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Parigi

Post n°861 pubblicato il 20 Agosto 2009 da indianina67

Insomma, che sia meravigliosa dal punto di vista artistico-culturale mi pare un dato decisamente oggettivo. Che sia fantastica sotto il punto di vista della funzionalità e, soprattutto, della fruibilità, è chiaro come il sole. Che fosse così latina, Parigi, questo non me lo aspettavo.
E' una città lenta, istiga alla lentezza. Te la devi godere piano piano, sia dall'alto della Torre Eiffel, sia nella pittoresca Montmartre, sia nel vivace Quartiere Latino. La storia, l'arte, i grandi movimenti di pensiero, tutto è passato da qui e ha lasciato segni indelebili, nel paesaggio e nel carattere fiero della gente. Che, se è vero che sono un po' "fanatici", diciamo così, e orgogliosi del paese e del loro essere "popolo" un motivo ce l'avranno pure.
Parigi è immensa e contiene tutti i colori della pelle dell'uomo (spesso con risultati notevoli, il colonialismo almeno una cosa di buono l'ha prodotta!), è una Babele di lingue che si fanno strada tra il francese, così elegantemente melodico e sfacciatamente esibito come unica lingua nelle didascalie delle opere al Louvre.
E' una città enorme che hai a portata di mano grazie alle 14 linee di metropolitana, ai 5 di Rer e agli autobus a tutte le ore. Letteralmente  si "vola" dalla Bastiglia a Versailles. E' una città calda, e non solo per il sole dei 30 e più gradi quotidiani che hanno giocato a disegnare improbabili segni di abbronzatura diversi ad ogni cambio maglietta.
Non dimenticherò mai le tante quiche assaggiate, il costo dell'Evian da 50 cl. in vetro, il vento caldo sul battello, le chimere di Notre Dame viste da vicino, la coda dei folli turisti sotto il sole della mattina di Ferragosto in attesa dell'apertura delle Galeries Lafayette, i meravigliosi ipercalorici dolci, il gentile vecchietto che mi ha accompagnata alle Arenes de Lutece, i tg "seri" senza le chiacchiere a vuoto dei politici, la maestosità di Versailles, il tramonto sulla Tour Eiffel, la Bastiglia che non esiste più, il Pont Neuf, le isole, la Shakespeare & Co. (una libreria così particolare non l'avevo mai vista), i ragazzi che organizzano esibizioni ovunque radunando capannelli di gente incuriosita (e puoi passare una serata a guardarli!), gli occhi neri del bambino steso per terra a mendicare con un adulto e due gattini, quegli occhi che hanno incrociato i miei per qualche secondo e che mi hanno fatto il male che mi fa ancora quando mi tornano davanti.
****************************************************

PS: Il Louvre è fantastico. Devi soltanto estrarre a sorte ciò che vuoi vedere, poiché si ha l'imbarazzo della scelta. Io ho optato per i pittori europei (mi sembrava brutto ignorare la Gioconda, l'unica opera dalla  quale va mantenuta una notevole distanza di sicurezza e per la quale devi fare la fila), per le scuole del nord, olandesi, fiamminghi, alla ricerca di un Bosch che,  nonostante la ripetizione del circuito, non sono riuscita a trovare, e per le antichità etrusco-romano-greche. Qui spicca la Venere di Milo che, meravigliosa, sembra attrarre a sè ogni sguardo. E' davvero incredibile che i simboli del Louvre, alla fine, siano proprio queste due donne, la Gioconda e la Venere.


Devo dire che l'opera che forse più mi ha affascinata è stata Amore e Psiche del Canova che io, nella mia raffinata ignoranza, manco sapevo fosse al Louvre. E' incredibile quante sensazioni riesca a suscitare quest'opera, questo momento di tenerezza ed erotismo, carico di tensione, nell'attimo che precede il bacio.
Meravigliosa.

 
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