore che proveniva da dietro l’orizzonte. Le cose si complicavano, non sapeva da che parte riporre la sua fiducia. Con l’ultimo po di forze preparò una colazione a base di frutta e Adrenina e la portò al suo amico. << Deh! Buongiorno.>> Otto con voce d’oltretomba <<Deh!>> con gli occhi chiusi prese una mela e la addentò, l’Adrenina non gli era gradita e fu messa di lato, ma la frutta lo rifocillò, viste le quantità. Sbrillo lo fece alzare e prese il suo posto sull’amaca, un paio di ore di sonno servivano per resettare i pensieri e poter ricominciare. Si allontanò dalla realtà perso negli occhi della Zingara…

 
 
 
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LE AVVENTURE DI MOTANGA

Il vento soffiava leggermente da Nord. Sbrillo esausto contemplava il cielo strappato di nuvole, mentre sorseggiava quella bevanda denominata Adrenina, dal sapore dolciastro e il colore purpureo, sedeva su una sedia in una terrazza del centro del paese di Faglie. Dal balconcino si affacciò Otto, era sudato con gli occhi spiritati, aveva avuto una litigata con una delle sue donne e poi l'aveva posseduta per due ore abbondanti. 
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Sbrillo aveva capito che Otto voleva la sua pozione magica, magari per concludere in bellezza con la dama o magari per riuscire a dirle che era meglio non vedersi più. Controvoglia preparò l'intruglio, lo assaggiò, e lo mise di fronte alla porta di Otto, bussò e si diresse nuovamente in terrazza. Sapeva che in una decina di minuti sarebbe stato lì accanto a lui e avrebbero deciso finalemente il da farsi.
Erano anni che si frequentavano e si scambiavano opinioni varie, avevano avuto la possibilità di fare alcune traversate insieme, ma adesso si trattava di scegliere se formare una ciurma e rimettere in sesto Motanga o continuare ognuno per la propria strada come sempre.

Passarono altre due ore, l'attesa uccideva Sbrillo che nel frattempo aveva cominciato a mischiare Tequila, Adrenina e il suo personale intruglio a base di Foglia del Diavolo. Decise di muoversi, andò a cercare la Musa dei Cerchi di Fuoco.
Faglie era la città natale di Sbrillo, ma non ci si muoveva a suo agio, preferiva viaggiare e stare continuamente in balia della corrente. Ma si sa: i sogni per realizzarsi hanno bisogno di tempo, vera volontà e fatica.
Per sua fortuna trovare una Musa non era un sogno, sua personale confidente era entrata nella vita del giovane Sbrillo poco tempo prima ed aveva occupato immediatamente un ruolo stabilizzante. Infatti Arachiù, così lo conoscevano in paese, era solito avere momenti di follia incontrollabile che manifestava con un arrossamento del viso (diventava magenta in alcuni casi) e un'insaziabile bisogno di sputare veleno e acido citrico su chiunque fosse alla portata della sua voce. Il compito che la Musa assolveva con tenerezza era quello di portarlo nuovamente nel mondo razionale che solitamente ordinava il giovane marinaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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