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I POTERI FORTI GOVERNANO IL MONDO

Post n°1528 pubblicato il 07 Giugno 2023 da scricciolo68lbr

Tutto è iniziato quando ho potuto vedere l'ingresso del Parlamento, in un'immagine presa dall'alto: raffigura un enorme candelabro. Vi domanderete: cosa c'entra questo? C'entra, eccome, significa che tutti i governi italiani, tutti i partiti politici che sono in Parlamemto, tutte le più a,te istituzioni, sono guidate dai poteri massoni delle ricche famiglie ebree, proprietarie delle più grandi e ricche banche mondiali. Parlo dei Rockfeller, dei Rothschild e dei Masur. Sono loro a muovere i fili dei governi mondiali, certamente di quello italiano. Non credete a quello che dico, ma verificate voi stessi. Andate su Google e cercate Parlamento, guardate le immagini e vi accorgerete se quello che dico sono fantasie oppure rappresenta la realtà.
Fatta questa dovuta premessa, voglio qui parlare di un'a,tra questione, che riguarda i poteri che sono dietro a queste proteste di ragazzi nel mondo, che vanno in giro ad imbrattare le opere d'arte. Anche questo è un disegno mirato: l'arte è fonte di cultura, a beneficio di tutti e di chi la sa prezzare. Quel che vogliono queste élite di potere, è proprio distruggere le radici dei popoli, annullare la storia, creare una generazione FLUID, dove non c'è nulla, solo obbedienza ai loro capricci, ai loro diktat, alle loro decisioni frutto di NULLA, non certo della scienza.
Così leggendo i quotidiani, ho scoperto che dietro Ultima Generazione c’è un fondo californiano, creato dall'ex collaboratore di Bill Gates e sostenuto dalle famiglie miliardarie Usa, dai Kennedy ai Getty. Ma non è l’unico caso: tutti gli attivisti della ecorivolta sono finanziati da colossi, come Bayer, Apple, Google, i petrolieri o i Rockefeller. La lobby del green foraggia la ribellione degli ambientalisti perché sono la finanza verde e le multinazionali quelle che più possono guadagnare da una transizione ecologica fatta in questo modo.
Finanziano i movimenti ambientalistici, sono in grado di condizionare le politiche dei governi e di plasmare le decisioni a Bruxelles. Dietro la transizione ecologica si muovono gruppi di potere che risultano determinanti in tante normative adottate dalla Commissione europea. Sono lobby al servizio di Paesi o di interessi economici. Per costoro la mole di denaro legata ai temi ambientalistici è una manna e il salvataggio del pianeta è un nuovo settore sul quale investire. Prendiamo ad esempio Ultima Generazione. Sarebbe ingenuo pensare che sia soltanto un gruppo di ragazzi che vivono nell’utopia di poter creare un mondo perfetto dove non esistono più emissioni inquinanti e ogni attività è a impatto zero. Dietro di loro ci sono montagne di soldi. Tra i finanziatori troviamo Climate Emergency Fund, un ente che ha elargito fondi, alcuni di appena 2.000 dollari, a oltre un centinaio di movimenti nel mondo e conta 30.000 attivisti. Fondato da Aileen Getty, erede della famiglia di petrolieri Getty che sul quotidiano inglese The Guardianha preso le difese degli attivisti di Just Stop Oil, e dalla figlia dell’ex senatore Robert Kennedy, Rory Kennedy, questa organizzazione non profit di Los Angeles, ha tra i suoi supporter registi, produttori e attori di Hollywood. Nel consiglio siedono Geralyn Dreyfous, un filantropo del mondo dell’arte, Sarah Ezzy, direttrice della Aileen Getty Foundation e l’ambientalista Shannon O’Leary Joy, produttrice di documentari. Non è una novità il favore con cui lo star system guarda le politiche ecologiste. A settembre 2022 il regista Adam McKay che ha diretto il film "Don’t look up", un’allegoria sul riscaldamento globale, ha donato 4 milioni di dollari al fondo ed è entrato a far parte del consiglio di amministrazione. Abigail Disney, erede della fortuna Disney, ha donato 200.000 dollari.
Questo parterre di rappresentanti del cinema facilita la creazione di contenuti di marketing molto sofisticati e ad alto impatto mediatico. Le azioni spontanee dei giovani attivisti hanno alle spalle una macchina di propaganda molto efficace e ben rodata che si serve del linguaggio del cinema e della televisione.
Nel 2019, il Climate Emergency Fund ha registrato entrate totali per 2.383.778 dollari e nel 2022 ha dichiarato di aver erogato 4 milioni di dollari. Tra le sue donazioni figurano 15.000 dollari per il social network di emergenza climatica Art not War, e 50.000 dollari al Climate Mobilization Project. Inoltre ha donato 35.000 dollari al Sustainable Markets Foundation per la formazione degli attivisti sul clima.
Altri contributi sono andati a vari gruppi come l’Alliance of Community Trainers (15.000 dollari) e il Social Good Fund (7.500 dollari). Il Climate Emergency Fund è il più noto ma sono numerosi i gruppi di pressione americani. Il Climate Mobilization è un gruppo di difesa ambientale che vuole dichiarare una sorta di «emergenza climatica»; il Climate Emergency Coalition promuove l’eliminazione graduale dei combustibili fossili entro un decennio. Tra i più attivi c’è il Center for Climate Integrity (Cci) che sostiene le politiche volte ad affrontare il cambiamento climatico. L’organizzazione afferma che il mondo ha meno di 15 anni per affrontare conseguenze di «proporzioni esistenziali» legate all’inquinamento e ha stimato che gli Stati Uniti dovranno investire centinaia di miliardi per costruire 50.000 miglia di dighe per prevenire inondazioni catastrofiche. È finanziata dal miliardario inglese Christopher Hohn attraverso la sua Children’s Investment Fund Fondation. L’organizzazione si è fatta promotrice di diverse azioni contro le compagnie petrolifere e di campagne per costringere le aziende energetiche convenzionali a pagare sanzioni per i danni subiti dal cambiamento climatico. Nel giugno 2019, insieme a Resilient Analytics, l’organizzazione ha pubblicato High tide tax: The Price to Protect Coastal Communities from Rising Seas, uno studio sui costi che i vari stati americani dovranno affrontare per arginare con dighe l’innalzamento del livello del mare a seguito dei cambiamenti climatici. La sola Florida dovrebbe spendere 76 miliardi di dollari. Gli autori suggeriscono che le dighe dovrebbero essere finanziate da tasse imposte alle compagnie energetiche convenzionali, perché responsabili del mutamento del clima. Lo studio è
stato finanziato da istituzioni di attivisti tra cui il Rockefeller Family Fund che ha anche contribuito con 1 milione di dollari al lancio dell’organizzazione nel 2 0 1 7.
Un gruppo ambientalista molto attivo è il Citizens’ Climate Lobby che forma e sostiene i volontari e lavora per una legislazione sul clima con l’obiettivo di tagliare le emissioni di Co2 ponendo fine ai sussidi alle società dei combustibili fossili. Si batte per una tassa sul carbonio. Ha ramificazioni in Europa, in Germania, Francia, Polonia, Romania, Portogallo e Italia.
I gruppi di pressione americani operano anche in Europa e sono in grado di condizionarne pesantemente la politica soprattutto sui temi della transizione ecologica. La loro presenza negli organismi della Ue è totalmente trasparente. Ad oggi figurano iscritti al registro delle lobby 12.143 soggetti. Sono società di consulenza, think-tank, organizzazioni non governative, sindacati, istituti di ricerca, studi legali, associazioni commerciali e di categoria e imprese. Le Ong sono le più numerose (3.495) e il loro numero non ha smesso di crescere nemmeno durante la pandemia.

Dominano le grandi multinazionali come Bayern, Apple, Google e Meta. Ognuna di loro, secondo la piattaforma LobbyFacts, ha investito nel 2022, nell’attività di lobby presso le istituzioni europee tra i 6 e 6,5 milioni di euro. Questa cifra dà la dimensione del carattere strategico della loro azione.
La politica sulla transizione ecologica è un terreno di battaglia interessante per gruppi
di pressione politica. Un esempio di attività di lobbying a sostegno di una maggiore
azione per il clima, è una lettera aperta inviata da oltre 150 amministratori delegati di importanti aziende globali nel maggio 2022 al presidente della Commissione europea, in cui si chiedeva all’Ue di accelerare la transizione verde come un modo per rafforzare la sicurezza energetica. Firmata da aziende tra cui Microsoft, Unilever e Iberdrola, la lettera raccomanda misure specifiche, come l’accelerazione dei miglioramenti dell’e f f ic ie n za
energetica e il passaggio alle energie rinnovabili.
Una delle più attive organizzazioni ambientaliste a Bruxelles, è la Climate Action Network Europe che conta 180 membri attivi in più di 38 Paesi europei e 47 lobbisti nelle istituzioni comunitarie. I suoi settori di interesse nella politica comunitaria sono gli Est (i diritti per le emissioni di Co2), i negoziati sul clima, le energie rinnovabili, i finanziamenti sul clima e le relazioni tra Europa e Cina.
I lobbisti della mobilità green hanno come punto di riferimento l’americana Transport&Environment che ha un’enorme influenza sulla Commissione europea. Questa Ong progressista è entrata a gamba tesa nella discussione sul trasporto elettrico chiedendo di bandire la vendita di vetture termiche, altrimenti, disse, la maggioranza degli automobilisti non avrebbe scelto spontaneamente di guidare un’auto elettrica. Ma più che un consiglio era un diktat che la Commissione ha prontamente accolto, emanando la
proposta di vietare le termiche dal 2035. T&E è così massimalista nelle sue posizioni che durante il negoziato sui carburanti per l’aviazione era nettamente contraria al biofuel.
Della T&E La Verità si è già occupata mettendo in evidenza la rete di finanziatori. Il bilancio 2022 è di 12 milioni di euro e per circa la metà forniti da quattro Ong importanti: Climate Imperative Foundation, Climate Works Foundation, European Climate Foundation (Ecf), Schwab Charitable Fund. La prima delle quattro ha ricevuto nel 2021 un contributo di 20 milioni di dollari dalla Silicon Valley Community Foundation, un gigante no profit di orientamento democratico che ha tra i finanziatori Mark Zuckerberg, Jack Dorsey (fondatore di Twitter).
Dentro la Ecf figura il fondo Bloomberg Philantropies, il Rockefeller Brothers Fund che finanzia direttamente T&E .

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