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Confusione ciclica

Post n°47 pubblicato il 29 Settembre 2007 da AracnoMania

Ciclo di vita, passaggio obbligato, percorso scelto...frasi fatte?

Tachicardia e nebbia cerebrale.
Raccattare quattro robe e saltare in auto, 220 km per Palermo. Due ore per incontrare amici e sorrisi. Una notte prima di toccare con i piedi una terra silenziosa e ascoltare voci di uccelli e frasche sfiorate dal vento. Terra già ostile, ma che mi richiama con il suo fascino e con il pensiero che debba tornare lì per ricominciare qualcosa che già rotto sta segnando il mio presente più di quanto possa essere presente nel mio vissuto quotidiano.

Fuggo dalla mia mente, dal suo pensiero. Se non trovo me, se non comincio a rivedere di cosa son fatto (corpo o luce) non posso pensare di ritornare "in avanti" per costruire dalle ceneri di una fenice malata. Più lontano scappo e più sento la paura divorare il mio cammino. Arriverà prima di me e mi aspetterà per gustare il mio sgomento nel trovarla dove non mi sarei mai aspettato. Tu, paura mia, sei stata sempre così piccola. Adesso ti fai tronfia e ardita, aspetta, aspetta pure che stanco e impreparato mi inginocchi ai tuoi piedi nel mezzo di una foresta. Solo. Senza alcun arma ti sfiderò. Siamo noi due, due guerrieri per lo stesso trono, ma ho la convinzione di avere un vantaggio...tu dipendi da me! Come farai quando con la volontà ti taglierò le braccia e con gli occhi ti inibirò i movimenti. A quel punto cercherai di implorarmi e stupidamente ti relegherò in un cantuccio stagno, mi scorderò di te finchè qualcosa romperà i sigilli e ti donerà una nuova libertà immeritata. Ogni volta sarà più difficile, ogni volta ne godrò maggiormente, ogni volta imparerò da te e da me.

Sbrillo

 
 
 
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LE AVVENTURE DI MOTANGA

Il vento soffiava leggermente da Nord. Sbrillo esausto contemplava il cielo strappato di nuvole, mentre sorseggiava quella bevanda denominata Adrenina, dal sapore dolciastro e il colore purpureo, sedeva su una sedia in una terrazza del centro del paese di Faglie. Dal balconcino si affacciò Otto, era sudato con gli occhi spiritati, aveva avuto una litigata con una delle sue donne e poi l'aveva posseduta per due ore abbondanti. 
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Sbrillo aveva capito che Otto voleva la sua pozione magica, magari per concludere in bellezza con la dama o magari per riuscire a dirle che era meglio non vedersi più. Controvoglia preparò l'intruglio, lo assaggiò, e lo mise di fronte alla porta di Otto, bussò e si diresse nuovamente in terrazza. Sapeva che in una decina di minuti sarebbe stato lì accanto a lui e avrebbero deciso finalemente il da farsi.
Erano anni che si frequentavano e si scambiavano opinioni varie, avevano avuto la possibilità di fare alcune traversate insieme, ma adesso si trattava di scegliere se formare una ciurma e rimettere in sesto Motanga o continuare ognuno per la propria strada come sempre.

Passarono altre due ore, l'attesa uccideva Sbrillo che nel frattempo aveva cominciato a mischiare Tequila, Adrenina e il suo personale intruglio a base di Foglia del Diavolo. Decise di muoversi, andò a cercare la Musa dei Cerchi di Fuoco.
Faglie era la città natale di Sbrillo, ma non ci si muoveva a suo agio, preferiva viaggiare e stare continuamente in balia della corrente. Ma si sa: i sogni per realizzarsi hanno bisogno di tempo, vera volontà e fatica.
Per sua fortuna trovare una Musa non era un sogno, sua personale confidente era entrata nella vita del giovane Sbrillo poco tempo prima ed aveva occupato immediatamente un ruolo stabilizzante. Infatti Arachiù, così lo conoscevano in paese, era solito avere momenti di follia incontrollabile che manifestava con un arrossamento del viso (diventava magenta in alcuni casi) e un'insaziabile bisogno di sputare veleno e acido citrico su chiunque fosse alla portata della sua voce. Il compito che la Musa assolveva con tenerezza era quello di portarlo nuovamente nel mondo razionale che solitamente ordinava il giovane marinaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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