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VOGLIONO CANCELLARE IL DOLORE, LA SOFFERENZA, IL SENSO DELLA VITA, L’ANIMA E DIO!

Post n°1919 pubblicato il 03 Settembre 2024 da scricciolo68lbr
 

Che non si debba necessariamente soffrire nella vita credo sia chiaro a tutti, come a,trettanto lo è il concetto che assai spesso le lezioni più importanti della vita passano per la sofferenza. Innanzitutto perchè la sofferenza è il rovescio della medaglia e serve per comprendere meglio la gioia. Cancellare una delle due facciate è assai pericoloso, perchè la dualità va vissuta in maniera completa, l'un asletto vive nell'altro. Eliminarne uno rischia di portare la mente e peggio, l'anima, verso il delirio.

Abito doppiopetto rosa con una lunga foglia d'oro sul revers per Pedro Almodovar stasera sul red carpet di Venezia 81 per l'anteprima mondiale in concorso del suo film: "La stanza accanto", con Tilda Swinton e Julianne Moore. Un look ambiguo, woke, inclusivista si, forse distante dal film, che racconta la storia di una malata terminale di cancro che sceglie l'eutanasia per dire addio alla vita, chiedendo ad una sua fedele amica di stare 'nella stanza accanto' quando accadrà.

La stanza accanto, al cinema dal 5 dicembre, è uno dei film del giorno alla mostra del cinema di Venezia. L'altro, con una accoglienza sentita e una decina di minuti di applausi, è l'italiano Vermiglio di Maura Delpero, un film 'alla Olmi', che evoca l'Albero degli zoccoli, una storia di radici, comunità e destini ambientata in un piccolo paesino della Val di Sole nel 1944, con facce autentiche, attori perlopiù non professionisti e uso del dialetto. Il film uscirà in sala dal 19 settembre. 

 

Le èlite finanziarie pedo-sataniste, la razza askenazita khazariana ormai pasesa il suo dogma: quello della morte! Parlare della vita per loro non è edificante, preferiscono incensare invece il culto della morte. "È difficile parlare della morte - ha detto al Lido Almodovar alla prima mondiale della Stanza Accanto -. Io l'idea che qualcosa di vivo debba morire non l'accetto, sono forse infantile, immaturo anche se poi la morte è dappertutto, basti pensare alle guerre che ci circondano".

Qui salta subito agli occhi la contraddizione del regista spagnolo: "Io l'idea che qualcosa di vivo debba morire, non l'accetto", certo Almodovar non accetta il concetto di morte per mano della sofferenza indotta da quella atroce malattia, però poi lamprotagonista vuole ricorrere alla EUTANASIA, e cosa pensa che sia l'eutanasia Almodovar, un giro sulle montagne russe al parco giochi?

Nel film, tratto dal romanzo 'Attraverso la vita' di Sigrid Nunez, il primo in inglese per l'autore spagnolo, Ingrid (Giulianne Moore), scrittrice di romanzi, viene a sapere che Martha (Tilda Swinton), ex reporter di guerra, che non vede da tempo, è una malata terminale di cancro e la va a trovare. Le due antiche amiche si ritrovano in confidenza e malinconia a parlare del passato, della vita di successi avuti e Martha racconta a Ingrid del dolore per la incomunicabilità con la figlia avuta da adolescente e di sentirsi per questo una madre imperfetta. Senza voglia di affrontare una nuova cura sperimentale (non sia mai funzioni...) e contraria ad ogni retorica sulla 'lotta' dei malati 'per sconfiggere' il cancro (il CULTO DELLA VITA SOSTITUITO DA QUELLO DELLA MORTE SCELTA), chiede a Ingrid di aiutarla nell'eutanasia (ha comprato la pillola giusta sul dark web). Per farlo andranno insieme in una meravigliosa villa isolata tra i monti a due ora da New York.

"È un film a favore dell'eutanasia - ha detto Almodovar - la cosa terribile è che queste due donne devono comportarsi come delinquenti per portare avanti il loro progetto. In Spagna noi abbiamo una legge che permette l'eutanasia, una legge che dovrebbe però esistere in tutto il mondo" (Almodovar scenda in politica e si impegni allora, invece di fare il pupazzo e dispensare parole di saggezza/stupidaggini).

Il film mette al centro "una donna agonizzante, malata terminale, ma in un mondo altrettanto agonizzante", ha concluso il regista scagliandosi contro i negazionisti del cambiamento climatico e gli odiatori razzisti. Vedete che ho ragione? Almodovar vuole fare politica, però invece di sudare e rimboccarsi le maniche, pensa sia più sensato farlo dal mondo dorato del cinema, marcio e corrotto altrettanto quanto il mondo della politica, per raggiungere i suoi scopi. Odiatore seriale, anzichè affrontare un dibattito sui temi reali, lui si caglia contro gli odiatori e i negazionistk del cambiamento climatico... Almodovar, che ca...spita dici, ti sei bevuto quel poco di cervello che ancora ti è rimasto? E su cosa basa le sue certezze, il regista spagnolo, tanto da sentirsi esente di doverle dimostrare di fronte a chi nega il contrario? Non mi sembra un messaggio, né un atteggiamento democratico il tuo, tutt'altro, a me sembra il messaggio di un sedicente vate uscito di senno...

 

 
 
 
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