Pensieri e parole...
Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce
NON SONO GLI EVENTI A PORTARE LA FELICITA', MA E' LA FELICITA' A PORTARE EVENTI POSITIVI.
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CI SONO DIVERSI TIPI DI SORRISO. SI PUO' DECIDERE DI SORRIDERE CON GLI OCCHI, CON LA BOCCA O CON IL CUORE. E POI C'E' QUEL SORRISO CHE LI CONTIENE TUTTI.
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Messaggi di Gennaio 2024
Forse la sveglia al Governo e Fdi l'avranno data gli articoli de La Verità. O forse le grosse "sparate" di Conte e Speranza, che hanno gongolato per la bozza del piano pandemico 2024-2028 del Governo, girato sui media in questi giorni, che riesumano lockdown e dpcm. Sta di fatto che dal partito di Giorgia Meloni si sono alzate proteste e richieste di modifica. Galeazzo Bignami, numero due del Mit, propone ad esempio di specificare che la serrata va concepita solo come "extrema ratio". E l’onorevole Ylenja Lucaselli invoca una revisione in Conferenza Stato-Regioni. Vi dico subito che sembra tutta una messa in scena, le parole di Bignami rappresentano un po' pochino, perchè pur prevedondola come estrema soluzione, il lockdown e i vaccini restano pur sempre concepiti come possibili misure da adottare. E questo è ancora più grave se torniamo con la memoria (oppure guardando questo video https://youtu.be/5MnwqKG2DIM?si=xvOC-nAFSEfW8TOF) a quel 22 OTTOBRE 2022, quando il neo eletto presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, fece il suo discorso programmatico. Ma non ne parlerò adesso, lo farò alla fine di questo articolo, toccando punto per punto tutti gli eventi avvenuti dalla pubblicazione della bozza del piano pamdemico. Seguito quindi la mia disamina. La questione del piano pandemico 2024-2028 aveva preso una brutta piega proprio in questi ultimi giorni, quando già domenica scorsa, dopo le critiche del giornale di Belpietro, un non meglio precisato «big» di Fratelli d’Italia aveva comunicato all’Agi il suo disappunto per il documento: «Sembra scritto dagli uomini di Speranza», alludendo ai passaggi che rispolverano lockdown e dpcm. L’imbarazzo di alcuni esponenti di maggioranza scaturisce anche dal fatto che i protagonisti dell’infausta era Covid, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex premier, Giuseppe Conte, hanno come accennato all'inizio, prontamente raccolto l’assist fornita dall'anteprima del provvedimento, per rivendicare la bontà del loro operato. Ha aperto le danze l'ex ministro della Sanità: «Dire che c’è un piano pandemico di sinistra o di destra a me fa paura», s’è messo a pontificare in tv, da don Fabio Fazio, Roberto Speranza. «Il piano lo fanno gli scienziati che devono capire quali sono gli strumenti migliori per combattere una pandemia. Ed è giusto che al cambiare di un governo non ne vengano cambiati i punti fondamentali». Proprio la parte finale riguardo i punti fondamentali deve avere fatto girare le pale eoliche all'esponente di FdI. Tuttavia Speranza nelle parole del suo comizio dimentica che, quando l’Italia si trovò a fronteggiare l’emergenza coronavirus, il governo non adottò alcun piano pandemico: quello esistente infatti non era aggiornato (risaliva al 2006); e comunque fu messo nel cassetto, soppiantato da altri strumenti improvvisati, tipo le proiezioni sgangherate sull’andamento dell’epidemia stilate dalla Fondazione Kessler. Insomma, di «punti fondamentali» proprio non c’era manco l’ombra. Alle parole di Speranza hanno fanno seguito quelle di Giuseppe Conte, sui social, che ha tirato una sberla alle «facce di bronzo» - come da lui indicate, ovvero, a Giorgia Meloni - che durante le fasi acute del Covid gli avevano rivolto «attacchi di ogni tipo». Ha gongolato poi per il «tempo galantuomo» e perché la sua «strategia» sarebbe stata ormai assorbita persino dal centrodestra. Era logico che, dinanzi a queste autocelebrazioni, nella maggioranza qualcuno fiutasse aria di autogol. Qualche chiarimento ha accettato di darlo, a La Verità, Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastruttura ed esponente di punta di Fdi. A lui abbiamo domandato se ci siano margini per modificare la bozza del piano pandemico, prima dell’approvazione definitiva in Conferenza Stato-Regioni. «Ci devono essere», ha confermato Bignami. «Bisogna sottolineare che, col nostro approccio, il lockdown sarebbe soltanto l’extrema ratio, qualora falliscano tutti gli altri provvedimenti attuati per fermare la diffusione di un ipotetico virus. È una differenza sostanziale rispetto al metodo caotico di Conte e Speranza. Allora, Walter Ricciardi ammise che la serrata nazionale fu una misura “di cieca disperazione”. Ma a essa si fece ricorso perché, nel frattempo, la situazione era sfuggita di mano. Ora, la filosofia cambia: prima si adottano altri rimedi e solo in caso di loro fallimento si attiva questa specie di “opzione nucleare”». A me questo comunque sembra pur sempre un autogol. La strategia anti Covid della Svezia è stata fin dall’inizio la più discussa e controversa: senza lockdown, con bar, ristoranti, negozi vari e spazi pubblici rimasti aperti, con l’implicito obiettivo di raggiungere l’immunità di gregge, per garantire ai cittadini il massimo possibile di libertà e per salvaguardare – con le parole del governo – “jobs, businness and economy”. Tali obiettivi stati raggiunti, poichè la Svezia ha avuto meno morti rispetto ad esempio all'Italia, dove Conte e Speranza hanno chiuso tutto. Ma tant'è. Questa gradualità di cui parla Bignami pnel testo stilato dagli esperti, non emerge proprio, benché il piano specifichi che le restrizioni devono essere «proporzionate sia alla probabilità sia all’entità dell’evento» e tenute in vigore «solamente lo stretto necessario». «Ecco», aggiunge Bignami, «quello che si potrebbe fare è precisare meglio tutte le fasi di risposta all’emergenza che andrebbero seguite, anche facendo riferimento alle disposizioni del Regolamento sanitario internazionale. D’altronde, qui si tratta di una bozza e le bozze servono a precisare e dettagliare. Infine, va tenuto conto che il piano pandemico detta le linee generali: ogni Regione, poi, dovrà redigerne uno proprio». Le parole di Bignami sono veramente poco convincenti, perchè a me sembra che l'intenzione sia comunque di non stravolgere la bozza più di tanto ed alla fine approvarla così com'è. Secondo il numero due del Mit, tuttavia dalla sua intervista sembra voglia dire che non corriamo il rischio di assistere di nuovo all’abuso dei dpcm: «Conte li imponeva alla stregua di editti; per noi quello strumento è giuridicamente valido, purché sia subordinato a un passaggio parlamentare». Forse, anche questo aspetto merita di essere enucleato meglio nel piano pandemico. Giusto per evitare che qualcuno - non arrivi mai il giorno! - finga di aver frainteso... Quanto al richiamo fideistico ai vaccini, considerati a prescindere «le misure preventive più efficaci», Bignami suggerisce di qualificare l’affermazione: «Essa vale, ovviamente, nel caso di vaccini debitamente testati, approvati dalle autorità competenti e di comprovata sicurezza; non se per dei farmaci sperimentali». Anche su questa materia, il documento potrebbe essere meno parco di delucidazioni. Comunque la volontà è sempre di ricorrere a dei vaccini mi pare di capire, sperimentali o no, sempre vaccini. Ma attualmente il piano vaccinale è fallito, gli italiani non si fidano più, la fiducia è venuta meno. Resta il tema del cortocircuito con la commissione parlamentare d’inchiesta. È bizzarro includere nel piano pandemico del Governo Meloni le misure che, in Aula, andrebbero sottoposte a una scrupolosa verifica, per stabilire se funzionano o non funzionano, se sono utili oppure inutili. È un approssimativa questa decisione. Nell'articolo apparso su La Verità, il giornalista ne ha discusso con Ylenja Lucaselli, eletta alla Camera con Fratelli d’Italia. Lei - si legge - è tra gli onorevoli che si sono spesi per dare vita all’organismo parlamentare. «È chiaro», ha spiegato, «che il piano pandemico non poteva aspettare il risultato dei lavori della commissione. È stato scritto dai tecnici, alcuni dei quali erano in carica già all’epoca del Covid. (Poi dicono che non è cero che lo hanno scritto gli amici di Conte e Speranza, potevano sceglierne degli altri). E contiene dei principi generali; la differenza la farà la maniera di metterli a terra. Dopodiché, il documento deve passare per la Conferenza Stato-Regioni e lì, inevitabilmente, si aprirà una riflessione sui punti da sottoporre a revisione». Certo, bacchettare la manina dei burocrati serve fino a un certo punto: se il dicastero è pieno di funzionari di scuola Speranza, o se s’inceppa il sistema di trasmissione dell’indirizzo politico dall’ufficio del ministro a quello dei tecnici, spetta al governo rimediare. Se questa è l’intenzione, ma le premesse sono poco incisive. «Sicuramente», si legge ancora sulla intervista de La Verità alla Lucaselli, «è un capitolo da aprire: il compito dei tecnici dovrebbe essere di tradurre in atti concreti la linea politica. Evidentemente, tanti anni di latitanza della politica hanno permesso loro di accrescere oltremisura la facoltà di compiere scelte autonome». Sì. Urge correre ai ripari. L’autorete e la brutta figura del Governo Meloni, però restano. Le linee guida del piano pandemico 2024-2028 a base di lockdown e vaccini, pure. Speranza e Conte hanno esultato, a ragione. Adesso posso riproporre i passaggi chiave fondamentali di quel discorso di cui ho parlato su in alto, eccolo: "25 OTTOBRE 2022 - Quella mattina fu pronunciato l'attesissimo primo discorso in Parlamento del neo premier Giorgia Meloni sul quale in serata si votò la fiducia arrivata con 235 voti favorevoli e 154 contrari. Meloni toccò moltissimi temi (vedi discorso integrale) ma non la sanità che è stata completamente assente nelle dichiarazioni programmatiche del neo presidente del Consiglio. Unico accenno indiretto alla sanità quello fatto verso la fine del suo intervento sulla gestione della pandemia Covid per la quale Meloni ha speso parole molto dure di critica all'operato dei Governi che l'hanno preceduta (anche se non ha fatto nomi) e in particolare contro quello che ha definito come "metodo che non replicheremo in nessun caso" anche qualora dovessimo trovarci di fronte a "nuove ondate o nuove pandemie". “Di libertà - ha esordito Meloni - molto si è discusso in epoca di pandemia. Il COVID è entrato nelle nostre vite quasi tre anni fa e ha portato la morte di oltre 177 mila persone in Italia. Se siamo usciti al momento dall'emergenza è soprattutto merito del personale sanitario, della professionalità e dell'abnegazione con le quali ha salvato migliaia di vite umane. A loro, ancora una volta, va la nostra gratitudine. E con loro il mio ringraziamento va ai lavoratori dei servizi essenziali, che non si sono mai fermati, e alla straordinaria realtà del nostro Terzo settore, rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la società”. “Purtroppo - ha proseguito - non possiamo escludere una nuova ondata di COVID o l'insorgere in futuro di una nuova pandemia, ma possiamo imparare dal passato per farci trovare pronti. L'Italia ha adottato le misure più restrittive dell'intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche; nonostante questo, è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa decisamente non ha funzionato e, dunque, voglio dire, fin d'ora, che non replicheremo in nessun caso quel modello”. “L'informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione in tutti gli ambiti e l'ascolto dei medici sul campo è più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate quando si ha a che fare con pazienti in carne ed ossa. Soprattutto, se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a doverla dimostrare sono coloro che la chiedono”, ha aggiunto il premier che sul tema ha concluso sottolineando come “occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica: lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori”. Adesso resta solo da vedere come reagiranno gli italiani, che mostrano di non avere più alcuna fiducia nelle scelte fatte sulla base dei vaccini. La campagna di vaccinazione 2024 è miseramente “fallita”, gli italiani hanno disertato in massa. Forse è per questo che Bill Gates ha fatto visita in questi giorni sia alla Meloni che al Capo di Stato Mattarella, forse, oltre che parlare di AI, per avere rassicurazioni sull'uso in futuro dei vaccini? (È lui che vorrebbe vaccinare perennemente la popolazione mondiale, è lui che finanzia con grosse cifre l'OMS). Temo che gli italiani, che nel frattempo hanno aperto gli occhi... eccome… prenderanno molto male tutta questa vicenda. E poi come la mettiamo con le parole pronunciate dal Premier, il 22 ottobre 2022, durante il discorso programmatico, al suo insediamento? La partita quindi, non è ancora terminata. E come finirà? Lo scopriremo solo vivendo, cantava Lucio Battisti.
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articolo tratto l'Antidiplomatico edizione odierna. articolo di Leonardo Sinigaglia FONTE:
Dopo la TIM venduta al fondo speculativo KKR, legato all’ex-direttore della CIA David Petraeus, l’accanimento terapeutico-militare verso il regime di Kiev e l’approvazione del nuovo Patto di Stabilità, il governo Meloni ha voluto nuovamente rimarcare la sua sudditanza rispetto all’asse euro-atlantico. L’occasione è data dalla partenza della missione militare europea “Aspis”, nata per accompagnare quella angloamericana “Prosperity Guardian” nella “tutela del commercio e della libertà di navigazione” nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La marina italiana garantirà nel Mar Rosso a sostegno della campagna intimidatoria di Washington due navi, le fregate Fasan e Martinengo, che saranno accompagnate da unità di altri paesi europei. Questo nuovo invio di reparti coloniali a sostegno del morente impero statunitense è particolarmente odioso in quanto diretto a reprimere l’azione di solidarietà internazionale del popolo yemenita, che, incapace di assistere in silenzio al genocidio in corso a Gaza, ha deciso di utilizzare una delle più classiche armi di pressione internazionale, imponendo un embargo sulle navi israeliane o su quelle connesse per traffici o merce all’economia sionista. Non disponendo del controllo dei mari o dei cieli, gli yemeniti hanno fatto ricorso alla loro forza missilistica, fruttuoso risultato delle capacità tecniche e militari di un popolo che per anni ha dovuto resistere a una violentissima guerra d’aggressione. Dalla confisca della nave Galaxy Leader il 20 novembre scorso ad oggi le azioni d’interdizione del commercio messe in campo dagli yemeniti non hanno portato a vittime, ma unicamente al danneggiamento di alcune navi che non hanno obbedito agli ordini impartiti della marina militare di San’a, rifiutando di essere sottoposti a controlli. Ciò non ha peraltro “interrotto il commercio”, come pretendono i propagandisti occidentali. Per quanto si sia ridotta la navigazione, anche a causa dell’aumento vertiginoso delle assicurazioni sui trasporti marittimi, attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez continuano giornalmente a veder transitare numerose navi, in particolare collegate alla Russia o alla Cina per bandiera o proprietà. Queste non solo sono state lasciate indisturbate, ma addirittura molti equipaggi hanno voluto segnalare la presenza a bordo di personale cinese, o testimoniare apertamente l’assenza di affiliazioni con il regime sionista per evitare qualsiasi equivoco. Come più volte ribadito dalla dirigenza yemenita, non esiste nessun pericolo nel Mar Rosso per la libertà di navigazione o i traffici mercantili. Ciò che sta accadendo, e che rende ancor più meschina la partecipazione italiana a qualsiasi campagna militare, è una pura e semplice reazione al massacro di Gaza, è un estremo tentativo di mettere pressione sul regime sionista affinché si interrompa una vera e propria pulizia etnica che vede nell’Occidente allargato un complice attivo. Le missioni “Aspis” e “Prosperity Guardian” non sono altro che l’ennesimo capitolo di questa complicità, forse la più chiara dimostrazione in tempi recenti del “doppio standard” occidentale, con l’attenzione dell’asse Washington-Bruxelles sempre pronta a perseguire qualsiasi violazione dei diritti umani, vera o, più spesso, presunta, in qualunque parte del mondo, ma assolutamente cieca di fronte al massacro di decine di migliaia di civili e alla sistematica distruzione di ospedali, abitazioni, scuole, uffici pubblici e luoghi di culto. Non esiste una chiave di lettura realistica alternativa a questa, ed è significativo come media e politici occidentali trattino la tensione nel Mar Rosso come un qualcosa di separato e distinto rispetto all’assedio di Gaza, cercando di ricondurla invece verso pretese “mire dell’Iran”, che vorrebbe “destabilizzare la regione” a suo vantaggio. Ben altro ha notato la diplomazia cinese per bocca di Zhang Jun, rappresentante permanente della RPC all’ONU: "L'attuale situazione di tensione nel Mar Rosso è una delle manifestazioni degli effetti di ricaduta del conflitto a Gaza. Permettere che il conflitto a Gaza si trascini aspettandosi che non si estenda è un pio desiderio e un'illusione. Inoltre, chiedere di prevenire da un lato l’estensione del conflitto e dall’altro gettare benzina sul fuoco provocando uno scontro militare è contraddittorio e irresponsabile”[1]. “Benzina sul fuoco” è quello che esattamente sono i bombardamenti angloamericani e la missione europea lanciata con la complicità del governo Meloni: al posto di lavorare per la distensione e la risoluzione della “questione yemenita”, e quindi di quella palestinese, i governanti dell’Occidente provano a riproporre l’infame formula della “diplomazia delle cannoniere”. Ma questa idea, quella di poter silenziare a furia di bombardamenti il moto solidale di un popolo intero che affolla in massa le strade per protestare contro l’imperialismo anche sotto le bombe, è un retaggio degli Anni ‘90 che non trova posto nel mondo di oggi, quello che vede con sempre più insistenza il sopravvento delle tendenze alla multipolarizzazione sulle resistenze del decadente sistema egemonico di Washington. Il governo italiano si rifiuta ancora una volta di prendere coscienza della realtà per come è, preferendo la sudditanza all’asse atlantico rispetto alla dignità e all’indipendenza nazionale. Il nostro paese, con una Storia peculiare e fruttuosa di rapporti di amicizia con il mondo palestinese, potrebbe e dovrebbe agire per risolvere alla radice la causa di questo crescendo di ostilità che rischia di travolgere tutta la regione, dovrebbe impegnarsi contro le azioni genocide dell’entità sionista, chiamando al rispetto dei diritti umani e delle storiche risoluzioni delle Nazioni Unite, come peraltro stanno facendo numerosi Stati, dal Sudafrica all’Indonesia, passando per la Slovacchia, membro dell’UE. Continuare a nascondersi dietro al dito della “destabilizzazione iraniana” significa accettare una gravissima responsabilità storica, quella che ricade su chi attivamente si impegna perché una situazione potenzialmente ancora ricomponibile degeneri nello scontro diretto, con conseguenze imprevedibili ma sicuramente letali. Significa scegliere di continuare a vivere fuori dal mondo reale, preferendo la sudditanza all’Egemone a qualsiasi sussulto di autonomia, l’affondare con lui piuttosto che avere il coraggio di abbandonarlo alla pattumiera della Storia dove è destinato ad essere lasciato. La riprova della dannosità dell’intervento occidentale si ha nel fatto che, nonostante i bombardamenti, stando alla dirigenza yemenita di assai scarso impatto, le navi mercantili associate ai sionisti cotninuino a venire prese di mire, e a queste sono state aggiunte in risposta anche quelle collegate al regime di Washington. L’egemonia statunitense, ormai correttamente percepita in tutto il mondo come una tigre di carta, sta ricevendo un’umiliazione quotidiana innegabile, sintomo della sua sempre più rapida decadenza. Una classe politica degna si renderebbe conto di ciò, e, perlomeno, si assocerebbe a quelle forze che a livello internazionale promuovono processi di pace e di ri-costruzione della stabilità. Ma far ciò significherebbe mettere in dubbio il supporto incondizionato a Israele, ossia alla roccaforte degli interessi statunitensi nell’Asia occidentale, significherebbe mettere in discussione l’unipolarismo e l’egemonismo imperialista degli Stati Uniti. Non un qualcosa alla portata di tutti, né umanamente né politicamente, sicuramente fuori dalle possibilità (o volontà) della Meloni e dei suoi ministri. A indicare la via della pace sono ancora una volta i paesi promotori del multipolarismo, dalla Russia, al Sudafrica, alla Cina. Tra tutto quello che è stato detto, è importante ricordare le parole del presidente Xi Jinping, che, affermando come non possa continuare l’ingiustizia storica sofferta dal popolo palestinese, ha identificato come unica possibile soluzione al conflitto, dalla Palestina allo Yemen, il riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini stabiliti nel 1967 e con Gerusalemme come capitale[2].
NOTE [1] https://www.chinadailyasia.com/article/371344 [2] https://www.aljazeera.com/news/2023/6/14/chinas-xi-jinping-backs-just-cause-of-palestinian-statehood |
Il marchio Fiat è stato superato da quello Volkswagen nella classifica delle vendite mensili in Italia a dicembre 2023. Ed è la prima volta che succede dal 1928, ovvero da quando vengono monitorati i dati di mercato. La casa automobilistica tedesca ha staccato il Lingotto per circa 230 unità, secondo i dati forniti da Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) e Jato. Più in dettaglio: Volkswagen ha realizzato immatricolazioni per 10.752 unità segnando una crescita del 20,59% su base annua; Fiat ha effettuato 10.523 consegne, con una contrazione del 16,01% anno su anno.
https://borsaefinanza.it/auto-fiat-perde-il-primato-di-vendite-nel-mese-di-dicembre-in-italia/ |
Post n°1740 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
Speranza ora fa la "vittima", ma all'epoca della psicopandemenza non aveva intenzione di discutere, il governo di cui faceva parte,imponeva Dpcm (atti amministrativi), restrizioni ed imposizioni anticostituzionali privando le persone dei diritti naturali e costituzionali; ha applicato un protocollo inefficace e sbagliato fatto di tachipirina e vigile attesa... si, in attesa della morte delle persone. Ospite di don Fazio si lagna, si lamenta, piange lacrime di coccodrillo. Articolo di seguito è tratto dall'edizione odierna (22 gennaio 2024) de La Verità. . Speranza "frigna" da Fazio per la Commissione Parlamentare Covid! L’ex ministro sul tappeto srotolato da Fabiolo: «Un grande Paese discute, quello è un plotone di esecuzione per fare male a me, Conte e Draghi». Poi elogia il piano pandemico fac-simile del suo in circolazione. E infatti Fdi promette: una bozza, verrà cambiata! . di ADRIANO SCIANCA Roberto Speranza torna a spiegarci il Covid (proprio lui, alla luce della sua disastrosa gestione della psicopandemenza, è roba da mettersi le mani nei capelli, ndr) i vaccini, la sanità, il futuro dell’Italia e della sinistra. E, per non rischiare, sceglie il felpatissimo salotto di Fabio Fazio (la cassa di risonanza del pensiero unico) dove si è immuni dagli effetti avversi del giornalismo, tipo le domande scomode. Quale luogo migliore, quindi, per presentare "Perché guariremo", il saggio dell’ex ministro sulla pandemia, rinato a nuova vita dopo essere apparso per un quarto d’ora nelle librerie nel 2020 per poi scomparire? Speranza è introdotto da Roberto Buioni, che parla di un tema serio e grave, cioè l’aumento dei tumori tra i giovani, ma che non può fare a meno di fare la battuta sul fatto che «ormai viene data ai vaccini la colpa anche degli errori arbitrali». Poi tocca a lui Speranza spiega il lungo e pensoso iter che lo ha portato a ristampare il suo libro: «Penso che oggi parlare di che cos’è accaduto ci serva molto». Del resto, «durante quella fase in tanti abbiamo detto “mai più”, ma l’impressione è che la lezione di quei giorni stia drammaticamente, tragicamente evaporando. È come se ci fosse una rimozione». E per non sbagliare cita papa Francesco, che disse «peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla». L’invito a trarre le dovute lezioni dal Covid è ovviamente sacrosanto, ma l’impressione è che Speranza consideri legittime solo le lezioni che dice lui, ritenendo lesa maestà ogni altra riflessione su quei giorni. Lo dimostra la solita lagna sulla commissione di inchiesta (di cosa si preoccupa se dice sempre di avere fatto tutto bene? ndr) che per Speranza è un «plotone d’esecuzione contro chi ha governato prima. La commissione è fatta per fare male a me, Conte e Draghi (che noia, peggio di un disco che s'incanta, ndr). Un grande Paese non fa questo, un grande Paese discute» (più che discutere, Speranza adora fare solo comizi, ndr). La commissione, aggiunge, «strizza l’occhiolino a una platea No vax». L’ex ministro propone inoltre di rilanciare «una campagna molto più forte in favore della vaccinazione». Fazio gli chiede del piano pandemico, curiosamente dimenticando di menzionare il fatto che Speranza non aveva aggiornato il suo (sciocchezzuole, ndr). Ci tocca quindi assistere a un ex ministro che pontifica su un tema su cui ha il fianco più che scoperto, senza che qualcuno osi sollevare la minima obiezione. Poi arriva anche un’agenzia in diretta in cui si spiega che Fratelli d’Italia sconfessa la bozza del nuovo piano. «Sembra scritta dagli amici di Speranza », dicono da Fdi. Speranza ne approfitta per atteggiarsi a statista al di sopra delle fazioni politiche, benché nel suo libro parlasse della pandemia come opportunità per rilanciare l’egemonia della sinistra. Non manca una stoccata all’autonomia differenziata, come attentato alla salute pubblica. In tutto questo, molta pubblicità al libro, ma solo un vaghissimo e paludato accenno alla sua grottesca storia editoriale. Una vicenda che avrebbe richiesto, in un autore dotato di maggiore senso del pudore, un profilo ben più basso. Il libro dell’allora ministro della Salute sarebbe infatti dovuto uscire a ottobre 2020. In effetti uscì, ma furono pochi i fortunati che riuscirono a entrare in possesso di una copia del prezioso to- mo. Dopo la relativa tregua estiva, infatti, con il ritorno del freddo cominciarono a risalire i contagi e, con essi, le restrizioni. Varate da un ministro che contemporaneamente ci spiegava in un libro che saremmo guariti. Una contraddizione troppo stridente: il volume venne ritirato in fretta e furia del mercato, ufficialmente per essere rinviato di poche settimane. Il 21 ottobre 2020, nelle librerie arrivò l’annuncio prudente: «Vi chiediamo di bloccare temporaneamente la vendita del libro Perché guariremo del ministro Roberto Speranza . Vi daremo appena possibile sulla nuova data di messa in vendita». Evidentemente Speranza applicava all’uscita del suo libro la stessa logica antiscientifica e illusoria che aveva legittimato le prime chiusure («restiamo a casa 15 giorni per salvare il Natale, la Pasqua, l’estate, etc.»): accettiamo il lockdown ora, per poter poi andare ad acquistare "Perché guariremo" in tutta tranquillità. Il 2 novembre 2020, tuttavia, l’annuncio raggelante: «Si comunica che il libro è stato ritirato definitivamente dalla vendita e verrà messo fuori catalogo». Chiunque altro, dopo una figuraccia del genere, avrebbe appeso la penna al chiodo e lasciato la politica. Speranza no. E anzi rilancia, cambiando solo editore, da Feltrinelli a Solferino. Ma inserendo due capitoli nuovi per aggiornare il discorso: in effetti, dove aver sbagliato sia la teoria che la pratica a pandemia in corso, perché privarsi della gioia di sbagliare anche l’analisi ex post? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Post n°1739 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
SPERANZA SI PRENDE GIOCO DEGLI ITALIANI: «VERITÀ SUL COVID», CHIEDE, PERÒ POI DALL'INIZIO E TUTT'ORA, BOICOTTA LA COMMISSIONE D'INCHIESTA PARLAMENTARE. Nel libro magicamente «ricomparso» il dem Speranza suggerisce «una discussione seria sulle lezioni della pandemia». È proprio quello che tutti, dai comuni cittadini ai giornalisti invochiamo da tempo. Peccato che lui e i suoi sodali poi, facciano esattamente il contrario: insabbiare ed evitare di dare risposte! articolo di FRANCESCO BORGONOVO Sfogliando con grande attenzione Perché guariremo - il libro che Roberto Speranza ha dato alle stampe nel 2020 per Feltrinelli, salvo poi censurarselo da solo e ora ripubblicato dall’editore Solferino con capitoli integrativi - troviamo un passaggio persino condivisibile. Sono poche righe verso la fine in cui l’ex ministro della Salute afferma quanto segue: «È un vero peccato», scrive, «che, anche fuori dall’emergenza, non si riesca a impostare una discussione seria sul significato e sulle lezioni degli anni terribili della pandemia. Dovremmo istituire gruppi di studio che possano approfondire e analizzare punti di forza e di debolezza del nostro Servizio sanitario nazionale fuori da ogni polemica strumentale. Questo sarebbe degno di un grande Paese com'è l’Italia e sarebbe un modo assai migliore di impiegare il tempo prezioso dei parlamentari: per il bene di tutti». Siamo totalmente d’accordo. Sarebbe ora, quattro anni dopo l’esplosione del Covid, di mettere nero su bianco alcune verità, così che si possa creare una memoria condivisa della pandemia vagamente credibile e si riesca finalmente a cancellare alcuni fantasmi del passato. Potremmo, alla luce delle ultime risultanze scientifiche, chiarire che le mascherine obbligatorie non servono o sono addirittura dannose, che i lockdown hanno prodotto effetti disastrosi, che il green pass è stata una vessazione inutile e feroce, che i vaccini hanno effetti avversi e chi li ha subiti merita un risarcimento e via di questo passo. Di tutto questo dovrebbero occuparsi anche gli scienziati, magari prendendo in considerazione i dati che la Commissione scientifica indipendente di Alberto Donzelli e altri raccoglie da anni. Si potrebbero riunire luminari di ogni orientamento e convinzione, a partire dall’autorevole Francesco Vaia, e si potrebbe aprire - forti delle certezze accumulate - addirittura a figure come Matteo Bassetti. Del resto le evidenze sul Covid sono talmente tante che non si deve aver timore di nulla. Dunque Speranza lancia una proposta interessante. Ci sono tuttavia almeno due elementi lievemente contraddittori nel suo discorso che svelano la sua cattiva fede. Speranza, da ministro, avrebbe dovuto provvedere a organizzare un accurato riesame dei provvedimenti presi sul Covid. Ne aveva il potere e la possibilità, e soprattutto ne avrebbe avuto il dovere, visto che i piani pandemici prevedono che sia svolta una regolare riflessione sulle azioni istituzionali. Solo che i piani pandemici non erano aggiornati né operativi, anche se Speranza si è sempre rifiutato di ammetterlo, e soprattutto i governi di Conte e Draghi non hanno mai avuto la volontà di sottoporre al vaglio delle critica le proprie decisioni, per timore di dover ammettere fallimenti. Al contrario, entrambi gli esecutivi hanno fatto di tutto per silenziare le contestazioni e reprimere il dissenso e Speranza è stato il primo a rifiutarsi addirittura di rispondere a domande vere nel corso di interviste vere. Ergo, che venga ora a chiedere un confronto serio è ridicolo, oltre che offensivo. Ma c’è di più. Se il caro Roberto volesse davvero un confronto aperto e responsabile, avrebbe a disposizione una ottima occasione, ovvero la commissione di inchiesta sul Covid. Lui e i suoi compagni del Pd potrebbero mostrarsi felici di collaborare alla creazione di tale organismo, potrebbero offrire un contributo costruttivo o financo migliorativo. Invece che fanno? Lo sappiamo: dal primo giorno brigano per ostacolare il processo. Non lo diciamo noi, beninteso: lo hanno detto e rivendicato loro. E lo rivendica lo stesso Speranza. «Il 6 luglio 2023», scrive nel libro, «viene approvata alla Camera l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-CoV-2, e sulle misure adottate per affrontarla. L’ha proposta un deputato di Fratelli d’Italia (si rivolge a Galeazzo Bignami ndr) noto alle cronache per una fotografia in cui sfoggia una fascia nazista con la svastica. La Commissione ha un unico evidente scopo: colpire i governi Conte 2 e Draghi, e in modo particolare provare a far male ad alcuni avversari politici, a partire proprio da me e da Giuseppe Conte. Credo molto nelle istituzioni e nel Parlamento», continua Speranza, «e sono sinceramente amareggiato nello scrivere parole così dure, ma questa è la pura e semplice verità. Lo dimostrano alcune scelte altrimenti inspiegabili, prima fra tutte quella di escludere dal perimetro del lavoro della Commissione le competenze delle Regioni. Come è noto a tutti, e a maggior ragione dovrebbe essere noto a chi è eletto in Parlamento, alle Regioni sono affidate dalla Costituzione funzioni essenziali in materia di sanità. Infatti, anche durante la pandemia, il ruolo delle Regioni nella gestione dell’emergenza è stato molto significativo. Eppure, magicamente, questa commissione potrà occuparsi di ciò che è avvenuto a Pechino o in Nuova Zelanda, ma non di ciò che è accaduto a Milano, a Napoli o a Palermo». Strabiliante. Dopo aver dato del nazista a Galeazzo Bignami (che a differenza di lui non ha mai discriminato nessuno) Speranza cincischia sulle Regioni, ben sapendo che a livello regionale sono state organizzate commissioni di inchiesta e ci sono state indagini giudiziarie e soprattutto sapendo che tutte le misure restrittive dell’era Covid sono state orchestrate dai governi. Insomma, si aggrappa a ogni giustificazione pur di giustificare il rifiuto del confronto. Non pago, nel libro insiste con le lagne. «Un altro punto che vale la pena evidenziare riguarda i vaccini anti Covid», scrive. «Nel mondo sono state somministrate oltre 13 miliardi di dosi. Eppure, tra i compiti della Commissione, ci sarà anche quello di verificare gli atti autorizzativi dell’Ema, l’agenzia europea dei medicinali. Un chiaro messaggio per ingraziarsi il mondo no vax. Sarà notevole vedere deputati e senatori cimentarsi con studi e ricerche di scienziati, tecnici ed esperti, tra i più bravi a livello internazionale, su farmaci che sono stati tra i più utilizzati nell’intero pianera». Interessante. Quindi i politici (a detta di Speranza ndr) non sono in grado di capire gli studi? E allora sulla base di che cosa hanno parlato durante il Covid? O forse Speranza è in grado di comprendere gli studi in virtù del suo passato di assessore a Potenza? Per altro, volendo, capire gli studi non è difficile: basta applicarsi, ma capiamo che Roberto non si senta all’altezza. Purtroppo ci si sentiva quando toglieva il lavoro e la dignità a una fetta di italiani. Attenti però, perché le sue doglianze non sono terminate. «È evidente», prosegue il nostro eroe, «che questa commissione non è uno strumento di chiarezza per dissipare le menzogne e i dubbi che hanno fatto male alla nostra convivenza. È un tentativo di schierare un plotone di esecuzione meramente politico. Per servire becere finalità di natura partitica, si prova a fare del Parlamento un vero e proprio tribunale politico che costruisca una verità di comodo, alternativa rispetto a quella dei fatti che è emersa in modo chiarissimo anche dai procedimenti giudiziari». Le prova tutte, Speranza. Si nasconde dietro le uscite di Mattarella sulla commissione Covid, piange per le inchieste che lo hanno coinvolto, grida alla persecuzione. Ma se, come ripete mille volte nel suo libro, ha fatto sempre tutto bene, di che cosa dovrebbe aver timore? Di qualche domanda a cui rispondere in Parlamento? E se davvero brama una analisi onesta della gestione pandemica, perché da mesi e mesi evita ogni riflessione e si sottrae a ogni confronto? Forse teme di non uscirne poi così bene? Non ci stupisce, per carità, il fatto che un politico cerchi di evitare la pubblica demolizione. E non ci sorprende nemmeno che Speranza abbia scelto il silenzio. Ma almeno che lo scegliesse fino in fondo. Vuole tacere? Ottimo, ma lo faccia sempre, evitando di parlare per incensarsi. Forse la scelta più giusta l’aveva fatta nel 2020, quando ritirò per vergogna il suo libro dagli scaffali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Scriveva quanto sto per riportare Alfred De Zayas il 18 luglio 2023, non molto tempo fa, quindi questa opinione calza più che mai alla attuale situazione geopolitica mondiale. Chi è Alfred de Zayas? È un avvocato, scrittore, storico, esperto nel campo dei diritti umani e del diritto internazionale e alto funzionario delle Nazioni Unite in pensione. Insegna alla Scuola di diplomazia di Ginevra, ex esperto indipendente delle Nazioni Unite sull’ordine internazionale. Premessa: Il Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949, ha come obiettivo prioritario la salvaguardia della sicurezza e della libertà degli Stati firmatari che di esso fanno parte, attraverso mezzi politici e militari, conformemente ai principi dello Statuto delle Nazioni Unite. La NATO è un sistema di sicurezza collettiva: i suoi Stati membri indipendenti si impegnano a difendersi a vicenda da eventuali attacchi di terzi. Durante la guerra fredda, servì come deterrente riguardo alla percepita minaccia dell'Unione Sovietica. Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica venne di fatto a mancare la principale ragione di esistenza della NATO. Questa l'opinione di De Zayas circa l'essenza attuale della Nato: "Che cos'è un'organizzazione criminale? La persona media pensa immediatamente ai cartelli della droga locali e internazionali, alle associazioni di trafficanti di esseri umani, alle società di pedopornografia, ai siti di gioco d'azzardo o alla mafia. Forse a causa di un'immagine creata artificialmente, sostenuta dai media occidentali, la NATO non viene immediatamente riconosciuta come "organizzazione criminale". Inizialmente la NATO non era un'organizzazione criminale. Il trattato che istituiva la NATO il 4 aprile 1949 stabiliva all'articolo 5 che: "Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America del Nord sarà considerato come un attacco contro tutte loro e di conseguenza convengono che, qualora si verifichi tale attacco armato, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva riconosciuto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, le azioni che riterrà necessarie, compreso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area dell'Atlantico del Nord". Inizialmente la NATO aveva un obiettivo di sicurezza legittimo, compatibile con il Capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite (artt. 52-54), che consente accordi regionali, a condizione che questi siano coerenti con l'oggetto e lo scopo della Carta delle Nazioni Unite e siano subordinati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Infatti, ai sensi dell'articolo 103 della Carta ("clausola di supremazia"), in caso di conflitto tra un trattato e la Carta, è quest'ultima a prevalere. Finché l'Unione Sovietica minacciava l'Europa occidentale e intendeva espandersi, era legittimo che i Paesi occidentali adottassero misure di sicurezza collettiva. Una conseguenza del trattato NATO è che l'Unione Sovietica organizzò un'alleanza concorrente chiamata Patto di Varsavia (1955-1991) e che la minaccia di distruzione reciproca assicurata attraverso le armi nucleari dissuase entrambi i campi dall'attaccarsi a vicenda. Le cose cambiarono nel 1989, quando il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, amante della pace, ritirò le forze sovietiche dall'Europa centrale e orientale e ricevette la promessa dall'allora presidente degli Stati Uniti George H.W. Bush e dal segretario di Stato James Baker che la NATO non si sarebbe mossa "di un pollice" verso est. Per un breve momento di splendore, la possibilità di una pace mondiale sembrava realizzabile con il disarmo reciproco. Questo sogno è stato infranto dal presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, quando ha deciso di seguire i consigli dei neoconservatori e la tabella di marcia imperialista del politologo Zbigniew Brzezinski, che ha concepito l'idea di un mondo unipolare sotto un egemone, gli Stati Uniti, che avrebbe sostanzialmente sostituito le Nazioni Unite. La decisione di Clinton di espandere la NATO verso est, in violazione delle promesse vincolanti, è stata fortemente criticata da George F. Kennan come un "errore fatale" nel suo saggio sul New York Times del 5 febbraio 1997. Dopo il 1997, la NATO si è gradualmente trasformata da un'alleanza "difensiva" a un colosso geopolitico per soggiogare il resto del mondo. Già negli anni '90, i Paesi della NATO hanno partecipato alla distruzione dell'integrità territoriale della Jugoslavia e nel 1999, senza il consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la NATO ha bombardato la Jugoslavia, violando così l'articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite. La guerra di aggressione della NATO nel 1999 è stata una prova generale di ciò che sarebbe seguito. Ha comportato anche gravi crimini di guerra, tra cui il bombardamento indiscriminato di centri civili e l'uso di armi indiscriminate, come l'uranio impoverito e le bombe a grappolo. La Jugoslavia è stata solo il preludio di una serie di aggressioni contro l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia e la Siria e altrove, durante le quali sono stati perpetrati crimini di guerra e contro l'umanità nella più totale impunità. La Corte Penale Internazionale, che è essenzialmente al servizio dell'"Occidente collettivo", non ha indagato su questi crimini e nessun politico o leader militare occidentale è stato mai incriminato. Ai processi di Norimberga del 1945-46, la delegazione statunitense aveva previsto di processare 14 organizzazioni come criminali, poi ridotte a sei: il Gabinetto del Reich, il Corpo Direttivo del Partito Nazista, la Gestapo, le SA, le SS e l'SD, lo Stato Maggiore e l'Alto Comando dell'esercito tedesco (Wehrmacht). L'obiettivo era quello di far dichiarare queste organizzazioni retroattivamente criminali, in modo che i loro membri potessero essere processati più rapidamente per la semplice appartenenza al partito. Naturalmente, questo concetto viola lo stato di diritto, perché comporta una punizione collettiva e sovverte il principio della presunzione di innocenza. Sebbene la sentenza di Norimberga abbia considerato tre organizzazioni come criminali di per sé, non ha ritenuto criminali le SA, il Gabinetto del Reich o la Wehrmacht. La sentenza di Norimberga, tuttavia, ha creato un precedente (negativo) che potrebbe essere applicato ai Paesi e alle forze della NATO. Questo, tuttavia, non è necessario, poiché le violazioni delle Convenzioni dell'Aia e di Ginevra da parte delle forze NATO sono così ben documentate che qualsiasi tribunale con giurisdizione appropriata potrebbe processare i membri delle forze NATO in base alle Convenzioni già esistenti, senza dover ricorrere al concetto di organizzazione criminale. Il punto è che se le forze della NATO dagli anni '90 hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ciò che è importante oggi è che l'opinione pubblica mondiale riconosca la NATO come una minaccia alla pace e alla sicurezza dell'umanità. Le sue provocazioni seriali costituiscono il più grande pericolo per la nostra sopravvivenza come specie. Se la NATO merita l'etichetta di "organizzazione criminale", ciò che è cruciale non è condurre processi per crimini di guerra, ma neutralizzare la minaccia". [L'autore è professore di diritto internazionale alla Scuola di diplomazia di Ginevra ed ex esperto indipendente delle Nazioni Unite]. |
Post n°1737 pubblicato il 20 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
Lo scriveva il direttore diel periodico QUATTRORUOTE Gian Luca Pellegrini, nel numero uscito a luglio 2023. È un atto d'accusa neppure tanto velato alla "truffa" della transizione ecologica.
“Distratti dalle infinite implicazioni pratiche/geopolitiche/industriali della transizione, perplessi dalle rivendicazioni dell'ambientalismo militante, frenetici nel trovare un posto al sole alle rispettive filiere, vogliosi di attrarre investimenti cinesi e americani, confusi dalle diverse velocità dei mercati nel recepire il cambiamento (l'Italia è sempre indietrissimo nelle vendite delle auto elettriche, al punto che il governo intende spostare la parte inutilizzata del monte incentivi sulle termiche), ci affanniamo sul presente e fatichiamo a realizzare che il 2035 sarà non un punto d'arrivo, bensì l'avvio di un processo di trasformazione sociale assai più radicale del phase-out. L’imposizione dell'elettrico come tecnologia dominante è una cortina fumogena funzionale a nascondere il vero obiettivo della rivoluzione che ha investito l'automotive, ovvero ridimensionare la mobilità privata. E ho anche l'impressione che polarizzare pervicacemente il dibattito sul prodotto "terminale" – ovvero le macchine elettriche –, rifiutando di ammettere che il nodo gordiano della decarbonizzazione è un'istanza sistemica come la produzione d'energia da fonti rinnovabili, serva a creare le condizioni per poter un giorno dire che quanto fatto non sarà bastato. È giunta l'ora che s'inizi a fare i conti con l'idea che la motorizzazione di massa, per come l'abbiamo conosciuta, è destinata a scomparire”.
Gian Luca Pellegrini Dall’editoriale di Quattroruote di luglio 2023. |
Post n°1736 pubblicato il 20 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
Apprezzo da sempre gli articoli di FRANCESCO BORGONOVO, brillante penna del quotidiano La Verità, un giornale libero dai partiti e dagli interessi imprenditoriali, assieme al direttore dello medesimo quotidiano MAURIZIO BELPIETRO. Sono legato con affetto, stima e fiducia a queste due firme, che non sono le uniche del quotidiano citato, ma certamente le migliori. Un giornalista è una persona il cui lavoro consiste nello scrivere storie basate sulla realtà per giornali, riviste, o siti di notizie online. Ho imparato nel tempo a leggere, ad ascoltando una notizia, e ad apprezzarla, come ad apprezzare chi l'aveva scritta. Voglio qui pubblicamente ringraziare sia Borgonovo che Belpietro per avermi spessisimo fornito storie sulle quli documentarmi e riflettere allo stesso tempo. Con la loro puntualità, schiettezza, ironia, con il loro piglio investigativo, la loro puntualità, hanno firmato lezzi giornalistici di grande importanza e di grande pregio, in tanti anni di militanza. Arrivano per primi, nel caos del presente, battendo alle porte chiuse, a volte correndo dei rischi, e catturano l’inizio della verità. Se non lo fanno loro, i giornalisti, chi dovrebbe farlo? I commentatori? C’è una sola alternativa ai cronisti: accettare la versione ufficiale, quella che i poteri forti, le lobbies, i poteri economici, i burocrati e i politici scelgono di darci. Dopotutto, senza i cronisti, che cosa saprebbero i cittadini? Propongo qui oggi l'articolo pubblicato sulla edizione odierna del quotidiano, in concomitanza con la ennesima uscita del libro dell'ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Un gran bel lezzo giornalistico, con alcume mie considerazioni. Buona lettura!
L’EX MINISTRO RIPROPONE IL LIBRO CHE FECE SPARIRE DAGLI SCAFFALI SOLO POCHE ORE DOPO L'USCITA NELLE LIBRERIE. SPERANZA TORNA, SENZA FORNIRE RISPOSTE, TORNA SOLO PER "INSULTARE".
Speranza si riaffaccia in libreria ed "insulta" cittadini e media non inginocchiati. L’ex ministro ripubblica (se ne sentiva davvero il bisogno? ndr) il volume, uscito nel 2020 e subito ritirato, con l'aggiunta di alcuni capitoli. Peccato che in tali capitoli si preoccupi solo di offendere coloro che hanno rifiutato l’iniezione e quei giornali che hanno evidenziato le criticità della sua campagna vaccinale e i diktat. Il testo in cui si vantava (nel 2020!) di aver sconfitto il Covid ricompare «arricchito» con un capitolo in cui attacca i non vaccinati (definiti "criminali") e chi li ha difesi dalla sua "violenza". Liquida sprezzante chi è morto o ha subito gravi danni in seguito all’iniezione. E fa pure la vittima! Nessuna risposta alle domande. Nessuna! E uno strano silenzio sul green pass rovina dei lavoratori.
di FRANCESCO BORGONOVO
Roberto Speranza (peccato porti questo nome/aggettivo di così tanta virtù ed averlo infangato a più riprese ndr) lo aveva già scritto nel 2020 e lo ribadisce ora: «La prova che abbiamo attraversato fa cadere tutti gli alibi. Ogni volta che una scelta è rinviata o non presa è perché si sceglie di non decidere. Il Parlamento democraticamente eletto attraverso il voto popolare, dà la fiducia al governo. Il governo deve governare. Ha l’obbligo di assumersi le sue responsabilità. Non ci sono scuse». Per governare, lui ha governato, e purtroppo ci "ricordiamo" tutti come ha governato. Quanto ad assumersi le sue responsabilità, tuttavia, è decisamente più carente. Nel senso che ha la faccia tosta non solo di rivendicare i suoi clamorosi successi nella lotta al Covid (dovrebbe spiegare al pubblico quali successi ndr) ma pure di ripresentarsi sulla scena per insultare ancora una volta i non vaccinati.
Ieri nelle librerie italiane è arrivato "Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute", cioè il libro che circa quattro anni fa, nell’ottobre del 2020, l’ex ministro aveva pubblicato e poi si era autocensurato. Fu, lo ricorderete, una vicenda clamorosa, probabilmente senza eguali nel mondo civilizzato. Il volume fu stampato da Feltrinelli e spedito ai punti vendita. Fu esposto per poche ore in alcune città italiane e poi rapidamente tolto dagli scaffali. Caso volle che chi scrive si trovasse a passare per una libreria, riuscendo così a entrare in possesso di alcune copie dell’opera. Copie che, nel frattempo, sono notevolmente aumentate di valore (qualche folle ora le vende online per cifre anche superiori ai mille euro).
PRIMA VERSIONE Fu una figura di palta spaventosa, su cui Speranza non ha mai inteso dire una parola. Dal 2020 a ieri non ha offerto spiegazioni ai giornalisti, non ha mai concesso vere interviste, ha rifiutato di dire la verità ai cittadini persino sulle sue vicissitudini editoriali. Poi, all’improvviso, eccolo ripresentarsi al pubblico con un nuovo editore (Solferino, area Rcs) e una rinnovata baldanza. Il libro è lo stesso di prima, ma con qualche capitolo aggiuntivo e una breve nota introduttiva. Ebbene, già quella premessa trasuda arroganza. «Su questo libro», scrive Speranza, «si è detto e scritto di tutto, ma la storia è molto più semplice delle tante strumentali ricostruzioni. All’inizio dell’autunno 2020, con la risalita dei casi e l’arrivo della seconda ondata, mi è sembrato inopportuno pubblicarlo e impossibile accompagnarlo nell’uscita favorendo il dibattito pubblico che era mio obiettivo alimentare». Beh, che fosse inopportuno pubblicarlo ce ne eravamo accorti tutti. Il punto è che era inopportuno anche scriverlo, visto il fallimento a cui l’allora ministro e i suoi sodali ci avevano condotto. Speranza rivendicava una vittoria del virus che non c’è stata nel 2020 e nemmeno in seguito. Peggio: nel pieno dell’emergenza si vantava dei risultati raggiunti e rivendicava con orgoglio di essere stato, sin dall’inizio del putiferio sanitario, a favore della linea dura. Nel capitoletto datato 25 febbraio 2020, ad esempio, vergava: «Ben presto la “linea dura” dell’Italia non sarà più una scelta discutibile da valutare, ma un modello da seguire». Già, si è visto come ci abbiano seguito gli altri… Pagina dopo pagina, Roberto si batteva da solo vigorose pacche sulle spalle, e alternava smargiassate a patetici tentativi di difesa. A fini esplicativi citiamo un altro passaggio, relativo alle mascherine: «Ha infuriato una polemica, con tanto di interrogazioni parlamentari, perché nel mese di febbraio il nostro governo aveva inviato dispositivi di protezione e altro materiale sanitario in Cina [...] Io credo che non ci sia nulla di più sbagliato e inattuale di quelle polemiche. [...]. La solidarietà è un’arma potentissima per combattere il virus». Quasi commovente, se si pensa che ancora oggi ci sono persone che hanno perso il posto di lavoro per non aver indossato la maschera.
AUTO ASSOLUZIONE Capite bene che la questione dell’inopportunità del libro è centrale. Quel testo rivela l’approccio tenuto dal fu ministro: una sicumera tale da cantare vittoria nel mezzo di una débâcle. Il fatto agghiacciante è che nemmeno ora Speranza se ne rende conto. Al contrario, si atteggia a vittima. Dice di aver ripubblicato il volume per «smascherare le molte polemiche che ci sono state sui “segreti da nascondere” che avrebbero portato a rinviare la pubblicazione. Nel corso dei mesi ne ho lette davvero tante. Mi ha fatto persino sorridere la creatività di chi “citava” brani che non avevo mai scritto, né nel libro né altrove, per alimentare un profluvio di fake news organizzate ad arte». Capito? Secondo Roberto il problema sarebbero le fake news, gli attacchi che ha ricevuto, poverino. In realtà, l’unico ad aver diffuso balle è stato lui, sempre rifiutandosi di parlare con la stampa non asservita e rinchiudendosi in un ostinato silenzio riguardo a tutto ciò che non gli andava a genio. Attenti però, che il meglio viene adesso. Dopo aver vestito i panni della vittima, il nostro bravo Speranza si permette addirittura di sputare su gente che ha discriminato, oppresso, maltrattato e infamato per anni. Tra i capitoli «integrativi» presenti nella nuova edizione del testo - tutti largamente omissivi, come ovvio (nel senso che non è stato riportato per intero quello che nel frattempo è accaduto ndr) - ce n’è uno interamente dedicato ai vaccini. Dopo averli celebrati quali unica fonte di salvezza dell’umanità e aver in qualche modo rivendicato il merito di averceli donati, egli si concentra su coloro che hanno rifiutato l’iniezione e pure su quanti hanno tentato, in vari modi, di segnalare le criticità della campagna di inoculazione. Speranza spiega che sulla campagna vaccinale «hanno un impatto doloroso le rare segnalazioni di effetti avversi dei vaccini. Trovano risalto sui media, comprensibilmente, considerando che la campagna vaccinale è per settimane la notizia del giorno. Pochi eventi alimentano le perplessità di una piccola minoranza di italiani ancora incerti sul da farsi. […] Come di fronte a qualunque farmaco e a qualunque terapia, infatti, non mancano i dubbiosi. La tragedia che abbiamo vissuto è troppo grande perché il vaccino non appaia come la vera soluzione, ma in alcuni, purtroppo, si fa strada il timore di imprecisati effetti avversi o conseguenze a lungo termine. Un timore da affrontare con il dialogo e la razionalità». Questo brano è semplicemente allucinante: sarebbe risultato grottesco anche nel 2021, ma nel 2024 suona offensivo. Il «dialogo e la razionalità» di Speranza , nella realtà, sono stati obblighi, divieti, menzogne e insulti. Imposizioni e discriminazioni.
GLI ATTACCHI Ma sulle persone che inutilmente sono state private del lavoro l’ex ministro sorvola (il che è tutto dire ndr). In compenso trova il tempo di attaccare i giornali che a suo tempo lo hanno contestato. «Purtroppo», scrive, «que- sta paura viene cavalcata da alcune frange dei media e dei social, per interessi scandalistici o perfino con l’intento di mettere in difficoltà il governo. È una deriva, questa, verso cui provo un sincero disgusto: fare audience e fare politica sulla persone, giocare a dadi con la pelle dei più fragili per favorire i propri interessi denota un’irresponsabilità estrema. Non è degno di un Paese civile» (perchè secondo lui criticare non è lecito, oppure lo si fa solo per capriccio o voluttà, senza argomentazioni? Che arroganza! ndr). E sentite che dice dei non vaccinati: «Si palesa a poco a poco, in una frangia estrema e via via più radicale, un movimento contrario ai vaccini (credo dimentichi di dire "a questi vaccini" ndr) che gradualmente intensifica la sua azione di protesta e contestazione. Questo movimento fonda le sue “certezze” principalmente su azzardate teorie antiscientifiche (come antiscientifiche:uscivano sempre nuovi studi, pubblicate su diverse riviste mediche internazionali e per lui tutto questo è antiscientifico... ndr). Si mettono in discussione i processi autorizzativi di Ema e Aifa e le indicazioni della comunità scientifica internazionale. Il messaggio di fondo, che purtroppo continuerà a circolare in alcuni ambienti, è che i vaccini non siano la soluzione (qui l'ex ministro è in palese errore, perchè il "movimento" cole lui lo definisce, contestava l'imposizione e la non tenuta in doverosa considerazione altri sistemi di cura, come gli antinfiammatori, le monoclonali e tanti altri che non sto qui ad elencare, metodi validati dalla prassi di molti medici di base che lui, l'ex ministro non ha mai voluto ricevere, né ascoltare ndr) al problema enorme che abbiamo affrontato ma il vero nemico da combattere. Ne consegue che chi si impegna per la loro diffusione e somministrazione sia solo un farabutto al soldo di qualche non meglio precisato potere oscuro internazionale. Da queste teorie fantasiose, diffuse ad arte sui social ecco che ripropone il ritornello della vittima... povero... ndr) ci vuole poco ad arrivare alle minacce e agli atti di violenza veri e propri». Le presunte teorie antiscientifiche citate da Speranza, a dire il vero, si sono rivelate in gran parte esatte (così l'ex ministro ha perduto un'occasione per fare un mea culpa ndr), a differenza delle menzogne veicolate dall’ex ministro. Il quale, lungi dall’ammettere le sue mancanze, pensa bene di dipingere i non vaccinati come criminali: «Si susseguono assalti ai centri vaccinali, atti vandalici contro le sedi dei sindacati e dei partiti che hanno espresso più nettamente posizioni pro-vaccini. È una vera e propria campagna di disinformazione e agitazione sociale: minacce di ogni tipo, attacchi social, muri imbrattati con insulti», scrive. «Vengono presi di mira i volti più noti del mondo medico e scientifico e anche i principali livelli istituzionali, dal presidente della Repubblica Mattarella ai presidenti del Consiglio Conte e poi Draghi, ai presidenti di Regione. Si arriva alle aggressioni, verbali e persino fisiche, contro medici e infermieri, gli stessi che un anno prima venivano applauditi come “eroi” e che non dovremmo mai smettere di ringraziare. Una deriva minoritaria ma rumorosa, purtroppo favorita anche da un pezzetto marginale quanto spregiudicato dell’editoria, che prova a vendere copie di giornali, libri e libelli al pubblico no vax e no green pass (e già perchè secondo lui in un paese democratico non è ammesso il dissenso? Che strana concezione di democrazia questo individuo ndr). E come è logico, anch’io finisco nel mirino (riecco la storia sella vityima, che noia ndr). È inevitabile che il ministro della Salute, con il suo lavoro in prima linea per la campagna di vaccinazione, divenga quasi subito il bersaglio numero uno di questi gruppi (erano misure sanitarie, chi dovevano contestare quelle persone, il ministro dell'agricoltura? ndr). Sui social, persino nella mia casella di posta elettronica, compaiono minacce di violenza e di morte alquanto efferate» (togliere il lavoro, lo stipendio e la dignità alle persone invece, non si chiama anch'essa violenza? ndr). Chiaro: la campagna vaccinale è stata un successo (successo? ndr) e gli eroi che l’hanno condotta sono stati minacciati da un manipolo di violenti (adesso esprimere dissenso è considerato comportamento violento... ma su quali libri di diritto ha studiato Speranza? ndr), impregnati di pseudoscienza. Questa è la versione di Speranza nell’anno 2024. Egli passa dal vantarsi dei risultati ottenuti a piangere per le inchieste che lo hanno coinvolto, e dopo aver rinchiuso gli italiani e snobbato la stampa libera, si diverte a sbertucciare i cronisti e a svillaneggiare coloro a cui ha tolto soldi e libertà. Sarà pure che noi siamo guariti, ma Speranza resta il solito inguaribile.
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Post n°1735 pubblicato il 19 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
QUINDI NON È CAMBIATO NULLA? TANTO VALEVA TENERCI SPERANZA: NEL PIANO PANDEMICO DEL GOVERNO MELONI 2024-2028 RICOMPAIONO I LOCKDOWN E I DPCM. Mentre la Corte dei diritti umani ammette il processo alla gestione dell’emergenza, il piano pandemico di Schillaci-Meloni per difenderci da un’eventuale altra pandemia, prevede i medesimi strumenti di quanto governava la feccia della politica italiana (PD, M5S, LEGA, ovvero governi Conte e Draghi): chiusure, dad, diktat e vaccini, buoni a prescindere. Una follia!
Ecco l’articolo dunque di ALESSANDRO RICO, tratto dalla edizione quotidiana di La Verità. Buona lettura. Con il suo nuovo piano pandemico la destra riesuma lockdown e dpcm. Il documento, che andrà approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, prevede «restrizioni della libertà», inclusa la chiusura delle scuole. E si affida ancora ai vaccini, a priori, come la misura «più efficace».
Ci voleva il governo di centro-destra, quello del «mai più green pass»,quello della commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia, per riportare in auge i lockdown, le mascherine, il mantra dei vaccini e persino i dpcm di Giuseppe Conte. L’esecutivo, con la collaborazione degli enti sanitari e di alcuni delegati regionali, ha preparato il piano pandemico per il periodo 2024-2028. Il documento dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, ma è difficile immaginare che sarà modificato in maniera sostanziale. Eppure, una rimaneggiata la meriterebbe. Perché tutti i provvedimenti che i partiti dell’attuale maggioranza hanno contestato, quando a Palazzo Chigi c’erano l’avvocato di Volturara Appula e poi Mario Draghii (in questo caso, a opporsi a Mr Bce restò solo Fratelli d’Italia), vengono non soltanto assolti, ma addirittura riproposti. Non ci credete? Allora guardate cosa c’è scritto a pagina 14: «Nel contrasto ad una pandemia, i vaccini rappresentano le misure preventive più efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole». Ma come si fa ad affermare che i vaccini funzionano sempre e comunque, se nemmeno sono noti i patogeni che dovrebbero contrastare? Che scienza è, che metodo sperimentale è quello che presuppone l’ipotesi che dovrebbe invece dimostrare?
DÉJÀ VU Scorrete il testo e diteci se questa non l’avevate già sentita: «La vaccinazione è caratterizzata da uno spiccato valore solidaristico, in quanto i singoli individui hanno la possibilità di apportare, attraverso la scelta di vaccinarsi, un contributo concreto volto alla protezione di sé stessi e, allo stesso tempo, della collettività, in particolare delle persone più fragili». È il ritornello dell’era Covid: vaccinatevi per tutelare i nonni e i malati. Un discorso che poteva pure valere, se i vaccini per il SarsCov-2 avessero schermato dall’infezione chi vi si sottoponeva. Non era così. Pertanto, l’ex premier Draghi raccontò due balle colossali: una, sostenendo che il passaporto verde, che attestava l’avvenuta profilassi, dava la «garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose»; l’altra, rimproverando i renitenti, perché, se non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire. Almeno, il piano 2024-2028 ordina che la comunicazione delle campagne di inoculazione chiarisca «i limiti della vaccinazione».
LIMITARE I DIRITTI Dopodiché, la bozza pronta a entrare a regime salta dalla padella alla brace. Ed evoca «limitazioni di altre libertà del singolo e della collettività», dei «diritti fondamentali dell’individuo», allo scopo di garantire la salute e la sopravvivenza stessa della comunità. Di nuovo: un ragionamento che filerebbe, se fosse dimostrato che sequestrare in casa la gente ferma i virus aerei e salva delle vite. Ma non è il caso delle misure citate dal piano pandemico: «Chiusura attività lavorative non essenziali, chiusura delle scuole, distanziamento fisico, limitazione degli assembramenti, limitazione degli spostamenti e uso di mascherine». Il ministro Orazio Schillaci fa sul serio? Ci abbiamo messo tre anni per provare che i lockdown sono inutili nonché dannosi, che la Dad è stata un disastro per milioni di studenti, che l’impiego su larga scala dei bavagli non riduce i contagi, e lui lascia passare un vademecum che potrebbe redigere un Roberto Speranza qualsiasi? E sorvoliamo sul ruolo della commissione d’inchiesta: l’Aula non dovrebbe proprio passare ai raggi X i provvedimenti attuati tra il 2020 e il 2022? Che senso avrebbe certificarne - finalmente - l’inadeguatezza, se il piano pandemico li riesuma? Siccome non c’è due senza tre, vengono disseppelliti persino i dpcm. Sceglierli quale «strumento centrale di governo dell’emergenza sanitaria», spiega il documento, «riflette […] la posizione costituzionale del presidente del Consiglio quale garante dell’unità di indirizzo dell’azione di governo e di bilanciamento dei molteplici interessi pubblici». D’ altro canto, la Consulta fu bendisposta a offrire il suo placet agli editti di Conte, nonostante i malumori che all’epoca espresse l’ex presidente, Marta Cartabia. Il punto è: se anche il centrodestra avalla gli abomini giuridici, dobbiamo soltanto augurarci non compaia mai la famigerata «malattia X», tanto temuta dall’Oms. Altrimenti, potrebbe toccarci di rivedere il premier regnante che pontifica: noi consentiamo, noi concediamo…
QUALCHE PASSO AVANTI Certo, il piano non è esclusivamente un coacervo di errori. Qualche passo in avanti è stato fatto. Intanto, esso non si focalizza sui virus influenzali e prende in considerazione qualunque minaccia derivante da un patogeno. In più, coinvolge, nella lotta alle pandemie, l’Organizzazione nazionale per la gestione di crisi, l’apparato della Difesa civile e i servizi segreti interni ed esterni. In pratica, le emergenze sanitarie diventano una questione di sicurezza nazionale. Tuttavia, la bozza rimane vaga nell’attribuire le responsabilità. Parla genericamente di «processo decisionale trasparente basato sulle conoscenze e sulle evidenze disponibili» e su «quadri giuridici ed etici identificati già in fase di prevenzione, preparazione e valutazione del rischio e in fase di allerta». E ciò minaccia di spalancare la strada a futuri rimpalli di responsabilità, uguali a quelli, fatali, che riguardarono le zone rosse in Lombardia.
IL GIALLO DEI FONDI Infine, è fumoso il capitolo dei finanziamenti. Non figurano stanziamenti per il prossimo quadriennio e si fa ancora riferimento a quelli del 2022 e del 2023. Non sembrano essere state destinate risorse nemmeno all’esercitazione nazionale che dovrebbe svolgersi nel 2026. Per tirare le somme: il piano 2024-2028 forse non è un «copia-incolla» del pasticcetto di Conte, come berciano i grillini. Il peggio, però, non è alle spalle. Anzi: se è vero che ci troviamo nell’«era delle pandemie»,che presto o tardi ne arriverà un’altra, il peggio, semmai, deve ancora venire.
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Post n°1734 pubblicato il 19 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
FONTE:
26 dicembre 2022.
Otto luci per l'identità e la vita. Otto luci contro l'oscurità. Da Roma a Napoli a Milano, per otto giorni, l'Italia ebraica si è illuminata dentro e fuori sinagoghe, spazi comunitari, piazze e case. In Piazza Barberini, nel cuore di Roma, si è svolta la tradizionale cerimonia di accensione organizzata dal Chabad Lubavitch dal 1987. Sempre a Roma, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha assistito all'accensione del secondo cero al Museo Ebraico come ospite d'onore della locale Comunità ebraica. “La storia di questa festa è una storia di coraggio e speranza. È la storia di un popolo che lotta per difendere la propria identità, le proprie tradizioni e la propria fede”, ha affermato con visibile commozione. Sono valori, ha rimarcato, che “il popolo ebraico ha sempre conosciuto, e per questo la sua identità e le sue tradizioni hanno attraversato i secoli e sono ancora vive”. Si tratta, in fondo, della capacità, ha sottolineato Meloni, «di rendere resiliente il popolo ebraico, pur avendo dovuto affrontare tante difficoltà e atrocità, compresa l'ignominia delle leggi razziali». Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inoltre definito la Comunità ebraica “parte fondamentale dell'identità italiana” e “un pezzo della mia identità”. La cerimonia è stata aperta dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. “Siamo orgogliosamente italiani pur rivendicando una diversità che riteniamo utile alla crescita del Paese”, ha rimarcato. Esplorando il concetto di identità che è centrale nella celebrazione di Hanukkah, Dureghello ha parlato di un modello ebraico proteso verso “la capacità di costruire società in cui l’educazione e la scuola rappresentano la base”. Forte apprezzamento è stato poi espresso per l'azione della presidente Meloni e del governo “per contrastare definitivamente le ambiguità ancora presenti in una parte del Paese riguardo al fascismo e alle sue responsabilità”, nonché per alcune posizioni assunte in ambito internazionale. Prima dell'accensione dell'Hanukkiah da parte del sopravvissuto all'Olocausto Sami Modiano, ha preso la parola il rabbino Riccardo Di Segni. La festa ebraica delle luci, ha ricordato, è significativamente intrecciata con la storia della comunità romana. I primi ebrei provenienti dalla Giudea arrivarono in città per invocare un'alleanza contro Antioco Epifane “e così nacque la comunità ebraica di Roma; dopo ventidue secoli è ancora qui ed è ancora vitale”. |
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