Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Agosto 2018

Tra segreti e rivelazioni..

Post n°8498 pubblicato il 31 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

La Principessa di Galles 31 Agosto 1997

Dopo anni dalla tragica scomparsa di Lady Diana, tra tanti segreti e qualche rivelazione, non è mai cessata la curiosità sulla sua vita privata.Era il 1981 quando fu celebrato uno dei matrimoni più belli e più chiacchierati di tutti i tempi. La giovanissima Lady D indossò un abito da sogno con uno strascico infinito. Da quel momento fece innamorare tutto il mondo mentre, forse, dall’altra cominciava già a perdere un po’ del suo Carlo.

 

 

Principessa triste l’accompagnarono per molti anni, ed è forse proprio a causa di questa morbosità mediatica che l’autista perse il controllo della vettura in cui morì Diana.





Il giorno in cui Carlo confessò la storia clandestina con Camilla, Diana si presentò alla Serpentine Gallery in quello che oggi è chiamato "un vaffanculo al mondo intero"

Sono passati 21 anni dalla morte di Lady Diana e tra teorie complottiste e documentari commemorativi è importante non dimenticare uno dei suoi tratti più caratteristici, un senso dello stile unico.

L'eredità in fatto di moda donataci dalla Principessa Diana è molto più ampia di quanto ci abbiano raccontato i media negli ultimi due decenni. Sì, il suo stile si è evoluto nel corso degli anni, la Lady della Gran Bretagna indossava con nonchalance anche i jeans; comprensibilmente, i suoi abiti sono ora venduti per migliaia di sterline all'asta. Ma queste non sono novità, né hanno stupito qualcuno di noi. Diana sapeva bene di avere un gusto estetico unico, e lo sapevamo anche tutti noi.

 

 

In tutte le storie si spera sempre in un lieto fine ma per Diana Spencer, purtroppo, non è stato così. Quindi, a tutti i nostalgici, non rimane che ricordarla attraverso gli scatti più intimi durante tutta la sua vita.





Buona Giornata


 
 
 

Protagoniste della polemica politica italiana..

Post n°8497 pubblicato il 29 Agosto 2018 da nina.monamour


Charlie Hebdo e la copertina sul crollo del Ponte Morandi a Genova: La vignetta che fa infuriare il web


Ancora polemiche, la rivista satirica francese Charlie Hebdo, nota per l'assalto terroristico subito tre anni e mezzo fa, torna ad occuparsi delle tragedie italiane, ed è nuovamente polemica. Infatti, Charlie, dopo la vignetta sul terremoto nel centro Italia dell'agosto del 2016, questa volta dedica la sua copertina al crollo del Ponte Morandi a Genova.

Ecco qui la foto della copertina, con un titolo che farà discutere, "Costruito dagli italiani, pulito migranti". una scelta discutibile, sicuramente, che alimenta ancora l'infinita polemica tra la libertà della satira e la legittima sensiblità di alcuni cittadini italiani di sentirsi offesi da una scelta del genere. Charlie Hebdo e la copertina sul crollo del ponte di Genova, sono destinate a diventare protagoniste della polemica politica italiana. 




Due anni fa, dopo le polemiche furenti che ci furono sul web e non solo, Charlie Hebdo scelse, la settimana successiva, di rispondere alle critiche che le erano state mosse, con una nuova vignetta. Una vignetta che non risolde il problema, ma che servì a spiegare, in qualche modo, la posizione della rivista francese.




Proprio di cattivo gusto, buona giornata

 
 
 

Amano il giallo..

Post n°8496 pubblicato il 27 Agosto 2018 da nina.monamour

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Facciamo un po’ di psicologia del colore qual è il colore predominante nel tuo armadio? Quali sono i colori collegati ad un preciso stato d’animo? Il colore che più indossi può esattamente dirti chi sei.

 

Se non fosse regina, ma una qualunque persona del mondo, a Elisabetta II d’Inghilterra, forse potrebbe piacere indossare un abitino rosso fuoco o un fascinoso completo nero, due colori che Sua Maestà non può permettersi mai. Quello che a Corte corrisponde a un "ufficio stile" ha stabilito per lei colori privi di carattere forte (rosa baby, azzurrino, verdino, beige) per ribadire che l’unico elemento forte  in qualsiasi contesto può essere solo lei, la regina.


I colori, che la scienza e la psicologia ci hanno insegnato a considerare  veri  e propri messaggeri  per la comunicazione diretta,  fanno parte degli obblighi di chi è investito da ruoli dominanti, non abbiamo mai visto donne di potere riflesso (mogli, figlie o madri di uomini di potere)  o autorevoli  in prima persona, regine, presidenti, imprenditrici di grande fama, partecipare  a cerimonie ufficiali  in abiti "canterini", tailleurini-mutanda , baby doll metropolitani (che oggi sono diventati una divisa) né adottare colori violenti come il rosso o il nero.


I cervelli pensanti della comunicazione dedicano uno studio attento alla scelta dei colori per il guardaroba del "potere".
Non è per caso dunque che alle nozze del nipote Williams la regina Elisabetta sia apparsa tutta vestita di giallo, dalle scarpe al cappellino, ovvero, "attenti, la regina  sono ancora e sempre io".

E non è un caso se a suo tempo Michelle Obama accompagnando il marito, Presidente degli  U.S.A.



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all'inaugurazione del G8, si presentò  in abito giallo, così come di giallo in occasione di cerimonie di Stato si sono vestite recentemente la principessa Kate Middleton, e la consorte di Donald Trump, Melania, bellissima nel vestito corto giallo sole, di linea trapezio-vintage, come nell’abito lungo giallo oro da sera.


 Risultati immagini per melania trump vestita di giallo



Giallo, colore del sole e dell’oro, nella scienza che sviscera i segreti dei colori, è il colore del potere, colore imperiale che la psicanalisi ci consegna come messaggio di forza, di superiorità. La caratteristica principale del suo “carattere” è la proiezione verso il futuro, la fiducia nella possibilità di toccare la “felicità” (il sole) in tutte le sue epressioni, dall’avventura sessuale ricca di punte erotiche e altro.


 Non tollera sgarri, è collerico, non esclude tendenza alla vendetta, può essere invidioso e un po’ avaro. Crede soprattutto nell’intelligenza. Per produrlo, nei secoli passati veniva usata l’urina, il primato per la qualità del giallo fu dei tintori fiorentini, gli "uricellai"  (in seguito, Rucellai, sostenitori della Signoria che i  Medici  insignirono di onori  e glorie),  che  per tingere i tessuti raccoglievano l’urina raccolta in grandi vasche distribuite.

Colore "difficile", per questo  quasi assente dalle collezioni  di moda femminile  (ad eccezione di campionari destinati alla Germania che ama il colore giallo (presente anche nella sua bandiera). Solo  negli ultimi tempi lo abbiamo incontrato  anche se in modo “fuggevole” in passerelle di prestigio.

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  Il giallo, anche per la sua incidenza  fisica sulla nostra  retina, viene associato a situazioni  cosiddette di "vibrazione, di suspense, di brivido,  di attenzione", gialli i cartelli di pericolo, gialle le strisce pedonali, "bandiera gialla" in caso dio contagi, giallo, fin dal Medioevo, per il contrassegno socialmente negativo  assegnato a meretrici,  ex- condannati,  emarginati, divenuto in seguito la stella gialla per gli Ebrei.


Il  giallo si nota, si fa guardare e non è un caso che alla fine del  Seicento,  quando  in Europa l'ìmpero più potente era quello asburgico, uno dei sostenitori finanziari della Casa d’Absburgo, il principe Thurn und Taxis, che si occupava del trasporto della posta a Vienna (ancora oggi il mezzo pubblico di trasporto nelle città si chiamava taxi, dal nome dell'autorevole imprenditore asburgico), chiese all'Imperatore licenza di estendere questa attività a tutti i territori dell’Impero. L’imperatore accolse la richiesta e i collaboratori del principe si chiesero subito come fare, visto che quasi nessuno sapeva leggere, per rendere visibile la diligenza della posta. Si optò per un colore che si faceva vedere senza equivoci, il giallo e la posta, in tutto il mondo, si fregia ancora oggi di questo colore.                 

 
 
 

Addio al bagaglio a mano gratis..

Post n°8495 pubblicato il 26 Agosto 2018 da nina.monamour






Quella che finora è stata una caratteristica distintiva di RyanAir, ovvero la possibilità di trasportare bagagli a mano entro determinate dimensioni ed un peso di 10 kg, in modo del tutto gratuito, presto diventerà solo un ricordo. La low cost irlandese, infatti, ha annunciato una novità epocale.
RyanAir ha deciso di rivedere le proprie politiche sui bagagli a mano. Portare con sé a bordo un bagaglio a mano dal peso inferiore ai 10 kg, che finora è sempre stato gratuito, a partire dal prossimo mese di novembre avrà un costo compreso tra i sei e i dieci euro.




Ai passeggeri sarà consentito portare una "piccola borsa personale" (occhio alle dimensioni, un criterio molto stringente, 40x20x25 centimetri) che potrà essere posta ai piedi, sotto al sedile anteriore a quello dove ci si siede.

Se si ha necessità di trasportare un bagaglio a mano di peso inferiore ai 10 kg, ma di dimensioni maggiori rispetto a quanto stabilito dalle nuove direttive di RyanAir, sarà quindi necessario acquistare un biglietto di tipo "priority", che però costerà fino a dieci euro in più. Nel caso in cui non si disponga di un biglietto priority, sarà comunque possibile fatturare il bagaglio, al costo di otto euro, ma senza poterlo portare con sé a bordo, dal momento che sarà posto nella stiva dell'aereo.

Ora resta da capire come la prenderanno i clienti,





già inferociti per i continui ritardi e cancellazioni dei voli a causa degli scioperi di un personale decisamente sul piede di guerra. La compagnia aerea, dal canto suo, ha motivato così la nuova misura, stabilendo regole molto più precise perché la questione dei bagagli a mano è uno dei motivi più comuni di ritardi agli imbarchi.

 

 
 
 

Facciamolo per l'Italia..

Post n°8494 pubblicato il 24 Agosto 2018 da nina.monamour

 


Ricordatevi di fare sesso, fatelo dovunque, ovunque, ma soprattutto per l'Italia.
Bello vero questo slogan?

Uno spot non basta, l'obiettivo di uno spot è richiamare attenzione e interesse per incrementare le vedite rispetto ai concorrenti. Da questo punto di vista lo spot della Chicco, che invita a far vincere il Paese facendo un figlio, ha colto nel segno! Ovvero chi già progettava di allargare la famiglia tenderà ora a guardare con maggiore simpatia i prodotti Chicco. Sì parlo di una pubblicità che invita a fare un altro "baby boom" come accaduto ogni volta dopo i campionati mondiali.
Servirà questo spot per far aumenatre le nascite?

L'impatto sull'incremento effettivo delle nascite, (come quello che mostra anche l'esperienza di altri paesi), come lo spot di qualche anno fa in Danimarca, è che il registro dell'ironia e della leggerezza funziona.

Non è però la stessa cosa se il messaggio arriva da un'azienda interessata a far profitto anziché da un'istituzione pubblica (come avviene nei paesi nordici).
Ci sono anche altri aspetti rilevanti, in Italia, come molte ricerche confermano, il desiderio di avere figli non manca, quello che va allineato al rialzo sono le politche familiari, sul versante sia economico che dei servizi.

Chicco racconta che quando l’Italia vince ai mondiali tutti sono allegri e fanno sesso, quindi nove mesi dopo loro vendono più passeggini e fanno tanti soldini. Quest’anno però l’Italia è fuori dai mondiali, allora quelli di Chicco sono preoccupati perché le persone si dimenticheranno di fare all'amore e non ci sarà nessun Baby Boom.



Per risolvere l’incombenza Chicco lancia un appello agli italiani, ricordatevi di fare all'amore! E invita a farlo per l’Italia, sostenendo che la Nazione ha bisogno di bambini. E, in nome dell’Italia, cambia il tono di voce dell’attore che improvvisamente, preso da una vena entusiastica, proclama, “Facciamolo per l’Italia! Facciamolo tutti, l’uno con l’altro! Sommiamoci! Moltiplichiamoci fino all’infinito! Facciamolo per amore, o semplicemente per il piacere di farlo! Facciamolo dovunque, ovunque e comunque sia! Facciamolo! Facciamolo per l’Italia! Perché in questo mondiale i gol li segniamo noi!”. (E meno male che l'Italia era fuori ahahahahahahhhh, apriti cielo!)

 


Lo spot si conclude con una modifica del sedimentato della parte finale del messaggio di Chicco, che cambia da “Dove c’è un bambino” a “Dove ci sarà un bambinno"

Volete sapere come la penso?
In sintesi, nessuno può fare figli "per l’Italia", nè tantomeno si fa sesso per l’italia, si fanno figli perchè lo si vuole, è una libera scelta come c’è chi non li vuole e fa sesso lo stesso, perchè il sesso si fa per piacere non solo per riprodursi.




CHE MERAVIGLIA STO PUPO..






 
 
 

Teenager, ballerine, mogli..

Post n°8493 pubblicato il 23 Agosto 2018 da nina.monamour

 

Cosa hanno in comune i pantaloni a zampa di elefante, l‘ex marito della mia amica impegnato a cuocere frittatine di Pasqua nella cucina di quello che fu il domicilio coniugale e la riscoperta di “Sarà perchè ti amo” dei Ricchi e Poveri? Sono dei déjà vu, apriamo una rivista a caso e siamo sbalzate indietro di trentanni, tanto che ci viene voglia di fare il gioco delle figurine “celo/manca” con tutti quei capi e accessori che hanno popolato il nostro guardaroba intorno ai ’70 vestiti lunghi a fiori? “celo”, giubbotto jeans ? “celo”, camiciona hippy? “celo”, borsa con le frange? “celo”, scarpe a punta? “celo”, magliette tie and dye? “celo"...Non manca proprio niente del repertorio di noi hippies del weekend, che dal lunedi al venerdi portavamo ancora i calzettoni e il kilt e il sabato pomeriggio scioglievamo i capelli e fumavamo di nascosto.

Peccato che adesso è la faccia che non si intoni con il resto e le improvvide che si cimentano con il neohippy sembrano uscite da un servizio di National Geographic sulle ultime tribu di Woodstock. E dato che non siamo Kate Moss o Sienna Miller, ma ci piacerebbe almeno avere qualcosa di Marianne Faithfull (come il ricordo di un amore con Mick Jagger, ad esempio) ricordiamoci che “fa vecchio” parlare di Woodstock.

Adesso bisogna sapere tutto su Coachella,



un festival dove sembra che la metà della gente sia composta da fashion blogger e l’altra metà da celebrità che si fanno fotografare in pantaloncini-stivali-cappello-occhiali da sole a specchio mentre sul palco si esibiscono gruppi musicali sconosciuti ai più.

Non certo famosi come i Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo” è stato il singolo più venduto del 1981. In Francia era la canzone riempipista della discoteca frequentata dagli studenti, i francesi ne andavano pazzi, noi invece ci saremmo fatti tagliare un braccio pur di non dire che, in fondo, un po’ ci piaceva. (Sui miei gusti musicali dovrei aprire un lungo discorso…).

E adesso Ricchi e Poveri ovunque, un ritorno massiccio negli spot Vodafone e Kijiji e in quello delle assicurazioni, dove un energumeno si trasforma nella Brunetta, che per la verità non è mai passata di moda, ma anche nella nuova canzone di Mika che, dicono, li abbia copiati un po’. E gli ex mariti sono déjà vu che ci ispirano tenerezza, perchè fanno parte del quadro della nostra vita, di quello che siamo state, teenager con pantaloni a zampa nei ’70 , ballerine di Ricchi e Poveri negli ’80 e mogli nei ’90.

Ma a noi, che ci sentiamo anche delle Marianne Faithfull incomprese e molto nascoste, piacerebbe parecchio, una volta, per sbaglio, trovarci Mick Jagger, nella nostra cucina



indosseremmo la nostra camiciona con i disegni messicani, un nastro di cuoio tra i capelli, gli zoccoli svedesi (purtroppo nei pantaloni a zampa non entriamo più) e gli faremmo provare a sballarsi con l’unica droga pesante che non ha mai provato, rollandogli una canna con la miscela di erbe per frittata.

Ahahahahahahahhhhhhh .. sono tremenda lo so!

 

 

 
 
 

Davanti allo specchio..

Post n°8491 pubblicato il 21 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

Arriva, prima o poi arriva, quella mattina in cui ti guardi allo specchio e la persona che vedi non assomiglia per niente alla te stessa che avevi in mente. Generalmente accade d’inverno, quando la pelle assume un colore tra il grigiostanco e il grigiotopo e il capello, affranto dallo smog, increspato dalle giornate di pioggia, elettrizzato dall’aria secca e depresso dai cappelli di lana antifreddo reclama a gran voce un pellegrinaggio urgente dal parrucchiere.

Cominci a chiudere la bocca "a broncetto", poi la distendi in un sorriso da clown poi di nuovo broncetto, poi a destra e a sinistra, una specie di codice a barre si materializza sul labbro superiore.

Passi alla parte superiore e non riesci a capire se è peggio la ruga verticale in corrispondenza del naso oppure quelle orizzontali che escono quando sollevi le sopracciglia, tranne che una è una ruga intellettuale e le altre sono rughe da scema. Meglio la ruga intellettuale, del tipo "ho talmente tanti pensieri che non ho tempo di preoccuparmi per le rughe”.

Occhi, un reticolo di rughette infinitesmali e mannaggia a te che non vuoi usare gli occhiali perchè "fanno vecchia", così strizzi gli occhi per riuscire a leggere e il risultato è questo. Con un leggero movimento delle dita dalla radice del naso verso l’esterno tenti l’operazione "distensione occhiaie", rese se possibile ancora più inquietanti dalla striscia del mascara che per pigrizia non hai tolto ieri sera.

E in un perfido flash back ti ricordi quando la mattina le ombre nere sotto gli occhi erano solo indizio di una serata divertente e di una notte indimenticabile, e ti chiedi da quando non è più così, come mai non te ne sei accorta.

E cos’è quella riga orizzontale a metà del collo? Mai vista prima, giuro, ieri non c’era. Ma per questo hanno inventato le sciarpe (per fortuna nell’armadio ce n’è un'intera collezione), le collane ipertrofiche e i maglioni a collo alto, e comunque almeno questo problema può essere rimandato in primavera.

Mentre ti viene spontaneo canticchiare “La cura” di Battiato ( Supererò le correnti gravitazionali /lo spazio e la luce per non farti invecchiareeee…) lo sguardo scivola sulle mille boccette, scatole, flaconi e bottiglie che giacciono pieni a metà e impolverati sul piano vicino allo specchio e che hanno soltanto ottenuto il risultato di farti spendere un sacco di soldi e accumulare un sacco di punti sulla carta Sephora, per sconti futuri su altri acquisti che dimenticherai presto sullo stesso scaffale, per pigrizia o perchè in realtà l’unica cosa che vorresti trovare in vendita da Sephora, anche senza sconto, è la tua faccia di prima.


 
 
 

Ti ho inseguito..

Post n°8490 pubblicato il 19 Agosto 2018 da nina.monamour




Dimmi di te, chi sei, dimmi che fai, spiegami i tuoi movimenti fra le tue cose, nella tua casa, spiegami quel che posso solo immaginare.
E parlami di quelle strane imperfezioni che ci rendono unici, alleate di pensieri immensi, nati in sordina per farsi riconoscere.
Mi piacerebbe incontrarti non soltanto conoscerti.
Incontrarti nei bisogni, incontrarti nei pensieri, incontrarti in parole vissute e non solo pronunciate.
Ti ho inseguita da lontano solo per guardarti da vicino.
Non so tener ferma l’anima e per questo cammino.
Quando mi affido all’incoscienza dei sogni mi sento più responsabile.
Riesco ancora a visualizzare certe magie, troppo leggere per esser viste da chi vuol toccare con mani pesanti quello a cui non crede.
Chiudimi accanto e donami la capacità di arrivare sano e salvo ad un nuovo inizio.
Voglio scriverti una lettera ogni giorno.
Voglio scriverti lettere d’amore, e poi viverle.

 
 
 

Tutta la Penisola si associa al dolore dei Genovesi..

Post n°8488 pubblicato il 18 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

 

"Solo due entità ti uccidono
e poi ti donano funerali regali:
La mafia e lo Stato"

Genova

 

 
 
 

Un banco di prova per l'amore..

Post n°8487 pubblicato il 17 Agosto 2018 da nina.monamour


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Le tante aspirate ferie sono un banco di prova per l'amore, possono mandare in fumo anche i legami più consolidati oppure regalare nuova linfa ad un rappporto un po' traballante.

Belle le vacanze, bellissime, però adesso per un pò basta! C'erano tante aspettative, tanta attesa, avete investito tempo e soldi per organizzarle. E, sotto sotto, tu speravi potessero essere un toccasana per piccoli problemi nati tra vi due, incomprensioni, battibecchi, una certa stanchezza anche sul piano intimo.

Invece le ferie sono state un disastro, non avete quasi fatto altro che litigare, fra musi lunghi, tante ore separati, ripicche. 
E anche delle sognate notti di fuoco non se ne è fatto (quasi) nulla, specialmente chi è in coppia confida sempre che le vacanze abbiano un potere taumaturgico, sorprendente, straordinario, in grado di guarire quasi magicamente tensioni e dissapori.


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In realtà di impegnarsi a salvare o quantomeno rimettere sulla strada giusta la via a due, ciascuno di noi è ormai una riserva di energia e deve riconquistare smalto e ritemprarsi dopo un intero anno di lavoro, non a caso, spesso è proprio all'inizio delle ferie capita di ammalarsi.
Quindi le risorse fisiche e mentali, almeno all'inizio, saranno limitate e così anche la disponibilità al cambiamento. Ecco perchè chi si immagina le vacanze come un momento di lotta ed impegno alla riconquista dell'armonia di coppia, spesso resterà delusa, da lì all'impennata del tasso di litigiosità è breve.

Il più delle volte, invece di essere immersi in un clima paradisiaco di serenità e disimpegno, accade proprio il contrario e le ferie finiscono col diventare un campo di battaglia. Magari ci sono difficoltà di lunga data, per esempio problemi economici, e il conto da cardipalma di quel ristorantino così trendy sul mare riaccende la miccia di un fuoco, comunque già in agguato sotto la cenere.


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Magari uno dei due non era d'accordo sul tipo di ferie (mari, monti, viaggio in camper), spesso la scelta degli amici con cui condividere il viaggio si rivela infelice, oppure quel mese intero in campagna dai suoceri finisce per affossare del tutto l'intesa a due.

Abbozza, cerca di goderti comunque le settimane di ferie, se possibile sfodera tutte le tue doti di mediazione e pazienza, stringi i denti, dopotutto le vacanze sono come il mal di pancia, durano un po' ma poi passano!


 
 
 

"Mi sa" che ci troviamo proprio bene…

Post n°8486 pubblicato il 15 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

Siamo arrivate negli anni Sessanta, sedute composte sul sedile posteriore dell'auto di papà, quando l’autostrada iniziava dal Sud e il casello di ...XXXX era lontanuccio. A ripensarla adesso, non era altro che una strada abbastanza normale, se non fosse stato per tutti quei viadotti sospesi come sul nulla e quelle gallerie con i nomi buffi che giocavamo a ricordare anno dopo anno.

Erano gli anni del boom, dei condomìni che salivano uno accanto all'altro nelle vie dai nomi strani tanto per non lasciare dubbi sulla provenienza di chi qui avrebbe acquistato la seconda casa.

Siamo diventate grandi e poi abbiamo cresciuto i nostri figli sulle spiagge della costa sorrentina affezionandoci alla sabbia un po’ polverosa e piena di sassetti che bucano i piedi quando ci si avvicina alla riva.

Felici di quel senso di tranquillità tutto campano del ritrovare le stesse facce anno dopo anno per non sentire troppo la nostalgia di casa e per non dover dare confidenza ai vicini di ombrellone oltre a quella imposta dalla buona educazione, abbiamo importato le nostre tradizioni e il nostro modo di parlare fatto di “e” strette e strane frasi.

I campani insieme al tedesco e al francese che serviva per capire i turisti portati sulla costa dalle prime agenzie, si sono impadroniti perfettamente del nostro slang fatto di espressioni un po' arzigogolate come "solo più", "mi sa" o "facciamo che", e non è raro ormai sentire qualche negoziante che le usa con estrema proprietà, “Signora mi spiace, ma la focaccia c’è solo più con le cipolle!”.

Per non parlare del limoncello, che fino a qualche anno fa ce lo dovevamo portare da casa a inizio stagione e che ora si trova in qualsiasi negozio e in tutti i bar che ci tengono alla clientela.

Abbiamo imparato a sostituire gli amati maccheroni con la loro versione estiva, i ravioli di borragine. Ma non siamo esenti da crisi d'astinenza perciò, quando ci prende la nostalgia dei menu di casa, fosse pure il 15 di agosto, un buon piatto di maccheroni col sugo della salsiccia, non ce lo leva nessuno.

La realtà è che, come direbbe Antonello Venditti, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, anche noi che negli anni abbiamo provato altre sabbie, da quella low cost di Sharm el Sheik, a quella snob della Sardegna, da quella corallina bianchissima delle Maldive a quella sintetica delle finte isole di Dubai, abbiamo sempre voglia di ritornare qui, dove si comincia a vedere il mare a 125 chilometri di autostrada

"Mi sa" che ci troviamo proprio bene…

 

 

 
 
 

Nel mezzo del cammin della "mia" vita..

Post n°8485 pubblicato il 13 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

Ho tre amiche indispensabili...

Lascia stà, non ce pensà e tira a campà.

Loro si che m'aiutano nei momenti di bisogno..

Ahahahahahahahhhhh

colorato Ferragosto

Un bacio a tutti ed un abbraccio

 

 

 
 
 

Hatters Island, nella Carolina del Nord..

Post n°8484 pubblicato il 13 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

Questa casa dall'aspetto un po' precario ha indubbiamente una collocazione suggestiva, adatta a coppie che vogliono trascorrere giorni romantici, in un luogo piuttosto isolato. La foto in copertina fu scattata nel 2009, quando l’edificio, chiamato Serendipity dalla gente del posto, rappresentava ormai un problema sia per i proprietari sia per la comunità di Rodanthe, sulla Hatters Island, nella Carolina del Nord. La casa stava per essere inghiottita dall'oceano, ed era talmente insicura da essere stata dichiarata inagibile, anche se, solo l’anno precedente, era stata la “protagonista” del film Come un Uragano, con Richard Gere e Diane Lane.

Per girare il film furono montate delle bellissime persiane blu, ed una veranda dalla quale tutti vorrebbero, almeno per una notte, guardare le stelle. Queste aggiunte furono poi tolte al termine delle riprese. Dopo un breve momento di gloria cinematografica, la casa fu saccheggiata da vandali in cerca di souvenir.

Ma non era questo il problema più grave. Quando l’edificio fu costruito, nel 1980, distava oltre 120 metri dalla riva dell’oceano, e i pali di sostegno erano fissati, per più di quattro metri, in una base di calcestruzzo. Nel corso degli anni l’erosione costiera, aggravata anche dagli uragani, ha portato la casa praticamente a mollo nell’Atlantico. Dopo ogni tempesta, gli isolani si chiedevano: “Ma Serendipity sarà ancora lì?”

Da qualche anno i proprietari cercavano di venderla, anche perché non potevano più affittarla, a periodi alterni veniva dichiarata inagibile o di nuovo agibile. La Signora, che aveva acquistato la casa nel 2003, insieme al marito, era disperata. Avevano pagato Serendipity quasi mezzo milione di euro, e non riuscivano a pagare il mutuo, perché l’immobile non produceva più alcun reddito. L’inverno successivo alle riprese del film fu particolarmente ostile, e tutta la popolazione locale pensava di dover dire addio a quella casa, ormai divenuta un simbolo della piccola comunità.

Ma, come in un film, quando ormai tutte le speranze sembravano perdute, spuntò una coppia a cui era piaciuto talmente tanto Come un uragano, da offrirsi di acquistare la casa, ma non solo, l’avrebbero spostata in un luogo più sicuro.

 Nel 2010 Serendipity cambiò posizione, il traffico fu fermato, tutti gli abitanti accorsero ad ad assistere all’operazione, e accompagnarono la casa verso la sua nuova destinazione, ha ancora una magnifica vista sull’Oceano, ma a distanza di sicurezza.

Oggi Serendipity è stata completamente ristrutturata, e funziona come locanda, con il nome che aveva nel film "Inn at the Rodanthe". I nuovi proprietari hanno replicato il più fedelmente possibile l’atmosfera di Come un Uragano, sono state montate persiane blu capri, una carta da parati nello stesso stile vintage, ed anche alcuni arredi utilizzati realmente sul set del film.

 

 

 
 
 

Invecchiare insieme..

Post n°8483 pubblicato il 12 Agosto 2018 da nina.monamour

 

Il problema è che cerchiamo qualcuno con il quale invecchiare insieme,

mentre il segreto è trovare qualcuno con il quale restare bambini..

Buona Domenica


 
 
 

Get Up, stand Up for your rights..

Post n°8481 pubblicato il 10 Agosto 2018 da nina.monamour

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Mi domando cosa significhi la parola Giustizia oggi, questa è forse la domanda più importante che ci dobbiamo porre. È la Giustizia di tutti o è riservata solo a coloro che possono permettersi uno studio legale di grido e arrivareanno anno dopo anno alla prescrizione? O la Giustizia degli intoccabili, che il carcere non lo vedranno mai, che siano i parlamentari o i poliziotti accusati di pestaggio del G8? 


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Forse la Giustizia dei poveri cristi, spesso extracomunitari, che hanno l’Avvocato d'ufficio e una condanna pressoché certa? Quante Giustizie esistono in questa disgraziata e impenetrabile Nazione? La Giustizia amministrata per censo, per casta?  

La Giustizia capitalista, dove il reddito è un elemento sempre a favore dell’accusato, una prova inoppugnabile di innocenza? La Giustizia dalle 250.000 leggi in cui lo stesso Kafka si perderebbe? Una Giustizia supplente della Politica scomparsa che si alterna da vent'anni, quando può, alla Finanza nell'amministrare l'Italia? 

Una Giustizia che applica le leggi create da un Parlamento dove siedono condannati a schiera? Una Giustizia che la legge applica e non si discute chiunque l'abbia ispirata, un Andreotti, un Dell’Utri, un Cosentino, un Berlusconi? Una Giustizia che non mette mai in dubbio lo spirito della legge e dipende unicamente e religiosamente da essa? UnaGiustizia cieca amministrata da burocrati? O una Giustizia che interpreta la legge dove il Giudice è sovrano nelle decisioni?

La legge si applica o si interpreta? A decidere il Bene e il Male deve essere il Parlamento, pur se composto da corrotti e mafiosi? O forse il Giudice e la sua coscienza? Se una legge è ingiusta chi la applica è un Giusto? E il popolo è il convitato di pietra?

Strepitoso w.e.


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C'era una volta..

Post n°8480 pubblicato il 08 Agosto 2018 da nina.monamour

 

"Datemi un uomo che non sia schiavo della passione

e io lo terrò nel chiuso del mio cuore"


 

William Shakespeare è da sempre fonte inestinguibile d’ispirazione per registi e sceneggiatori; si potrebbe pensare che il merito sia da attribuirsi alle trame intricate, ai sotterfugi, alle ambientazioni storiche ricreate. Eppure, tutti questi aspetti cedono il posto d’onore alle passioni, protagoniste indiscusse e ragione per cui opere come Amleto, Otello, Romeo e Giulietta e Macbeth saranno sempre celebrate grazie alla loro attualità immortale.

Le emozioni, infatti, sembrano essere l’unico tratto della natura umana a non subire il corso del tempo e degli eventi. Impulsi, desideri ed emozioni vengono rappresentati attraverso una delle forme artistiche più intense e immediate.

"Essere o non essere all’altezza, questo è il dilemma".

Mah, sembra una favola antica, di quelle che cominciano con "C’era una volta", ma la storia di Mary Molesworth, del marito e di suo fratello non ha un lieto fine, ed è tutt'altro che inventata.

Robert fu un marito crudele, soprannominato il "conte maledetto", che accusò la giovane moglie Mary di adulterio, consumato per di più con uno dei suoi fratelli, Arthur. Quest'ultimo fuggì dal paese, mentre la sfortunata sposa, costretta ad una falsa ammissione di colpa, venne reclusa per oltre trent'anni nel tetro castello del nobile marito.

Nel frattempo, il conte costruì un'amena dimora per sé e per i figli, oggi conosciuta come “Belvedere House and Gardens” circondata da un meraviglioso paesaggio. Quando un’altro dei suoi fratelli costruì una villa ancora più lussuosa della sua, a poca distanza, l'invidioso nobiluomo fece erigere un muro, per togliergli il piacere di una bella vista.



Talmente geloso da costruire un muro, è questa la "più grande follia d'Irlanda", opera del Conte Rochfort, un uomo così violento e ossessionato da recludere in casa la seconda moglie, prigioniera per oltre trent'anni, rinchiusa insieme ai figli in una "prigione dorata" sulla collina di Mullingar, perché accusata di tradimento.

La settecentesca Belvedere House è ancora oggi visitabile, così come il meraviglioso giardino che la donna poteva ammirare solo dalla finestra. Ma la "vergogna" del Conte è ben in vista sul lato sud della proprietà, un muro alto 103 metri, costruito dal Conte per impedire di guardare dentro casa sua.

 La storia non gli fa onore, ma nonostante tutto Belvedere House oggi è una delle mete architettoniche più celebri d’Irlanda. Eporta la firma anche di un architetto italiano, tal Barrodotte, chiamato dal Conte in persona per sovrintendere i lavori di costruzione del muro.

Sembra apparire come una delle tante favole lugubri che circolano con varie versioni,  dal tardo Medioevo in poi, ma in realtà la povera Mary e il "Conte maledetto" sono personaggi di una vicenda reale, che si svolse in Irlanda nel olto conosciuta18 secolo.

Oggi Blevedere House è una meta turistica molto conosciuta forse per la sua triste storia o forse per l'incredibile "muro della gelosia" una delle "follie" architettoniche più celebri dell'Irlanda.

 


 
 
 

Alto Medioevo..

Post n°8479 pubblicato il 07 Agosto 2018 da nina.monamour

 

Risultati immagini per alto adige e la lingua

 

 Il motivo della massiccia presenza di persone che parlano tedesco in Alto Adige è storico, se infatti il territorio delle Alpi dapprima apparteneva all'impero romano, poi è passato sotto il regno degli Ostrogoti e successivamente sotto quello dei Longobardi, fino a subire un processo digermanizzazione totale durante il periodo noto come Alto Medioevo.

La zona dell'Alto Adige rimase quindi all'Austria fino al 1919, anno in cuidivenne nuovamente territorio italiano. Con la battaglia d Vittorio Veneto nell'ottobre del 1918, gli italiani lanciarono l'offensiva decisivaall'esercito austro-ungarico, che crollò.

I vincitori del primo conflitto mondiale si riunirono nella conferenza di pace di Parigi nel 1919 e qui venne concesso all'Italia di estendere il proprio territorio fino allo spartiacque alpino; all'Italia venne quindi annesso l'Alto Adige e la sua popolazione germanofona.

Il discorso in realtà è molto più importante di quanto sembri, in quelle zone durante il fascismo

Risultati immagini per fascismo

 

hanno visto scomparire dalla loro vita, la propria lingua ed i propri nomi, compresi quelli personali. Tutto fu tradotto in italiano, a caso e molto spesso, inventando topomini geografici senza alcun riscontro.

In pratica in Alto Adige un buon 60-65% dei nomi italiani che vedete/leggete è di orgini fascista e non sono traduzioni dal tedesco, ma opere di libera fantasia, data che la loro lingua è un'altra, ha senso che venga chiesto che determinati luoghi siano riconosciuti esclusivamente con il loro nome VERO.

Ma, cavolo, lascia le indicazioni anche in italiano, non ti costa nulla, così mi fai capire che sei un povero bambinone che fa i capricci e poi per dimostrare cosa? Anche perché il territorio è Italia e quindi per quale motivo un turista italiano debba imparare il tedesco? Posso capire se sto a Kitzbuhel o aBerlino, ma a Brunico o Merano no.


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Poi un'altra cosa che mi fa rodere veramente è la spocchia in certi paesi quando entri in un negozio e ti rispondono in tedesco. Parecchi nomi di paesi montani tirolesi in quella fase di passaggio post-guerra per accordi al fascismo italiano furono tradotti in "malo modo" a tavolino dal duce italiano stesso e in molti casi furono traduzioni veramente di cattivo gusto e di pessimo suono linguistico.

Come Foels che diventò "Fiè" che cavolo c'entrava non si sa...

Deutschnofen diventò un assusrdo Nova Ponente

Welschnofenun incomprensibile Nova Levante

Karersee diventò un "bruttino" "Carezza"

così come AUER divenne un assurdo "ORA", quindi c'è un paese che si chiama"ORA" (il suo nome originale era AUER).

Insomma l'elenco delle traduzioni di cattivo gusto del duce è parecchio lunga; traduzioni malfatte, che non tenevano conto dell'origine storica del nome, nomi di paesini che in tedesco avevano una storia e un motivo d'essere, tradotti da un duce senza alcun gusto rompendo quindi l'efficacia e la sensatezza di una storia millenaria.



Risultati immagini per alto adige


Un po' come se qualcuno imponesse che da oggi ROMA si dovrà chiamare "RHOMENENINEMINA",oppure come se Segrate debba chiamarsi "SEGRETERIIDNEMBZZET",traduzioni che niente avevano a che spartire con l'origine storica tedesca delnome locale! 

Concordo quindi con il pensiero di far scomparire tali nomi e ritornare solo ai nomi "originali" che però hanno la loro storia e tradizione!


 
 
 

Carta da musica..

Post n°8475 pubblicato il 05 Agosto 2018 da nina.monamour






In settimana arriverà una persona speciale per me, di origini sarde ed io ci tengo a stupirla durante questa vacanza iniziando dal cibo! E siccome conosco "benino" la cucina sarda, ecco una delle mie tante ricette.

Stasera vi propongo un primo piatto semplice e veloce da preparare, dove i celebri fogli di Pane Carasau, il pane sardo chiamato anche "carta da musica", si adagiano su strati di crema di zucchine e piselli. Un piatto davvero gustoso e da proporre per stupire tutti.



DIFFICOLTÀ – BassaTEMPO – 25 minuti circa

INGREDIENTI (per 4 persone) 400 grammi di piselli surgelati, 500 grammi di zucchine, 120 grammi di prosciutto cotto, 4 fogli di Pane Carasau (carta di musica), mezzo bicchiere di vino bianco, 2 cucchiai di cipolla surgelata tritata, 5 cucchiai di olio di oliva, uno spicchio d’aglio, maggiorana qb, sale qb

PREPARAZIONE

Scaldare 2 cucchiai di olio in una padella, mettere al suo interno la cipolla, il prosciutto cotto a dadini e soffriggere per circa 4 minuti a fiamma media. Dopo, aggiungere i piselli, un po’ di sale e un po’ di maggiorana, versare il vino e mezzo bicchiere d’acqua.
In un’altra padella coperta mettere l’olio rimasto, cuocere le zucchine dopo averle tritate in modo grossolano per circa 7-8 minuti, insieme all’aglio, 2 dl di acqua e un po’ di sale. Fatto questo frullate il tutto per ottenere una crema omogenea.

Ammorbidite i fogli di Pane Carasau in acqua calda, quando sono molli stendetene uno in una pirofila, poi create i vari strati, alternando il pane con la crema di zucchine e i piselli. Dopo aver composto la lasagna con tutti gli strati, scaldate il tutto in forno per qualche secondo e servite.

Accompagnate il piatto con un buon vino rosso sardo, un Cannonau o un Carignano del Sulcis. 




 
 
 

Avversione..

Post n°8474 pubblicato il 04 Agosto 2018 da nina.monamour





Io sono una sfigata provinciale priva di qualsiasi qualità, ma non come Ulrich Anders, direi piuttosto come un concorrente del Grande Fratello o un servizio delle Iene. A riprova di questo la cultura mi fa schifo, bleah! Non c’è nulla di personale, è solo che la trovo incredibilmente noiosa. Preferisco leggere scrittori americani contemporanei morti per suicidio a 46 anni.

Nonostante questa mia avversione per tutto ciò che è culturale amo molto le persone di cultura. Le reputo interessanti e balsamiche per la mia ansia sociale. Questo perché le persone di cultura sono diverse dagli altri, sono più belle.

Ecco quali sono le loro 8 qualità delle persone di cultura che vorrei avere ma non avrò mai.

1. Rispettano le altre persone, sono sempre gentili, educate e ospitali con gli altri. Quando ricevono l’aiuto di qualcuno non lo vivono come un favore ma piuttosto come un atto di cortesia dovuta, tra persone distinte. Perdonano il rumore, il via vai e in generale la presenza di altre persone a casa loro.

-A me invece da fastidio anche quando entra quello delle pizze-

2. Non provano compassione per i mendicanti o per gatti randagi. Le persone di cultura soffrono per quelle cose che l’occhio non vede come la fierezza di una famiglia che fa grandi sacrifici per far studiare il figlio e mascherare la propria indigenza.

-Io invece quando vedo un gatto spennacchiato mi metto quasi a piangere..-

3. Saldano sempre i propri debiti.

-Non ho mai provato a guadagnare dei soldi ma se lo facessi credo che evaderei le tasse-.

4. Non mentono né con le parole né con i gesti, si comportano a casa esattamente come si comportano per la strada tra la gente. La sincerità non è tanto rivolta agli altri quanto piuttosto a sé stessi. Se si deve mentire o mutare comportamento significa che pensiamo di non andare bene come siamo.

-Nel mio personale bagaglio di comportamenti c’è una maschera diversa per ogni persona e situazione, alla fin fine non so bene chi sono-.

5. Non fanno le vittime e rifiutano di essere compatiti dagli altri perché è volgare, banale e falso.

-C’è lo sguardo da cerbiatto a cui un cacciatore ha appena ucciso la mamma con una doppietta che porta il mio nome..

6. Hanno un talento che rispettano e per il quale sacrificano tutte le altre cose della vita ossia donne, vino e vanità.

-Se avessi un talento lo baratterei con venti grammi di carica erotica.-

7. Sviluppano un delicato senso estetico che trascende il materiale. Ad esempio in una donna non cercano una compagna di letto, oppure nell’alcol non cercano l’ubriacatura violenta e volgare, la loro esistenza è un susseguirsi di gesti intonati.

-Inutile dire che la mia vita è una via lattea di gaffe-.

8. Non sono vanitose e non bramano la celebrità. Tra il loro successo e il successo delle loro opere scelgono senza dubbio il secondo.

-Io ho scritto questo articolo solo per far sapere a tutti che ho letto Čechov- ahahahahah...

A proposito, le 8 qualità delle persone di cultura le ha stilate lui.


 

"Il fine settimana non è degno di essere vissuto se non lo spendi a fare qualcosa di completamente inutile"

(Bill Watterson)

Un w.e. bollente..

 

 
 
 

I valori perduti..

Post n°8473 pubblicato il 02 Agosto 2018 da nina.monamour

 

 

In questi ultimi tempi è sempre più diffusa la convinzione che la nostra società attraversi una profonda crisi di valori. La crisi che ha investito negli ultimi anni il mondo non riguarda soltanto l'economia, poichè sono intervenuti numerosi cambiamenti che hanno profondamente mutato i modi di vivere, le relazioni tra le persone, le mentalità e le culture. Viviamo nell'era della comunicazione e della globalizzazione, che porta i giovani ad essere sempre più uguali, ad avere gli stessi gusti, a condividere opinioni, obiettivi e valori modellati dalla musica, dai film e dalla televisione, la quale spesso trasmette programmi tutt'altro che educativi.

Cellulare, radio e computer sono i mezzi in assoluto più apprezzati dai giovani, perché tutti e tre dotati di un modello di comunicazione diretto, immediato e non impegnativo. Per questo la crisi dei valori ha portato a un vero e proprio smarrimento e a un senso di solitudine nelle nuovi generazioni. Oggi ormai non si hanno più ambizioni o sogni, tutti sono interessati al benessere e alla ricchezza e si sono perduti i valori di una volta, come la famiglia, lo svolgere lo stesso lavoro del padre o l'impegno nello studio.

Il problema è che i giovani di oggi si concentrano maggiormente in cose futili e cercano tutto anche se non meritano niente, essi pretendono lo scooter, i cellulari costosi, i vestiti firmati, ma in cambio cosa danno? Niente, se non delusioni ai propri genitori. La comunicazione avviene ormai soltanto attraverso l'esibizione di oggetti e sembra privare i giovani di un solida identità.

La massa si lascia facilmente sedurre dai messaggi televisivi e pubblicitari, dal cinema di facile consumo, un cinema che non insegna più i veri valori della vita, bensì mostra al pubblico dei protagonisti belli, perfetti e sorridenti, che possiedono automobili lussuose e oggetti elettronici del tutto inutili, che vivono in dimore magnifiche e godono di un successo che hanno ottenuto senza alcun impegno o fatica, lontani da qualsiasi preoccupazione quotidiana.

Il benessere raggiunto ci ha soltanto viziato e riempito di presunzione.

 

 

 


 
 
 

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