Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Febbraio 2019

La ragazza del Piper..

Post n°8643 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da nina.monamour


Copertina del libro La cambio io la vita che… di Patty Pravo


L'eterna "ragazza del Piper" si confessa per la prima volta, in un racconto che ci fa rivivere gli anni "ruggenti" della nostra storia. E ci consegna l'autoritratto intimo e sincero di una donna imprevedibile, sempre pronta a ricominciare, l'autoritratto dell'ultima grande diva italiana.

Finalmente Patty Pravo ha deciso di scrivere la sua autobiografia definitiva, che illumina anche gli angoli piú nascosti di un’esistenza unica, dall’infanzia tra i canali di Venezia ai viaggi a vela sui mari di tutto il mondo, dall’amore per gli uomini all’amore per la musica, passando per il distacco dalla madre e il ritorno nel suo grembo, rivissuto come in sogno in una piscina di Bel Air.

Un talento multiforme, ha cantato in otto lingue, con decine di successi planetari e 110 milioni di dischi venduti. Una personalità capace di attrarre poeti come Ezra Pound, Léo Ferré e Vinícius de Moraes, artisti come Lucio Fontana, Tano Festa e Mario Schifano, musicisti come Mick Jagger, Jimi Hendrix e Robert Plant.

La sua storia, iniziata nei favolosi anni Sessanta che scalpitavano di libertà e anarchia, gli anni del piú clamoroso rinnovamento generazionale del secolo scorso, attraversa il Novecento fino ai giorni nostri. E svela il misterioso rapporto tra Patty e Nicoletta, tra il personaggio e la donna, tra la vita sotto i riflettori e la vita, semplicemente.

Ora, dire che già da piccola sapesse cosa l'aspettava sarebbe una bugia, fino ai quindici anni era convinta che sarebbe diventata direttrice d’orchestra, al limite una pianista, però la musica c’era già, quella c’è stata da subito.

 

 


 

 

 
 
 

Un viaggio fantastico..

Post n°8642 pubblicato il 27 Febbraio 2019 da nina.monamour


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La vita
Quale viaggio più fantastico
Nessuna agenzia
Nessun intermediario, s
ei solo tu e le destinazioni
Ignote dove ti porterà
L'amico fato e vivrai fino
In fondo ciò che ti è destinato.
Scriverai sul diario del giorno quello che hai vissuto.
Talvolta viaggerai sereno senza bagagli e talvolta a fatica..
O con gli affanni di fardelli pesanti che ti affida la vita da portare avanti.
Le gioie le sconfitte ed i sorrisi
Che hai incontrato e le emozioni
Quelle emozioni che persino
L'anima ti hanno sgualcito
E tutto questo sarà il libro della tua vita intensamente vissuta
Un viaggio magnifico di cui lascerai meravigliose tracce,
eredità sincere di valori a qualcuno che ti vuole bene
Una strada a senso unico senza ritorno, un meraviglioso viaggio e senza sconti tra passato e futuro un viaggio senza ponti.
E quando t'accorgi che la strada è finita ti aprirai alla gioia infinita e sorridendo penserai...
Che viaggio meraviglioso è la vita!

 

 
 
 

L'alibi della confusione...

Post n°8641 pubblicato il 26 Febbraio 2019 da nina.monamour






Quello che si profuma troppo, quello attillato, quello che si rimira allo specchio, quello che ordina per primo al ristorante. Quelli cioè passati di moda, perché "l’uomo cafone ha i minuti contati". 

Capitolo telefonino, c’è ma non si vede, il cellulare è come gli occhiali scuri, a tavola non è ammesso. Stesso vale per i social, all'uomo moderno non si vieta di esserci, ma di esserci troppo, i social sono come il nudo, se si svela tutto, l’interesse cala, altra regola, mai mostrarsi sprezzanti e nevrotici su Facebook e simili.

Non raccogliete le provocazioni, ma allontanate chi vi ha mancato di rispetto, tra gli uomini che salgono ci sono quelli che rassicurano ma non soffocano, tra quelli che scendono i maschi che parlano troppo di denaro. Al ristorante un vero gentiluomo non sceglie mai il vino più costoso, ma quello più ricercato.

A proposito della cena galante, chi paga il conto? Dipende, comunque al primo incontro tocca sempre a lui, aprire o no la portiera dell’auto, versare oppure no l’acqua, e va detto che l’uomo vive spesso nel limbo tra essere vintage o in alternativa, maleducato.

In parte è vero, i maschi moderni sono un po’ annientati dalle aspettative contraddittorie delle loro Signore, ma a volte fanno i furbetti e si costruiscono l’alibi della confusione. Dove non ci può essere incertezza è il lavoro, il gentiluomo sa che i colleghi sono persone con cui costruire un rapporto di rispetto, ma che non diventerà mai confidenza.


 
 
 

Il buon umore..

Post n°8640 pubblicato il 25 Febbraio 2019 da nina.monamour


L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi, spazio al chiuso e cibo


Le persone solari hanno una marcia in più.

Il buon umore rende le cose più facili, quindi non

dimenticate il sorriso a casa..
 
Buon pomeriggio, splendido e felice inizio di

settimana a tutti voi,

un abbraccio


 
 
 

Non perdere mai il sorriso..

Post n°8639 pubblicato il 24 Febbraio 2019 da nina.monamour


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Le panchine custodiscono migliaia di storie

meravigliose, ricordi di mani che si cercano,

promesse mai mantenute, baci improvvisi.

Tutti ne abbiamo una sulla quale

il cuore è ancora seduto.







 
 
 

Questione di equilibrio..

Post n°8638 pubblicato il 23 Febbraio 2019 da nina.monamour

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

La vita è una questione di equilibrio.

Sii gentile, ma non lasciarti sfruttare.

Fidati, ma non farti ingannare.

Accontentati, ma non smettere

mai di migliorarti, non lo dico io,

bensì Buddha

 

 

 
 
 

Dal letame nascono i fiori..

Post n°8637 pubblicato il 22 Febbraio 2019 da nina.monamour



È stato uno dei più grandi poeti italiani del ‘900, e le sue canzoni sono state studiate in ogni aspetto, tranne uno, le parolacce. Ma non sono state marginali nella sua opera, anzi, sono state così rilevanti da aver contribuito al suo successo. Come ricorda Ivano Fossati, al liceo ascoltavano i dischi di Fabrizio De Andrè, quello che piaceva delle sue canzoni è che c'erano le parolacce.

Eppure, le volgarità di De Andrè non sono mai state studiate in dettaglio, come se fossero un incidente, o un aspetto trascurabile rispetto al lessico, indubbiamente raffinato, dei suoi testi. Ma la scelta di usare il linguaggio basso non è stata un caso, perché De Andrè metteva una cura maniacale nella scelta di ogni singolo termine, come ricorda Fossati, "Lui sapeva benissimo che dietro ogni parola c’era una responsabilità, bisognava dire le cose che si condividono realmente. E allora la scelta di un termine, di un sostantivo, di un aggettivo, poteva prendere anche tre giorni".

Dunque, se il cantautore genovese ha inserito termini volgari nei suoi testi, l’ha fatto con una scelta mirata e meditata.

D’altra parte, per una persona che amava senza snobismo la cultura popolare, la schiettezza e il realismo, le parolacce hanno rappresentato uno strumento molto efficace, persino in testi raffinati e complessi come i suoi. Insomma, è uno dei pochi artisti che è riuscito a fare poesia alta anche usando il linguaggio basso. Del resto, come egli stesso diceva, "dal letame nascono i fior".

De Andrè si definiva "un ragazzo incazzato, che parla sporco e tormentato", e fin da giovane, scriveva canzoni, è sempre stato un inguaribile romantico e insieme un gran polemico, ce l’aveva sempre con le ingiustizie della società, con l’ipocrisia; e siccome aveva bisogno di sfogarsi, scriveva delle storielle che poi metteva in musica e accompagnava con la chitarra, togliendogli la gran soddisfazione di dire ciò che pensava veramente.

Per De Andrè, insomma, le canzoni erano un modo di far polemica, di contestare le ingiustizie della società (non a caso, studiò legge all’università). E le parolacce sono proprio il linguaggio della protesta e della polemica, come ci ha mostrato la politica degli ultimi 30 anni in Italia.

Un altro indizio importante è che De Andrè odiava l’ipocrisia, e, da sempre, il turpiloquio è il linguaggio della spontaneità, un modo rude di chiamare le cose per quello che sono


 
 
 

Il silenzio..

Post n°8636 pubblicato il 20 Febbraio 2019 da nina.monamour






Perchè abbiamo sempre così tanto bisogno di parlare, di ascoltare musica sentire il sottofondo della televisione?

Avete mai fatto caso a quante parole vuote vengono pronunciate ogni giorno? A quanto parliamo ripetendo mille volte lo stesso concetto o non dicendo effettivamente niente?

In realtà abbiamo paura del silenzio e allora ci circondiamo e ci stordiamo di rumori. Ma c’è un grande problema, possiamo sentirci soli persino quando siamo circondati da molte persone, siamo soli insieme.

E tutto questo è causato da un vuoto dentro di noi, con il quale non ci sentiamo a nostro agio. Per alleviare questa difficoltà cerchiamo di riempire e di colmare i nostri silenzi. La tecnologia è un bellissimo esempio di quello che sta accadendo, siamo sempre "connessi" ma siamo sempre più soli.

Possiamo provare un senso di vuoto interiore, un senso di isolamento, di infelicità, di irrequietezza.

Possiamo sentirci tristi e non amati, possiamo avere l’impressione che ci manchi qualcosa di importante; alcune di queste sensazioni sono molto antiche e sono sempre state con noi.

Avere una miriade di stimoli ci rende facile distrarci da ciò che stiamo provando, ma quando c’è silenzio tutte queste cose si manifestano chiaramente.

 

 
 
 

L'amore ostacolato..

Post n°8635 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da nina.monamour


Piramo e Tisbe

La favola d’amore di Piramo e Tisbe, di origine orientale, è stata d’ispirazione alla tragedia raccontata in Romeo e Giulietta.

Nelle sue Metamorfosi, Ovidio ci racconta del mito di Piramo e Tisbe, giovani innamorati che vengono contrastati dai parenti. La coppia si dà un segreto appuntamento per fuggire, ma prima dell’incontro Tisbe viene aggredita da una leonessa e perde il velo del vestito.

Piramo nota il tessuto macchiato di sangue e, credendo che la sua amata sia morta, decide di trafiggersi con il pugnale. In seguito Tisbe incontrerà il compagno in punto di morte e deciderà a sua volta di uccidersi.

La tragedia è stata l’origine di importanti opere future, come il Decamerone di Boccaccio e soprattutto il Romeo e Giulietta di Shakespeare. Ma il mito spiega anche il colore dei frutti del gelso, un tempo bianchi e che si trasformarono in un rosso acceso dal giorno in cui furono bagnati dal sangue dei due giovani.

Il mito viene raccontato da Ovidio nel IV Libro delle Metamorfosi, attraverso la voce narrante di una delle figlie di Minia. Piramo e Tisbe sono nati a Tebe e la loro vicissitudine inizia in un secondo momento, quando le rispettive famiglie (che un tempo erano in amicizia) si trovano coinvolte in una disputa che degenera in odio.

La tragedia ha tutti gli ingredienti di altri racconti diventati più famosi, primo tra tutti il Romeo e Giulietta di Shakespeare: l’amore ostacolato, il tentativo di fuga riparatoria, la tragedia vera e propria che culmina con la morte dei protagonistia, il rimpianto tardivo delle famiglie.

Ai due giovani viene proibito di incontrarsi, ma visto che vivono in case attigue riescono a scambiarsi messaggi attraverso un buco nella parete che li divide. Proprio questo scambio di messaggi nascosti alimenterà il loro attaccamento, facendoli sentire in gabbia, e così il piano di fuga per sposarsi in gran segreto diventa inevitabile.

Tisbe arriva per prima nel luogo stabilito, all’esterno delle mura della città, e mentre aspetta l’amato viene aggredita da un leone con le zanne già insanguinate: riesce a scamparla, però nella fuga perde il velo che si macchia del sangue del felino. Riconosciuto il velo, al suo arrivo Piramo si trafigge al petto con un pugnale, provocandosi una ferita mortale.

Tisbe riesce ad arrivare appena in tempo per sentire le ultime parole del giovane, "Muoio felice perché ti ho rivista", Tisbe lo bacia sulle labbra, prima di afferrare lo stesso pugnale e di darsi la morte.

La tragica sorte dei due innamorati ha avuto nonostante tutto un effetto positivo sulle famiglie, che si sono riconciliate al punto da permettere ai giovani di essere sepelliti assieme nella stessa tomba.


 
 
 

Colmare gli spazi...

Post n°8634 pubblicato il 18 Febbraio 2019 da nina.monamour


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Voglio parlarvi di uno dei libri più interessanti che ho letto sul silenzio, è scritto da Kankyo Tannier, una monaca francese che vive nei paraggi di Strasburgo.

Nel suo libro La cura del silenzio, racconta una serie di aneddoti legati al silenzio, accaduti in anni di studio e pratica .

Secondo Tannier siamo costantemente distratti da noi stessi, nel tentativo di ricolmare una mancanza primordiale, un bisogno inesauribile di sapere che ci siamo, che esistiamo, che siamo amati, che siamo utili, che siamo vivi. 

Per farlo mettiamo in atto tutta una serie di strategie che non fanno altro che andare nella direzione della dispersione, dell’allontanamento, della separazione da noi stessi.

Buddha sosteneva che tutti noi siamo colpiti da una sorta di insoddisfazione cronica, che cerchiamo di placare con tutto quello che là fuori, fuori da noi, ci sembra possa funzionare. Lavoro, relazioni, dipendenze varie, moto perpetuo.

Allora l'unica soluzione appare essere quella di rifugiarsi in noi stessi e nella nostra presenza mentale attraverso il silenzio e suggerisce di dedicare un’ora o due, o anche tutto un giorno, al silenzio.

Deve essere un silenzio programmato in modo da essere sicuri di non essere disturbati. Si tratta di un tempo tutto nostro in cui mangiare in silenzio, meditare, camminare in silenzio e guardare fuori dalla finestra. Il mondo ci apparirà diverso, semplificare, tornare a respirare.

Addestriamoci alla mancanza, capiamo che non è nè urgente, nè inevitabile, nè tantomeno fondamentale colmare tutti gli spazi vuoti.

Semplicemente, facciamo pace con noi stessi.

 

 
 
 

Il gioco dei sogni..

Post n°8633 pubblicato il 16 Febbraio 2019 da nina.monamour



(140)  Bellissime Immagini



E tutto sta qui, nel buio della notte..

Dove la mente desidera far parte,

al gioco dei sogni..

che lentamente si incastrano nell'anima

diventando piccoli segreti..

che parlano nel suo silenzio

 
 
 

Solo briciole..

Post n°8632 pubblicato il 16 Febbraio 2019 da nina.monamour

 

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Si parla di Europa spesso a sproposito, per chi in Europa c'è stato si rende conto di quanto il nostro paese sia lontano dagli standard qualitativi di paesi che a prescindere dai governi che li amministrano, hanno da tempo imboccato la strada della modernizzazione in direzione del cittadino.

Per quanto riguarda la comunicazione c'è un dato che è impressionante. solo a Berlino ci sono oltre 5000 hotspot wi-fi, il numero delle postazioni in tutta Italia non supera quello della città tedesca.

In termini semplici mentre noi siamo costretti a sottoscrivere abbonamenti internet costosissimi, in molte zone d'Europa basta semplicemente avere un computer predisposto alla connessione wi-fi.

Parafrasando un noto film, l'Italia non è un paese per giovani e oltre ad avere un'arretratezza per quanto riguarda le strutture ormai essenziali per un paese moderno, assistiamo al perpetuarsi di vizi che appartenevano alle vecchie generazioni.

L'Italia è diventato il paese delle clientele mentali dove ormai ognuno cerca di salvare se stesso, la generazione precedente ha inculcato nei giovani l'idea che ci deve essere sempre un Picone a cui rivolgersi per risolvere piccoli e grandi problemi.

Berlusconi aveva vinto perché aveva promesso di liberare l'Italia dalle catene dello statalismo e della burocrazia, oggi ci ritroviamo un'Italia in mano alle cricche e ai malloppieri con l'aumento di persone che premono per entrare nello Stato per avere il posto fisso.

Lo scontro generazionale in atto ha degli aspetti che sono sempre più inquietanti, i giovani vorrebbero avere quello che hanno avuto i vecchi ma gli sono rimaste solo le briciole, hanno preso tutto...

....l'Europa è lontana!!



 

 
 
 

Sorridiamo un po' ...

Post n°8631 pubblicato il 15 Febbraio 2019 da nina.monamour


 
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Due matti vengono portati a fare il bagno al mare.

Ad un certo punto uno dei due si butta nell'acqua alta

tentando di suicidarsi.

L'altro capendo la situazione si butta in acqua e

salva l'amico.

Tornati al manicomio il Direttore dell'Istituto chiama 

il matto che aveva salvato l'amico e gli dice: 

- Complimenti, per il tuo gesto meriti la libertà.

Abbiamo ragione di credere che tu sia guarito, ma

purtroppo devo darti una brutta notizia. 

Il tuo amico ha voluto morire lo stesso e si è impiccato

Il matto pensieroso:

- Mah nooooooooooooooo! L'ho appeso io perché si asciugasse! 



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Saper amare..

Post n°8630 pubblicato il 14 Febbraio 2019 da nina.monamour

 

 

Diciamocelo pure, San Valentino è un po' come Natale, siamo tutti più buoni e innamorati e se quel profumo che avevamo adocchiato ci sembrava troppo costoso, il 14 Febbraio ci sembrerà solo un misero apostrofo tra le parole "Ti amo".

Vicino ai classici fiori e ai cioccolatini, dunque, i brand provano a conquistare le coppie attraverso iniziative speciali. Ed è una bella occasione da non lasciarsi sfuggire, perché i dati parlano chiaro, dopo il Natale, San Valentino è la festa durante la quale si è disposti a "spendere" di più.

Le cose però negli anni sono un po' cambiate e anche i brand hanno, man mano, rinunciato a spingerci violentemente verso l'acquisto compulsivo preferendo conquistare la nostra attenzione, stupirci come quel mazzo di fiori che il vostro fidanzato non vi regalava da almeno cinque anni, in poche e semplici parole, farci innamorare.

E fidatevi che succede!


 

 
 
 

Il buon senso in ogni cosa ..

Post n°8629 pubblicato il 13 Febbraio 2019 da nina.monamour



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Ci sono quelli che partono per il Kenya per ritrovare se stessi ma che puntualmente si perdono ulteriormente.

Quelli che si elevano a salvatori del mondo e predicano di voler partire per fare del bene ma in realtà sono più i rischi che facciano del male, e che nel breve periodo di permanenza possano lasciare un segno.

Quelli che partono dicendo "voglio cambiare il mondo" ma che in realtà potrebbero anche non partire, perché forse, il mondo da cambiare non è quello.
O addirittura quelli che non sono mai partiti e nemmeno hanno intenzione di farlo, ma hanno deciso di cambiare un mondo che non hanno mai visto, così, a prescindere.

Poi ancora quelli, che in una settimana al resort, tra un drink in piscina e un aperitivo al tramonto, fanno una passeggiata al villaggio africano, distribuiscono un pacco di caramelle e si sentono a posto con la coscienza, oppure lungo la strada per il safari fermano la jeep per distribuire venti quaderni a venti bambini vestiti di stracci, e ignorano che quei bambini sono stati lungo la strada tutto il giorno per aspettare un quaderno o un pacchetto di biscotti, invece di andare a scuola.

Quelli che, "vado a fare volontariato", e alloggiano nella super villa con piscina, tra un bagno e l'altro vanno qualche ora a giocare con i bambini del villaggio vicino, e la sera smaltiscono la fatica mangiando aragosta o in qualche discoteca con i fratelli maggiori di quei bambini.

Ancora quelli che in mezzo alla miseria diventano così spilorci che si vestono in maniera poco consona perché "per noi è normale, sono loro che si devono abituare", quelli che mangiano noncuranti davanti a bambini che forse ieri hanno pranzato ma oggi no, quelli che "oggi pane e mortadella per tutti poi quando rimangerete non lo so", quando con quella spesa ci sfami gli stessi bambini per un mese con i loro cibi.

Ma i migliori sono quelli che, raccolgono in strutture bambini che in realtà hanno una famiglia, cercano di troncare ogni rapporto, li trattano come se fossero cosa loro creando rapporti morbosi, e se i genitori, come qualsiasi genitore nel mondo, rivendicano i loro figli, offrono soldi come a comprarseli. Ma non hanno capito che la povertà non significa mancanza di dignità, e che il denaro non può comprare tutto.

A tutti questi, invece di dire "aiutiamoli a casa loro", proprio non ci siamo, statevene a casa vostra.

 
 
 

Come coltivarla giorno dopo giorno ...

Post n°8628 pubblicato il 12 Febbraio 2019 da nina.monamour




Come per ogni cosa, anche per la gratitudine vale la regola che non arriva dal cielo ma va sviluppata da noi stessi con una pratica deliberata. Il punto di partenza potrebbe essere proprio quello della scrittura nel proprio diario di una serie di cose per cui essere grati e magari anche di una serie di azioni concrete che verranno svolte durante il giorno per manifestare la propria gratitudine agli altri e al mondo.

A mano a mano che la pratica verrà svolta, il concetto stesso di gratitudine diventerà più chiaro nella nostra testa, ci verrà quasi automatico esprimerla con costanza e ci sembreranno fuori luogo quegli atteggiamenti arroganti, spocchiosi, vittimistici e lamentosi che così spesso vediamo nell'uomo moderno.

In conclusione la gratitudine è un bellissimo sentimento che porta luce e serenità nella vita di chi la percepisce e di riflesso nell'anima delle persone con cui interagiamo. Decidere di coltivare la gratitudine è un po’ come costruire un boomerang che, una volta lanciato, ci ritorna indietro più ricco e potente di prima.

 

 
 
 

Bisogna accettarsi..

Post n°8627 pubblicato il 11 Febbraio 2019 da nina.monamour


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Non è facile invecchiare con garbo, bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle, di nuovi solchi, di nuovi nei; bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza mortificarla in una nuova età che non le appartiene, occorre far la pace con il respiro più corto, con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi, con le giunture, con le arterie, coi capelli bianchi all'improvviso, che prendono il posto dei grilli per la testa.

Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era, reinventarsi, continuare ad essere curiosi, ridere e spazzolarsi i denti per farli brillare come minuscole cariche di polvere da sparo. Bisogna coltivare l'ironia, ricordarsi di sbagliare strada, scegliere con cura gli altri umani, allontanarsi dal sé, ritornarci, cantare, maledire i guru, canzonare i paurosi, stare nudi con fierezza.

Invecchiare come se fosse vino, profumando e facendo godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli. Bisogna camminare dritti, saper portare le catene, parlare in altre lingue, detestarsi con parsimonia; non è facile invecchiare, ma l'alternativa sarebbe stata di morire ed io ho ancora tante cose da imparare.


 
 
 

Il volto delle donne invisibili ...

Post n°8626 pubblicato il 10 Febbraio 2019 da nina.monamour


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Per eredità culturale, scelta personale o per motivi circostanziali, la nostra società conta un alto numero di donne che dedicano la propria vita esclusivamente ad accudire la casa e la famiglia.

A volte questo lavoro si affianca ad altri impieghi retribuiti, momenti in cui la donna diventa "casalinga" in parallelo. Comunque sia, essere casalinga è un lavoro duro e privo di soddisfazioni e che praticamente perfino al giorno d’oggi viene quasi imposto a gran parte delle donne. In questo post parlerò delle casalinghe come quel gruppo di donne che dedicano, in esclusiva o meno, la loro vita lavorativa e personale, preparando da mangiare, pulendo e preoccupandosi che ogni giorno tutto vada secondo le necessità della famiglia.

Una donna che fa la casalinga non ha uno stipendio e non è neanche riconosciuta dalla società. È un lavoro che si svolge 24 ore al giorno e che dura 365 giorni l’anno, che non prevede vacanze e licenziamento, per il quale bisogna saper fare di tutto, essere cuoca, insegnante, bambinaia, animatrice, guardiana,  dottoressa, segretaria, guardia notturna e diurna…

La mole di lavoro è determinata dalla grandezza della famiglia, dall’estensione e il luogo in cui si trova la casa, dallo stato sociale, ecc..ecc.. Inoltre, gli orari di lavoro fluttuano continuamente, ma, soprattutto, il lavoro non finisce mai.

Il lavoro domestico è socialmente invisibile, poiché le donne che vi si dedicano sono considerate disoccupate nei censimenti e nelle statistiche.

Non è un lavoro stipendiato e praticamente è esente da un vero riconoscimento, quindi al di là del valore emotivo che gli si può dare, spesso ci sono tappe o nuclei familiari e sociali che non concepiscono l’importanza e la difficoltà di gestire una famiglia ogni giorno.

Pulire, stirare, fare la spesa, prendersi cura del compagno, dei bambini o dei figli quando sono grandi, preparare pasti perfetti, trattare tutti allo stesso modo e mantenere la pace nel regno…Tutto questo senza lamentarsi e arrivando perfino a mettere in secondo piano la propria salute.

In questo senso, non curarsi è un errore troppo comune, che molte volte sfocia in conseguenze non molto positive per lo spirito e i sentimenti di una donna. Questo può dar luogo, insieme alla mancanza di riconoscimento, a problemi di ansia, depressione e sintomi psicosomatici.

È ora di concedere loro il potere e la riconoscenza che si meritano perché, senza dubbio, è uno dei lavoro più duri, più necessari e più impegnativi che esistano, non dovremmo mai dimenticarlo.

 

 
 
 

Sfruttamento umano ...

Post n°8625 pubblicato il 08 Febbraio 2019 da nina.monamour

 

bimbi minatori



Un proverbio africano recita che quando gli elefanti combattono è l’erba a farne le spese, a sottolineare che quando i potenti agiscono sono le persone deboli a soffrire.

La frase è stata pronunciata da John Mpaliza, un Ingegnere informatico di quarantasei anni originario della Repubblica Democratica del Congo trasferitosi in Italia nel 1993.

Nel 2009 tornò nel paese d’origine rimanendo sconvolto dall’inferno creato dalla guerra civile scoppiata nel 1996, che ha provocato almeno sei milioni di morti.

Il Congo si trova al centro dell’Africa ed è grande circa otto volte l’Italia, ricco di acqua dolce e terre fertili. Dotato di una biodiversità unica, nasconde nel sottosuolo uno dei maggiori patrimoni minerari mondiali, oro, diamanti, rame, stagno, cobalto, manganese e coltan. Eppure si trova agli ultimi posti dell’indice di sviluppo umano come condizioni di vita della popolazione.

Molte miniere sono in mano a gruppi armati che le utilizzano per finanziare la guerriglia e pochi sanno che dal cobalto si ricava il litio per le batterie di cellulari, computer portatili e auto elettriche. Invece dal coltan si ottiene il tantalio, necessario per produrre microchip, condensatori e in generale i dispositivi elettronici per l'nformatica e l’hi-tech, i vetri resistenti al calore e i convertitori catalitici dei veicoli.

Di recente Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui denuncia lo sfruttamento umano e minorile nelle miniere di cobalto congolesi. Senza protezioni e misure di sicurezza, adulti e bambini scavano in cunicoli che spesso crollano seppellendoli o setacciano il materiale di scarto delle grandi miniere. I maggiori danni li subiscono polmoni e pelle, la polvere respirata provoca lesioni irreparabili. L’Unicef ha stimato in 40.000 i bambini impegnati in questa attività nel 2014. Iniziano a sei, sette anni e rimangono a lavorare per dodici ore, dormendo nei cunicoli per guadagnare uno o due dollari al giorno e a dodici anni si ritrovano con i polmoni a pezzi.

Il coltan, che è radioattivo, viene pagato due centesimi al chilogrammo mentre in Europa è quotato cinquecento euro.

Il Congo produce la metà del cobalto a livello mondiale che viene acquistato da una azienda cinese la quale, dopo averlo lavorato, lo rivende a tre grandi industrie di batterie al litio, due cinesi e una coreana, che a loro volta lo distribuiscono ai maggiori produttori di materiale elettronico e di automobili.

Amnesty International ha contattato sedici di queste multinazionali chiedendo informazioni sulla provenienza del cobalto da loro utilizzato ma nessuna è stata in grado di rispondere. Solo una ha riconosciuto la relazione col distributore cinese, nonostante molte vantino una politica di tolleranza zero sul lavoro minorile.

Dopo quello che aveva visto non poteva rimanere in silenzio e lasciar continuare lo stillicidio e lo sfruttamento umano, alla fine, ispirandosi a Gandhi, decise di essere egli stesso il cambiamento che desiderava vedere dando vita ad un progetto di solidarietà con cui sensibilizzare le persone e soprattutto i giovani, artefici delle decisioni del futuro. Con grande coraggio si è licenziato dal posto di lavoro e ha scelto di trasmettere un messaggio d’informazione e pace marciando a piedi, convinto che questi valori possano portare a un mondo caratterizzato da maggiore giustizia sociale.

John Mpaliza continua a incontrare le persone che vogliono ascoltarlo per spiegare cosa succede in un paese apparentemente lontano ma di cui ognuno "tiene un pezzo in tasca", riferendosi ai cellulari che tutti possiedono.

Per lui non agire rimanendo indifferente è ingiusto ed egoistico, non ha voluto stare in silenzio e divenire complice passivo di un meccanismo economico e politico, ma ha deciso di impegnarsi per trasmettere la propria consapevolezza e provare a modificare una situazione inaccettabile

 

 
 
 

Vivere e non sopravvivere..

Post n°8624 pubblicato il 07 Febbraio 2019 da nina.monamour

 

 L'immagine può contenere: persone in piedi e spazio al chiuso

 

Partire per il Kenya in missione umanitaria, lo fanno in tanti e la storia non farebbe notizia se a prendere l’aereo per un simile viaggio non fosse una 93enne.

Proprio così, Irma Dallarmellina, energica nonnina, ha deciso di volare in Africa per prestare il suo aiuto a chi ne ha bisogno. Niente villaggi turistici, nessuna spiaggia o mare cristallino, lei andrà in Kenya per prendersi cura di alcuni orfani.

La sua storia è balzata agli onori della cronaca grazie alla nipote che ha postato sul suo profilo Facebook due foto della nonna all’aeroporto, con tanto di trolley e bastone, pronta a prendere il suo volo.

“Questa è la mia nonna, una giovanotta di 93 anni, che stanotte è partita per il Kenya. Non in villaggio turistico servita e riverita, ma per andare in un villaggio di bambini, in un orfanotrofio. Ve la mostro perché credo che tutti noi dovremmo conservare sempre un pizzico di incoscienza per vivere e non per sopravvivere. Guardatela… ma chi la ferma? Io la amo".

Come si apprende da un giornale, la signora Irma ha sempre aiutato economicamente un orfanotrofio keniota fondato da un missionario vicentino. Adesso ha deciso di aiutare personalmente quei bambini meno fortunati e, nella sua avventura ha coinvolto la figlia (la mamma di Elisa), le due donne staranno via un paio di settimane.

Inutile dire che la storia ha fatto il giro del web e che persino testate giornalistiche nazionali si sono interessate alla sua storia.

 


 

 
 
 

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