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Un po’ di... Borotalco!

Post n°1245 pubblicato il 18 Maggio 2022 da scricciolo68lbr

Carlo Verdone, la storia della colonna sonora di ‘Borotalco’: ‘Dalla minacciò di farmi causa’ 
Il cantautore bolognese, all'apice del successo, contribuì con alcuni brani (nei titoli di coda ci sono gli Stadio con "Grande figlio di puttana"), ma ad un certo punto arrivò a minacciare il regista romano. Ecco come andarono le cose.

Esattamente il 22 gennaio 1982 usciva al cinema “Borotalco”, il film che consacrò la carriera da regista (e attore) di Carlo Verdone dopo i successi dei primi due film a episodi, “Un sacco bello” e “Bianco, rosso e Verdone”: una commedia romantica (e degli equivoci) in cui la musica gioca un ruolo fondamentale e centrale, se non altro perché la trama ruota tutta intorno a un concerto di Lucio Dalla, che nell’‘81, quando il film fu girato, era all’apice della sua carriera, dopo il boom di “Dalla”, l’album – da 600 mila copie vendute all’epoca – di “Balla balla ballerino”, “Meri Luis”, “Cara” e “Futura” che chiuse la trilogia aperta nel ‘77 con “Come è profondo il mare” e poi portata avanti con “Lucio Dalla”.

Di Dalla, che nel film compare solo in alcuni frame (sono video tratti da un suo concerto, ma viene mostrata la locandina della tournée), nella pellicola è fan la giovane Nadia Vandelli, interpretata dalla bellissima Eleonora Giorgi, che sogna di poter scrivere una canzone per il .cantautore bolognese. Come vanno le cose è noto. Come andarono le cose tra Verdone e Lucio Dalla, che contribuì al film con alcuni brani (e nei titoli di coda c’è “Grande figlio di puttana”, scritta dall’artista bolognese e suonata dagli Stadio), meno.

Fu Carlo Verdone stesso, molti anni dopo l’uscita del film, parlando della collaborazione con il compianto Lucio Dalla per il suo capolavoro, a raccontare la storia della colonna sonora di “Borotalco”, svelando di aver ricevuto dal cantautore bolognese pure una minaccia di querela:

“Quando iniziai a girare ‘Borotalco’ chiesi a Dalla di fare le musiche. Mi aveva visto in televisione ed era rimasto molto colpito da quello che facevo. Ci pensò. Poi disse: ‘Ti do qualche canzone mia; qualcosa farò, però ti metto accanto il mio gruppo, gli Stadio, e insieme faremo una bella colonna sonora. Dammi però la certezza che farai un bel film’. Quando il film fu terminato mi disse: ‘Guarda che me lo devi far vedere prima’. Se avessi fatto una puttanata probabilmente mi avrebbe detto: ‘Ritiro il mio nome’”.

La promessa non fu rispettata. Ma la colpa non fu di Verdone:

“Il produttore, ancor prima di far vedere il film a Dalla, fece affiggere dei manifesti enormi, per le strade c’erano degli striscioni che riproducevano il titolo del film: ‘Borotalco’. Poi, sotto, scritto piccolissimo: ‘Un film di Carlo Verdone, con Carlo Verdone e Eleonora Giorgi’. E una scritta gigantesca: ‘Musiche di Lucio Dalla’”.

La presenza del suo nome sui manifesti promozionali non passò inosservata al cantautore bolognese. Avrebbe raccontato ancora Verdone:

“Mi chiamò, incazzato: ‘Ti ho dato le musiche, ma non si mette il mio nome così grande’. Mi scusai, dando la colpa al produttore. Mi disse: ‘Io stasera vado a Bologna, lo vedo e se mi fa cagare io ritiro il nome e ti faccio causa’. Mi lasciò con un patema d’animo… Io andai quella sera alla prima del film al cinema Corso a Roma con il mio sceneggiatore. Stavamo nascosti dietro un angolo. Avevamo paura a guardare l’entrata per vedere se c’era gente o meno. ‘Ma quanti sono?’, gli domandai. E lui: ’30. Per lo spettacolo delle 22.30, non tantissimi…’. Dopo un po’ da 30 erano diventati 100. Il film cominciava alle 22.40. Demmo l’ultima occhiata. C’era mezza piazza piena che entrava a vedere ‘Borotalco’: ‘Cosa ne penseranno?’, mi domandai. Nel frattempo uscivano quelli dello spettacolo precedente. Ci passarono davanti, io mi ero camuffato. Un raggo disse: ‘Sono morto dalle risate, mortacci sua quella battuta quant’era forte…’. Esultai, dentro di me. Alla cassa c’era Cecchi Gori (il produttore, ndr), faceva i conti. Un cinico: non dava mai soddisfazioni. Gli dissi: ‘Come è partito?’. Si volto, col sigaro in bocca, e disse, con il suo accento toscano: ‘L’è partito che è belloccio’. Quando diceva ‘belloccio’ voleva dire che era una cosa strepitosa. Ma io avevo ancora il dubbio di Dalla…”.

La telefonata del cantautore arrivò puntuale l’indomani mattina:

“La mattina alle 8.30 squillò il telefono. Era Lucio. Ma aveva un tono assolutamente diverso: ‘Carletto mio, ma tu mi hai fatto un omaggio straordinario. È bellissimo. L’ho visto per terra, sdraiato, non c’era una poltrona libera. Magari il nome poteva essere un po’ più piccolo. Ma grande film, grandissimo film’. Probabilmente aveva pensato a tutti i diritti d’autore che avrebbe guadagnato con quel film…”.

La colonna sonora di “Borotalco”, firmata da Lucio Dalla e Fabio Liberatori, si aggiudicò il David di Donatello nel 1982. La pellicola vinse il premio come “Miglior film”, Carlo Verdone quello come “Miglior attore protagonista”, Eleonora Giorgi quello come “Miglior attrice protagonista” e Angelo Infanti, l’indimenticabile – e indimenticato – Manuel Fantoni, scomparso nel 2010, il David come “Migliore attore non protagonista”. A distanza di quarant’anni “Borotalco” è un cult indiscusso della filmografia di Verdone, e del cinema italiano più in generale.

 
 
 
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