Pensieri e parole...
Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce
NON SONO GLI EVENTI A PORTARE LA FELICITA', MA E' LA FELICITA' A PORTARE EVENTI POSITIVI.
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CI SONO DIVERSI TIPI DI SORRISO. SI PUO' DECIDERE DI SORRIDERE CON GLI OCCHI, CON LA BOCCA O CON IL CUORE. E POI C'E' QUEL SORRISO CHE LI CONTIENE TUTTI.
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Messaggi del 10/04/2024
Mi domando se il nostro, può dirsi un Paese civile, in cui la magistratura possa svolgere il proprio compito liberamente. Queste considerazioni mi sembrano normali e dovute quando si apprendono certe notizie. Come si evince dal titolo, l'ex ministro della Salute ha fatto delle dichiarazioni quanto meno scioccanti: Speranza: «SAPEVO CHE IL 20 PER CENTO DEGLI EFFETTI AVVERSI ERA GRAVISSIMO». I legali che hanno seguito il procedimento contro l’ex ministro svelano: con i pm ammise di essere sempre stato a conoscenza dell’alta percentuale di reazioni, anche mortali. Eppure le toghe l’hanno archiviato!!! MI SORGE IL SOSPETTO CHE MAGISTRATI E POLITICI NON SI SIANO SOTTOPOSTI AI SIERI, VISTO CHE HANNO CANDIDAMENTE DECISO DI NON PROCEDERE CONTRO L'EX MINISTRO DELLA SALUTE. ERANO TRANQUILLI... L’ex ministro in poche parole, ha ammesso, (ammesso... confessato... non c'era bisogno di raccogliere prove, lo ha AMMESSO) quindi che, fin dai primi mesi della campagna dei sieri sperimentali, l’Aifa gli segnalò che una reazione negativa su cinque poteva essere addirittura mortale. Eppure andò avanti con obblighi ai sieri e con gli Open day, recitando il mantra (senza dimenticare che ha scritto pure un libro, prima subito ritirato, poi rimesso in commercio recentemente) dei farmaci «sicuri ed efficaci». Roberto Speranza ha "ammesso"... non posso far altro che ripeterlo, nella speranza (quella vera) che qualcuno possa magari accorgersi dell'errore (se di errore si tratta) commesso, di come fosse ben informato del fatto che un effetto avverso su cinque dei sieri sperimentali anti Covid riguardava eventi gravi o addirittura "decessi". Così riferiscono gli avvocati dall’associazione che ha trascinato alla sbarra lui e Nicola Magrini, ex capo dell’Aifa, il politico l’ha ammesso candidamente davanti ai magistrati del Tribunale dei ministri. La confessione tuttavia non deve averli sconvolti più di tanto, visto che poi hanno archiviato le accuse contro l'ex ministro. Le cifre di cui Speranza ha dichiarato di essere a conoscenza e quindi più che consapevole, non sono irrisorie: si parla del 20% del totale dei casi riportati all’autorità di vigilanza sui medicinali - che a ben vedere, rappresentano solo una parte di quelli realmente verificatisi, visto che è stato rilevato e dimostrato successivamente, quanto la vigilanza sui sieri sperimentali sia stata alquanto carente. E meno male che, nel suo libro, l’ex ministro parlava di «rare segnalazioni». Rammentiamo questa frase... dell'ex ministro Speranza: «Sapevo che un quinto degli effetti avversi era grave». Antonietta Veneziano e Angelo Di Lorenzo, dell’associazione Avvocati Liberi, sono i legali che hanno seguito il procedimento giudiziario riguardante Roberto Speranza e Nicola Magrini, che per l’ex ministro si è concluso con una archiviazione presso il Tribunale dei ministri di Roma. Finora avevano evitato di commentare la vicenda, anche perché non la ritengono ancora finita. Rimane infatti in piedi, in altra sede, la causa riguardante Magrini che all’epoca era a capo di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ma pure per quanto concerne Speranza non è detto che la partita sia chiusa. Comunque sia, i due professionisti hanno scelto di rompere il silenzio, (rimorsi di coscienza?) rilasciando una serie di interviste all’emittente Byoblu nel programma quotidiano Orso-bruno, conversazioni che saranno trasmesse a puntate da oggi fino a venerdì. Passo dopo passo, gli avvocati hanno esaminato le motivazioni - raccolte in oltre 30 pagine - sulla base delle quali il Tribunale dei ministri ha deciso per l’archiviazione di Speranza, mettendone in luce tutte le falle e le incongruenze. Il catalogo, a ben vedere, è abbastanza impressionante. C'è un passaggio in particolare che lascia decisamente sconcertati, anche per via dell'argomento che tratta: gli effetti avversi delle vaccinazioni e le conseguenze che hanno avuto sulla popolazione. Lo sappiamo bene: il verificarsi di effetti collaterali è stata sempre minimizzata, se non espressamente negata, sia dalle VIRUSTAR, gli scienziati (e ci vuole coraggio oggi a chiamarli ancora così dopo quanto appreso), «catodici», sia dai tecnici ministeriali, sia da chi ricopriva ruoli di potere. «Sicuri ed efficaci»: era questo il mantra che ha accompagnato e caratterizzato qualsiasi tentativo di discutere di reazioni avverse e che ha tirato la volata alla campagna di iniezioni a tappeto, imposte a prescindere da qualunque valutazione di rischi e benefici dei farmaci a seconda delle fasce d’età e dello stato di salute degli individui inoculati. Come riferisce l’avvocato Veneziano, però, già dopo le prime settimane dall'avvio della campagna di punturazioni, a Speranza erano arrivate segnalazioni allarmanti, che tuttavia egli preferì ignorare, pur di portare avanti l’impresa di «immunizzare» gli italiani - si fa per dire, visto che le punture non bloccavano la trasmissione del virus. Intervistata da Byoblu, la legale ha svelato che, «incredibilmente, nel suo interrogatorio» con i magistrati del Tribunale dei ministri, «Speranza ammette di essere a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa fosse grave, gravissimo o addirittura mortale». Proprio così: l’uomo che, insieme con l’allora premier Mario Draghi, gestiva le politiche anti Covid, ha ammesso candidamente, davanti alle toghe, di essere stato perfettamente al corrente che ci fosse un certo numero di effetti collaterali seri, persino fatali, potenzialmente collegati alle punturazioni. Parliamo di circa il 20% di casi sul totale di quelli segnalati all’Aifa (che sono stati solo una parte di quelli effettivamente verificatisi, visto che la vigilanza è stata alquanto carente e quasi integralmente passiva). Sono cifre importanti. Eppure, nel suo libro, Perché guariremo, riveduto, corretto e ristampato pochi mesi fa, l’ex assessore di Potenza si limita a citare «rare segnalazioni di effetti avversi». Che strano concetto di «raro ». Quel 20% di segnalazioni non spinse Speranza a rallentare la catena di montaggio delle iniezioni. Nemmeno su quelle categorie anagrafiche meno vulnerabili al virus, che magari avrebbero meritato qualche approfondimento in più, prima di essere esposte a eventuali pe- ricoli. Men che meno i dati lo indussero a scoraggiare gli Open day. Il ministro - come svelato dalle carte genovesi dell’inchiesta sulla morte di Camilla Canepa - ebbe anzi la battuta pronta, allorché, durante un vertice, osservò che alcune Regioni, accogliendo negli hub ragazzi giovanissimi e offrendo loro il preparato di Astrazeneca, erano state «un po’ più sportive». Peccato che quella faciloneria avrebbe portato, a giugno 2021, alla morte della diciottenne ligure. Prima di lei, una trombosi aveva stroncato il militare Stefano Paternò (43 anni) e l’insegnante trentaduenne Francesca Tuscano, entrambi punturati con Astrazeneca. Proprio la vicenda del sottufficiale di Marina siciliano mostra quale fosse l’approccio di Speranza dinanzi alle notizie di possibili effetti nocivi dei vaccini: sapere, eppure non agire. Con il quotidiano La Verità, l’avvocato Di Lorenzo ricorda un particolare significativo: «Nella vicenda Paternò, Nicola Magrini», all’epoca al vertice dell’Aifa, «avrebbe inviato al pm di Siracusa una mail, dicendo di aver parlato con il ministro, che gli avrebbe chiesto di non sequestrare o di sospendere il sequestro dei vaccini». La singolare ingerenza non avrebbe portato grandi risultati: «Il pm», riferisce Di Lorenzo, «temporeggiava un paio d’ore e poi sequestrava». È per questo che «l’istigazione all’omissione di atti d’ufficio, unica possibile eccezione all’innocenza di Soeranza » individuata dal Tribunale dei ministri, «non è stata considerata punibile». Ma la circostanza la dice lunga su quali fossero le priorità dell’ex assessore lucano. Sul preparato anglosvedese, lui e i suoi esperti pasticciarono parecchio: per qualche giorno, a marzo, Aifa lo fece sospendere in via precauzionale; poi, il medicinale venne di nuovo sbloccato; infine, 24 ore dopo la morte della Canepa, su suggerimento del Cts, il governo dispose che fosse riservato agli over 60, mentre, ai più giovani che avevano ricevuto già una dose, venne proposto il «mix and match», un miscuglio con i vaccini a mRna sulla cui sicurezza ed efficacia non era stato condotto alcuno studio esauriente. La preoccupazione di Speranza, a quanto pare di capire, non era quella «ippocratica»: prima di tutto, non nuocere. Sia nel caso di Astrazeneca, sia in quello, forse più grave poiché fondato su una statistica, del 20% di eventi avversi gravi o fatali segnalati alle autorità, il ministro pensava soprattutto a proseguire con la campagna dei sieri sperimentali. Senza curarsi di qualche incidente di percorso. Dopo tutto, se anche qualcuno viene danneggiato, poco importa: basta, al momento opportuno, scaricare le responsabilità su qualche organismo istituzionale e il gioco è fatto. |
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