Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 08/04/2018
Post n°8371 pubblicato il 08 Aprile 2018 da nina.monamour
“Un conto è il fenomeno, un conto le denunce, un conto l’accessibilità ai dati. Ma di sicuro il cyberbullismo sta crescendo, come si deduce facilmente dal fatto che ormai l’hate speech sul web è dirompente”, spiega la sociologa Mackda Ghebremariam Tesfaù, una delle autrici del libro, che nelle sue ricerche ha approfondito il tema del bullismo femminile tra Usa e Italia. Le due cose interessanti che gli studiosi di questo fenomeno mettono subito in chiaro, criticando il proliferare di siti in rete a sfondo psicologico, che si occupano di bullismo come una patologia individuale, una malattia legata insomma alla “bulla” che va curata con una psicoterapia “privata”, è che il bullismo da un lato è un fenomeno paradossalmente razionale. “La bulla“ non è una persona disturbata, usa il bullismo perché le conviene, la tranquillizza dal punto di vista interiore, la protegge dal rischio di essere vittima, infine le consente di dettare le regole del gioco, cioè impone alle altre qual è il modello giusto di femminilità, sia pure attraverso la violenza. Dall’altro, sia il bullismo che il cyberbullismo sono fenomeni di gruppo, sociali, perché le ragazze appaiono appunto dipendenti, e oppresse, da un modello "giusto" di femminilità a cui aderire. I contenuti del modello possono variare, ci saranno scuole di élite dove ad essere colpita sarà la ragazza vestita male, altre in cui invece ad essere vittima di violenza sarà la "fighetta"; ambienti in cui si colpisce la "cozza", altri in cui a essere presa di mira è la ragazzina "iperglitterata", ma ciò che conta è che le bulle cercano di imporre un modello corretto secondo il quale essere femmina, modello in cui la bulla è quella giusta e la vittima quella sbagliata. Insomma la ragazza violenta può essere sia la ragazzina lesbica che gioca a calcio, sia quella ricca e borghese, mentre nel caso dei maschi il modello accettato è uno solo, quello del maschio virile, non effemminato. Purtroppo questo non significa che le donne abbiano maggiore libertà, le bulle subiscono tutte il peso di un modo corretto di essere donna, tutta la pressione a conformarsi a un modello, per il terrore di essere considerate sbagliate. |
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