Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

 

ELEZIONI AMERICANE PROSSIME? UNA PANDEMIA NUOVA PUÒ AIUTARE LE FRODI…

Post n°1903 pubblicato il 15 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Il vaiolo delle scimmie o l'influenza aviaria non devono necessariamente essere minacce reali affinché il Deep State si affanni per raggiungere gli obiettivi preventivati.

Le elezioni americane sono prossime (novembre) e così... hanno bisogno di una scusa per rinchiudere in casa le persone e poter mettere in circolazione più schede elettorali per corrispondenza! RICORDATE LA FRODE DELLE ELEZIONI DEL 2020, SULLE QUALI IN MOLTI STATI AMERICANI ANCORA SI STA CERCANDO DI FARE CHIAREZZA? ECCO L'OBIETTIVO È SIMILE...

Hanno solo bisogno di una "emergenza sanitaria globale" sulla carta, per emanare poteri STRAORDINARI e di emergenza affinchè i governatori democratici possono inviare milioni di schede per posta a ogni elettore registrato. Raccolgono le schede, interrompono lo spoglio negli Stati indecisi alle 3:00 del mattino del giorno delle elezioni, quindi consegnano le schede raccolte ai distretti democratici negli Stati indecisi contesi, e la frode è compiuta. 


È così che hanno fatto nel 2020. La sola California ha fornito circa 20 milioni di schede per corrispondenza che sono state inviate a tutti gli elettori iscritti nelle liste elettorali. Per fare un paragone, le elezioni in Georgia sono state decise da 11.000 voti, quelle in Wisconsin da 20.000 voti e quelle in Arizona da 45.000 voti

Anche allora Trump cercò di mettere in guardia gli Stati Uniti e se non prenderà delle valide contromisure, rischia gli "rubino" la presidenza anche stavolta...

 
 
 

ALLARMISMO NUCLEARE FALSO SU ZAPOROZHE E KURSK.

Post n°1902 pubblicato il 15 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Basta con l'allarmismo nucleare su Kursk e Zaporozhe

Da ormai troppo tempo sentiamo parlare di pericolo nucleare riferito alle centrali nucleari di Zaporozhe e Kursk. Spesso, chi vuole fare ascolti e titoli clickbait, accosta a questi impianti nucleari il disastro di Chernobyl, parlando di una possibile "nuova Chernobyl". 

Questi allarmismi non servono a far comprendere al pubblico la situazione, e generano solo altri luoghi comuni ed inutili paure verso l'energia nucleare. 

Perché a Zaporozhe e Kursk non è possibile una "nuova Chernobyl"?

Cominciamo parlando di Chernobyl. Nell'impianto di Chernobyl l'incidente fu causato da errori umani, non rispetto delle procedure di sicurezza e difetti nella progettazione del reattore, che era di tipo RBMK. Nel reattore di Chernobyl, per una serie di ragioni, si formò una pressione enorme che fece letteralmente "saltare" il coperchio del reattore, causando un incendio e la fuoriuscita di materiale radioattivo. 

Lo stesso tipo di reattori nucleari sono installati a Kursk, ma dopo l'incidente di Chernobyl le procedure di sicurezza sono state riviste e i reattori opportunamente aggiornati. Infatti dal 1986 non si è più verificato un incidente con i reattori RBMK, che sono comunque una vecchia tecnologia destinata a esaurirsi. A Kursk infatti è già in costruzione un nuovo impianto nucleare, Kursk II, basato su reattori di terza generazione. Due delle quattro unità della centrale nucleare di Kursk inoltre sono state spente nel 2021 e nel 2024. A Zaporozhe, la centrale nucleare più grande d'Europa, i reattori sono di tipo diverso, ad acqua pressurizzata, sono dotati di imponenti edifici di contenimento, progettati anche per resistere ai bombardamenti di artiglieria. Uno scenario catastrofico come quello di Chernobyl non è quindi possibile. Non si può verificare una nuova Chernobyl. 

Quali sono i pericoli concreti? Questi due impianti nucleari, specialmente l'impianto di Zaporozhe, stoccano rifiuti nucleari. Un eventuale danneggiamento delle strutture deputate al processamento di questo materiale o ai blocchi che contengono i rifiuti potrebbe provocare una perdita di materiale radioattivo. Una perdita di questo genere però sarebbe assolutamente circoscritta e le autorità, insieme alle organizzazioni internazionali, sarebbero perfettamente in grado di contenere l'incidente. 

Nonostante tutte le misure di sicurezza, alcune progettate per funzionare automaticamente senza necessità di attivazione da parte di un operatore, combattere vicino ad una centrale nucleare è estremamente pericoloso e va evitato in ogni modo. Purtroppo da moltissimi mesi, stiamo assistendo a continui bombardamenti ucraini sulla centrale di Zaporozhe e ora, al possibile tentativo da parte ucraina di minacciare la centrale di Kursk, nel cui territorio, lo ricordo, sono stati trovati frammenti di missili. 

Concludo dicendo che utilizzare la guerra per fomentare odio e paura verso l'energia nucleare è assolutamente scorretto. Al momento il nucleare rimane una delle opzioni energetiche meno inquinanti e più convenienti, una forma di energia che se gestita correttamente potrebbe portare vantaggi economici importanti alla popolazione mondiale.

 
 
 

CENSURA SU YOUTUBE? NO PROBLEM C’È RUMBLE!

Post n°1901 pubblicato il 15 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

 

Ciò che vorrebbero fare passare come democrazia da parte della cordata dei “social”, guidata da Facebook di Zuckerberg (il pluricondannato tra quelle che rammento: Facebook ha pagato 5 miliardi di dollari per chiudere un'inchiesta da parte delle autorità Usa sulle sue pratiche legate alla privacy e al caso Cambridge Analytica; nel processo ai giganti del web del 2024, Il Senato americano così si espresse: "I vostri social uccidono bambini e adolescenti". Le accuse agli amministratori delegati di Facebook, TikTok, Snapchat e Discord: "Troppi rischi online per i minori, avete le mani sporche di sangue". Zuckerberg si è scusato con le famiglie delle vittime) per passare da YouTube, è quella di censurare chi non la pensa come la narrativa dominante imposta dal regime oscuro dei sionisti, che intende fare in modo di portare tutto al pensiero unico. Fortuna vuole che esistono strumenti di comunicazione alternativi che danno modo di parlare liberamente senza essere censurati: Rumble!

 

Per non vivere nella bolla dei bacchettoni ben pensanti, probabilmente bisogna iniziare a reagire e togliersi dai potenti social!

Durante la psico info pandemenza, in cui illegittimamente, ormai possiamo dirlo, fummo tutti sottoposti a provvedimenti fuori legge, praticamente undici mesi e mezzo di lockdown e restrizioni della libertà, anche i social portarono avanti una spietata forma di “CENSURA” verso commenti e contenuti ritenuti scomodi al potere sionista ashkenazita kazharo, il pensiero unico. Facebook è stato il peggiore di tutti, a ruota YouTube rimosse i video di chiunque "mettesse in discussione" le linee guida dell'Oms, braccio armato del potere sionista. 

Ancora adesso risulta difficile pubblicare oppure pubblicizzare sul social network più diffuso per la condivisione dei video, YouTube appunto, contenuti che sono considerati contrari al pensiero unico, alle disposizioni dell’Oms e delle autorità sanitarie nazionali.

Qualche tempo fa ha fatto particolarmente scalpore quello che è accaduto all’editore Leonardo Facco il cui video su YouTube fu rimosso, per non parlare del libro “Coronavirus: stato di paura”, rimosso anch’esso dal catalogo Amazon, Amazon anche lui tra i censori.

 

Quello che più colpì sulla censura del video, manifestandosi come significative, sono le parole adoperate nelle motivazioni scritte riguardo la rimozione. Non solo il video violava gli standard della community, ma proprio: “YouTube non tollerava contenuti che mettessero in discussione l’efficacia delle linee guida fornite dalle autorità sanitarie locali o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in relazione alle misure di distanziamento sociale e autoisolamento e che potevano portare le persone ad agire in contrasto con tali linee guida”. Le parole sono importanti. YouTube “non tollerava” contenuti che “mettessero in discussione” un’autorità statale ed una sovranazionale. 

Può anche darsi che una linea guida sia sbagliata: l’OMS inizialmente non approvava l’uso delle mascherine e fino a marzo 2020 si opponeva alla strategia di test a tappeto con i tamponi. Ma l’utente doveva comunque obbedire. 

Suonavano già ambigue le parole di Susan Wojcicki, amministratrice delegata di YouTube, quando qualche tempo fa, annunciava che la piattaforma avrebbe eliminato notizie “prive di fondamento scientifico” e faceva alcuni esempi: “C’è gente che consiglia di prendere la vitamina C o la curcuma, perché ‘ti cureranno’”. Così abbiamo potuto riscontrare come l’amministratrice di un social potesse ergersi già a medico e poi giudice, pronta a tracciare una riga su ciò che riteneva disinformazione su una malattia come il covid, che, allora, conoscevamo tutti poco.

Si poteva ben immaginare come poi avvenne, come questo criterio si sarebbe poi esteso, senza freni, dalla medicina alla politica di contenimento della pandemenza. Quindi non solo a una materia empiricamente verificabile, ma anche ad una serie di scelte politiche.

Il problema di fondo, è che, non solo a causa della pandemenza, ma anche a seguito delle elezioni presidenziali americane del 2020, la censura è stata completamente sdoganata. Venne accettato come “fatto privato” ed apprezzabile l’oscuramento dell’account Twitter di un ex presidente e la censura online di tutti i suoi post quando era ancora in carica ed era in competizione per la rielezione. 

Da allora “limitare la libertà di opinione”, anche quando non viene violata alcuna legge, è diventato possibile e i giornalisti sono fra i primi a chiedere ancora più censura. Basta invocare la minaccia dell’argomento “privo di fondamento scientifico” o, nel caso delle elezioni “privo di prove” per far scattare l’oscuramento.

Un'altra ossessione è diventata quella dei contenuti "razzisti". Gli algoritmi che permettono di individuare e rimuovere un video giudicato offensivo per qualche minoranza sono talmente onnicomprensivi che, qualche tempo fa hanno portato alla rimozione di un video di scacchi. Perché "il bianco attacca il nero". 

Il verbo "attaccare" è comunque a rischio censura, figuriamoci se poi è accompagnato da termini ormai sensibili come il bianco e il nero. Ma queste cose avvenivano solitamente solo in Cina, almeno fino al decennio scorso, quando i locali algoritmi rimuovevano tutte le cifre e i termini che potessero ricondurre a informazioni sgradite sul massacro di Piazza Tienanmen. Ma era la Cina, appunto, un regime totalitario. E se i social network iniziano, come già fanno, a comportarsi così anche nel mondo occidentale?

Paradossalmente, si usano ancora i termini cattolici per descrivere la tendenza censoria, come “inquisizione” o “indice”. Però sono i cattolici fra le prime vittime di questa tendenza oscurantista. Basti pensare come il sito Life Site News, sito canadese, contrario all’aborto, sia stato improvvisamente privato del suo popolare canale YouTube, uno scherzetto che è costata loro la perdita improvvisa di più di 300mila followers. Ed è difficile, adesso, stabilire quali siano i nuovi limiti del censore. 

Così ho reagito, per primo… Ho eliminato il profilo Facebook, adopero YouTube pochissimo, quasi nulla e per i video mi affido a Rumble, lì potete stare tranquilli, la censura non esiste.

Se ciascuno di noi, nel suo piccolo, operasse per la verità, ascoltando cosa dice il suo cuore, la verità vincerebbe sempre più spesso… purtroppo il genere umano è corrotto, ha timore di tutto, anche della propria anima… 

 
 
 

IL GREEN DEAL NON ATTIRA PIÙ I GRANDI CAPITALI.

Post n°1900 pubblicato il 14 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

 

E meno male mi vien subito da dire... In pratica è un'altra vittoria dei popoli, dei cittadini, frutto della perseveranza, cittadini capaci ancora una volta di dire NO alle follie dei governi sionisti ashkenaziti kazhari sul Green Deal! Il Deep State così in pratica, deve accusare l’ennesima battuta d’arresto del suo piano di controllo totale, impoverimento e condizionamento dei cittadini, che stanchi di vedere saccheggiate le proprie tasche, e quelle dello Stato, che poi sono sempre soldi dei cittadini stessi versate con le tasse, si sono stancati e fanno sentire il loro malcontento ai Governi, che altro non possono fare che "recepire" e spostare l’attenzione della loro agenda politica altrove, ad esempio sulla sicurezza e immigrazione, sulla necessità di porre fine alle guerre, ed inoltre sulle possibili soluzioni per alleggerire la bolletta energetica, per non perdere ulteriormente consensi e voti, alla luce delle ultime disastrose consultazioni elettorali, dove i cittadini, vedi ad esempio le europee 2024, hanno in maggioranza disertato le urne.

E così il grande capitale mondiale crede sempre meno nella rivoluzione verde, nella svolta ecologica. Si susseguono incessantemente i report delle principali banche d’affari e dei gestori di fondi che mettono in luce la "difficoltà di avere guadagni adeguati" dagli investimenti nelle energie alternative. Nei giorni scorsi ampio spazio era stato dato dal quotidiano La Verità a questo tema, quando aveva riportato il contenuto dei report della casa d’investimento francese Carmignac e degli australiani di Maquarie, oggi sono scesi in campo due big globali come S&P e Goldman Sachs, la più importante e blasonata banca d’affari del mondo. Ogni sua parola è considerata il Vangelo dei mercati finanziari. S&P rileva che “i governi hanno finito i soldi per finanziare la rivoluzione verde” e nel frattempo devono prendere atto che la sensibilità degli elettori si sta spostando: non è più l’ambiente la priorità ma le guerre e la sicurezza nazionale. Ancora più clamorosa la decisione di Goldman Sachs che annuncia l’uscita dal club Climate Action 100+, rete internazionale di investitori focalizzata sul clima e sulla riduzione di emissioni di gas serra. Gli aderenti a questa comunità si erano impegnati a effettuare gli investimenti prevalentemente in aziende «carbon free» o comunque dotate di credibili piani di decarbonizzazione. Hanno cambiato idea tenuto conto che da questi impieghi hanno ottenuto finora ben poche soddisfazioni. Tanto per capire: lunedì Vestas, multinazionale danese che fabbrica turbine per l’eolico “ha perso l’8% alla Borsa di Copenaghen” dopo aver annunciato una riduzione delle stime di utile e fatturato a causa del calo della domanda. Il tracollo in Borsa di Vestas ha travolto anche l’italiana Erg di proprietà della famiglia Garrone che abbandonato il business del petrolio si è lanciata sulle energie alternative. Oggi è la principale azienda italiana del settore. Il titolo dall’inizio dell’anno perde circa il 17% a fronte dell’indice generale di Piazza Affari che nonostante I recenti cali conserva ancora un vantaggio del 5% su gennaio.

Oltre a Goldman Sachs, altri gestori patrimoniali, tra cui Tcw e Mellon Investments hanno abbandonato il club degli investitori «carbon free» dopo le lettere con cui i clienti lamentavano l’esiguità dei guadagni.

Le nuove diserzioni seguono quelle annunciate all’inizio dell’anno da investitori tra cui Invesco, JPMorgan Asset Management, State street global advisors e Pimco, e il trasferimento da parte di BlackRock della sua partecipazione all’iniziativa a BlackRock International.

Gli analisti di S&P si concentrano sul comportamento dei governi che “stanno riducendo i finanziamenti alla rivoluzione verde”. L’assenza di aiuti pubblici è una grave criticità che rallenterà il cambio di parametro, la svolta Green insomma. Secondo gli analisi «il raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica è sempre meno una priorità politica per sempre più Paesi nel mondo».

I governi frenano perché «gli elettori europei sembrano ora più concentrati su rischi geopolitici e pressioni sul costo della vita, piuttosto che al cambiamento climatico», si legge nella nota.

Il tema è particolarmente rilevante per l’Europa, sempre più bisognosa di importare energia che costa sempre più cara. Resta il fatto che secondo S&P, nonostante tutto questa contingenza è un incentivo a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, che ha «compromesso in modo significativo la crescita e la performance fiscale dei Paesi europei. Allo stesso tempo, lo choc dei prezzi dei combustibili fossili potrebbe aver ulteriormente rafforzato l’impulso per l’espansione delle rinnovabili anche sotto l’aspetto della sicurezza energetica, in particolare per gli importatori netti di energia. Inoltre, le tecnologie verdi, soprattutto l’energia rinnovabile, sono sempre più competitive». Insomma l’agenzia si rammarica del fatto che gli elettori non vogliono più pagare tasse aggiuntive per finanziare l’ideologia verde.

S&P conclude lo studio ricordando che anche la riduzione del prezzo del petrolio diventa un ostacolo alla transizione. Se i combustibili fossili costano troppo poco viene meno la spinta a cercare altre fonti. A tenere bassi i prezzi del petrolio sono soprattutto i Paesi produttori che hanno assoluto bisogno di vendere il loro prodotto per sopravvivere. Per esempio l’Iraq ha prodotto 4,33 milioni di barili al giorno a luglio, 400.000 in più rispetto alla sua quota.

 

 
 
 

SCANDALO IN GERMANIA… PER I VERBALI PUBBLICATI ONLINE, E LA VERITÀ SULLA PSICO INFO PANDEMIA!

Post n°1899 pubblicato il 14 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Scandalo di proporzioni incalcolabili al Koch Institute in Germania per i verbali online. Mascherine e vaccini: tutta la verità sulla psico info pandemenza.

Per tre anni una piccola testata tedesca ha combattuto in tribunale con le autorità per i verbali delle riunioni sulla gestione della pandemia Covid a cui ha preso parte il team di crisi del Robert Koch Institute, che si occupa del controllo e della prevenzione delle malattie infettive e fa capo al Ministero federale della salute. Alla fine, tutti i documenti sono stati pubblicati, ma molte pagine erano oscurate, ma una persona dell’RKI ne ha avuto abbastanza e ha fornito alla giornalista Aya Velazquez i file completi per tutti e quattro gli anni della pandemia, senza alcuna rielaborazione.

Il contenuto dei verbali, che finora erano stati pubblicati solo parzialmente, aveva già suscitato scalpore, perché a sei mesi dall’introduzione dell’obbligo delle mascherine si leggeva: «Non ci sono prove per l’uso delle maschere FFP2 al di fuori della salute e della sicurezza sul lavoro, anche questo potrebbe essere reso disponibile al pubblico». Ma ora scoppia una vera e propria bufera in Germania a causa delle rivelazioni scottanti che emergono da queste carte.

Ad esempio, sin dall’inizio era noto che le scuole non erano un fattore determinante per i tassi di infezione, eppure in Germania le scuole sono rimaste chiuse per mesi. Inoltre, il fatto che il vaccino di Astrazeneca fosse «meno che perfetto» era noto anche all’RKI e al team di crisi per il coronavirus, nonostante ciò sono proseguite le somministrazioni in Germania per molti mesi, anche dopo che sono stati resi noti gli effetti collaterali più gravi. C’erano stati anche accesi dibattiti su chi avesse classificato la valutazione del rischiocome “alta” all’inizio della pandemia, anche se apparentemente la diffusione del virus non era ancora elevata: è emerso che si tratta Lars Schaade, l’attuale presidente dell’Istituto Robert Koch.

«Un informatore, un ex dipendente del Robert Koch Institute, mi ha contattato e mi ha rivelato il set di dati. I dettagli sulla persona sono ovviamente soggetti alla protezione degli informatori, ma posso dire questo: la persona lo ha fatto per motivi di coscienza. Per la verità, per un’indagine completa sulle misure relative al coronavirus e, non da ultimo, per i cittadini di questo Paese», ha raccontato la giornalista freelance Aya Velazquez su X, secondo cui questa fuga di notizie potrebbe essere una sorta di gesto di riconciliazione. «Anche se negli ultimi quattro anni la RKI ha svolto un ruolo piuttosto inglorioso, cedendo a una politica eccessiva che viola i diritti fondamentali, negli ultimi quattro anni ci sono state anche persone all’interno della RKI che sono state dalla parte dei cittadini e non hanno condiviso le azioni della loro autorità, le raccomandazioni contraddittorie ai politici e l’approvazione di decisioni politiche arbitrarie», ha aggiunto.

Per quanto riguarda il contenuto, anticipa che ci sono «palesi contraddizioni», traendo la conclusione che la gestione della pandemia Covid in Germania «non si è basata su considerazioni razionali e scientifiche. Numerose decisioni politiche, come la 2G, la vaccinazione obbligatoria generale basata su strutture e pianificata, o la vaccinazione dei bambini, erano decisioni puramente politiche per le quali l’RKI, in quanto autorità vincolata da istruzioni, forniva una presunta legittimazione scientifica».

Ad esempio, Jens Spahn del Cdu, ministro della Salute fino al 2021, era a favore di una campagna di vaccinazione infantile su larga scala già prima della raccomandazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e del Comitato permanente per la vaccinazionepresso il Robert Koch Institute (STIKO). Gli interessi politici hanno talvolta avuto la precedenza sui pareri scientifici?

Il virologo Christian Drosten, un punto di riferimento in Germania durante la pandemia Covid, ad esempio, decise di non pubblicare uno studio perché i suoi risultati avrebbero contraddetto le azioni del governo, alimentando i dubbi sul fatto che le scoperte scientifiche fossero influenzate dalle decisioni politiche.

Inoltre, l’RKI non si oppose quando l’Ema e Pfizer decisero di saltare gli studi di Fase III e testare subito la vaccinazione su tutta la popolazione, in modo da ottenere più rapidamente l’autorizzazione di emergenza. Si tratta di un passaggio particolarmente delicato, perché gli studi di fase III sono fondamentali per confermare la sicurezza e l’efficacia di un vaccino, quindi saltare queste prove a favore di una più rapida autorizzazione d’emergenza poteva comportare rischi significativi. Questa rivelazione sottolinea l’urgenza e la pressione con cui sono state prese le decisioni durante la pandemia, in particolare la pressione a cui erano sottoposti i responsabili per trovare soluzioni rapide, d’altra parte saltando questo step, i potenziali effetti collaterali o le reazioni inattese non sono stati completamente identificati.

I verbali del Robert Koch Institute dimostrano che i responsabili erano disposti a correre rischi considerevoli per immettere i vaccini sul mercato più rapidamente. Peraltro, gli scienziati dell’istituto considerarono troppo rischiosa tale mossa e si opposero, ma non fu permesso di rendere pubbliche le loro gravi preoccupazioni. Anche quando Pfizer e i politici tedeschi spinsero per i richiami del vaccino anti Covid, l’RKI era scettico al suo interno per motivi scientifici, in quanto «finora non sono disponibili dati sufficienti», ma il capo dell’istituto, Lothar Wieler, tagliò corto: «Le misure non devono essere messe in discussione».

La giornalista ha scoperto che «l’RKI si è purtroppo espresso a favore della vaccinazione obbligatoria sia in strutture che in generale, nonostante la consapevolezza della mancanza di protezione esterna e degli effetti collaterali più gravi». Da una prima analisi di questi documenti (la cui valutazione è in corso, trattandosi di ben 10 GB di dati) emerge che all’interno della RKI e tra la popolazione vi era una notevole resistenza a determinate misure: la vaccinazione nelle case di riposo e di cura, ad esempio, ha incontrato una sorprendente resistenza, anche all’interno dell’RKI si sono alzate voci che hanno messo in discussione le decisioni politiche.

Quindi, non tutti i dipendenti dell’istituto erano d’accordo con le misure sul covid in Germania. I verbali contengono riferimenti alla resistenza della popolazione nei confronti di alcune misure, le opinioni sulle vaccinazioni variavano notevolmente nelle diverse regioni. Ma queste differenze dimostrano quanto sia importante tenere conto delle opinioni e delle preoccupazioni della popolazione quando si pianificano e si attuano misure sanitarie.

Colpisce poi una breve corrispondenza tra due dipendenti del Robert Koch Institute, presente in una nota: riguarda l’affermazione del ministro federale della Sanità Karl Lauterbach secondo cui si trattava di una «pandemia dei non vaccinati». Per gli esperti si trattava di una sciocchezza: «Pandemia dei non vaccinati non è tecnicamente corretto. Siamo autorizzati a dirlo pubblicamente?». Il collega gli rispondeva di non smentire il ministro. Ma non si tratta di un caso isolato: molte note interne della RKI sottolineano esplicitamente che le dichiarazioni pubbliche di Lauterbach e le attuali scoperte scientifiche spesso si contraddicevano.

Alla conferenza stampa di presentazione di questo scoop, Bastian Barucker, che ha collaborato con la collega Aya Velazquez, ha spiegato che il 73% dei bambini in Germania sono stati e spesso sono ancora gravemente colpiti psicologicamente non dal virus ma dalle misure, più che in qualsiasi altro Paese d’Europa. Eppure, dai documenti si evince che, secondo il Robert Koch Institute, i bambini non sono mai stati significativamente a rischio, e certamente non sono stati diffusori del virus. Una nota afferma letteralmente: «I bambini non sono importanti fattori di trasmissione». Il virologo Christian Drosten raccomandava di chiudere le scuole, ma l’RKI non lo riteneva affatto sensato, ma Jens Spahn, quando era ancora Ministro della Sanità, ordinò espressamente di inserire in un documento della RKI un passaggio in cui si valutava positivamente la chiusura delle scuole.

Inoltre, all’interno dell’RKI non si riteneva che l’obbligo generale di indossare le mascherine – soprattutto nelle scuole – sarebbe stato utile, ma anzi era considerato dannoso; ciononostante, il governo decise a favore dell’obbligo di mascherine. Questo è costato ai contribuenti qualche miliardo di euro in termini economici, ma i danni sono stati anche psicologici, come abbiamo visto. Infine, è stato fatto notare che dai nuovi documenti mancano anche almeno due riunioni dell’RKI, da qui l’ipotesi che siano state discusse questioni così esplosive da non essere state verbalizzate fin dall’inizio.

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VIDEO CONFERENZA STAMPA DELLA GIORNALISTA AYA VELAZQUEZ

Livestrram, noch unscharf. https://t.co/jLClbmRG5X

— Bastian Barucker (@BBarucker) July 23, 2024

 
 
 

TRE ANNI DI RITARDO: AIFA SVELA LA VERITÀ… FINALMENTE!

Post n°1898 pubblicato il 14 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #covid

AIFA con appena 3 anni di ritardo, cotretta a dire la verità: "Nessuno dei vaccini COVID approvati previene l'infezione".

Fa caldo, prendiamocela con calma... un pò di ritardo è ammesso, tuttavia un ritardo di tre anni, fa un pò di più storcere il naso. AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha ufficialmente confermato che, allo stato attuale, nessuno dei vaccini COVID-19 approvati è stato progettato per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2. “Allo stato attuale, nessun vaccino COVID-19 approvato presenta l’indicazione ‘prevenzione della trasmissione dell’infezione dall’agente Sars cov-2“.

Avete letto bene: NESSUN SIERO APPROVATO PREVIENE L'INFEZIONE! Ma come, dopo tutto quello che hanno fatto, minacce, sospensioni dal lavoro e dallo stupendio, minacce in TV del presidente del consiglio: "Se non ti sieri, muori e fai morire".

E adesso???

Rispondendo ad alcuni quesiti, AIFA ammette candidamente che i vaccini Covid-19 non sono stati approvati per prevenire l’infezione.

Che strano... eppure a moltissimi individui era parso di capire che il "Green Pass" si fondasse esattamente su questo presupposto: “In considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, fino alla completa attuazione del piano di cui all’articolo 1, comma 457, della legge 30 dicembre 2020, n.178, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2“.

Nel contesto della legge 30 dicembre 2020, n. 178, e delle successive disposizioni, l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e altri professionisti di interesse sanitario era giustificato come misura "preventiva" per evitare la trasmissione dell’infezione. Tuttavia, alla luce della recente conferma dell’AIFA, sembra che il Green Pass e altre politiche basate sulla presunta prevenzione della trasmissione data dai vaccini siano state inutili e forse peggio, dannose.

Dunque, scusate ma debbo insistere... qui qualcosa evidentemente non torna.

Se nessuno dei vaccini è stato approvato per prevenire l’infezione da Sars-CoV-2, allora perché è stato disposto l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e gli altri professionisti in ambito sanitario come misura preventiva per la trasmissione dell’infezione? Su COSA ERA FONDATO l’obbligo di vaccinazione? SE I VACCINI NON IMMUNIZZAVANO, PER QUALE MOTIVO NE È STATO IMPOSTO L'OBBLIGO? E SU QUALI BASI LA CORTE COSTITUZIONALE HA DICHIARATO LEGITTIMO L'OBBLIGO "VACCINALE"?

Sui sieri covid ci sono stati anche chiarimenti di AIFA sulla canceroginità. Dal documento in questione si apprendono infatti, anche altre informazioni interessanti in relazione agli altri punti della richiesta. Ad esempio, per quanto riguarda la possibile cancerogenicità in relazione all’eccipiente ALC-0159, in virtù dell’acetamide contenuto, l’Aifa precisa che la sostanza è «classificata dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) come “possibile cancerogeno umano” sulla base di dati sull’animale, e tale classificazione risulta il livello più basso nella gerarchia delle evidenze sul potenziale cancerogeno».

Ma comunque si tratta di un aspetto «ampiamente analizzato nella procedura di approvazione del vaccino», non solo in virtù dei «dati bibliografici che mostrano la genotossicità dell’acetamide solo ad alte dosi a seguito di somministrazioni croniche nell’animale», ma anche della «quantità molto bassa dell’acetamide usata nel vaccino Comirnaty», sostanza che peraltro, ha un’alta eliminazione dal corpo umano, e «risultati degli studi di tossicologia del vaccino a dosi ripetute nel ratto».

Di conseguenza, è stato concluso che l’eccipiente sopracitato non ha alcun rischio genotossico. Così come non ci sono rischi ambientali per i vaccini Covid a mRna, non essendo OGM, quindi non sono state fatte ricerche su questo aspetto. Discorso diverso, invece, per i vaccini a vettore adenovirale, come Astrazeneca e quello di Johnson & Johnson, che sono OGM, quindi per questi ci sono state ricerche che sono state descritte.

 
 
 

LA REAZIONE DEL POPOLO SARDO… ESEMPLARE!

Post n°1897 pubblicato il 14 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Una parte del popolo sardo sta reagendo, escludendo coloro che per motivi sconosciuti, probabilmente sete di danaro e ingordigia, hanno venduto i propri terreni a quelle società che, molte di loro legate a società cinesi, stanno speculando, ma peggio devastando il meraviglioso paesaggio sardo, realizzando impianti fotovoltaici grandi come campi di calcio ed impiantando pale eoliche in ogni dove, cavalcando la fake news della riduzione della CO2 per salvare il pianeta. La CO2 è ciò che serve al pianeta, non la sua assenza, basterebbe solo conoscere solo le scienze naturali e come le piante crescono e si riproducono.

In pochissimi giorni il popolo sardo ha compiuto uno sforzo straordinario: sono state raccolte più di diecimila firme per fermare la speculazione energetica! Si intensifica, così, entrando finalmente nel vivo, la battaglia del popolo sardo contro la speculazione energetica nell’isola, questione al momento oggetto di un duro “braccio di ferro” tra l’esecutivo regionale e il governo nazionale. Ha infatti raggiunto in pochi giorni le 10mila firme richieste per essere sottoposta al vaglio del Consiglio regionale la nuova legge di iniziativa popolare “Pratobello 24”, che mira a regolamentare l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici sull’isola al fine di proteggere il territorio da una loro crescita incontrollata.

Dopo il raggiungimento del primo traguardo, il numero di Comuni che stanno aderendo all’iniziativa continua a crescere esponenzialmente. I cittadini sardi hanno la possibilità di firmare all’interno degli uffici comunali e in occasione dei banchetti itineranti che vengono allestiti nelle varie città dell’isola dai comitati per la difesa del territorio.

Il nome “Pratobello 24” richiama un episodio storico del 1969, quando la popolazione di Orgosolo si oppose con successo alla militarizzazione del proprio territorio. I comitati sono scesi in campo nella raccolta firme giudicando al momento inefficace la moratoria approvata a inizio luglio dalla Regione Sardegna – che ha previsto una sospensione di 18 mesi per nuovi progetti legati alla produzione e accumulo di energia rinnovabile – che è stata appena impugnata dal governo Meloni davanti alla Corte Costituzionale.

La proposta di legge di iniziativa popolare, presentata ufficialmente lo scorso 27 luglio, ha infatti lo specifico obiettivo di sfruttare l’articolo 3 dello Statuto sardo sull’Urbanistica e sul Paesaggio, che, come spiega il sindaco di Orgosolo Pasquale Mereu, consente alla Regione di legiferare in materia «fino a spingersi a bloccare i cantieri già in essere, cosa che per lo Stato è più difficile da impugnare davanti alla Corte Costituzionale rispetto alla moratoria». Esso prevede la creazione di una mappa delle aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili, andando ad escludere zone ad alto valore paesaggistico, culturale e ambientale. All’interno del testo vengono infatti delineate soluzioni strategiche innovative, tra cui l’isola dell’idrogeno – al fine di puntare alla totale indipendenza energetica della Sardegna – e la promozione delle comunità energetiche comunali, intercomunali, provinciali e regionali. «Noi non siamo contro la transizione energetica ma siamo perché sia la Regione a individuare le aree idonee su cui fare la transizione: aree dismesse cave, ecc. Dobbiamo essere noi però a gestire la transizione», ha evidenziato il primo cittadino di Orgosolo, il primo a divulgare il testo e a promuovere l’iniziativa per coinvolgere il maggior numero di sindaci, comitati, cittadini e associazioni. Che, in massa, stanno rispondendo presente. Per quanto concerne i banchetti, dopo le iniziative degli scorsi giorni a Capoterra e Maddalena Spiaggia, domani il tour toccherà anche Cagliari: si potrà firmare dalle 9.30 davanti al mercato di San Benedetto. L’obiettivo è ora quello di raggiungere in breve tempo almeno 50mila sottoscrizioni.

La settimana scorsa, il governo Meloni, che pochissimo quasi per nulla si sta distinguendo per la difesa del territorio, ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la moratoria, promossa dalla neo governatrice Alessandra Todde, approvata a inizio luglio dalla Regione Sardegna. Secondo l’esecutivo, infatti, questa normativa regionale eccederebbe le competenze attribuite alla Sardegna dallo Statuto, entrando in conflitto con le leggi nazionali ed europee e violando articoli della Carta Costituzionale. A ogni modo, l’intento principale del governo sardo è stato fin dall’inizio quello di sospendere temporaneamente i progetti, aspettando la definizione delle zone idonee, che, secondo i piani della maggioranza regionale, dovrebbero essere delineate a breve. Si prevede che tale mappa sarà pronta prima che si concluda il procedimento davanti alla Consulta, il che renderebbe superflua la normativa oggetto di contestazione. Nel frattempo, però, il popolo sardo non è rimasto a guardare, scendendo invece direttamente in campo per far sentire la propria voce.

 

 
 
 

L’UCRAINA INVADE LA RUSSIA, PAESE SOVRANO… ED ORA?

Post n°1896 pubblicato il 13 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Sino ad oggi è stato un quotidiano pontificare contro la Russia, contro Putin, sanzioni, embargo, appoggio incondizionato al Paese aggredito, l'Ucraina, sequestro dei beni russi depositati nelle carie banche estere, aiuti militari ed economici all'Ucraina, con il beneplacito del governo Meloni, della UE, della Nato...

In questi giorni qualcosa di significativo sta avvenendo nella regione russa di Kursk. Lo affermano fonti d’intelligence occidentali e lo confermano le stesse fonti d’intelligence del Cremlino, quantomeno disorientate per l’inaspettato rivolgimento di uno dei «fronti caldi» della guerra, quello di Kharkiv, che vede spostare i combattimenti sempre più all’interno del territorio russo. Da tre giorni, infatti, Kiev ha sorprendentemente lanciato quella che di ora in ora va assumendo i contorni di un’offensiva vasta e in piena regola, apparentemente riuscita. I rapporti dalle prime linee riferiscono che le truppe ucraine sono penetrate per oltre 10 km all’interno del territorio russo, realizzando la più profonda avanzata transfrontaliera di Kiev da quando Mosca ha lanciato l’invasione su larga scala nel febbraio 2022.

Secondo l’esercito russo, nella regione di Kursk sono ora presenti unità scelte di fanteria ucraine: almeno mille uomini, sostenuti da blindati e forse anche carri armati con la copertura di sciami di droni e missili, da martedì mattina stanno avanzando senza sosta. Per il momento non risulta l’impiego di F-16, ovvero degli aerei da caccia appena arrivati in Ucraina direttamente dagli hangar d’Europa. Forse i jet serviranno in un secondo momento, per consolidare posizioni eventualmente conquistate (per adesso, sorvolano la zona di Kherson).

Non solo.

L’esercito ucraino ha colpito duramente anche l’aeroporto russo di Lipetsk, a più di 350 km dal confine con l’Ucraina, con un’incursione notturna. Le autorità regionali russe hanno dichiarato lo stato di emergenza nell’area, confermando che gli strike – probabilmente missili teleguidati – hanno distrutto almeno un «impianto di infrastrutture energetiche». Insomma, come afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, «Mosca deve sentire le conseguenze della sua invasione dell’Ucraina. […] La Russia ha portato la guerra nella nostra terra e deve sentire ciò che ha fatto» ha riferito, pur senza fare esplicito riferimento all’offensiva in corso. E pare proprio che stia riuscendo nell’obiettivo, visto che al Cremlino questa iniziativa viene ora percepita come un’umiliazione inaccettabile. Ma questa «soddisfazione» non può certo bastare all’Ucraina.

Quale obiettivo si pone davvero Kiev con la sortita verso Kursk? 

Quella che martedì poteva apparire soltanto come una manovra di alleggerimento, col passare dei giorni sembra invece una scelta strategica ponderata, che punta a raggiungere almeno due obiettivi di rilievo: il primo, che sarebbe già stato acquisito dagli ucraini, è la stazione di controllo del gasdotto nei pressi della cittadina di Sudzha (a 8 chilometri dal confine), dove transita circa la metà del gas russo diretto in Europa. Ma c’è un secondo obiettivo ancora più ambizioso nella mente dei generali ucraini: la grande centrale nucleare di Kursk, di epoca sovietica. Ottenerne il controllo sarebbe – questo sì – uno smacco incredibile per la Russia di Putin, il segno di un evidente fallimento della strategia dei suoi comandanti (peraltro silurati uno dopo l’altro in questi 900 giorni di guerra). Kiev, insomma, starebbe puntando a replicare una «Zaporizhzhia russa» ovvero la centrale ucraina, anch’essa risalente all’epoca sovietica, occupata dai soldati russi già nel marzo 2022. Da allora, Zaporizhzhia è al centro sia delle preoccupazioni ucraine per i continui sabotaggi energetici nella regione, sia delle preoccupazioni internazionali a causa di un possibile incidente atomico eventualmente provocato dai combattimenti tutt’intorno.

Se le truppe di Kiev dovessero riuscire nel loro obiettivo, la questione si farebbe davvero difficile per Mosca, anche e soprattutto in vista di un negoziato che – secondo alcune fonti diplomatiche, non soltanto occidentali – si vorrebbe apparecchiato entro la fine del 2024 o al più tardi nella primavera del 2025. In tal senso, la mossa di Zelensky di sacrificare un numero non esiguo di truppe e mezzi (di cui Kiev è già a corto da mesi), avrebbe un senso. Tuttavia, finché non emergerà lo scenario più ampio di questa incursione, il vero scopo delle forze armate ucraine rimane un enorme punto interrogativo. Disperazione o lungimiranza? La risposta sui veri obiettivi strategici che Kiev si è prefissa può darla al momento solo Oleksandr Syrskyi, il relativamente nuovo comandante delle forze ucraine: sopportare perdite significative in battaglie di logoramento in prima linea è una mentalità sovietica, e tanto Syrskyi quanto i comandanti russi come Valery Gerasimov appartengono a quell’epoca. Ma le nuove generazioni sono pronte allo stesso sacrificio? Lo vedremo presto.

Di certo, dopo il fallimento della tanto annunciata controffensiva, da mesi l’Ucraina si trova a resistere come può all’avanzata russa, che lentamente ma inesorabilmente procede (come verso i centri militari ucraini di Pokrovsk e Sloviansk), conscia della scarsità delle difese di Kiev, logorate da quella che sinora era mutata in una guerra di attrito. Ma la novità di Kursk sembra voler rimettere tutto in discussione, perché Mosca si è trovata improvvisamente a dover fare i conti con la linea del fronte più essenziale: il proprio confine. Vero è che l’Ucraina eccelle da tempo nel colpire in maniera mirata – e con l’aiuto dell'Occidente – infrastrutture interne della Russia, distruggendo piste di atterraggio, basi militari e terminali petroliferi, e affondando una dopo l’altra le navi della flotta del Mar Nero, nel tentativo di causare quanti più danni possibile alla macchina da guerra di Mosca. Stavolta, accade qualcosa di diverso: inviare una (relativamente) grande forza di terra a chilometri di distanza dal territorio nemico, dove le linee di rifornimento ucraine sono più difficili e gli obiettivi sono per definizione più difficili da perseguire, è un vero e proprio azzardo. E come minimo deve valerne la pena.

Di certo, la mossa preannuncia la volontà di Kiev di aprire una nuova fase del conflitto: non perché le incursioni in Russia da parte dell’Ucraina siano in qualche modo nuove (da oltre un anno, infiltrati ucraini e ribelli russi che si oppongono a Putin colpiscono Belgorod e le zone limitrofe al confine russo-ucraino), ma perché in questo caso si tratta dichiaratamente dell’esercito ucraino regolare che sferra un attacco in piena regola alla Russia.

Perché adesso? Forse perché per la prima volta da due anni a questa parte, si comincia a parlare di una «vera» conferenza di pace organizzata dall’Ucraina stessa e dai suoi alleati, dove la Russia verrebbe invitata a partecipare per negoziare una soluzione definitiva. Quando? Prima che Washington abbandoni al proprio destino gli alleati (atteggiamento tipico degli Stati Uniti), ovvero prima che una possibile presidenza Trump possa cambiare le carte in tavola. Se infatti la vice e candidata presidente Kamala Harris potrebbe mantenere la stessa fermezza tenuta dal presidente Biden sull’Ucraina, è bene ricordare che «la politica estera occidentale è una bestia volubile e facilmente esauribile», come suggerisce l’analista Usa Nick Paton Walsh. Il persistente sostegno della Nato all’Ucraina, infatti, è un’eccezione e una novità recente. Zelesnky lo sa, e ne è conscio anche Putin, che si è affrettato a dire come l’incursione verso Kursk allontani i negoziati anziché avvicinarli. Sarà vero?

Di sicuro, se una soluzione negoziale è davvero meno lontana che in passato, entrambe le parti in guerra si affanneranno da qui e fino a quel giorno a migliorare il più possibile la propria posizione sul campo di battaglia, per essere certi di avere in mano almeno una o più carte vincenti da scambiare prima di sedersi al tavolo. Il che prelude inevitabilmente a ulteriori scontri, rivolgimenti di fronte e bagni di sangue.

ED ORA SI PRENDERANNO DECISIONI SEVERE ANCHE NEI CONFRONTI DELL'UCRAINA, OPPURE LA RUSSIA E PUTIN SONO SEMPRE I CATTIVI, PUR SE AGGREDITI ALL'INTERNO DEI PROPRI CONFINI? INFINE LE REGOLE INTERNAZIONALI VALGONO SEMPRE OPPURE VENGONO APPLICATE A PIACIMENTO E A SECONDA DEI CASI?

 
 
 

LA MATRIX DENTRO LA QUALE VIVIAMO NON È PIÙ UN SEGRETO…

Post n°1895 pubblicato il 13 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

Che viviamo dento ad una gigantesca Matrix oramai non è più un segreto! Ormai sempre più individui se ne rendono conto e per il Grande Fratello, il potere sionista ashkenazita questo, comincia a diventare un problema, perchè la Matrix offre l'illusione della libertà a chi vive all'interno di essa, memtre libertà all'interno del "circo cibernetico" non ce n'è, e chi esce dalla Matrix diventa non più gestibile dal poetere ed al potere stesso questo non va giù.

Ci hanno mentito su tutto, sono anni che lo fanno, il mondo della Matrix è basato sulla memzogna, ci hanno imbrogliato su tutto: la storia, l'hanno manipokata a piacimento, ci sono scoperte fatte mai rivelate, mai divulgate, sulle quali non esiste dibattito, memtre l'origine vera e reale dell'uomo, viene tenuta nascosta (vedi anno 1964 scoperta sito Gobekli Tepe); lo sbarco sulla luna, mai avvenuto; l'11 settembre 2001, torri fatte crollare con esplosivo; crollo ponte Morandi, sul Polcevera, pianificato a tavolino con esplosivi; Psico-info-pandemia, tutta una invenzione dei media, con la complicità dei medici, dei quotidiani, delle TV e di giornalisti (in Inghilterra esiste una taglia di circa 300.000,00 euro a chi fornisce prove dell'isolamemto del virus, nessuno ancora si è presentato per riscuotere la taglia); il cambiamento climatico, tutto inventato con l'ausilio delle scie chimiche che limitano o azzearno le precipitazioni dove il potere vuole, per spostarle nei luoghi dove può essere adoperata come arma militare di dissuasione o punizione; centraline di rilevamento della temperatura messe in luoghi non idonei, in modo da taroccare le temperature e gestirle per adoperarle come dato, appunto fasullo; la balla della Co2, non raccontano che le piante, le doreste, la vegetazione tutto cresce grazie alla CO2 e se questa sparisse, non esisterebbe più la vita sul pianeta Terra... insomma potrei continuare all'infinito...

La Matrix offre la possibilità al potere sionista ashkenazita di controllare ogni singolo cittadino, condizionarlo nelle scelte, spiarlo in ogni sua attività (Google), fargli credere quello che è gradito al potere, che si impegna a limitare per ciascuno consumi e spostamenti, mentre i padroni del mondo consumano carne, delle migliori, si spostano sui loro jet privati, sui loro yaght privati, sulle loro auto endotermiche di lusso private, mentre al cittadino comune impongono limitatezioni delle risorse, colpevolizzandolo di un inquinamento, che in realtà non esiste, impedendogli di spostarsi in maniera da poterlo controllare in maniera asfissiante nei consumi, nelle scelte, nelle libertà, anche di cura, nella espressione del proprio pensiero, censurandolo sui social come e quando vuole, senza reali motivazioni.

Tuttavia è sufficiente dire di NO per jscire dalla Matrix, per impedire al potere di decidere delle nostre esistenze. Ora sta a voi decidere: dentro o fuori la Matrix, vivere da schiavo per sempre oppure provare a rovesciare l'ordine precostituito (in realtà sta già avvenendo, vedi fallimento campagna mondiale dei sieri, auto elettriche con il crollo delle vendite, crollo delle percentuali di votanti nelle elezioni dei politici e degli organi di governo, vedi ade esempio elezioni europee del giugno 2024) e vivere al contrario da individui liberi...

A voi la scelta del colore della pillola... dal film Matrix, appunto... vi dice niente... vi ricordate? 

Pillola rossa o pillola blu? Film Matrix appunto, 1999, quando Morfeo offre a Neo la possibilità di scegliere: “pillola blu, fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti fuori dalla Matrix, resti nel paese delle meraviglie e  potrai vedere da te quant’è profonda la tana del bianconiglio”.

Chiaro era allora ed è adesso un invito a guardare oltre le "apparenze": da un lato c’è la realtà, Circo dei potenti, così come ci hanno insegnato e come ci accontentiamo di conoscerlo; dall’altro lato c’è un altro mondo, largamente a noi sconosciuto, in grado di spiegarci più a fondo il funzionamento del "nostro interiore".

Non resta che la scelta...

 
 
 

RESTO DEL CARLINO: NEI FANGHI DELL’ALLUVIONE FORTI CONCENTRAZIONI DI BARIO ED ALLUMINIO!

Post n°1894 pubblicato il 11 Agosto 2024 da scricciolo68lbr
 

 

FONTE - IL RESTO DEL CARLINO (01/08/2024):

https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/nel-fango-bario-e-alluminio-il-nostro-esposto-3ab1711e

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01* AGOSTO 2024: I residenti delle case popolari di via Ponte Romano hanno fatto analizzare quanto arrivato nelle loro case a maggio 2023.

I fanghi dell’alluvione contenevano metalli con forti concentrazioni di bario e alluminio. È in funzione di ciò che, dopo aver commissionato privatamente campionamenti e analisi dei fanghi, nella giornata di martedì i residenti delle case popolari di via Ponte Romano, rappresentati dalla referente dell’omonimo comitato, Mia Arena, hanno presentato un esposto al commissariato di polizia di Faenza destinato alla Procura della Repubblica. Un esposto "firmato da tutti e quattordici gli affidatari alla presenza di un avvocato", come specifica Arena. 

Quei fanghi fluviali infatti investirono i condomini degli alloggi popolari durante l’alluvione del maggio 2023 e "non furono rimossi subito, ma rimasero nei mesi seguenti nelle parti comuni dei civici 20 e 21" di proprietà del comune e gestiti da Acer. Nei giorni seguenti all’alluvione, come fu poi riportato anche in consiglio comunale, gli affidatari furono incontrati dai rappresentanti dell’amministrazione e fu prospettata la possibilità di un trasferimento altrove a causa dell’inabitabilità degli appartamenti. In particolare ci vollero alcuni mesi per ripristinare le centrali termiche, e quindi fino a novembre gli appartamenti non beneficiarono di acqua calda. Anche per la rimozione dei fanghi fu necessario, come sottolineato dal comitato, interpellare Acer, il Comune e persino la struttura commissariale. 

Alla fine "il fango è stato rimosso a marzo 2024 – prosegue la rappresentante del comitato – ma secondo noi andava rimosso prima, uno o due mesi al massimo dopo l’alluvione. Fango che è ancora presente nelle cassette della posta, negli armadietti dei fili elettrici, nei pozzetti e in altre parti". 

Così gli affidatari di via Ponte Romano hanno fatto analizzare quel fango campionato proprio a marzo, "sia in superficie che alla profondità di un metro, da un laboratorio analisi di Forlì – specifica Arena –, da cui si evinceva la presenza molto alta di numerosi elementi chimici tra cui di alluminio e di bario. La valutazione è stata poi sottoposta ad un agronomo". 

In sintesi attraverso l’esposto i residenti delle case popolari hanno chiesto all’Autorità di disporre eventualmente ulteriori accertamenti. Si tratta dell’ultimo atto di una serie di iniziative poste in essere dagli affidatari per tutelarsi. In precedenza infatti "tutti gli affidatari si sono viste accreditare le rendicontazioni del 2023 per i servizi tutte a debito". 

Per questo motivo "con decisione unanime i residenti hanno deciso di pagare solo il canone di affitto, rimandando il pagamento dei servizi a quando verranno ripristinati" spiega la rappresentante del comitato. 

Un incontro è stato fissato con gli affidatari, come spiega Arena, "la mattina del 7 agosto negli uffici dei Salesiani".

d.v.

 
 
 

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fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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