Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 15/10/2023

TV ITALIANA: OGGETTO VOLANTE NON IDENTIFICATO!

Post n°1644 pubblicato il 15 Ottobre 2023 da scricciolo68lbr
 

Sempre più basso il numero di spettatori davanti alla Tv: non si salva neanche il Prime Time!

 

Un'erosione lenta, continua, inesorabile: il numero di spettatori medio giornaliero della televisione italiana nel 2018 era di 9,51 milioni, lo scorso anno 8,44 milioni, -11,2%. Solo il 2020 della psico-pandemia e dei lockdown illegittimi, è stata l’unica eccezione. Il calo dell'audience della prima serata è ancora più evidente: 22,38 milioni nel 2018, 19,48 milioni lo scorso anno, -13%, quasi 3 milioni di persone in meno davanti al piccolo schermo. Così Marco Livi espone i dati su Italia Oggi.

 

 

Gli italiani disertano ormai sistematicamente la tv!

L’elaborazione dei dati di ascolto Auditel fatta dall’Agcom per il suo osservatorio trimestrale (si veda ItaliaOggi del 22/04/2023) non ha fatto che certificare quello che già si sa da diversi anni: anche la televisione non è esente dal grande cambiamento delle abitudini di fruizione dei media che in misura più o meno maggiore interessa tutti i mezzi tradizionali. E i più recenti dati Auditel del 2023 pubblicati mensilmente da questo giornale proseguono sulla stessa scia, se si eccettuano i picchi che derivano da grandi eventi ad esempio il Festival di Sanremo.

I canali Rai, per esempio, a marzo hanno perso circa 700 mila telespettatori in prima serata, mentre quelli Mediaset sono calati di quasi 600 mila rispetto ai dati rilevati a marzo 2022. Stesso discorso vale per i principali TG nazionali: a “guardare” quelli della sera (le edizioni dalle 18.30 alle 20.30) erano cinque anni fa 17,1 milioni di persone in media, nel 2022 questo numero è sceso a 15,85 milioni, -7,3%. Anche in questo caso, nel 2020 la cifra si è alzata e ha superato i 20,33 milioni, ma la tendenza nel lungo periodo resta quella delineata. Nei cinque anni considerati, in particolare, il Tg1 (4,61 milioni di spettatori nel 2022) ha perso il 6,3% degli ascolti totali mentre il Tg5 (3,7 milioni) il 2,9%. L’eccezione arriva dal Tg3 e dai telegiornali regionali della Rai che, oltre a essere al terzo e al quarto posto, sono stati sostanzialmente in pareggio il primo e in crescita (+1,1%) i secondi. 

L’erosione degli ascolti è una costante del mezzo anche a livello internazionale. Negli Usa o nel Regno Unito è ancora più evidente, con la tv lineare che da ben prima del 2018 perde a doppia cifra. I motivi sono differenti, come si può vedere anche dagli altri articoli in queste pagine. I giovani, soprattutto, sono sempre meno legati ai programmi e ai palinsesti tradizionali, che comportano una scelta temporale ed editoriale su cui ormai vogliono dire la loro, scegliendo quando, come e cosa guardare.

D’altronde la qualità anche dei programmi è scesa, e di molto, così come la veridicità delle informazioni date dai TG, oramai il pubblico è più maturo, più esigente, si accorge quando le notizie sono forzate, manipolate a fini politici e sceglie di informarsi in maniera differente: un’ottima notizia.

Rimbalza ormai anche una notizia, da diverso tempo, che gli eredi del colosso Mediaset, dopo la morte del patron Berlusconi, stiano pensando di “sbarazzarsi” del settore televisivo, non più in linea con le richieste del grande pubblico. Inoltre bisogna anche considerare che il gruppo Mediaset ha diversi milioni di buco nel bilancio, ed in qualche maniera bisognerà recuperarli.

Anche la serie A di calcio piange miseria: gli ascolti TV sono in calo, Panorama nella sua inchiesta afferma che sono soaritk 3,3 milioni di telespettatori. 

Scrive ancora Panorama, come sia presto per arrivare a giudizi definitivi, ma nelle ore in cui la Serie A sta cercando l'affondo definitivo per la vendita dei diritti tv dal prossimo 2024, stretta tra le trattative con Dazn-Sky-Mediaset e la tentazione di mettersi in proprio con il canale della Lega, (a noi non frega nulla, ma questo scrive il giornalista Capuano), c'è un dato che deve far riflettere sullo stato di salute televisivo del "prodotto calcio". Nelle prime otto giornate dell'attuale stagione della massima divisione, prendendo come riferimento i dati comunicati da Dazn che della Serie A è il partner esclusivista, sono letteralmente sparito quasi 3,5 milioni di telespettatori. Poco meno del 10% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, prima della fuga scudetto del Napoli che nella seconda metà dell'anno ha di suo contribuito a comprimere la platea televisiva. Gli individui totali che si sono connessi per seguire le prime 80 partite della Serie A sono stati 40.218.139 contro i 43.565.085 dell'estate-autunno del 2022. A parità di turni infrasettimanali (1) e con un avvio migliore perché la scorso agosto si scese in campo addirittura nei pressi di Ferragosto per lasciar poi spazio al Mondiale invernale in Qatar. E, infatti, la prima giornata allora fu la peggiore in assoluto come poco più di 3,6 milioni di telespettatori. Una tendenza al ribasso che si è spalmata lungo i primi due mesi della stagione. Solo in occasione del turno di debutto (+529.113) e della 4° giornata (+573.536) il saldo è stato positivo, ma nel secondo caso si è trattato di un week end calcistico contro un infrasettimanale che per tradizione penalizza gli ascolti. In generale, questo campionato ha faticato a superare la soglia dei 5 milioni e mezzo di individui collegati, quando un anno fa si era già abbattuta quella dei 6 milioni e in pieno inverno sarebbe arrivata anche quella dei 7 abbondanti.

Del resto sono uno di quelli che considera la tv e i media in genere, mezzi di manipolazione delle menti, delle grandi masse e dell'opinione pubblica, oer certi aspetti, anche se a ben vedere, la sua influenza pare sia in notevole diminuzione, visto che molte persone scelgono di non guardarla più! 

Beh… che dire… c'è da essere contenti per chi come me, non guarda ormai più da lungo tempo la televisione, in vista del fatto che grandi svolte si prospettano all’orizzonte, e come al solito, chi vivrà, vedrà.

 
 
 

John Ernst Worrell Keely e la macchina vibrazionale (o del moto perpetuo).

Post n°1643 pubblicato il 15 Ottobre 2023 da scricciolo68lbr
 

 

John Keely: il detentore dei segreti del Vril!

Dare un giudizio storico su alcuni personaggi non è mai facile, specie quando si parla di coloro che sono stati etichettati come “imbroglioni” (in realtà solo Wikipedia lo fa, e di solito quello che dice questa volgare enciclopedia online, è l'opposto del reale) John Keely è uno di questi personaggi. Se cerchi la sua storia, il giudizio su di lui sarà senza dubbio negativo. Eppure c’è chi pensa che Keely avesse in sé un potere “magico”, il potere che i nostri antenati hanno usato per costruire le meraviglie che oggi non ci sappiamo spiegare. Scopriamo chi è stato John Keely, cosa ha fatto e cosa a che vedere con la sua vicenda il vril.

John Keely e la sua invenzione

Il nome completo di John Keely era John Ernst Worrell Keely. Nacque nel 1837 e per molti anni la sua figura rimase pressoché sconosciuta. Orfano, fece diversi lavori fino a quando non decise di assurgere agli onori delle cronache. Era il 1872 quando fece un annuncio strepitoso: disse che aveva inventato una macchina che avrebbe rivoluzionato lo stile di vita degli uomini per sempre. Proclamò di aver scoperto una “forza” misteriosa capace di fare cose incredibili senza costare molto. Non si limitò a parlare: decise anche di dare una dimostrazione pratica di quello che asseriva, una dimostrazione che sarebbe stata solo la prima di numerose che si sarebbero susseguite negli anni a venire.

Il 10 Novembre del 1874 Keely ospitò nel suo laboratorio di Philadelphia, al 422 North Twentieth Street, giornalisti, investitori, magnati e industriali. Fu in quell’occasione che impressionò tutti mostrando la sua macchina “vibrazionale”, che più tardi i giornalisti avrebbero ribattezzato in modo più semplice “macchina del moto perpetuo”. L’unico “carburante” di quella macchina era una delle sostanze più comuni sul pianeta Terra, vale a dire l’acqua. Keely spiegò di aver trovato il modo di sfruttare l’energia vibrazionale che scorre tra i vari atomi dell’acqua, inducendola a “muoversi” all’unisono e creando dunque forza e potenza per, ad esempio, sollevare oggetti molto pesanti.

Keely definiva la sua macchina “hydro-pneumatic pulsating vacuo-motor engine”, ovvero “motore vuoto idro penumatico pulsante”. Nella forma, tale macchina era formata da un generatore fatto di un unico pezzo di bronzo, riempito di una quarantina di litri d’acqua. Dentro al generatore c’erano valvole cilindriche collegati da tubi, dotati di rubinetti. C’era poi il “ricevitore”, collegato con un tubo al generatore. La cosa più stupefacente era il modo con cui Keely azionava la sua macchina: suonando uno strumento musicale. Quella dimostrazione lasciò tutti molto impressionati, giacché la macchina funzionava davvero.

La teoria di John Keely

Secondo quanto tengono a precisare tutte le fonti che raccontano di questo stravagante inventore, Keely era molto geloso circa i progetti della sua macchina. Temeva che qualcuno potesse rubargli l’idea. Fu invece molto prodigo di spiegazioni a livello teorico. Raccontò infatti che l’idea per la macchina ad acqua gli era venuta proprio suonando il violino. Se le onde vibrazionali potevano creare musica, perché non potevano creare anche energia? Mise così a punto un motore che poteva funzionare all’infinito, a sua detta, e che naturalmente aveva un costo irrisorio visto che andava ad acqua. Gli investitori non si fecero pregare e fu così che nacque la Keely Motor Co.

La macchina, però, era solo un prototipo, così John Keely continuò a lavorarci sopra mentre i suoi finanziatori attendevano risultati concreti. Man mano che Keely perdeva credito, c’era chi non cessava di sostenerlo strenuamente. Si trattava di Mrs. Clara Jessup Bloomfield-Moore, una vedova facoltosa che profuse il suo denaro per far proseguire gli studi e le ricerche di Keely. La donna riteneva che la “forza eterica” scoperta e incanalata da John Keely fosse “il sole del futuro dell’Uomo e le basi di ogni sua successiva evoluzione”.

Nelle dimostrazioni che Keely continuava a tenere l’inventore usava il diapason, il violino, il flauto e altri strumenti per avviare la macchina che si faceva sempre più complessa, ma che poteva tagliare la legna o far muovere un treno. Un evento improvviso però impedì all’uomo di terminare i suoi lavori: nel 1898 Keely morì. Fu allora che vennero fuori tutti i dubbi che la comunità scientifica aveva sempre nutrito nei confronti della sua fantomatica macchina, e che il nome di Keely venne definitivamente screditato.

John Keely, l’imbroglione?

Nel 1884 un articolo pubblicato sulla rivista Scientific American aveva avanzato l’ipotesi che lo straordinario motore di Keely funzionasse semplicemente ad aria compressa. Quando poi l’inventore morì, di lì a poco lo seguì anche la sua principale finanziatrice e sostenitrice, la signora Moore. Il figlio di lei, che non aveva gradito vedere sua madre dilapidare il patrimonio che aveva intenzione di ereditare, decise quindi di smantellare il laboratorio di Keely permettendovi l’ingresso ai giornalisti. Fu così che nel 1898 sul Philadelphia Press uscì un articolo in cui tutto il castello di menzogne di Keely veniva smantellato.

Nel seminterrato del laboratorio era infatti stata trovata una grossa sfera di ghisa, che si suppose essere il meccanismo ad aria compressa che realmente faceva funzionare il motore vibrazionale. Sul The New York Journal furono anche pubblicate delle foto in cui si mostrava il complesso sistema usato per convogliare l’energia dal seminterrato alla presunta macchina a moto perpetuo. Non sembravano esserci più dubbi: per 25 anni Keely aveva ricevuto soldi attraverso una clamorosa e ben riuscita truffa.

Eppure, non tutti si convinsero di questo. Restarono anche i sostenitori dell’uomo che, di fatto, per la sua ritrosia a condividere i risultati delle sue ricerche, non aveva lasciato alcun documento, alcuna carta, alcun brevetto. Parte del suo laboratorio era già stato smantellato, quindi era difficile dire a cosa servisse quello che era rimasto. Forse era ad un passo dal traguardo, quando era morto? Era davvero solo un volgare imbroglione, o magari era un Nikola Tesla che ancora non è stato riabilitato?

John Keely, il mago
keelyFonte: Wikimedia

Allora, siccome a noi piace sempre considerare le questioni da ogni possibile angolazione, ti forniamo anche un’altra chiave di lettura. Questa chiave di lettura parte dal presupposto che la misteriosa “forza eterica” scoperta da Keely esista davvero: è quella che Sir Edward George Earle Bulwer-Lytton chiamò nel suo libro “The Coming Race” vril. In seguito, Hitler avrebbe fondato una società con lo stesso nome, andando alla ricerca di questa fonte di energia illimitata e potenzialmente distruttiva.

Ma che cosa sarebbe il vril? Il vril è la fonte primordiale di ogni altra forma di energia: è il nucleo primigenio della vita, l’afflato vitale, è ciò che interscorre tra tutto ciò che è e che lo fa vivere. Il libro di Bulwer-Lytton era di fantasia, ma il vril era tremendamente reale per i teosofi e gli ermeticiIl vril assomiglia all’elettricità ma non è la stessa cosa; deriva da una vibrazione universale che può essere incanalata e che, ad esempio, Nikola Tesla voleva provare a dare gratuitamente a tutta l’Umanità con la costruzione della sua Torre.

Il vril è anche la forza che, secondo alcuni, aiutò gli egiziani a costruire le piramidi, o che coadiuvò l’erezione di tanti altri monumenti megalitici. Una forza straordinaria e dirompente che, se non usata in modo corretto, potrebbe distruggere il mondo. Ecco perché la conoscenza del modo di usarla è stata sepolta: forse con Atlantide. Eppure, ci sono uomini che possono attingere ad essa: sono i “maghi”.

Secondo alcune interpretazioni, John Keely era un “mago”. La sua macchina funzionava solo se ad azionarla era lui, perché aveva trovato il modo di convogliare il vril attraverso il suo corpo. Forse quello che cercava era proprio il modo per cui la macchina potesse funzionare con tutti. Non ha avuto modo di portare a termine i suoi studi, magari perché i tempi non erano maturi. E magari dovranno passare ancora molte migliaia di anni prima che l’Uomo sia in grado di amministrare saggiamente questa forza cosmica che pure esiste, ed è tutt’attorno a noi.

Fonti:

 

 
 
 

LA POLITICA ITALIANA ALL’EPILOGO!

Post n°1642 pubblicato il 15 Ottobre 2023 da scricciolo68lbr
 
Tag: #guerra

Credo che una situazione del genere non si era mai vista in Italia: oramai assistiamo ad uno scenario insolito, che vede i cittadini andare a votare, scegliere di cambiare maggioranza al governo, e poi ritrovarsi in pratica un governo differente, espressione di forze politiche differenti rispetto alle precedenti, che seguita la linea politica del precedente governo!

Oramai sono almeno quattro anni che la linea politica è sempre la stessa, nonostante l'avvicendarsi di presidenti del consiglio differenti, nonostante i proclami fatti nelle camlagne elettorali. I cittadini sono disorientati, ricordo che oramai in Italia il 63% degli aventi diritto, non vota più! Quindi che fare? Qual è la soluzione?

Per non parlare poi della nostra amata Costituzione, vilipesa e oltraggiata in tutte le salse, da ultimo i due conflitti nella quale prima il Giverno di sinistra, poi quello di destra ci hanno trascinato, parlo del conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese.

Con i decreti sulle armiapprovati, si pone l’Italia nella lista dei paesi – come Usa e Gran Bretagna – che si sono esposti al rischio di essere considerati cobelligeranti nella guerra tra Ucraina e Russia scatenata dall’invasione di Mosca.

Riporto qui un bell'articolo tratto da Il Fatto Quotidiano (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/30/russia-ucraina-il-costituzionalista-de-fiores-con-linvio-di-armi-litalia-e-intervenuta-in-uno-scenario-di-guerra/6575227/) del 30 aprile 2022, in cui è stato chiesto a due costituzionalisti una riflessione sul concetto di ripudio alla guerra recitato nell’articolo 11 della Legge fondamentale dello Stato. La premessa per entrambi è che la Federazione russa ha aggredito un paese sovrano compiendo una gravissima violazione del diritto internazionale. (Leggi l’intervista a Roberta Calvano).

Per Claudio De Fiores, ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, “non era mai accaduto che un governo decidesse di rifornire di armi un Paese in guerra. Su questo l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi ebbe ragione, nella sua informativa alle Camere, dicendo che si tratta di una decisione senza precedenti nella storia repubblicana. Non era mai avvenuto per la semplice ragione che non poteva avvenire. A impedirlo erano non solo i principi costituzionali della Repubblica, ma anche le sue leggi. Per conseguire questo esito è stato necessario, non a caso, procedere in via d’urgenza e derogare le leggi vigenti che disciplinavano questa materia”. Per il professore quindi ci troviamo di fronte a una situazione che mette in discussione “l’impianto pacifista della Costituzione”.

“Il Parlamento – e su questo il sottosegretario di allora Giorgio Mulè aveva ragione – autorizzò con una risoluzione l’invio delle armi fino al 31 dicembre 2022. Una sorta di delega in bianco conferita dalle Camere all’esecutivo. Continuava dicendo che non si conoscevano il tipo di armi inviate, la loro natura e neppure le modalità seguite per la loro fornitura. È stata data - disse ancora Mulè - una copertura eccessiva e il parlamento non ha esercitato adeguatamente la funzione di controllo che gli spetta.

Nell'intervista si legge ancira come secondo il giurista, di fatto “l’Italia è intervenuta in un teatro di guerra e lo ha fatto attraverso l’invio delle armi considerato dal diritto internazionale un atto militare ostile. La stessa Corte Internazionale di Giustizia (nella sentenza Nicaragua del 1986) ha dichiarato la fornitura di armi illegittima proprio perché, diversamente dall’invio di altri mezzi o di denaro, è una delle forme attraverso le quali viene esercitato l’uso della forza. D’altra parte la dottrina internazionalistica non ammette la belligeranza benevola. Alcuni giuristi americani utilizzano, in questo caso, l’espressione dragging into the war. Si tratta di un complesso di procedure, controverso nelle sue manifestazioni, ma tuttavia indicativo della volontà di uno Stato di misurarsi con la guerra e non invece di ripudiarla come ci chiede la Costituzione.

Al costituzionalista si domandava se risoetto alla condotta di Stati Uniti e Gran Bretagna, erano quindi da considerare già in guerra contro la Russia, e il costituzionalista: “Guardi io ribalterei i termini. E la questione che mi porrei è se le potenze occidentali stanno oggi operando per la pace. Ne ho forti dubbi. Le sembrano dichiarazioni di pace quelle del viceministro della Difesa, James Heappey, che considera legittimo colpire obiettivi in territorio russo o quelle di Biden che preconizza la fornitura perpetua di armi fino alla resa della Russia? Si tratta di dichiarazioni che come l’invio delle armi non risolvono il conflitto, ma lo alimentano. La nostra bussola è la Costituzione. E la Costituzione ci dice che l’Italia deve ripudiare la guerra e che nel farlo deve contestualmente adoperarsi attivamente per la pace. E questo significa che davanti a una crisi bellica, sul piano internazionale, l’Italia deve tenere fede all’imperativo etico e giuridico del ripudio della guerra, sancito nella propria Costituzione (art. 11) tra i principi supremi. E allo stesso tempo ritagliarsi un ruolo da protagonista nell’azione diplomatica, attivando politiche pacifiste, favorendo, sul piano internazionale, i processi di distensione. Ma a parte le prese di posizione della Santa Sede, non mi pare che oggi nessun governo si stia spendendo attivamente per la pace. Nessuna azione diplomatica degna di questo nome è stata avanzata in Italia o in Europa”. Un’idea potrebbe essere una nuova “conferenza di Helsinki” (sulla sicurezza e la cooperazione in Europa realizzata nel 1973, ndr) avanzata in Italia da costituzionalisti e da alcuni centri di ricerca, come il Centro riforma dello Stato. Proposta nei giorni successivi fatta propria anche dal Presidente della Repubblica. “Ma anche le parole del presidente della Repubblica rischiano di cadere nel vuoto. Bisogna evitare che ciò accada”

L’Ucraina è stata aggredita e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Per questo alcuni paesi chiamati in causa stanno aiutando. Rispondeva l'intervistato: “È evidente che siamo di fronte a una guerra di aggressione. La Federazione russa ha commesso una gravissima violazione del diritto internazionale invadendo uno Stato sovrano. Non si tratta di certo di un’operazione militare speciale come sostenuto da Putin. I contorsionismi lemmatici non servono a nascondere la crudeltà della guerra. Ma anche su questo l’Occidente ha qualcosa da rimproverarsi. Che le guerre si fanno, ma non si dice lo abbiamo appreso in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia.

De Fiores prosegue: “Il diritto costituzionale e internazionale riconoscono il diritto alla legittima difesa, ma non il diritto di ogni singolo Stato a intervenire urbi et orbi per dirimere con le armi un conflitto. Questa soluzione sarebbe praticabile, in base alle norme vigenti, solo laddove espressamente prevista dal diritto convenzionale, in casi di extrema ratio, da valutarsi nell’ambito di un rapporto di mutua assistenza tra paesi alleati (è il caso della Nato) o sotto la vigilanza dell’Onu (come previsto dall’art. 51 dello Statuto). Ma l’Ucraina non è un partner della Nato e il Consiglio di Sicurezza Onu è bloccato dal potere di veto della Russia. È indubbio che ci troviamo di fronte a un atto di aggressione. Esistono strumenti che possono essere attivati? La risposta è sì. Ma questi strumenti sono quelli del diritto. Kelsen, in pieno conflitto mondiale, ci ha indicato una via di uscita: la pace attraverso il diritto. Noi oggi stiamo precipitando in una guerra dalle conseguenze imprevedibili perché riteniamo che del diritto possiamo anche fare a meno. Ma fuori del diritto ci sono solo i rapporti di forza, le spirali della guerra, il rischio nucleare.

Adesso una nuova minaccia, un nuovo conflitto espone l'Italia. Non ho più parole per esprimere il rammarico di queste azioni, l'Italia non si evidenzia più nel suo ruolo storico di portatrice di pace nel Mediterraneo, ma partecipa a tutte le iniziative decise oltreoceano dagli statunitensi. Ecco che prima dicevo dello sgomento dei cittadini, che oramai (quei pochi) vanno a votare sperando qualcosa possa cambiare, e invece si ritrovano nello stesso lantano da troppi anni. La parola pace è uscita dal vkcabolario italiano forse? Pare proprio di si!

 

 

 
 
 

IL SIGNORE CI CHIEDE PAZIENZA…

Post n°1641 pubblicato il 15 Ottobre 2023 da scricciolo68lbr

Libro di Malachia 3,13-20a.

Duri sono i vostri discorsi contro di me - dice il Signore - e voi andate dicendo: "Che abbiamo contro di te?". 
Avete affermato: "È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? 
Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti". 
Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. 
Essi diverranno - dice il Signore degli eserciti - mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve. 
Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve. 
Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. 
Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia. 

 
 
 

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tante volte rimangono
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si ricordano
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Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
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