Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi di Luglio 2024

MARK… QUANTA CONFUSIONE…

Post n°1881 pubblicato il 11 Luglio 2024 da scricciolo68lbr

La reazione è arrivata e questo è un buon segno. Le solite malelingue alle quali noi non vogliamo credere, raccontano di come siano quelli come lui, a voler depopolare il mondo, utilizzando qualsiasi mezzo, lecito e non, ma non è questo l’argomento del post, magari un’altra volta. E così Mark Zuckerberg dall’alto del suo yacht dorato, sentenzia: “Via da Facebook e Instagram i post che usano la parola sionista in modo spregiativo”. 

Come al solito Zuck fa un po’ di confusione e in quella sua testolina, purtroppo di confusione deve essercene molta. La decisione dicevo arriva direttamente da Mark Zuckerberg. Meta ha ha deciso che rimuoverà da Facebook e Instagram i post che usano il termine sionista se utilizzato insieme a metafore antisemite. La decisione arriva a seguito di una indagine, commissionata da Meta, durata mesi su come il termine è stato storicamente utilizzato e su come viene usato attualmente sui social media, in particolare nello sfondo della guerra a Gaza.

Non è il termine in sè che viene adoperato in maniera spregevole, a me pare di capire, per quel poco che ho letto. La sua razza è quella sionista, khazara, ashkenazita… e temo lui non possa farci nulla, neppure negandola, quella resta la sua appartenenza. Poi che le persone insultino determinate persone, spero circoscrivendone situazioni e fatti, e tenendo fuori il popolo ebraico, è un altro dato di fatto: sono due razze differenti, e anche su questo sfido chiunque ad affermare il contrario. Zuckerberg e molti della sua razza, si sono macchiati in questi anni di storia così caotici, di gravi reati e meno gravi. A febbraio 2024 i senatori americani sferrarono un durissimo attacco verso gli amministratori delegati di Meta (Facebook, Instagram), X, TikTok, Snap e Discord torchiandoli in un’audizione alla commissione giustizia sui rischi delle piattaforme social per i bambini e gli adolescenti, che si è svolta mercoledì 31 gennaio 2024. «I vostri prodotti uccidono», «avete le mani sporche di sangue», «Stanno distruggendo vite umane e minacciando la democrazia. Queste aziende vanno domate e il peggio deve ancora venire», hanno detto i politici Usa. Il fondatore di Meta Mark Zuckerberg si è scusato pubblicamente con le famiglie presenti all'audizione in Senato in cui si è discusso dei danni provocati dalle piattaforme social sui minorenni. "Mi dispiace - ha dichiarato, imbarazzato - per tutto quello che avete dovuto passare", mentre lui e i suoi fact cecker, pensavano a censurare le verità sui sieri magici, anche questo ammesso direttamente da Zuck, su richiesta diretta dell’amministrazione di Washington. 

Scrive Meta sul suo blog: “Abbiamo stabilito che le attuali linee guida non affrontano in modo sufficiente i modi in cui le persone usano il termine sionista online e offline. In futuro, rimuoveremo i contenuti che attaccano i sionisti quando non riguardano esplicitamente il movimento politico, ma utilizzano invece stereotipi antisemiti o minacciano altri tipi di danni. Questo è secondo me un criterio troppo generico, che apre la strada ad una nuova ondata di censura, immotivata. Credo, dovrà prepararsi ad essere citato in giudizio ancora molte volte, questa però è solo la mia impressione. Meta continua: “La parola a volte è usata come un sostituto per le parole ebreo o israeliano, in particolare in una connotazione negativa”.

Per arrivare a questa decisione Meta ha interpellato più di 145 storici, gruppi per i diritti civili, esperti legali e di diritti umani e sostenitori della libertà di parola provenienti da tutto il mondo per giungere alla sua decisione. Per il colosso americano, l’uso del termine sionista potrebbe violare i termini se inserito in relazione ad affermazioni antisemite sugli ebrei che governano il mondo, parallelismi che tracciano paragoni tra ebrei e animali, inviti a danneggiare o a negare la loro esistenza.

Bravo Zuck. Quando un antisemita afferma di essere anti sionista, e di non avercela con gli ebrei, mente spudoratamente. Si sa da tempo. Il sionismo è la radice da estirpare dell’ebraismo, è il centro dell’anima. Fortunatamente non tutti gli ebrei sono sionisti, il popolo ebraico è un popolo come un a,tro, mentre i sionisti si sono appropriati di ciò che non è loro, avendo aderito all’ebraismo, ma essendo di origini non ebraiche. 

 
 
 

SMETTETE DI DELEGARE LA VITA ED IL FUTURO DEI VOSTRI FIGLI A QUESTI SQUALLIDI INDIVIDUI!

Post n°1880 pubblicato il 08 Luglio 2024 da scricciolo68lbr

Nei Paesi privi di obblighi, i dati raccolti su quanti bimbi si ammalano, sul numero dei bimbi che contraggono il morbillo e sui decessi, sono nettamente migliori rispetto ai nostri dati, Paese in cui sussiste l'obbligo, secondo un'ampia letteratura scientifica. Come possono negare l'evidenza ed ostinarsi?

IL METODO È SEMPRE LO STESSO: DITE NO E NON ISCRIVETE I BIMBI ALL'ASILO. AVETE ANCORA FIDUCIA NELLA LORENZIN?

Davvero credevate alle bugie dal naso lungo e dalle gambe corte del senatore Borghi? Non avete compreso che si tratta del solito giochino maggioranza ed opposizione all'interno della nedesima coalizione, al fine di non perdere voti? Non vi rendete infine, ancora conto che non c'è più in Parlamento nessun partito politico degno di attenzione da parte degli elettori italiani? Sono tutti corrotti, tutti al soldo di Big Pharma!

Cari genitori i figli sono i vostri, difendeveli da soli, con un Grandissimo NO!,!

"Inammissibile". Nessuna discussione sull'emendamento per lo stop ai vaccini obbligatori

L'emendamento presentato dal senatore Claudio Borghi per la sospensione dell'obbligatorietà delle 12 vaccinazioni obbligatorie per i bambini, non verrà discussiono in Commissione al Senato. L'Italia resta l'unico Paese al mondo in chi vige un simile obbligo!

E così secondo fonti parlamentari interpellate dall'Adnkronos, l'emendamento della Lega, a firma di Claudio Borghi, per lo stop alle 12 vaccinazioni obbligatorie, non verrà discusso.

Le stesse fonti rendono noto che il tema dei vaccini sarà valutato "inammissibile" per estraneità al decreto sulle liste d'attesa, decreto in discussione in Commissione Affari sociali di Palazzo Madama. La decisione, con lo stop al ritorno alla norma sui vaccini precedente alla legge Lorenzin, verrà presa martedì prossimo, nel pomeriggio, a Palazzo Madama.

Solite malelingue, alle quali non vogliamo credere, dicono che l'emendamento di Borghi non ha trovato accoglimento totale nei partiti del centrodestra. Dal partito di Matteo Salvini, hanno reso noto fonti parlamentari interpellate dalle agenzie, non ci sono state indicazioni di voto sull'emendamento. Come accaduto altre volte su temi sensibili, nella Lega si è lasciata la libertà di scelta ed è stato lo stesso Borghi a sttolinearlo, aggiungendo e precisando che l'emendamento sia esclusivamente "farina del suo sacco".

Rispondendo alle critiche piovute dopo aver reso noto il suo emendamento, il senatore Borghi ha dichiarato: "Non è una proposta No vax e non è 'follia antiscientificà o 'ritorno al Medioevò anzi, è adeguarsi alle migliori pratiche internazionali. Ho letto commenti vergognosi alla mia proposta di legge sull'abolizione della legge Lorenzin, legge che impone l'obbligo di 12 vaccini per iscriversi all'asilo. Ma se fosse una proposta no vax avrei proposto l'abolizione dei vaccini, mentre io propongo di abolire l'obbligo vaccinale che, secondo una ampia letteratura scientifica, porta al rifiuto del vaccino". Ed ha aggiunto Borghi, "a chi definisce questa mia idea come follia antiscientifica dico che solo noi e la Francia in Europa abbiamo l'obbligo vaccinale, ma negli altri Paesi le cose vanno meglio".

 

Da Forza Italia, Maurizio Gasparri intervistato dal Tg3 ha dichiarato: "Non cediamo alle suggestioni No vax. I vaccini sono utili. Affidiamoci alla scienza, sia per i bambini che per tutta la popolazione. Questo pensa Forza Italia". Ricordiamoci di questa affermazione in futuro.

 

Il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ha aggiunto: "Lo stop all’obbligo vaccinale per i bambini è una sciocchezza scientifica . Ed è da irresponsabili da un punto di vista politico. La salute dei bambini non può essere messa in discussione per un pugno di voti o per rincorrere i no-vax". Anche questa affermazione va riportata sul libretto degli appunti.

 
 
 

AI MASSIMI LIVELLI SERPEGGIA LA VOGLIA DI FARLA FINITA.

Post n°1879 pubblicato il 08 Luglio 2024 da scricciolo68lbr

Ai piani alti c'è voglia di suicidio? Questo sembrerebbe risultare dalla serie di suicidi eccellenti, di cui in molti casi nulla si è venuto a sapere circa l'esito degli esami autoptici.

Che sia una nuova moda? Un virus? 

 

03 marzo 2023

Senato, morto senatore Dem Bruno Astorre a Palazzo Cenci. La Procura apre fascicolo per istigazione al suicidio.

Il presidente del Senato La Russa: «Notizia terribile». La segretaria del Pd Schlein: «sconvolti e addolorati».

Il senatore del Pd Bruno Astorre è stato trovato morto in uno degli uffici del Senato a palazzo Cenci. Aveva 59 anni. La Procura di Roma ha avviato, come atto dovuto, un fascicolo di indagine. Il procedimento, come avviene in questi casi, è rubricato come istigazione al suicidio. Secondo quanto si apprende dopo il sopralluogo la Procura, esaminate le risultanze dell’atto istruttorio, valuterà se disporre l’autopsia. L’esame autoptico viene comunque preceduto da una prima verifica sul posto del medico legale.

Sono in corso i rilievi della scientifica all’interno del palazzo. All’esterno - in piazza Sant’Eustachio, a pochi metri dall’ingresso principale di Palazzo Madama - si sono radunati parlamentari e consiglieri comunali. Numerosi gli esponenti del Pd romano così come senatori e deputati che lo conoscevano, oltre a giornalisti e fotografi e alcuni passanti.

Il 6 marzo doveva essere effettuata l’autopsia. Sono trascorsi più di tre mesi dalla morte di Astorre e ad oggi ancora non si è capito cosa è accaduto. L'autopsia è stata fatta ma i risultati non sono stati diramati. Testimoni del presunto suicidio non risultano esserci.

Il silenzio dei media al riguardo è assordante.

 

 

venerdì 24 maggio 2024

Franco Anelli morto suicida, la ricostruzione delle ultime ore del rettore

Milano, la serata con la compagna e il messaggio ad alcuni amici prima di lanciarsi nel vuoto: “Game over”. Lunedì messe nei campus. Disposto il lutto e la sospensione delle attività accademiche nel giorno dei funerali. Mentre colleghi, amici e conoscenti si interrogano sulla tragica scomparsa di Franco Anelli, rettore dell'Università Cattolica morto suicida a 61 anni, gli inquirenti stanno cercando di fare luce sui motivi che possono aver indotto il giurista a lanciarsi dal sesto piano della sua abitazione, in centro a Milano. Tragico epilogo di una serata costellata di particolari ora al vaglio degli investigatori: in primis l’sms inviato agli amici: “Game over”, prima di lanciarsi nel vuoto. Ed è da questo punto che partono gli accertamenti per capire cosa sia successo nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 maggio, quando, dopo aver risposto ad alcune telefonate, il rettore ha inviato il sibillino messaggio e si è lanciato dal sesto piano. 

La ricostruzione delle ultime ore

Sono le ore 20 quando Franco Anelli e la compagna rientrano nell’abitazione su due livelli di via Illica. Bevono qualcosa insieme, poi Anelli risponde ad alcune telefonate e si sposta secondo piano, mentre la donna resta al primo. Dopo qualche minuto, la donna sale al piano superiore. Ma è già successo l’irreparabile: Anelli non è più lì. In un primo momento non si preoccupa, pensa che magari sia uscito dall’altra porta, dimenticando di avvisarla. Poi la chiamata al cellulare del rettore, che squilla a vuoto e l’ansia che sale. Fino alla tragica scoperta quando arriva il 112, chiamato da un vicino.

La procura apre un fascicolo

L’ispezione del medico legale accerta subito che si è trattato di un gesto volontario. Sul corpo del rettore non vengono riscontrati segni compatibili con l’intervento di altre persone. Ma la procura decide ugualmente di aprire un fascicolo per ipotesi, solo tecniche, di istigazione al suicidio o omicidio colposo, per condurre gli esami autoptici e completare gli accertamenti, che si focalizzeranno su pc e smartphone del rettore. Anelli non ha lasciato alcun testo scritto per spiegare il suo gesto. E tanto meno emergono piste alternative a quella dei motivi personali: sembra che il rettore non avesse problemi di salute e nemmeno professionali. Anche la prossima scadenza del suo mandato non era per lui motivo di preoccupazione.

Lutto in ateneo nel giorno dei funerali

La scomparsa di Anelli ha lasciato sgomento non solo il mondo accademico e i suoi studenti, ma anche chi lo aveva conosciuto e apprezzato in questi anni per il suo lavoro e per il carattere gentile e riservato. Lunedì tutte le celebrazioni eucaristiche previste nei diversi campus dell'Università Cattolica si terranno in suffragio di Anelli. Nella sede di Milano, la messa delle 12.30 sarà celebrata nell'aula magna di Largo Gemelli 1, per consentire una più ampia partecipazione. In occasione del funerale di Anelli, la cui data è in corso di definizione, sarà proclamata una giornata di lutto. Quel giorno saranno sospese tutte le attività didattiche, accademiche e istituzionali, mentre sarà garantita l'apertura delle sedi e dei campus. Le notizie relative a tempi e modi delle esequie, viene spiegato in una comunicazione inviata agli studenti dalla Cattolica, saranno comunicate non appena possibile. “Nel frattempo –  si legge nella nota –  l'intera comunità universitaria si stringe nel cordoglio e nella preghiera, in memoria del rettore e con la volontà di affrontare nella speranza uno dei momenti più drammatici della storia dell'ateneo”.

 

29 maggio 2024

La morte di Angelo Onorato, la famiglia: "Se non è stato ucciso, qualcuno l'ha spinto a farla finita".

Mentre gli elementi raccolti finora dalla Procura portano tutti verso il suicidio, i parenti del marito dell'eurodeputata Francesca Donato restano convinti che l'imprenditore non abbia potuto compiere un gesto simile. Indicano un contesto di non meglio precisate minacce e preoccupazioni, senza nomi e moventi chiari. Domani i funerali in Cattedrale.

La famiglia dell'imprenditore Angelo Onorato, trovato senza vita con una fascetta stretta al collo nel suo Suv, lungo la bretella di viale Regione Siciliana sabato pomeriggio, non crede all'ipotesi che, giorno dopo giorno, prende invece sempre più corpo, cioè quella del suicidio. Per la moglie, l'eurodeputata Francesca Donato, che si è affidata all'avvocato Vincenzo Lo Re, l'uomo non può essersi ucciso. E se non è stato un omicidio, la pista - secondo i parenti - potrebbe essere quella di un'istigazione al suicidio: Onorato sarebbe stato quindi comunque spinto da qualcuno a togliersi la vita, gesto che altrimenti non avrebbe avuto motivo di compiere.

Ad alimentare questa tesi non sono però elementi chiari e nitidi, ma piuttosto un contesto di preoccupazioni che l'imprenditore avrebbe avuto, legate a non meglio precisate minacce. La famiglia non è in grado di indicare nessuno nello specifico come ipotetico responsabile (ma si scarterebbe comunque la pista della criminalità organizzata) e neppure di definire meglio un movente, ma vuole che - senza speculazioni su una tragedia - vengano fatti tutti gli accertamenti per arrivare ad una risposta certa su un gesto apparentemente inspiegabile. 

Gli elementi raccolti finora dal procuratore Maurizio De Lucia e dall'aggiunto Ennio Petrigni, che coordinano le indagini della squadra mobile, vanno però in una direzione diversa rispetto a quella indicata dalla famiglia. Le telecamere vicine al luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Onorato, negli orari compatibili con un ipotetico omicidio, non hanno ripreso nessun mezzo accostarsi al suo né tantomeno persone allontanarsi a piedi. Come è emerso poi dall'autopsia, non ci sarebbe alcun segno di violenza sul corpo di Onorato né di resistenza e, obiettivamente, è difficile pensare che - se si è trattato di un'aggressione - l'imprenditore si sia lasciato stringere una fascetta al collo e strangolare senza provare a difendersi per semplice istinto di sopravvivenza. Si attende comunque l'esito degli esami tossicologici e anche quelli sulla stessa fascetta per verificare le impronte e le tracce di dna. C'è poi la lettera di cui si è tanto parlato, consegnata qualche mese fa a un avvocato da Onorato, ma che conterrebbe soltanto manifestazioni di amore per la moglie. Senza riferimenti ad altre persone.

"L’espletamento dell’esame autoptico - precisa in una nota l'avvocato Lo Re - non rappresenta una conclusione delle indagini che certamente dovrà tenere conto di diversi elementi non ancora chiariti. I primi dati emersi non consentono di orientare in maniera decisa l’indagine”.  

Ciò che è comune alle due ipotesi, quella degli inquirenti e quella della famiglia, è al momento la mancanza di un movente: se l'imprenditore è stato ucciso, perché? Se si è tolto la vita, perché? La Procura tende ad escludere comunque la pista economica perché le aziende di Onorato sarebbero state sane e non sarebbero stati evidenziati gravi problemi legati a debiti o crediti. Si stanno vagliando telefonate e contatti dell'uomo prima di morire, ma finora non sarebbe emerso nulla di decisivo per le indagini. Intanto, dopo l'autopsia, la salma è stata restituita alla famiglia e domani a mezzogiorno in Cattedrale si terranno i funerali.

 

 

02 giugno 2024

Stefano Bontempelli si è tolto la vita nella sua casa a Mestre: il manager lavorava nel private equity.

L’uomo, 53 anni, aveva problemi di salute. Lascia la moglie e due figlie piccole. Lavorava nel settore del private equity come managing director di Neuberger Berman e  co-founder di Nb Renaissance.

Stefano Bontempelli si è tolto la vita a soli 53 anni. Il manager veneto del settore del private equity ha compiuto il gesto estremo mentre si trovava nella sua abitazione in via Filiasi, a Mestre. La notizia è stata appresa con sgomento dai colleghi di Neuberger Berman, la società di investimento privata dove Bontempelli rivestiva il ruolo di managing director, e anche negli uffici milanesi di Nb Renaissance, dove Bontempelli era co-founder e senior partner. Il manager, che sedeva anche nel consiglio di amministrazione della startup italiana Bending Spoons (quella che lanciò durante la pandemia l’app Immuni), lascia la moglie Patrizia Pol e due figlie. 

Il gesto estremo avvenuto il 2 giugno

Secondo quanto riportato da vari media, tra cui il Gazzettino, che hanno sentito i colleghi di Bontempelli, di recente il manager aveva manifestato problemi di salute e per questo non era più andato in ufficio. L’uomo ha posto fine alla sua vita intorno a mezzogiorno di martedì 2 luglio, ma la notizia è stata resa nota dai colleghi solo nella serata del giorno dopo. La conferma ufficiale è poi arrivata il 4 luglio, quando il team di Nb Renaissance e Neuberger Berman ha comunicato con una nota «la prematura ed inaspettata scomparsa di Stefano Bontempelli». I colleghi hanno voluto ricordare il manager come una persona «dalle grandi doti umane e professionali, stimato e apprezzato dal team Nb Renaissance, dai suoi partner internazionali e dalla business community. Una mente lucida e lungimirante», si legge ancora nella nota, «un grande motivatore, sempre disponibile al confronto e pronto con entusiasmo alle sfide professionali e personali, una persona generosa che lascia un vuoto profondo nella nostra community». Molti i necrologi apparsi il 5 luglio sul Corriere da parte di amici, ma anche del mondo della finanza: da Goldman Sachs a Jp Morgan, da Barclays a Gaetano Miccichè, presidente della divisione Imi del gruppo Intesa Sanpaolo.

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La carriera di Bontempelli

Stefano Bontempelli si era laureato con lode in Economia Aziendale all'Università Ca' Foscari di Venezia. Uno dei suoi ultimi successi, che lui stesso aveva annunciato sul social network LinkedIn, era stato il lancio due mesi fa di una super piattaforma made in Italy per gli investimenti privati. Solo il febbraio scorso, Bontempelli aveva rilasciato un’intervista alla testata economico-finanziaria digitale Dealflower, nella quale aveva parlato di Bending Spoons, l’azienda italiana che aveva chiuso un nuovo round di finanziamento del valore complessivo di 155 milioni di dollari, arrivando a valere 2,5 miliardi di dollari. Bontempelli aveva dichiarato con entusiasmo che il 2023 era stato un anno «molto attivo, sia come nuovi investimenti che come exit», per poi aggiungere che Nb Renaissance aveva  «molte belle storie di aziende da raccontare ai nostri investitori e siamo pertanto ottimisti». Quell’ottimismo che a un certo punto deve essere scomparso dall’orizzonte del manager, schiacciato dal peso della malattia. 

 

 

17 giugno 2024

Lutto nel mondo della difesa: morto il generale Graziano, presidente di Fincantieri

Il generale Claudio Graziano, ex Capo di stato maggiore della Difesa e presidente di Fincantieri, è morto improvvisamente.

È morto il generale Claudio Graziano, presidente di Fincantieri. Era nato a Torino nel 1953. Ex Capo di Stato maggiore della Difesa e presidente del Comitato militare dell’Unione europea, era a capo di Fincantieri dal 2022.

Graziano, che di recente aveva perso la moglie, sarebbe stato trovato morto questa mattina. Molte le ipotesi sulle cause, tra le quali quella del suicidio.

L’indagine non è nemmeno iniziata, ammesso che mai realmente inizierà, ma qualcuno sembra aver già chiuso il caso.

Non sono stati nemmeno condotti gli esami di rito sul palmo della mano con la quale Graziano si sarebbe sparato per capire se effettivamente ci sono tracce di polvere da sparo su quel palmo oppure se qualcuno ha messo l’arma in mano al generale dopo che questo era già morto.

Non erano note apparentemente nemmeno condizioni depressive particolari del militare, salvo quelle non confermate e riportate dai media sulla morte della moglie, ma ovviamente anche su questo aspetto di voglia di capire cosa è realmente accaduto se ne vede ben poca.

Nel biglietto trovato il riferimento alla coniuge scomparsa: senza mia moglie «ho perso la strada»

Secondo quanto riportato dall’agenzia Radiocor, è stato ritrovato un biglietto. «Dopo la morte di Marisa ho perso la strada»: è il contenuto del breve biglietto trovato accanto al corpo del generale Graziano. L’ipotesi prevalente è che si sia tolto la vita. Nell’appunto trovato nella sua abitazione romana è chiaro il riferimento alla moglie, Marisa Lanucara, scomparsa nella primavera del 2023 al termine di una malattia. Chi ha frequentato Graziano riferisce di quanto il lutto lo abbia segnato nell’ultimo anno, ma anche l’impegno, il rigore, la capacità di mostrarsi di buon umore che trasmetteva all’esterno, anche nelle ultime settimane. Graziano, nato a Torino, avrebbe compiuto 71 anni a novembre.

Non possono non venire alla mente in questo caso gli echi del caso di Raul Gardini dove un’altra procura, quella di Milano – nella quale erano attivi gli “eroi” del pool di Mani Pulite intenti a falciare la classe dirigente della Prima Repubblica premurandosi però di risparmiare il PDS – liquidava la morte del noto capitano d’industria come un “suicidio” nonostante l’arma fosse a diversi metri di distanza dal suo letto, e nonostante sulle sue mani non c’era quella polvere di sparo che avrebbe dovuto esserci in caso di una morte per suicidio.

Nessuno sulla stampa dell’epoca pose particolari questioni sulla condotta dei magistrati milanesi che archiviarono clamorosamente un caso che appariva chiaramente come un omicidio simulato malamente da suicidio.

Non sappiamo se anche in questo caso siamo di fronte ad una triste pratica consolidata nella magistratura italiana così vicina e attenta ai desideri delle logge massoniche che ora sono invischiate in una furiosa guerra tra bande sulla quale si tornerà in seguito.

Il suo impegno in Fincantieri: sicurezza del mare e rimedio alle carenze europee

A favore di un settore della Difesa che sani le carenze europee e della sicurezza del mare con la protezione di quanto si trova sotto, come, ad esempio, i cavi sottomarini. Sono stati alcuni dei capisaldi della presidenza di Fincantieri affidata al generale Graziano. Più volte Graziano aveva espresso il plauso per «la strada intrapresa dall’Ue sulla difesa» insistendo sulla necessità di «lavorare sull’interoperabilità e intercambiabilità», come aveva fatto proprio a Bruxelles nel marzo scorso, intervenendo agli Stati Generali dell’Italia a Bozar.

Una visione che teneva conto di due aspetti: le politiche di impiego delle Forze Armate e il comparto industriale della Difesa. In quanto più specificamente la sicurezza, Graziano aveva parlato di mare come di un insieme di “strade” che si congiungono.: metterle a rischio significa dunque interrompere la principale via di comunicazione. In questo ambito, più volte ha sottolineato l’esigenza di proteggere i cavi e pipelines che corrono nelle profondità marine del Mediterraneo. Profondità dove, ha ripetutamente ammonito, si registra la presenza di sottomarini russi. Sempre chiaro anche il suo atteggiamento nei confronti del conflitto tra Russia e Ucraina, favorevole cioè a consegnare armi a Kiev.

 

 
 
 

L’8 E IL 9 GIUGNO 2024, IMPLICITO PLEBISCITO DEGLI ITALIANI AD USCIRE DALL’EUROPA!

Post n°1878 pubblicato il 07 Luglio 2024 da scricciolo68lbr

Elezioni 2024, urne chiuse alle 23 di domenica 9 giugno. 

Si è votato per: 

  • i 76 membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia;
  • il consiglio e il presidente della giunta regionale del Piemonte;
  • il turno annuale di elezioni amministrative, che hanno riguardano complessivamente 3.698 comuni di cui 3520 delle regioni a statuto ordinario, 114 del Friuli Venezia Giulia, 27 della Sardegna e 37 della Sicilia.

 

L'affluenza ai seggi è stata del:
     -   49,69% per le europee sul territorio nazionale;
     -   62,62% per le amministrative. 

 

A niente sono valsi gli appelli dei vari inquilini, più o meno rilevanti, delle istituzioni nostrane. A niente sono valsi tutti gli spot televisivi, nei quali apparivano una serie di personaggi delle istituzioni, alcuni dai volti inquietanti, che invitavano a partecipare al voto per difendere la “democrazia”, nell’inutile tentativo di voler ancora fare apparire tale sistema come un bene prezioso da salvare. Così come a nulla è valso l’accorpamento con le amministrative sempre alla disperata ricerca di gonfiare e magari poter manipolare (voci dei soliti maligni, alle quali noi non vogliamo credere) un po’ i numeri dell’affluenza che, ricordiamolo, va vista anche con i numeri delle schede bianche e nulle. Il risultato non è cambiato. Le urne sono state disertate dal popolo italiano: alle 19:00 di domenica 9 giugno aveva votato appena il 26 per cento degli aventi diritto, poi dalle 19:00 alle 23:00 i cittadini si sono recati in massa a votare (avete percepito voi questa ingente orda di persone nelle ore notturne che è andata a votare? Io no…).

Comunque, brogli o meno, manipolazione dei numeri o meno, i dati finali non mentono ed alla fine, si è raggiunta una percentuale di votanti che ha raggiunto la misera soglia del 49,6%, percentuale che di diritto entra nella storia, diventando di fatto la minoranza del popolo italiano che ancora si illude in cuor suo, che votare la presente, e declinante, classe politica abbia ancora un valore intrinseco.

Per la prima volta nella tormentata storia della repubblica del 1946-48, GLI ITALIANI CHE NON HANNO PARTECIPATO AL VOTO IL 50,4%, SONO PIÙ NUMEROSI DI COLORO CHE VI HANNO PRESO PARTE. Ed è tutto dire, visto che perfino il premier Meloni si è accorto del dato (mentre tutti gli altri, media mainstream compresi hanno minimizzato), e nel discorso al Parlamento ha detto che il dato non deve e non può essere sottovalutato, perchè esprime il malessere di un intero popolo. La fase del consenso liberal-democratico è definitivamente conclusa e in seguito se ne approfondiranno meglio le ragioni.

In questo momento siamo al giro di boa della storia della repubblica (colonia)  dell’anglosfera, iniziata nel lontano 1943 in quel di Cassibile, quando il generale Castellano cedeva la sovranità di una nazione intera alle potenze angloamericane, non avendo nemmeno l’autorità per farlo, in quanto il legittimo presidente del Consiglio era a tutti gli effetti Benito Mussolini che era stato spodestato con un colpo di Stato nel luglio del’43 e che commise in precedenza il fatale errore di allearsi con la Germania Nazista di Hitler, verso il quale ha sempre nutrito una certa diffidenza accompagnata da un non malcelato disprezzo.

 

L’Italia, com’è noto, da quella data sino ai giorni nostri ha scontato il fardello di quella “sciagurata” decisione. ritrovandosi a svolgere il ruolo della colonia ubbidiente, di uno Stato satellite la cui politica estera doveva stata in larga parte, essere concepita da Washington, che rappresentava una facciata, poichè le reali decisioni venivano e vengono prese soprattutto dalle potenti lobby finanziarie globaliste, che governano già da decenni le amministrazioni presidenziali americane, su tutte quella sionista che ha di fatto scritto la politica estera americana fino al 2016, anno nel quale salì al potere Trump che ha messo fine alla stagione delle guerre permanenti degli Stati Uniti scatenate in nome e per conto dello stato sionista. 

 

Nonostante l’infame ruolo ricoperto dal nostro Paese, la classe dirigente della Prima Repubblica, aveva saputo ugualmente perseguire gli interessi nazionali, riuscendo a portare sviluppo e benessere ad un Paese che dalle macerie della seconda guerra mondiale costruì una delle potenze industriali più forti del mondo. Il nostro Paese rappresentò una eccezione all’interno della NATO, quando questo l’Italia è stata quella che più di tutti era vicina alla causa palestinese. Non è un segreto che il solco della politica estera tracciato da Andreotti e Craxi non era certo gradito dai governi sionisti di Israele e dal movimento sionista mondiale, poiché l’Italia è un Paese a vocazione mediterranea, e se questo è vicino al mondo arabo ciò rappresenta certamente un problema per i propositi imperialistici di Israele.

 

All’epoca, la politica aveva ancora un valore. I partiti avevano un reale rapporto con la loro base elettorale e il cittadino comune si sentiva effettivamente rappresentato dal politico che votava e inviava come suo rappresentante nelle istituzioni, poiché questi rispondeva e aveva a cuore gli interessi di chi lo votava e non quelli dei poteri della finanza sionista e delle varie istituzioni sovranazionali.

Dato che conferma tutto ciò sono le percentuali di partecipazione al voto che raggiungevano soglie del 90%, impensabili ai tempi odierni, in quanto oggi la politica è qualcosa di molto diverso da quello che era 40 o 50 anni.

Il 1992 è l’anno che rappresenta lo spartiacque. La rivoluzione colorata partorita dagli ambienti dello stato profondo americano, aveva la “necessità” di liquidare quella classe politica, giudicata troppo indipendente per i parametri di Washington, e il potere decisionale è passato dalle mani della politica a quelle di oscuri e ignoti commissari europei, che non passano nemmeno dalla legittimazione popolare delle urne.

 

La politica da affare per molti diviene un affare per pochi. Non è più Roma a decidere, ma Bruxelles, Londra e Washington tanto che sono le istituzioni europee a scrivere le manovre finanziarie, circostanza semplicemente impensabile un tempo, e oggi divenuta “normalità”.

 

Il trasferimento del potere da Roma a centri di potere esteri ha inevitabilmente allargato la distanza tra il popolo e le istituzioni. 

 

La psico-info-pandemenza non ha fatto altro che accelerare enormemente la “presa di consapevolezza” che nella democrazia liberale non esistono vere ed essenziali distinzioni di sorta tra uno schieramento e l’altro. Semplicemente, l’operazione che i vari signori del globalismo avevano accuratamente preparato molti anni prima, ha mostrato che la politica ormai era ridotta ad essere una protesi del cartello farmaceutico, di Bill Gates, di George Soros, delle famiglie Rothschild, Rockefeller, e Warburg soltanto per citarne alcune. 

 

Da quella data, 1992, l’offerta politica è fatta unicamente per rappresentare gli interessi di altri, non più dei popoli e non quelli della nazione, ed è per questo che dopo il 2020 la democrazia liberale è entrata in una fase ancora più acuta della sua crisi iniziata appunto nel 1992. Il risultato delle europee è lì a dimostrare il requiem della repubblica dell’anglosfera.

Adesso ci si chiede quale futuro attende l’Italia dopo le ultime elezioni europee?

Quale sarà il futuro di questo Paese dopo il fallimento delle ultime consultazioni per il Parlamento europeo?

Il popolo ha parlato e ha espresso chiaramente tutto il suo distacco dalla presente offerta politica, poiché essa nella sua interezza, che non è certo fatta per chiudere l’esperienza con il liberismo, ma piuttosto per preservarla. Questo ha dato vita ad un processo, a mio avviso, irreversibile. La crisi di fiducia delle istituzioni repubblicane si è aggravata ancora di più, anche perché queste ormai restano avviluppate su sé stesse dentro la loro bolla, dedicandosi allo scialbo esercizio della autocelebrazione, immuni a quanto accade nel mondo reale. Siamo entrati ormai nel territorio di cui parlò Giulio Andreotti nel 1984, dove la linfa vitale delle istituzioni parlamentari, rappresentata dal voto, si svuota e toglie alla repubblica dell’anglosfera l’ossigeno di cui ha bisogno per restare in vita. Ciò spiega l’irritazione non solo dei partiti dell’establishment ma anche di tutti quelli della piccola galassia del falso sovranismo, che hanno rovesciato non pochi improperi e minacce nei riguardi di coloro che giustamente non vogliono più saperne di una partita truccata dove vince sempre il banco.

 

Siamo giunti all’epilogo della esperienza repubblicana di Cassibile? Difficile dirlo con certezza, ma i segnali di una generale dismissione sembrano esserci tutti.

È nel liberismo che l’Italia ha perso la sua sovranità, nel liberalismo l’Italia ha rinunciato alla sua identità cristiana e latina, per adottarne un’altra di natura protestante e nord-europea. 

 

Questo è il punto nel quale è giunta la repubblica di Cassibile. E’ giunta al punto nel quale dentro di essa le sue bande massoniche legate all’élite sionista globalista, si combattono mentre al di fuori di essa c’è soltanto disprezzo e disillusione, accompagnato a diffidenza.

Dai dati emersi dalle consultazioni europee è emerso come la maggioranza degli italiani è arci stufa di tale farsa e non vuole altro che il sipario cali presto su di essa.

 

 
 
 

ORBAN INAUGURA IL SEMESTRE DI PRESIDENZA EUROPEA CON UN GESTO DI DISTENSIONE!

Post n°1877 pubblicato il 05 Luglio 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #orban

Il premier ungherese, Viktor Orban, presidente di turno dell'Ue, è arrivato oggi 5 luglio, nella capitale della Russia ed ha affermato di voler sfruttare il semestre di presidenza dell’Ue, iniziato lunedì scorso, per promuovere la pace, una pace negoziata in Ucraina.

Ieri, Radio Liberty, aveva pubblicato la notizia, rilanciata in Italia dall’Ansa, che citava il giornalista investigativo Szabolcs Panyi, secondo il quale una delegazione del governo ungherese era già nella capitale russa in attesa del Presidente Orban.

E adesso è partita la sua personale sfida ai leader europei. Martedì scorso Orban era stato a Kiev per la sua prima missione dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Qui il premier ungherese ha chiesto al presidente Volodymyr Zelensky di valutare un cessate il fuoco. ERA ORA! FINO AD ORA LA VON DER LEYEN AVEVA SOLO INASPRITO I TONI E RILANCIATO UNA GUERRA SENZA FINE, ORA ORBAN INVERTE LA TENDENZA! Kiev, però, ha dichiarato di non essere disposta a scendere a compromessi. 

La visita a Mosca del Presidente Orban, è la prima di un leader europeo da quando il cancelliere austriaco Karl Nehammer si recò nella capitale russa nell’aprile del 2022 e fallì il tentativo di convincere Putin a porre fine alla guerra.

"A quanto capisco, lei è arrivato a Mosca anche come presidente di turno del Consiglio Ue e non solo come partner della Federazione russa". Così il presidente russo, Vladimir Putin, ha accolto al Cremlino il premier ungherese, Viktor Orban. Il leader di Budapest, dal canto suo, ha definito "speciale" l'incontro a Mosca col collega russo. Putin ha detto di aspettarsi uno scambio di opinioni anche sulle questioni bilaterali.

I leader europei, intanto, hanno screditato, e non poteva essere altrimenti, il viaggio di Orban.

"Sono pronto a discutere con te" delle proposte per "una soluzione pacifica" della crisi ucraina e "spero che mi farete conoscere la vostra posizione, la posizione dei partner europei", ha scandito il capo del Cremlino, secondo quanto riferisce Ria Novosti.

Il presidente russo Vladimir Putin ha accolto calorosamente al Cremlino il primo ministro ungherese Viktor Orbán, sottolineando che la sua visita non è solo in qualità di leader di un Paese amico della Russia, ma anche in qualità di presidente di turno dell'Unione Europea. "Caro signor Primo Ministro, cari colleghi, benvenuti a Mosca, in Russia, capisco che questa volta siete arrivati non solo come nostro partner di lunga data, ma anche come presidente di turno del Consiglio dell'Ue", ha detto il leader russo, come riporta l'agenzia Tass.

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di considerare "sincere" le parole rassicuranti di Donald Trump di volere mettere fine al conflitto in Ucraina, e quindi che la Russia le "sostiene". Non che le sosterrà, che le sostiene! Lo riferisce l'agenzia Tass. Mosca - fa sapere Putin - non può accettare un cessate il fuoco sulla linea attuale del fronte in Ucraina senza l'inizio di negoziati di pace con Kiev. 

 

L'Alto rappresentante Ue Borrell intanto, ribadisce: “Orban da Putin come premier Ungheria, non rappresenta Unione”.


"Il Presidente di turno dell'Ue non ha il mandato di impegnarsi con la Russia per conto dell'Ue. Il Consiglio europeo è chiaro: la Russia è l'aggressore, l'Ucraina è la vittima. Nessuna discussione sull'Ucraina puo' aver luogo senza l'Ucraina". Lo ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri giovedì 4 luglio, in merito a quell'incontro già in programma tra il premier ungherese, Viktor Orban, e il presidente russo, Vladimir Putin, che oggi, regolarmente, si è tenuto.


Schiumano di rabbia i leader europei, perchè Orban sta ostacolando il loro piano di guerra senza fine con la Russia.

Bisognerebbe mettere loro il collare antisaliva come ai cani... 

 
 
 

QUANDO ZIELINSKY INCONTRÒ CHABAD LUBAVITCH.

Post n°1876 pubblicato il 05 Luglio 2024 da scricciolo68lbr
 

Articolo tratto dal sito Infopal.

FONTE:

https://www.infopal.it/zelensky-riceve-i-rabbini-del-movimento-chabad-lubavitch-chi-sono/

 

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Zelensky riceve i rabbini del Movimento Chabad Lubavitch. Chi sono?

Di Lorenzo Poli. In questo ultimo anno e mezzo di guerra in Ucraina si è sempre più palesato come essere antisemiti ed essere anti-sionisti sia completamente l’opposto. A dare l’ennesima prova di questa differenza è stato il presidente ucraino Zelensky che, nonostante appoggi dichiaratamente organizzazioni neonaziste antiebraiche che si ispirano allo sterminatore d’ebrei Stephan Bandera e che hanno commesso razzie verso gli ebrei ucraini, è un grande e convinto sostenitore di Israele, delle sue politiche repressive, coloniali, d’apartheid e razziste a tal punto da chiedere anche aiuto politico e sostegno militare, per quanto quest’ultimo non sia arrivato.

Non è un caso che il 60% degli ucraini affermi di sentirsi solidale con gli israeliani quando vengono attaccati dai palestinesi – secondo quanto rivelato da un sondaggio dell’Istituto di Sociologia di Kiev su richiesta dell’ambasciata israeliana in Ucraina –, che il 53% degli ucraini creda che Israele sia un alleato; che il 53% degli ucraini ritenga che Israele e Ucraina siano simili nella loro resilienza; che il 33% ritenga che i due Paesi siano simili nel loro livello di democrazia; e che il 39% creda che entrambi condividano gli stessi valori morali.

A rinsaldare ancor di più questa convinzione è il suo incontro con i rabbini del Movimento Chabad Lubavitch, destinato a sancire, una volta per tutte, l’alleanza tra la lobby sionista e il regime neonazista di Kiev. Chabad Lubavitch è una delle sette sioniste più potenti al mondo e la tradizionale cerimonia dell’Hannukah a piazza Barberini, nel cuore di Roma, è curata da loro dal 1987. 

La festività ebraica di Chanukkah – detta anche “festa delle luci” o “festa dei lumi” o Hanukkah o Chanukkà -, significa “inaugurazione”o “consacrazione”, ricorda la riconquista del Tempio di Gerusalemme, quando i Maccabei miracolosamente sconfissero il potente esercito Greco-Siriano.

L’anno scorso, la neo-eletta presidente del Consiglio Giorgia Meloni partecipò alla cerimonia di accensione del candelabro che si svolse al Museo Ebraico di Roma alla presenza del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, e della presidente della Comunità Ebraica Ruth Dureghello. 

 

I Lubavitcher sono tra le organizzazioni ai quali ogni presidente del Consiglio porge omaggio ogni qual volta entra a Palazzo Chigi. Perché?

Cosa è il Movimento Chabad Lubavitch?

Il Movimento Chabad Lubavitch è una ramificazione dell’ebraismo chassidico (o chassidismo), quest’ultimo un movimento ebraico di massa nato tra gli ebrei ashkenaziti slavi nel XVIII secolo che si basa sul rinnovamento spirituale dell’ebraismo ortodosso con la popolarizzazione della Kabbalah come un aspetto fondamentale della fede nelle comunità ebraiche povere. Il Movimento Chabad Lubavitch è stato fondato in Bielorussia da Shneur Zalman di Liadi, nel XVIII secolo, come un’interpretazione differente della spiritualità e della filosofia chassidiche. “Chabad” e l’acronimo di Chochmah, Binah, Da’at che significano Saggezza, Comprensione e Conoscenza; e “Lubavitch” da Ljubaviči, la città russa che gli servì da base per più d’un secolo. Praticano quindi funzioni rituali e di preghiera (Nusach Ari) basate sulla Kabbalah di Isaac Luria e adottano la filosofia chassidica del taumaturgo e kabbalista Israel ben Eliezer. A partire dal XX secolo questo Movimento si è trasformato in un’organizzazione imponente, con una propria struttura gerarchica e amministrativa con sede nel quartiere di Crown Heights a Brooklyn, New York.

Chabad-Lubavitch ha avuto sette leader religiosi, chiamati rebbe e gli ultimi si sono distinti per importanza: Yosef Yitzchok Schneersohn, morto nel 1950, e Menachem Mendel Schneerson che succedette a suo suocero, diventando il settimo ed ultimo rebbe del movimento, posizione che ha tenuto fino alla morte nel 1994.

Ufaratzta, trasformazione ortodossa degli ebrei moderati e ebraicizzazione dei non-ebrei per velocizzare l’arrivo del Messiah.

Negli anni 19501951, dopo esser diventato Rebbe e a seguito di un’iniziativa di suo suocero, il sesto rebbe Yosef Yitzchok Schneersohn, Menachem Mendel Schneerson incitò il movimento a continuare l’opera di shlichus, ovvero di “servire da emissari”. Come risultato, i shluchim (“emissari”) di Chabad girano per il mondo con la specifica missione di persuadere gli ebrei non-osservanti (moderati) a diventare ebrei osservanti, ovvero ortodossi. Per farlo, sono arrivati a creare un’enorme struttura di welfare volta ad assistere gli ebrei in tutte le loro necessità religiose ma anche in quelle materiali, spirituali e didattiche. Lo scopo ufficiale è quello di incoraggiare gli ebrei a mantenere la loro identità ebraica e praticare il giudaismo ortodosso.

Il movimento, motivato da Schneerson, ha formato e ordinato migliaia di rabbini, educatori, circoncisori (mohel) che, come prassi vuole, poi vengono accompagnati dalle loro spose in molte località del mondo. 

Usualmente un giovane rabbino Lubavitch e sua moglie, con uno o due figli, si trasferiscono in una nuova sede estera e si adoperano a realizzare la loro missione divulgativa, cercando di portare gli ebrei del posto ad aderire più profondamente all’ebraismo ortodosso incoraggiando anche i non-ebrei ad osservare le Sette Leggi di Noè. In sostanza il loro scopo è rendere più estremisti, ovvero rendere ortodossi gli ebrei ed ebraicizzare i non-ebrei o comunque persuaderli ad avvicinarsi.

Perché tutto questo? Schneerson si sentì profondamente ispirato ad “accelerare la venuta del Messiah” ripetendo che l’arrivo del Messiash sarebbe stato imminente. Nel 1991, dichiarò ai suoi seguaci: “Ho fatto tutto il possibile per far arrivare il Messia, ora passo a voi tale missione; fate tutto ciò che potete per farlo arrivare!” Iniziò quindi una campagna per l’arrivo dell’età messianica tramite “atti di bontà e gentilezza” e alcuni dei suoi seguaci pubblicarono annunci sui mass media, tra i quali uno a tutta pagina sul New York Times, esortando tutti a prepararsi per l’imminente arrivo del Messia con opere di bene. Istruì i suoi seguaci a divenire attivi nel Kiruv con lo scopo di educare gli ebrei non-ortodossi a pratiche ortodosse. Tale approccio venne conosciuto come Ufaratzta (da Genesi 28:14), una parola ebraica che significa “vi spargerete”, per implorare i suoi seguaci a far avvicinare i tempi messianici col diffondere l’osservanza ebraica. Ciò provocò enormi disagi. Il Moshiach, ovvero il messianesimo all’interno dello Chabad, provocò molte controversie e conflitti interni nell’organizzazione religiosa dopo la sua morte, tra cui il culto idolatrico della sua personalità. Schneerson diede istruzioni testamentarie affinché dopo la sua morte venisse nominato come rebbe successore il Rabbi Chaim Yehuda Krinsky, importante personalità del suo movimento e direttore dell’organizzazione Agudas Chasidei Chabad; ma la credenza che Schneerson fosse il Messiah, che ritornerà o che non è mai morto, era ed è molto presente tra i suoi seguaci a tal punto ad ora non è stato nominato alcun successore. Inoltre, le sue interpretazioni teologiche sono ancora causa di forti dibattiti interni e le dispute finanziarie sono state anche centro di controversie dal 1995, come per esempio il controllo del quartier generale di Brooklyn.

Mendel Schneerson e il sostegno alle politiche razziste, militari e colonialiste di Israele contro i palestinesi

Schneerson non visitò mai lo Stato di Israele – dove aveva molti ammiratori – perché secondo lui, stando alle leggi ebraiche, era incerto se una persona che si trovasse in terra d’Israele avesse poi la facoltà di lasciarla. Fu gotha di molti presidenti e politici israeliani come Zalman Shazar, di discendenza Chabad, di cui fu privato consigliere, Menachen Begin, Ariel Sharon, Moshe Katsav e Benjamin Netanyahu e così pure numerose altre personalità meno famose, politici, diplomatici, militari e produttori mass-media. Le sue posizioni politiche erano legate all’estrema destra ultraconservatrice esprimendosi a favore della preghiera nelle scuole, “per la vita” sui temi bioetici, sostenitore dei valori della Torah, oltre al sostegno sionista allo Stato d’Israele. Nelle elezioni che portarono il laburista Yitzhak Shamir al potere, Schneerson esortò pubblicamente i suoi seguaci e i membri del Giudaismo ortodosso alla Knesset a votare contro l’allineamento laburista, attraendo l’attenzione dei media e la pubblicazione di articoli su Time, Newsweek e molti quotidiani e programmi Tv e creando notevoli controversie nella politica israeliana.

Durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967 e quella dello Yom Kippur del 1973, Schneerson pubblicamente esortò l’Israel Defense Forces, l’esercito israeliano, a conquistare Damasco in Siria e il Cairo in Egitto, opponendosi vivamente ai ritiri delle truppe IDF dai territori conquistati e a fare concessioni agli arabi.

Affermava che, nell’ambito della legge ebraica, qualsiasi concessione territoriale da parte di Israele avrebbe messo in pericolo le vite di tutti gli ebrei nella Terra di Israele ed era quindi proibita. Insisteva, inoltre, che persino il discutere della possibilità di tali concessioni dimostrava debolezza, sostenendo che ciò avrebbe incoraggiato attacchi arabi mettendo in pericolo le vite ebraiche.

Spinse i politici israeliani ad approvare le leggi in accordo con i dettami delle leggi religiose ebraiche sulla questione di “Chi è ebreo”[1] e dichiarò che “solo colui che è nato da madre ebrea o convertito al Giudaismo secondo l’Halakhah è ebreo”. Ciò causò forti disagi negli USA a tal punto che alcuni filantropi ebrei americani bloccarono i loro finanziamenti al Movimento dato che, nella maggioranza, erano legati ai movimenti dell’ebraismo riformato e dell’ebraismo conservatore (non meno clementi con i palestinesi). Queste idee poco popolari furono mitigate dai suoi assistenti. Secondo Avrum Erlich: “la questione fu alla fine messa a tacere in modo da proteggere gli interessi finanziari di Chabad. Temi controversi, come compromessi territoriali in Israele che avrebbero potuto impedire a benefattori di donare quei fondi così necessari al movimento, furono spesso temperati, specialmente da …Krinsky.”

Nonostante ciò, negli ambienti del potere americano gode di grande ammirazione. Dopo la morte di Schneerson, la Camera dei Rappresentati degli Stati Uniti propose una mozione — sponsorizzata dai Rappresentanti Chuck SchumerJohn LewisNewt Gingrich, e Jerry Lewis, e da altri 220 membri del Congresso americano — per assegnare in modo postumo a Schneerson la Medaglia d’Oro del Congresso degli Stati Uniti d’America. Il 2 novembre 1994 la mozione fu unanimemente approvata da entrambe le Camere onorando Schneerson per i suoi “straordinari contributi all’educazione mondiale, alla moralità e per le importanti azioni di carità”. Alla cerimonia della Medaglia, il Presidente Bill Clinton disse:

“L’eminenza dello scomparso Rebbe quale guida morale della nostra nazione è stata riconosciuta da tutti i Presidenti a partire da Richard Nixon. Per oltre due decenni il movimento del Rabbi ha compreso oltre 2000 istituzioni educative, sociali e mediche in tutto il mondo. Noi (il Governo degli Stati Uniti) riconosciamo il ruolo profondo che Rabbi Schneerson ha avuto nell’espansione di tali istituzioni”.

Ecco quale è il gioco della doppia morale: immolare un incitatore alla guerra e all’odio contro gli arabi e i palestinesi a “guida morale” da cui prendere esempio, che è la stessa logica del doppio standard internazionale nel mondo dell’informazione e della diplomazia.


[1] Mihu Yehudi?, ?מיהו יהודי è una domanda di base sulla questione dell’identità ebraica. Tale questione ebbe particolare rilevanza nel corso di alcuni famosi casi giuridici in Israele sin dalla fondazione dello stato israeliano nel 1948.

 
 
 

QUANDO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MELONI INCONTRÒ CHABAD LUBAVITCH.

Post n°1875 pubblicato il 05 Luglio 2024 da scricciolo68lbr
 

Chanukkah, quando Giorgia Meloni ‘accese' il candelabro ebraico.Dal 19 al 26 dicembre 2022, si tennero le cerimonie di accensione per la 'Festa delle luci' nelle piazze italiane. A Roma la premier Meloni al Museo Ebraico.


ROMA – Anche gli ebrei festeggiano il Natale. Si chiama Chanukkah, dura otto giorni – nel 2022 si tenne dal 19 al 26 dicembre – e deve la sua origine ad eventi occorsi due secoli prima della nascita di Cristo.  Ogni anno, a più di duemila anni di distanza, il ‘Natale ebraico’ ricorda la riconquista del Tempio di Gerusalemme.

La parola Chanukkah significa “inaugurazione” o “consacrazione”, in memoria dell’inaugurazione del nuovo altare nel Tempio, quando un gruppo di guerrieri Ebrei, i Maccabei, miracolosamente sconfisse il potente esercito Greco-Siriano. Chanukkah (o Hanukkah o Chanukkà) è detta anche “festa delle luci” “festa dei lumi”.  Ogni anno, intorno al periodo di Natale, nel “periodo più buio dell’anno”, si mettono le candele su un candelabro a nove braccia. Il primo giorno si accende una candela più quella centrale, il secondo giorno tre (due più quella centrale), e via così per arrivare a nove. 

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Il giornale dell’ebraismo italiano, Pagine ebraiche, spiegava come si svolge la ricorrenza: “Otto luci per l’identità e la vita. Otto luci contro le tenebre.

Dal tramonto del 19 dicembre molte città italiane si illuminarono nel segno di Chanukkah, la festa ebraica della luce. Numerose le occasioni d’incontro da Nord a Sud del Paese. Come nel caso della tradizionale cerimonia di accensione a piazza Barberini, nel cuore di Roma, a cura del Movimento "Chabad Lubavitch" che la organizza ininterrottamente dal 1987. È stata tutta l’Italia ebraica ad illuminarsi, dentro e fuori le sinagoghe, negli spazi comunitari e nelle piazze, con la presenza attiva di istituzioni e cittadinanza”.

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In occasione della festività ebraica di Chanukka, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni partecipò alla cerimonia di accensione del candelabro che si svolse al Museo Ebraico di Roma alla presenza del Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, e della presidente della Comunità Ebraica Ruth Dureghello. La cerimonia si tenne il 19 dicembre alle ore 17.30.

 

Le domande sorgono spontanee: perchè tutto questo prostrarsi della politica nostrana verso il sionismo? Cosa cercò, la Premier Meloni, in quella occasione? Benevolenza? Benedizione (in senso largo) da questo Movimento sionista? E a quale scopo?

 
 
 

CHABAD LUBAVITCH CHI SONO SECONDO IL VATICANO?

Post n°1874 pubblicato il 04 Luglio 2024 da scricciolo68lbr

Articolo tratto da Avvenire.

Abbiamo letto sul sito di Sacchetti delle pratiche di negromanzia, per diretta ammissione della setta sionista, svolte nei tunnel sottostanti la sinagoga di New York. Leggete invece come Avvenire (organo di informazione di proprietà del Vaticano), parla di Chabad Lubavitch, in maniera del tutto lusinghiera... e non poteva essere altrimenti.

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STORIE. Chabad, gli ebrei «d’assalto»

È senza dubbio uno dei fenomeni più importanti dell’ebraismo contemporaneo. Sottovalutato, come accade spesso con i grandi cambiamenti che si giocano negli stretti confini di una confessione religiosa, senza sforare troppo in ambito profano. Si tratta di Chabad – acronimo ebraico di Saggezza, Comprensione e Conoscenza – il movimento degli ebrei Lubavitcher, chiamati così dal nome della cittadina nell’attuale Russia da cui prese inizio la loro storia oltre due secoli fa. È il gruppo chassidico divenuto, nella seconda parte del ’900, non solo il più numeroso, con oltre 200mila aderenti, ma quello di gran lunga più dinamico e in espansione, all’insegna di una missione ben precisa: riavvicinare all’ortodossia ebrei agnostici o non praticanti, riportare una presenza ebraica viva in comunità ridotte al lumicino, iniziarne di nuove là dove l’ebraismo non era mai arrivato o quasi, diffondere – anche con l’uso assai spigliato dei mezzi di comunicazione – la propria spiritualità.

Questo è ciò che è avvenuto per esempio in Cina, dove Chabad è arrivato nel 2001, trovando pressoché il vuoto; in meno di 10 anni è diventato il perno di una comunità di 1500 anime a Shanghai, aprendo centri in altre sei città. È ciò che è avvenuto in India, dove il nome dei Lubavitcher è salito tristemente agli onori delle cronache perché due di loro – il rabbino Gavriel Noach e sua moglie Rivka, oltre a 4 ospiti del centro Chabad in cui si trovavano – sono stati uccisi negli attacchi terroristici del 2008 a Mumbai. È ciò che è avvenuto in zone estreme come la Repubblica del Congo o nelle lande più marginali dell’America latina come il Paraguay, in cui una minuscola comunità ebraica, data come prossima all’estinzione all’inizio degli anni ’80, ha trovato con l’arrivo di Chabad una nuova vita. È avvenuto ovviamente negli Stati Uniti, dove i Lubavitcher emigrarono per sfuggire alla persecuzione nazista, stabilendo a Brooklyn la loro casa madre, e in altre 70 nazioni, dove sarebbero ormai circa un milione gli ebrei coinvolti nelle attività di Chabad – scuole, opere di carità, attività editoriali e di formazione religiosa – e in cui spesso la sua presenza è preponderante.  «Lo zelo e il tipo di missione ricordano lo slancio di evangelizzazione dei movimenti nel post-Concilio» commenta un sociologo cattolico, ma osservatore del mondo ebraico, come Paolo Sorbi. Il paragone ci sta, in un certo senso, anche per quanto riguarda le frizioni sorte negli anni tra Chabad e l’ebraismo istituzionale. Nel 2004, a Vilnius, una contesa tra il rabbino capo Simonas Alperavicius e i Lubavitcher portò a una misura a cui nemmeno il regime sovietico era giunto: la chiusura dell’unica sinagoga in città. Un episodio dai contorni simili, dove si arrivò anche alle mani e pesantemente, avvenne a Praga nel 2005. In Russia il grande appoggio che Putin diede fin dall’inizio della sua presidenza a questi chassidim militanti (e al loro rabbino capo, nato a Milano, Berel Lazar) per arginare l’influenza del Congresso ebraico russo, attorno al quale gravitavano alcuni degli oligarchi contro cui l’apparato siloviko aveva scatenato la resa dei conti, ha lasciato strascichi pesanti nella comunità ebraica. Difficoltà, dissapori e tensioni, per altro pari all’entusiasmo suscitato in moltissimi dal lavoro di Chabad, che non derivano solo da questioni di posizionamento o di leadership.

Nascono anche (o soprattutto) da una questione dottrinale potenzialmente esplosiva: il fatto che una larga parte di Chabad vede in Menachem Mendel Schneerson (1902-1994), che del movimento è stato il settimo e ultimo Rebbe – titolo che designa la somma guida spirituale nel mondo chassidico – il Messia atteso da Israele. Non poca cosa. Una fede, questa, sulle cui origini ci sono letture diverse, ma che è certo essersi accentuata negli ultimi anni della vita di Schneerson, dopo la fine del comunismo sovietico e la prima guerra del Golfo, letti come segni escatologici. Alla scomparsa del Rebbe, la credenza che costui fosse il salvatore atteso non si è spenta, ma si è rimodulata nell’idea di un Rebbe che non sarebbe in realtà morto o che sarebbe comunque destinato a tornare, risorgendo, per il compimento dell’opera messianica. I Lubavitcher si sono poi divisi fra mishichist, che professano esplicitamente la loro fede nel Rebbe Messia, e non mishichist, coloro che hanno abbandonato tale credo o, secondo la lettura di un ex esponente di Chabad come Melech Jaffe, che hanno semplicemente scelto di tacere su questo aspetto, conservando le proprie convinzioni nel segreto. A far detonare un dibattito che ribolliva ormai da anni nell’ebraismo ortodosso è stato un libro scritto nel 2001 da David Berger, autorevole storico dell’ebraismo alla Yeshiva University di New York, dal titolo The Rebbe, the Messiah, and the scandal of orthodox indifference (Il Rebbe, il Messia e lo scandalo dell’indifferenza ortodossa). In quello studio, ristampato e aggiornato nel 2008, Berger contestava tra le altre cose, alla luce di una lunga e dotta disamina della Tradizione, l’idea che potesse essere considerato Messia un ebreo morto prima di aver compiuto la sua opera liberatrice. Conseguentemente accusava Chabad di eresia o, nel migliore dei casi, di patente contraddizione con uno dei pilastri della fede ebraica. Non solo, Berger imputava almeno ai Lubavitcher mishichist, per la loro fede in un Messia che muore e risorge e in una lettura di diversi passi profetici per avvalorare tale credo, «un’erosione della distanza tra ebraismo e cristianesimo» e il «consegnare munizioni letali alla predicazione cristiana». Apriti cielo. Jacob Neusner, l’ormai celebre studioso a cui ha dedicato grande attenzione anche Benedetto XVI nel suo Gesù di Nazaret, recensì in modo entusiastico il libro di Berger definendolo il «più urgente uscito negli ultimi decenni» per quanto riguarda l’ebraismo, giudizio ribadito con forza ad Avvenire a distanza dieci di anni. Da parte Lubavitcher si parlò di un attacco fratricida e di una scandalosa distorsione della realtà. Una discussione che è esplosa e da allora non si è più fermata, alimentata anche da una nutrita serie pubblicazioni sul tema, l’ultima delle quali è il libro di Elliot Wolfson, studioso di mistica ebraica della New York University, che con il suo Open secret (Segreto svelato) cerca di fare luce sul mistero del Rebbe e sull’esoterismo dei suoi insegnamenti. Nel frattempo Chabad e il mondo ortodosso si intrecciano, si osservano, si confrontano – e un rimando a questa situazione si può incontrare a Gerusalemme dove, esattamente di fronte al Muro del Pianto, campeggia la grande insegna di Colel Chabad, una mensa per i bisognosi gestita dai Lubavitcher – entrambi probabilmente consci del fatto che attorno al Rebbe Messia si sta giocando una partita non di poco conto per il futuro dell’ebraismo tutto.

FONTE:

https://www.avvenire.it/agora/pagine/chabad_201002151014364600000

 

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Accadeva invece il 26 dic 2022: Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, indontra Chabad Lubavitch.

Pubblicato in News il ‍‍26 December 2022 - 2 טבת 5783

Otto luci per l'identità e la vita. Otto luci contro l'oscurità. Da Roma a Napoli a Milano, per otto giorni, l'Italia ebraica si è illuminata dentro e fuori sinagoghe, spazi comunitari, piazze e case. In Piazza Barberini, nel cuore di Roma, si è svolta la tradizionale cerimonia di accensione organizzata dal Chabad Lubavitch dal 1987. Sempre a Roma, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha assistito all'accensione del secondo cero al Museo Ebraico come ospite d'onore della locale Comunità ebraica.

“La storia di questa festa è una storia di coraggio e speranza. È la storia di un popolo che lotta per difendere la propria identità, le proprie tradizioni e la propria fede”, ha affermato con visibile commozione. Sono valori, ha rimarcato, che “il popolo ebraico ha sempre conosciuto, e per questo la sua identità e le sue tradizioni hanno attraversato i secoli e sono ancora vive”. Si tratta, in fondo, della capacità, ha sottolineato Meloni, «di rendere resiliente il popolo ebraico, pur avendo dovuto affrontare tante difficoltà e atrocità, compresa l'ignominia delle leggi razziali». Il presidente del Consiglio ha inoltre definito la Comunità ebraica “parte fondamentale dell'identità italiana” e “un pezzo della mia identità”.

La cerimonia è stata aperta dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. “Siamo orgogliosamente italiani pur rivendicando una diversità che riteniamo utile alla crescita del Paese”, ha rimarcato. Esplorando il concetto di identità che è centrale nella celebrazione di Hanukkah, Dureghello ha parlato di un modello ebraico proteso verso “la capacità di costruire società in cui l’educazione e la scuola rappresentano la base”. Forte apprezzamento è stato poi espresso per l'azione della presidente Meloni e del governo “per contrastare definitivamente le ambiguità ancora presenti in una parte del Paese riguardo al fascismo e alle sue responsabilità”, nonché per alcune posizioni assunte in ambito internazionale. Prima dell'accensione dell'Hanukkiah da parte del sopravvissuto all'Olocausto Sami Modiano, ha preso la parola il rabbino Riccardo Di Segni. La festa ebraica delle luci, ha ricordato, è significativamente intrecciata con la storia della comunità romana. I primi ebrei provenienti dalla Giudea arrivarono in città per invocare un'alleanza contro Antioco Epifane “e così nacque la comunità ebraica di Roma; dopo ventidue secoli è ancora qui ed è ancora vitale”.

FONTE:

https://moked.it/international/2022/12/26/prime-minister-meloni-hanukkah-the-story-of-a-people-defending-its-identity/

 
 
 

NUOVE RIVELAZIONI DI PIETRO SULLA SORELLA EMANUELA ORLANDI!

Post n°1873 pubblicato il 04 Luglio 2024 da scricciolo68lbr
 

“Mia sorella Emanuela è stata riconsegnata, ma non alla famiglia. Era coinvolto il cardinale Poletti”: le rivelazioni di Pietro Orlandi. E spunta un nuovo nome.
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articolo di Alessandra De Vita
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Articolo del 23 giugno scorso apparso sul quotidiano Il Fatto Quotidiano.

“Mi scrivono sacerdoti e suore da ogni parte del Mondo per darmi sostegno nella mia battaglia. Non comprenderò mai perché il Vaticano preferisce subire i dubbi di mezzo mondo, piuttosto che dire cosa c’è dietro alla vicenda di Emanuela. Si tratta di qualcosa di pesante ma devono uscirne fuori. Qualunque sia la verità. Prima o poi crollerà tutto quel fango. Soltanto dopo, si potrà ricostruire una Chiesa nuova”: sono parole di speranza, nonostante tutto, quelle di Pietro Orlandi che ieri, sabato 22 giugno, ha tenuto a Piazza Cavour a Roma il 41esimo sit-in, nell’anniversario della scomparsa della sorella Emanuela Orlandi, la 15enne rapita il 22 giugno del 1983 nel cuore di Roma. Orlandi, che da 41 anni invoca giustizia per sua sorella, ha tracciato un possibile scenario su come e perché la vita di sua sorella sia stata risucchiata da un mistero senza fine.

“Mia sorella è servita a livello mondiale per portare a termine un ricatto ma una ragazzina, anche se cittadina vaticana, non può essere il solo oggetto del ricatto. Il fatto che sia cittadina vaticana è servito solo a mettere pressione, ma l’oggetto del ricatto è stato presentato prima del rapimento. Lei è stata usata solo a livello mediatico”. “Questi 40 anni ce li ho tutti in testa, c’è chi mi ha accusato di andare in tv per soldi. Sono tutte bugie, non ho mai preso nemmeno un solo euro. La mia ricompensa è poter parlare di Emanuela, non è una cosa assurda o anomala quello che faccio io. Per me è normale non accettare passivamente un’ingiustizia, andrò avanti sempre”.

Alle centinaia di persone arrivate ieri a Roma da tutta Italia che sostengono la sua lotta ha provato a raccontare da dove provenga tutta la sua ostinata forza, lasciandosi andare a un racconto più personale: “Immaginate di tenere per mano la persona più cara al mondo, di girarvi e non vederla più. Passano gli anni e non te ne accorgi, sei fermo a quel momento e vale per tutte le famiglie di persone scomparse. Vivi una serenità apparente, la tua vita è legata a quel giorno. Il tempo si annulla, non ha più senso, si dilata. Per me il 22 giugno del 1983 è durato un secondo in più e in quel secondo è racchiuso ciò che è successo a Emanuela. L’unica cosa che mi dà la percezione del tempo è la mia famiglia, mia moglie e i miei figli che sono cresciuti senza conoscere la zia. Se fossi rimasto solo, mi sarei annullato. Avrei vissuto in un mondo surreale, il loro affetto mi tiene aggrappato alla realtà”.

Tornando sul ricatto, Pietro Orlandi ha fornito nuovi elementi: “C’è ancora qualcuno che ricatta qualcun altro. Vorrei che chi indaga sulla scomparsa di mia sorella – al momento la Procura di Roma, quella Vaticana e la commissione parlamentare – convocassero la persona che mi ha consegnato dei documenti che mi fanno pensare che ci sia un legame in questa storia con l’Inghilterra”. Si tratta di una persona che più di un anno fa ha contattato il fratello di Emanuela Orlandi. Quest’uomo gli ha detto di essere stato coinvolto in una delle fasi del rapimento e di aver poi preso parte al trasferimento della ragazza a Londra in un appartamento adiacente a un convento gestito dai padri Scalabriniani. In pratica, è stata una sorta di suo carceriere pur non avendo avuto contatti diretti con la ragazza nella fase di prigionia. Secondo quest’uomo, vicino sia alla malavita romana che al gruppo dei Nar (nuclei armati rivoluzionari) e in particolare al gruppo guidato da Stefano Soderini (fonte: Notte Criminale di Alessandro Ambrosini) “a gestire la situazione di Emanuela sarebbe stato il cardinale Ugo Poletti. Lui spesso parlava con mia sorella a Sant’Apollinare, Emanuela lo conosceva bene come conoscevamo bene altri cardinali e prelati, essendo nati e cresciuti in Vaticano. Quest’uomo mi disse che per Poletti era difficoltosa e dolorosa questa situazione ma non poteva farne a meno. Mi ha anche detto che tutto era organizzato da più di un anno (come emerge anche dai famosi cinque fogli di Londra venuti fuori, nda). Mi spiegò che c’erano questi “festini” in cui erano coinvolti personaggi importanti e che lui aveva il compito di portare delle ragazzine in queste situazioni. Così è successo anche il 22 giugno del 1983, ma Emanuela ha seguito un altro percorso. Per rapirla si sono serviti di persone della Magliana ed è stato usato anche Poletti. Loro, il Vaticano, erano i ricattati. Ma chi sa la verità e poi viene a casa mia e mi dice che Emanuela è vittima del terrorismo internazionale allora è complice (Papa Giovanni Paolo II, nda). Questa persona di cui parlo che mi ha consegnato i documenti e una foto di una collanina di Emanuela sta in un’inchiesta di Otello Lupacchini. Lo scorso agosto, dopo avermi dato i documenti è sparito, mi scriveva dal dark web. Si è ben premunito, non credo affatto sia questo l’atteggiamento tipico di un mitomane. Ho parlato con Fioravanti (altro terrorista di estrema destra, nda) e si ricorda di lui ma con un altro nome. Ho visto che nell’inchiesta di Lupacchini c’è l’indirizzo di un negozio dove lo si può rinvenire. Ho dato tutto anche alla commissione parlamentare e alla Procura”.

C’è un altro nome che ieri per la prima volta Pietro Orlandi ha tirato in ballo pubblicamente ed è quello di Stefano Soderini, ex Nar anche lui. Per la Procura è sua la voce di alcune telefonate dei presunti rapitori. “Non a caso, ha detto Pietro Orlandi, sulla sua agenda personale hanno trovato il numero di Poletti. Pare che Poletti si sia avvicinato a loro, non si può trascurare questo dettaglio. La pista di Londra è vera, io ne sono convinto. Penso che Emanuela, dopo che alcune richieste sono state soddisfatte dalle persone ricattate, sia stata riconsegnata ma non alla famiglia perché testimone diretta di cose troppo grosse. Non hanno avuto la coscienza di darla di nuovo in pasto ai criminali perché ci sarebbero stati per sempre dei testimoni e quindi un nuovo ricatto. Qualcuno se si è fatto carico di Emanuela per conto del Vaticano. Seppure fosse ancora viva, le hanno distrutto la vita quel giorno”.

 
 
 

NEGROMANZIA AMMISSIONE DA PARTE DELLA STESSA SETTA!

Post n°1872 pubblicato il 04 Luglio 2024 da scricciolo68lbr
 

Immaginate cosa sarebbe successo se ad ammetterlo fosse stato un membro di a,to rango delle gerarchie ecclesiastiche vaticane... ebbene sui media mainstream e non avrebbero scatenato un vero e proprio putiferio!

Invece quello che è stato ammesso dal capo della setta Chabad Lubavitch, è passato talmente sotto silenzio, che solo il giornalista Cesare Sacchetti, lo ha pubblicato su X. Non c'è una parola di tutto questo sui media mainstream, e questo la dice lunga sul fatto di ben comprendere a chi rispondo i media che si auto definiscono: "I professionisti dell'informazione".

È notizia del 21 giugno scorso. David Saltzman, membro della setta di Chabad Lubavitch afferma che nei tunnel della sinagoga di New York si pratica la "negromanzia". In pratica i vari membri di Chabad usano dei cadaveri nella speranza di far tornare in vita il messia degli ebrei. La negromanzia è una pratica di chiara derivazione satanica.

Restano diverse domande irrisolte. Di chi sono quei cadaveri? E a parte i materassi dove venivano posti i morti, cosa ci faceva un seggiolone da bambino in quei tunnel? È questo quello che avviene nelle altre sinagoghe in giro per il mondo?

 
 
 

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                       I

Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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