Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi di Maggio 2024

GOVERNO MELONI, TANTE PROMESSE, POCHI FATTI!

Post n°1818 pubblicato il 05 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Durante la campagna elettorale del 2022, Giorgia Meloni e codazzo, avevano fatto promesse che ancora non sono state mantenute. È vero che la legislatura è di cinque anni, però nel programma elettorale erano compresi dei punti giudicati urgenti che tuttavia non sono stati presi in considerazione. Vogliamo parlare del blocco navale per fermare l'immigrazione? Vogliamo parkare delle accise sui carburanti? Queste sono le prime due che mi sono venute in mente.

Su cosa si è concentrata invece l'attività governativa? Partiamo dalla questione più nota ovvero il reddito di cittadinanza che è stata una manovra voluta dal Movimento 5 Stelle ma approvata anche dall’attuale governo. Purtroppo però gli italiani sono un popolo scordarello, facilmente raggirabiile e mentre il reddito è stato sospeso con somma gioia di chi ha sempre avuto la pappa pronta, piuttosto che regolamentare con controlli più serrati, i politici si sono riattivati il vitalizio per gli ex Senatori. Ma i fanboy questo non lo capiranno mai o faranno finta di non vederlo. Perchè così gli fa comodo. Se il provvedimento fosse stato fatto bene o meno, è difficile giudicarlo, forse però anzichè eliminarlo del tutto, ricordando che il RdC esiste nel resto D’Europa da oltre 20 anni, avrebbe potuto il governo intensificare i controlli, almeno provarci. L'altro provvedimento di cui ho prima accennato, e cioè la rimozione dei vitalizi agli ex Senatori era invece un provvedimemto azzeccato: in questo caso rappresentava infatti una porcata esclusivamente italiana. Ma questa è la cronaca dei fatti.

Le promesse non mantenute da parte del Governo Meloni contrastano proprio sui principi con cui hanno basato un’intera campagna elettorale. Ma le chiacchiere politiche al vento dei partiti facente parte della coalizione Meloni sono ormai risapute ed hanno contribuito all’apatia politica che gli italiani sentono. Tornando alle promesse ecco quali provvedimenti ancora non hanno visto l’attuazione e probabilmente mai la vedranno perché gli interessi che ci sono dietro valgono sempre più della parola data.

Blocco navale. Altro che blocco! Sono raddoppiati gli sbarchi, si parla di 100mila arrivi oltre il doppio rispetto al passato ed è sicuramente la questione più strana, visto che al Governo Meloni la lotta contro l’immigrazione clandestina è sempre stata un punto cardine. Flat Tax finita nel dimenticatoio. Accise sui carburanti: mai tolti con il raggiungimento dei 2€ a litro per la benzina. Taglio del cuneo fiscale mai avuto ed assieme alla rimozione del reddito si favorisce nuovamente il lavoro povero ed il massimo dello sfruttamento. Stop al salario minimo che ha portato alla tassazione degli extraprofitti bancari causando una perdita di 9miliardi di capitale in borsa in un solo giorno. Senza contare l’instabilità tra la stessa maggioranza.

E qui mi fermo, visto che la legislatura, sulla carta è ancora lunga. Vedremo se come dicono già in oarecchi, l'esperienza givernativa della Meloni sarà un fallimemto totale, oppure se ci saranno altri provvedimenti che smentiranno questo prematuro, o forse no... giudizio!

 
 
 

ASTRAZENECA RITIRA IN FRETTA E FURIA IL SUO VACCINO DAL MERCATO!

Post n°1817 pubblicato il 04 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

ARTICOLO TRATTO DAL QUOTIDIANO LA VERITÀ DI SABATO 4 MAGGIO 2024.

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UNA MOSSA CHE AUMENTA I DUBBI SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA: ASTRAZENECA RITIRA IL SUO VACCINO!

In gran segreto la casa farmaceutica ha chiesto all’Ema di revocare la commercializzazione del preparato anti-Covid oggetto di numerose cause giudiziarie per effetti avversi anche mortali. Entro giugno doveva presentare un rapporto sul rischio trombosi.

Astrazeneca teme l’ondata di cause e ritira nel silenzio il suo vaccino.

La revoca concessa dall’Ue sarà attiva dal 7 maggio 2024 ma Aifa l’ha già fatto sparire. Intanto un cavillo frena il processo in Uk.

 

di PATRIZIA FLODER REITTER

 

Nel silenzio pressoché generale, Astrazeneca ha chiesto e ottenuto la revoca dell’autorizzazione a immettere in commercio il vaccino Vaxzevria. Mentre nel Regno Unito l’Alta corte sta esaminando le denunce contro il colosso anglo svedese da parte di vittime degli eventi avversi di questo anti Covid riunite in una class action da 100 milioni di sterline, l’azienda si è mossa per toglierlo da mercato. Ha presentato domanda il 5 marzo 2024 e la Commissione europea ha concesso la revoca lo scorso 27 marzo. Fine ingloriosa di un vaccino che sembra aver provocato troppi danni per restare in circolazione. Astrazeneca ottenne dall’Ema l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata il 29 gennaio 2021, il rinnovo annuale venne rilasciato nel novembre 2021 e il 31 ottobre 2022 fu concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio «standard». In quell’arco di tempo furono circa 68,8 milioni le dosi di Vaxzevria somministrate a over 18 in Europa, tra segnalazioni di lotti difettosi, allarmi puntualmente ridimensionati sui rischi di trombosi che invece provocarono la morte di diverse persone, sospensione delle somministrazioni e altre caotiche indicazioni. Pochi giorni prima dell’assemblea degli azionisti dell’11 aprile scorso, che ha dato il via libera all’aumento della retribuzione all’amministratore delegato Pascal  Soriot (quest’anno arriverà a guadagnare fino a 18,7 milioni di sterline, equivalenti a 21,8 milioni di euro), Astrazeneca otteneva di far sparire il vaccino forse più contestato durante la pandemia. Sandra Gallina, direttore generale per la Salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, ha firmato il documento nel quale si legge che la revoca «è applicabile a decorrere dal 7 maggio 2024». Però sul sito dell’Aifa, Vaxzevria figura già «revocato». La pagina relativa al prodotto risulta aggiornata al 7 aprile scorso, quindi l’Agenzia italiana del farmaco si sarebbe mossa per tempo eliminando l’imbarazzante vaccino dall’elenco degli anti Covid disponibili. Una fretta un po’ sospetta, bisognava forse interrompere i legami con Vaxzevria prima che si tentino cause nei confronti di Astrazeneca? È vero che nel Regno Unito almeno 12 famiglie avrebbero abbandonato l’azione legale, scoraggiate dalla prospettiva di perdere contro l’azienda perché l’esistenza di un volantino, circolato al culmine della pandemia, che avvertiva di rari effetti collaterali associati al vaccino, potrebbe scagionare il colosso farmaceutico.

Ma ci sono sempre altre 50 denunce di danneggiati nei mesi precedenti (quando il foglio illustrativo ignorava la possibile l’insorgenza di coaguli di sangue e l’abbassamento del numero delle piastrine), a rappresentare un bel problema per Astrazeneca.

L’azienda ha presentato il suo «portafoglio di vaccini e terapie immunitarie» al recente Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid) di Barcellona, ovvero Sipavibart, un anticorpo monoclonale sperimentale a lunga durata d’azione contro il Covid 19, e Beyfortus, un medicinale per l’immunizzazione passiva dei bambini contro la malattia del tratto respiratorio inferiore da virus respiratorio sinciziale (Rsv).

Due medicinali in fase 3, ma quello che sta più a cuore ad Astrazeneca è il nuovo vaccino anti Covid a mRna, Vlp, ancora in «fase 1». Ricerca e mercato saranno sempre più orientati verso i farmaci a mRna e il colosso non vuole restare indietro. Togliersi di torno Vaxzevria significa dare un taglio a un farmaco che ha prodotto solo 1,8 miliardi di entrate nel 2022, mentre nel primo trimestre 2024 i ricavi totali sono aumentati del 19% grazie soprattutto a una crescita delle vendite dei prodotti per l’oncologia (+26%), di quelli respiratori e immunologici (+17%) e di quelli cardiovascolari, renali e metabolici (+23%).

Significa anche non dover più fornire dati sulla sicurezza. Nell’ultimo «Piano di gestione dei rischi dell’Unione europea (Rmp) relativo a Vaxzevria», del settembre scorso, si leggeva che Astrazeneca era impegnata in uno studio sulla sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Proprio quell’evento avverso che solo da poco l’azienda ha riconosciuto possibile. «Può provocare, in casi molto rari» Tts, è l’ammissione fatta nel Regno Unito, la prima che avviene in una corte di giustizia. Ebbene, lo studio era una valutazione della relazione tra l’esposizione ai vaccini Covid 19 e il rischio della sindrome trombocitopenica trombotica. Uno studio retrospettivo che utilizza database secondari collegati in Inghilterra attraverso l’Nhs digital trusted research environment (Tre), fornendo la copertura dei dati nazionali di tutti i pazienti relativi ad assistenza primaria, vaccinazione, ricovero ospedaliero, risultati dei test Covid19, dati sulla mortalità. Tappe fondamentali dello studio erano una relazione sullo stato di avanzamento, nel primo trimestre 2023 e la «presentazione del rapporto finale dello studio nel secondo trimestre 2024».

Con la revoca della commercializzazione del vaccino, Astrazeneca non sarà più obbligata a presentare i risultati di quello studio che poteva dare risposte ancora più preoccupanti sulla frequenza della Tts nei vaccinati con il suo farmaco. Ai danneggiati ha detto: «La sicurezza dei pazienti è la nostra massima priorità e le autorità di regolamentazione hanno standard chiari e rigorosi per garantire l’uso sicuro di tutti i medicinali, compresi i vaccini». Invece, sui suoi standard calerà l’oblio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 
 
 

ASTRAZENECA RITIRA IN FRETTA E FURIA IL SUO VACCINO DAL MERCATO!

Post n°1816 pubblicato il 04 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

 

ARTICOLO TRATTO DAL QUOTIDIANO LA VERITÀ DI SABATO 4 MAGGIO 2024.

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UNA MOSSA CHE AUMENTA I DUBBI SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA: ASTRAZENECA RITIRA IL SUO VACCINO!

 

In gran segreto la casa farmaceutica ha chiesto all’Ema di revocare la commercializzazione del preparato anti-Covid oggetto di numerose cause giudiziarie per effetti avversi anche mortali. Entro giugno doveva presentare un rapporto sul rischio trombosi.

Astrazeneca teme l’ondata di cause e ritira nel silenzio il suo vaccino.

La revoca concessa dall’Ue sarà attiva dal 7 maggio 2024 ma Aifa l’ha già fatto sparire. Intanto un cavillo frena il processo in Uk.

 

 

di PATRIZIA FLODER REITTER

 

Nel silenzio pressoché generale, Astrazeneca ha chiesto e ottenuto la revoca dell’autorizzazione a immettere in commercio il vaccino Vaxzevria. Mentre nel Regno Unito l’Alta corte sta esaminando le denunce contro il colosso anglo svedese da parte di vittime degli eventi avversi di questo anti Covid riunite in una class action da 100 milioni di sterline, l’azienda si è mossa per toglierlo da mercato. Ha presentato domanda il 5 marzo 2024 e la Commissione europea ha concesso la revoca lo scorso 27 marzo. Fine ingloriosa di un vaccino che sembra aver provocato troppi danni per restare in circolazione. Astrazeneca ottenne dall’Ema l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata il 29 gennaio 2021, il rinnovo annuale venne rilasciato nel novembre 2021 e il 31 ottobre 2022 fu concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio «standard». In quell’arco di tempo furono circa 68,8 milioni le dosi di Vaxzevria somministrate a over 18 in Europa, tra segnalazioni di lotti difettosi, allarmi puntualmente ridimensionati sui rischi di trombosi che invece provocarono la morte di diverse persone, sospensione delle somministrazioni e altre caotiche indicazioni.

Pochi giorni prima dell’assemblea degli azionisti dell’11 aprile scorso, che ha dato il via libera all’aumento della retribuzione all’amministratore delegato Pascal  Soriot (quest’anno arriverà a guadagnare fino a 18,7 milioni di sterline, equivalenti a 21,8 milioni di euro), Astrazeneca otteneva di far sparire il vaccino forse più contestato durante la pandemia. Sandra Gallina, direttore generale per la Salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, ha firmato il documento nel quale si legge che la revoca «è applicabile a decorrere dal 7 maggio 2024». Però sul sito dell’Aifa, Vaxzevria figura già «revocato».

La pagina relativa al prodotto risulta aggiornata al 7 aprile scorso, quindi l’Agenzia italiana del farmaco si sarebbe mossa per tempo eliminando l’imbarazzante vaccino dall’elenco degli anti Covid disponibili. Una fretta un po’ sospetta, bisognava forse interrompere i legami con Vaxzevria prima che si tentino cause nei confronti di Astrazeneca? È vero che nel Regno Unito almeno 12 famiglie avrebbero abbandonato l’azione legale, scoraggiate dalla prospettiva di perdere contro l’azienda perché l’esistenza di un volantino, circolato al culmine della pandemia, che avvertiva di rari effetti collaterali associati al vaccino, potrebbe scagionare il colosso farmaceutico. Ma ci sono sempre altre 50 denunce di danneggiati nei mesi precedenti (quando il foglio illustrativo ignorava la possibile l’insorgenza di coaguli di sangue e l’abbassamento del numero delle piastrine), a rappresentare un bel problema per Astrazeneca .

L’azienda ha presentato il suo «portafoglio di vaccini e terapie immunitarie» al recente Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid) di Barcellona, ovvero Sipavibart, un anticorpo monoclonale sperimentale a lunga durata d’azione contro il Covid 19, e Beyfortus, un medicinale per l’immunizzazione passiva dei bambini contro la malattia del tratto respiratorio inferiore da virus respiratorio sinciziale (Rsv).

Due medicinali in fase 3, ma quello che sta più a cuore ad Astrazeneca è il nuovo vaccino anti Covid a mRna, Vlp, ancora in «fase 1». Ricerca e mercato saranno sempre più orientati verso i farmaci a mRna e il colosso non vuole restare indietro. Togliersi di torno Vaxzevria significa dare un taglio a un farmaco che ha prodotto solo 1,8 miliardi di entrate nel 2022, mentre nel primo trimestre 2024 i ricavi totali sono aumentati del 19% grazie soprattutto a una crescita delle vendite dei prodotti per l’oncologia (+26%), di quelli respiratori e immunologici (+17%) e di quelli cardiovascolari, renali e metabolici (+23%).

Significa anche non dover più fornire dati sulla sicurezza. Nell’ultimo «Piano di gestione dei rischi dell’Unione europea (Rmp) relativo a Vaxzevria», del settembre scorso, si leggeva che Astrazeneca era impegnata in uno studio sulla sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Proprio quell’evento avverso che solo da poco l’azienda ha riconosciuto possibile. «Può provocare, in casi molto rari» Tts, è l’ammissione fatta nel Regno Unito, la prima che avviene in una corte di giustizia. Ebbene, lo studio era una valutazione della relazione tra l’esposizione ai vaccini Covid 19 e il rischio della sindrome trombocitopenica trombotica. Uno studio retrospettivo che utilizza database secondari collegati in Inghilterra attraverso l’Nhs digital trusted research environment (Tre), fornendo la copertura dei dati nazionali di tutti i pazienti relativi ad assistenza primaria, vaccinazione, ricovero ospedaliero, risultati dei test Covid19, dati sulla mortalità. Tappe fondamentali dello studio erano una relazione sullo stato di avanzamento, nel primo trimestre 2023 e la «presentazione del rapporto finale dello studio nel secondo trimestre 2024».

Con la revoca della commercializzazione del vaccino, Astrazeneca non sarà più obbligata a presentare i risultati di quello studio che poteva dare risposte ancora più preoccupanti sulla frequenza della Tts nei vaccinati con il suo farmaco. Ai danneggiati ha detto: «La sicurezza dei pazienti è la nostra massima priorità e le autorità di regolamentazione hanno standard chiari e rigorosi per garantire l’uso sicuro di tutti i medicinali, compresi i vaccini». Invece, sui suoi standard calerà l’oblio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 
 
 

LA STORIA APPROFONDITA DIETRO IL MITO DEL CLIMA DEL 97% DEGLI SCIENZIATI

Post n°1815 pubblicato il 03 Maggio 2024 da scricciolo68lbr

PARTE SECONDA.

 

Narratore

Un altro sondaggio apparso nel 2013, dal ricercatore australiano John Cook e dai suoi coautori, in cui hanno affermato di aver esaminato circa 12.000 articoli scientifici relativi al cambiamento climatico e hanno scoperto che il 97% approvava l’opinione comune secondo cui i gas serra erano almeno in parte responsabili del riscaldamento globale. Questo studio ha generato titoli in tutto il mondo, ed era quello a cui si riferiva il tweet di Obama.

John

Ma anche in questo caso, le apparenze ingannavano.

Due terzi dei documenti esaminati da Cook e dai suoi colleghi non esprimevano alcuna opinione sul consenso. Del restante 34%, gli autori hanno affermato che il 33% ha approvato il consenso. Dividi 33 per 34 e ottieni il 97%. Ma questo risultato è essenzialmente privo di significato, perché hanno fissato l’asticella così in basso.

Gli autori del sondaggio non si sono chiesti se il cambiamento climatico fosse pericoloso o “causato dall’uomo”. Hanno solo chiesto se un determinato documento accettasse che gli esseri umani abbiano qualche effetto sul clima, il che, come già notato, non è controverso. Potrebbe significare poco come accettare l’effetto “isola di calore urbana”.

Quindi una domanda di gran lunga migliore sarebbe: quanti degli studi hanno affermato che gli esseri umani hanno causato la maggior parte del riscaldamento globale osservato? E stranamente, lo sappiamo. Perché sepolta nei dati degli autori c’era la risposta: solo 64 su quasi 12.000 articoli! Non è il 97%, è la metà dell’uno per cento. È uno su 200.

E c’è di peggio. In uno studio di follow-up, il climatologo David Legates ha letto quei 64 articoli e ha scoperto che un terzo di essi non diceva nemmeno ciò che Cook e il suo team affermavano. Solo 41 hanno effettivamente approvato l’idea che il riscaldamento globale sia per lo più causato dall’uomo. E non siamo ancora arrivati al fatto che sia “pericoloso”. Quella parte dei risultati del sondaggio è stata semplicemente inventata da politici e attivisti.

Altri ricercatori hanno condannato lo studio di Cook anche per altri motivi. Ad esempio, l’economista Richard Tol ha mostrato che più di tre quarti dei documenti che contavano come approvazione, anche il consenso debole in realtà non diceva nulla sull’argomento. E in seguito sono emerse prove che gli autori dell’articolo stavano redigendo comunicati stampa sulle loro scoperte prima ancora di iniziare a fare la ricerca, il che indica un livello allarmante non di riscaldamento o di consenso, ma di parzialità.

La realtà è che né questo studio, né una manciata di altri simili, dimostrano che il 97% degli scienziati crede che il cambiamento climatico sia per lo più causato dall’uomo, per non parlare del fatto che si tratti di una crisi. Il fatto che le persone che pretendono di mettere un tale peso nella “scienza consolidata” accettino un così ovvio hocus pocus statistico è sia sbalorditivo che deludente.

Narratore

Cosa ne pensano davvero gli esperti del clima? L’anno prima che Obama inviasse il suo tweet, l’American Meteorological Society (AMS) aveva intervistato i suoi 7.000 membri. Hanno ricevuto circa 1.800 risposte. Di questi, solo il 52% ha dichiarato di pensare che il riscaldamento globale nel corso del 20° secolo sia avvenuto e sia per lo più causato dall’uomo. Il restante 48% pensa che sia successo ma è per lo più naturale, o non è successo, o non lo sa. E mentre è possibile che i tre quarti di coloro che non hanno risposto si dividano allo stesso modo di quelli che lo hanno fatto, è anche possibile che gli allarmisti impegnati siano più propensi a rispondere a tali sondaggi. In ogni caso, si tratta di un piccolo campione, anche di membri dell’AMS, per non parlare degli scienziati di tutto il mondo.

John

Qualche anno dopo, l’Agenzia olandese per l’ambiente ha condotto un altro sondaggio che affermava che il 66% degli esperti del clima riteneva che gli esseri umani fossero i principali responsabili del riscaldamento dal 1950. Che è ben al di sotto del 97% anche se supera gli altri studi.

Uno psicologo sociale di nome Jose Duarte, specializzato nella progettazione di sondaggi, ha pubblicato un’analisi di quello, sottolineando che hanno diluito il campione includendo un gran numero di psicologi, filosofi, scienziati politici e altri non esperti, rendendo i loro risultati privi di significato come misura di ciò che pensano gli scienziati. Così come scoprirete che le persone che citano quel numero del 97% non sono per la stragrande maggioranza scienziati qualificati, certamente non statistici qualificati.

Narratore

Quindi non siamo più avanti di quando abbiamo iniziato. La maggior parte degli esperti concorda sulle basi, vale a dire che l’anidride carbonica è un gas serra e probabilmente provoca un certo riscaldamento e che gli esseri umani hanno un certo impatto sul clima, probabilmente incluso un certo riscaldamento. Ma discutono attivamente sul resto: quanto riscaldamento ci sarà? È un problema? Dovremmo cercare di fermarlo, o adattarci, o aspettare e vedere? Queste sono tutte domande importanti e abbiamo bisogno di buone risposte.

John

E c’è l’affermazione che molte delle accademie scientifiche nazionali del mondo, che rappresentano centinaia di migliaia di scienziati in tutto il mondo, hanno rilasciato dichiarazioni a sostegno del consenso sul riscaldamento globale e chiedendo sforzi governativi per ridurre le emissioni. Il problema è che nessuna di queste società ha fatto un sondaggio tra i propri membri prima di rilasciare le proprie dichiarazioni a nome dei propri membri. Le dichiarazioni sono state rilasciate da un piccolo numero di attivisti che hanno usato le loro posizioni di comitato per far sembrare che le loro opinioni fossero condivise da tutti gli esperti del mondo. Ma se lo sono, perché questi autori non hanno intervistato i loro membri prima di pubblicare le dichiarazioni?

Ci sono un paio di altri studi che hanno affermato di dimostrare un consenso. Ma si imbattono negli stessi problemi. Tutto ciò che mostrano è un ampio accordo sulle parti non controverse. Non offrono alcuna informazione sul fatto che la maggior parte degli scienziati pensi che il riscaldamento globale sia una crisi. E poi vengono spinti all’impazzata da non-scienziati per dirci cose che non cominciano a dire, spesso su questioni che non hanno nemmeno tentato di indagare.

Il problema non è solo che non sappiamo quale percentuale di scienziati sia d’accordo con questa o quella affermazione sul riscaldamento globale. È qualcosa di molto peggio. Tutto questo parlare di un consenso del 97% equivale a una campagna di bullismo disonesto per soffocare il dibattito scientifico proprio quando ne abbiamo più bisogno, perché la questione incombe così tanto nelle politiche pubbliche.

Come disse una volta il fisico Richard Feynmann: “Preferirei avere domande a cui non si può rispondere piuttosto che risposte che non possono essere messe in discussione”. E questo è particolarmente vero quando ci viene chiesto di intraprendere azioni drastiche sulla base di queste risposte.

Non molto tempo fa, l’esperto di sondaggi che ho menzionato prima, Jose Duarte, ha messo in guardia i suoi colleghi scienziati sulle conseguenze negative della rivendicazione del consenso. Ha detto:

“E’ sconsigliato riportare un consenso come se si trattasse di un’aggregazione di giudizi indipendenti. Gli esseri umani sono una specie ultra sociale, e il dissenso è molto più costoso dell’assenso a una maggioranza percepita. Uno scienziato che contesta la narrativa prevalente sul riscaldamento causato dall’uomo, o che si limita a produrre stime più piccole, probabilmente finirà in una lista nera maccartista di “negazionisti”. Gli scienziati del clima che si autodefiniscono mainstream rimandano il pubblico a tali liste, implicitamente avallando la diffamazione dei loro colleghi. Questo è inquietante e inaudito in altre scienze”.

La sfortunata verità è che c’è una forte pressione politica affinché gli esperti del clima non mettano in discussione le affermazioni di una catastrofe imminente. Coloro che lo fanno affrontano costi personali e professionali elevati, tra cui una raffica di abusi che possono essere molto spiacevoli per le persone che per lo più volevano dedicare la loro vita alla tranquilla ricerca della conoscenza, non a rumorose polemiche. E questo significa che dovremmo ascoltarli attentamente quando si sentono in dovere di parlare comunque.

Che rappresentino il 50%, il 10% o il 3% degli esperti, ciò che conta sono le prove che portano e la qualità delle loro argomentazioni.

E su questo, spero che ci sia accordo al 100%.

Per il nesso di discussione sul clima, sono John Robson.

Fonte : WUWT

 
 
 

LA STORIA APPROFONDITA DIETRO IL MITO DEL CLIMA DEL 97% DEGLI SCIENZIATI.

Post n°1814 pubblicato il 03 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Questa presentazione di quattro anni fa del Dr. John Robson indaga le origini malsane e l’inesattezza fondamentale, persino la disonestà, dell’affermazione che il 97% degli scienziati, o “gli scienziati del mondo”, o qualcosa del genere concordano sul fatto che il cambiamento climatico è causato dall’uomo, urgente e pericoloso.

Per una trascrizione di questo video che includa i link ad alcune delle fonti, visita https://climatediscussionnexus.com/videos/the-97-consensus-slogan/

 

TRASCRIZIONE

Ci sono così tanti slogan vuoti là fuori che vorrei poterli affrontare tutti in una volta. Ma il “97% degli scienziati è d’accordo” è sicuramente l’elefante nella stanza. Molte persone hanno cercato di confutarlo respingendo la nozione stessa di consenso, o lodando gli esempi storici di scienziati rinnegati che sono andati contro un consenso prevalente e si sono rivelati nel giusto. Ma questo ammette inutilmente l’affermazione principale stessa, che l’evidenza mostra semplicemente non essere vera. Spero che il video vi piaccia e che lo condividerete ampiamente.
-JR

Narratore

L’affermazione che il 97% degli scienziati di tutto il mondo è d’accordo è praticamente l’asso di trionfo nell’intero dibattito sul clima. Dopotutto, chi può obiettare contro un consenso così forte, sostenuto da così tanti esperti. Ma su cosa dovrebbero essere d’accordo esattamente? Se si guarda dietro le quinte, nessuno sembra sicuro di ciò che gli esperti hanno effettivamente detto. O chi sono. O… qualsiasi cosa.

John

A prima vista sembra abbastanza semplice. Nel 2013 il presidente Barack Obama ha twittato che “Il 97% degli scienziati è d’accordo: #climate il cambiamento climatico è reale, è causato dall’uomo, e questo è pericoloso”.

Nel 2014, il suo Segretario di Stato John Kerry ha riferito che il 97% degli “scienziati del mondo ci dice che questo è urgente”. E nello stesso anno, la CNN ha riferito afferma che “il 97% degli scienziati concorda sul fatto che il cambiamento climatico sta accadendo ora, che sta danneggiando il pianeta e che è causato dall’uomo”.

Narratore

Questo è più o meno ciò che la maggior parte delle persone pensa quando sente lo slogan del 97%: ogni scienziato crede che il cambiamento climatico causato dall’uomo sia una crisi urgente.

Ma ci sono milioni di scienziati nel mondo. Quanti ne sono stati censiti esattamente? Quando sono stati esaminati? Chi l’ha fatto? E su cosa si sono trovati d’accordo esattamente?

John

Scopriamolo insieme. Sono John Robson e questo è un Climate Discussion Nexus Fact Check sullo slogan del consenso del 97%.

Per cominciare, ci sono alcune idee che praticamente tutti gli scienziati accettano. Ad esempio, che gli uccelli discendano dai dinosauri, anche se questa idea è stata respinta come altamente eccentrica. E quando si tratta di clima, non c’è bisogno di un sondaggio per dire che l’anidride carbonica è un gas serra, il che significa che probabilmente ha un effetto di riscaldamento generale. Questo è noto dalla metà del 1800. E se si facesse un’indagine, si troverebbe un accordo scientifico schiacciante su questo punto.

Inoltre, ci sono molte indicazioni che il mondo è un po’ più caldo ora di quanto non fosse a metà del 1800, la fine di un periodo di raffreddamento naturale chiamato Piccola Era Glaciale.

Infine, praticamente nessuno contesta che gli esseri umani abbiano cambiato l’ambiente del nostro pianeta, rilasciando emissioni nell’aria, modificando la superficie terrestre, mettendo cose nell’acqua e così via.

Queste non sono idee controverse e sono accettate anche dalla maggior parte degli scettici del clima. Quello che non accettiamo è che qualcuno di loro dimostri che gli esseri umani sono l’unica causa del riscaldamento globale, o che il cambiamento climatico è una minaccia pericolosa.

Se il 97% degli scienziati ci credesse, sarebbe preoccupante. Anche in questo caso, dovremmo comunque trovare un piano i cui benefici superino i costi. In ogni caso, il livello di consenso sul fatto che il problema sia stato creato dall’uomo e urgente sarebbe certamente degno di nota. Ma il fatto è che su questo non sono d’accordo.

Uno sguardo ravvicinato ai dati delle indagini che abbiamo, e non ce n’è molto, ci dice che sì, c’è un grande accordo sul fatto che la CO2 sia un gas serra in una certa misura, che la Terra si sia riscaldata negli ultimi 160 anni e che gli esseri umani influenzino l’ambiente circostante. Ma i dati del sondaggio ci dicono anche che c’è molto meno accordo su tutto il resto, compreso il fatto che ci troviamo di fronte a una crisi.

Da dove viene questa affermazione del 97% e perché è così ampiamente ripetuta?

Narratore

L’affermazione del 97% sembra essere iniziata con una storica della scienza di nome Naomi Oreskes che, nel 2004, ha affermato di aver esaminato 928 articoli sul cambiamento climatico su riviste scientifiche, che il 75% di loro approvava la “visione consensuale” che “il clima della Terra è influenzato dalle attività umane” e che nessuno lo contestava direttamente.

Nel 2006, in An Inconvenient Truth di Al Gore, questa scoperta si era in qualche modo trasformata in “un massiccio studio di ogni articolo scientifico in una rivista peer-reviewed scritto sul riscaldamento globale negli ultimi 10 anni e hanno preso un grande campione del 10%, 928 articoli, e sapete il numero di quelli che non erano d’accordo con il consenso scientifico sul fatto che stiamo causando il riscaldamento globale e che è un problema serio? Su 928, zero”.

John

Era una bufala. Gore ha preso uno studio che ha rilevato che il 75% approva l’idea che gli esseri umani hanno qualche effetto sul clima e lo ha trasformato in prova che il 100% degli scienziati crede che sia un problema serio. Non fa una cosa del genere.

Narratore

E nemmeno la manciata di altri sondaggi sull’argomento. Ad esempio, cinque anni dopo, nel 2009, una coppia di ricercatori dell’Università dell’Illinois ha inviato un sondaggio online a oltre 10.000 scienziati della Terra ponendo due semplici domande: sei d’accordo sul fatto che le temperature globali sono generalmente aumentate da prima del 1800? e Pensi che l’attività umana sia un fattore che contribuisce in modo significativo? [Nota: Hanno fatto anche altre domande, ma non hanno riportato le domande o i risultati nella pubblicazione.]

John

Non hanno individuato i gas serra, non hanno spiegato cosa significasse il termine “significativo” e non si sono riferiti al pericolo o alla crisi. Qual è stato il risultato?

Narratore

Delle 3.146 risposte ricevute, il 90% ha detto sì alla prima domanda, che le temperature globali sono aumentate dalla Piccola Era Glaciale, e solo l’82% ha detto sì alla seconda, che l’attività umana è stata un fattore che ha contribuito in modo significativo.

È interessante notare che tra i meteorologi solo il 64% ha detto sì alla seconda, il che significa che un terzo degli esperti nello studio dei modelli meteorologici che hanno risposto non pensava che gli esseri umani giocassero un ruolo significativo nel riscaldamento globale, per non parlare di uno dominante.

Ciò che ha attirato maggiormente l’attenzione dei media è stato che tra i 77 intervistati che si sono descritti come esperti di clima, 75 hanno detto sì alla seconda domanda. 75 su 77 è il 97%.

John

Ok, non ha attirato l’attenzione dei media il fatto che abbiano preso 77 risposte su 3.146. Ma questo è il trucco statistico chiave. Hanno trovato un consenso del 97% tra il 2% degli intervistati. E anche così era solo che c’era stato un certo riscaldamento dal 1800, cosa che praticamente nessuno nega, e che gli esseri umani sono in parte responsabili. Questi esperti non hanno detto che era pericoloso o urgente, perché non era stato loro chiesto. [Nota: o come indicato sopra, se lo sono stati i risultati non sono stati riportati.]

Finora l’affermazione che il 97% degli “scienziati mondiali” stia dicendo che c’è una crisi climatica è pura finzione. Ma aspettate, direte voi. Ce ne devono essere di più. Sì, ci sono. Ma non molti.

 

 
 
 

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Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
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