Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

 

MEDIA E TV IN STATO DI REGIME SULLA VICENDA DELLO STOP DEL GAS RUSSO!

Post n°1942 pubblicato il 06 Gennaio 2025 da scricciolo68lbr
 

Hanno esultato, quei nazisti vigliacchi e senza dio degli ukraini: «Abbiamo interrotto il transito del gas russo, un evento storico. La Russia sta perdendo mercati e subirà perdite finanziarie». Così il ministro ucraino dell’Energia, German Galushchenko, ha ufficializzato che le forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina sono definitivamente cessate, a seguito della scadenza del contratto quinquennale firmato tra le due parti alla fine del 2019. Il ministero dell’energia ucraino ha affermato di aver concluso l’accordo «nell’interesse della sicurezza nazionale».

Dal primo gennaio 2025, infatti, il gas russo ha smesso di arrivare in Europa attraverso l’Ucraina. L’accordo del 2009 tra la russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz è scaduto il 30 dicembre 2024. Kiev ha colto la palla al balzo per interrompere la via di transito, segnando, così, un nuovo passo nel processo di allontanamento dell’Europa dalle forniture di gas dalla Russia. Mentre si cerca di comprendere l’impatto geopolitico ed economico e le ripercussioni per i Paesi più colpiti, secondo Kiev, il danno per il Cremlino sarà nell’ordine dei 5 e 6,5 miliardi di dollari all’anno, mentre l’Ucraina rinuncia a circa 800 milioni di dollari in accise sul transito verso i Paesi UE. 

La decisione ha già creato problemi nell’Europa orientale, con la Moldavia che ha dichiarato lo stato di emergenza e la Slovacchia che col presidente Fico, ha minacciato Kiev di ritorsioni.

Sebbene Bruxelles ostenti sicurezza e richiami tutti alla calma, complice l’abbassamento delle temperature in buona parte d’Europa, il mancato rinnovo del contratto per la fornitura di gas con Mosca ha fatto schizzare i prezzi del gas naturale in UE, risalendo ai livelli raggiunti durante la crisi energetica dell’ottobre 2023.

Nonostante la ripercussione economica che riguarderà anche Kiev, lo stop del gas russo dall’Ucraina verso l’Europa è stato presentato da Zelensky in un post su X come «una delle più grandi sconfitte di Mosca»: «Quando Putin ha preso il potere in Russia più di 25 anni fa, il pompaggio annuale di gas attraverso l’Ucraina verso l’Europa era di oltre 130 miliardi di metri cubi. Oggi il transito di gas russo è pari a 0». Nel post, il presidente ucraino spiega anche che «Mosca ha perso uno dei mercati più redditizi e geograficamente accessibili» e che Kiev deve «superare l’isteria di alcuni politici europei che preferiscono schemi di tipo mafioso con Mosca alla politica energetica trasparente». Il messaggio si conclude con un appello a Trump, in modo che le forniture di gas americano possano segnare la fine definitiva della «dipendenza dell’Europa dalla Russia». Ha parlato madama Butterfly, lurido e squallido nazista.

Kiev ha bloccato la storica rotta – che risale all’epoca sovietica – che porta il combustibile fossile da Mosca in Europa, rifiutando di estendere l’accordo sul transito (corretta, per esempio, la ricostruzione di Rai News.itKiev ferma il gas russo per l’Europa. Zelensky: “La più grande sconfitta di Putin”). Quello che non si comprende, è se tale decisione sia stata presa arbitrariamente o in maniera concertata con gli altri premier europei. Per ora non è dato sapere, visto che tutti tacciono!

Su questa notizia,ntutti i media mainstream europei, italiani soprattutto, sono riusciti, con un colpo a effetto, a ribaltare la narrazione e a far credere che sia stata la Rusia, ossia il Cremlino a decidere lo stop alla fornitura di gas: «La Russia interromperà la fornitura di gas all’Europa attraverso l’Ucraina», titola Euronews, lasciando intendere che la decisione sia stata presa dal Cremlino, sebbene poi nell’articolo si specifichi che la responsabilità è di Kiev: «Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha di recente annunciato di non avere intenzione di rinnovare l’accordo». 

Lo scollamento tra titoli a effetto e le notizie è una tecnica nota per acchiappare clic, deviare l’attenzione e manipolare le menti della collettività: in questo caso, si sta facendo credere, soprattutto alla maggior parte delle eprsone che si fermano a leggere soltanto i titoli, che la decisione sia stata presa da Mosca e che rientri in una specie di braccio di ferro per far schizzare i prezzi in Europa e sabotare gli alleati europei di Kiev. Niente di più FALSO, come ho appena spiegato.

La ricostruzione fantasiosa e avulsa dalla realtà dei media mainstream di regime, acquisisce i contorni di una spy story per alcune testate che arrivano addirittura a insinuare l’esistenza di “ricatti”, riprendendo come oro colato l’accusa di Zelensky che denuncia il «cinico ricatto energetico» dei russi. «Stop al gas russo dall’Ucraina, Zelensky: basta ricatti», titola la versione online di la Repubblica, che nella versione cartacea del 2 gennaio titola addirittura: «Putin blocca il metano che attraversa l’Ucraina. Zelensky: basta ricatti». A parlare di ricatti è anche Alberto Clò per Ilsole24ore: «Il ricatto del gas russo», in cui si spiega che «Ci è voluta una guerra per capire le sciagurate scelte che ci hanno reso ostaggio del gas russo». L'Europa non era ostaggio di nessuno, tantomeno della Russia, aveva col Cremlino un contratto vantaggiosissimo, che ci permetteva di acquistare gas di buona qualità a un prezzo concorrenziale, che avvantaggiava Europa e Russia. Adesso invece Trump ha già minacciato l'Europa, dicendo che o acquista più gas dagli USA, oppure riempirà di dazi i prodotti europei importati in America. Ci mancava solo Trump a rompere... gli equilibri già precari.

Segue a ruota Affari Italiani: «Stop al gas russo, ma la Slovacchia mette Zelensky e l’Ucraina alle strette: il ricatto». Secondo Francesco Crippa, ci troveremmo dinanzi a «una mossa che sembra l’ennesimo tentativo di mettere in difficoltà Kiev». Peccato che solo poche righe dopo, si legga: «In seguito allo stop del flusso di gas russo attraverso l’Ucraina deciso da Volodymyr Zelensky, il primo ministro slovacco Robert Fico ha minacciato di sospendere gli aiuti economici previsti per i circa 130mila ucraini rifugiati in Slovacchia». Come giustificare l’esistenza di un ricatto ai danni di Kiev, se la decisione dello stop al gas russo è stata presa da Zelensky? Ci sarebbe lo zampino di Fico che «ha preso in considerazione l’ipotesi di tagliare gli aiuti ai profughi ucraini […] ma anche quelle di chiedere risarcimenti e di stoppare le forniture di energia elettrica a Kiev». 

Insomma, si tratterebbe dell’«ennesimo tentativo di mettere in difficoltà Kiev, nella speranza di accelerare in questo modo le trattative di pace. La vicinanza del premier slovacco alla Russia, del resto, è cosa nota e lo stesso Zelensky ha accusato Fico di aiutare il Cremlino a «finanziare la guerra e a indebolire l’Ucraina». Anche quando a farne le spese è la Russia (e l’intera Europa), la colpa deve per forza ricadere sul Cremlino o sui suoi sodali, con buona pace dell’informazione di regime.

 
 
 

IL PERCHÈ DEL DIVORZIO TRA ALBANO E ROMINA.

Post n°1941 pubblicato il 28 Dicembre 2024 da scricciolo68lbr
 

Ce li ricordiamo anche per i loro brani più famosi: “Felicità” (1982), “Ci sarà” (1984) con cui vinsero il Festival di Sanremo e “Sempre, sempre”, (1986). In tempi non sospetti, però tutti abbiamo creduto che la favola degli «innamorati d’Italia», Romina Power e Al Bano Carrisi, si fosse spezzata bruscamente per via della misteriosa scomparsa della primogenita Ylenia a New Orleans (nella notte tra il 31 dicembre 1993 e l'1 gennaio 1994). Fu quel dramma, si diceva, ad aver segnato l’inizio di una crisi culminata nel 1999, (nel 1998 si separarono) dopo più di 29 anni di solidità matrimoniale, in una clamorosa separazione legale (ufficializzata nel 2012). Trascorsi venticinque anni dall'addio, Al Bano della rottura diede una spiegazione ben diversa da quella raccontata dalle cronache dell’epoca. Intervistato da Oggi, il cantante ha spiegato che in realtà il loro matrimonio finì perché la moglie Romina fumava troppa spesso marijuana: «Romina fumava quella robaccia anche quattro volte al giorno. E lo faceva da anni, ancor prima della scomparsa di Ylenia. Era un’altra donna. Fumava ed era allegra; finito l’effetto, si intristiva e piangeva. Era irriconoscibile. Non esprimeva più quell’attaccamento alle cose, la passione per la vita, per quello che avevamo vissuto e costruito quegli anni. Fu l’inizio della fine».

Una versione della storia a cui Romina volle replicare attraverso un'intervista che concesse a La Stampa: «Le relazioni durano quando tutti e due si è impegnati nella crescita insieme. È importante che esista il dialogo e la comprensione, ma soprattutto che ci si ascolti a vicenda. In America diciamo: “Happy wife, happy life”, ossia “moglie felice, vita felice”. Come la terra ci insegna, un seme, per quanto prezioso, non può essere lasciato alla mercé delle intemperie ma ha bisogno di protezione all’inizio e poi cura e attenzione costante. Ha bisogno di calore e di sentirsi nutrito». Una risposta pacata che la cantante e pittrice chiuse così: «Non serve portare rancore. Voltiamo pagina e andiamo avanti».

 

La diatriba a distanza seguita tra i due, probabilmente fu una doccia gelata per chi - nonostante Al Bano ormai da tempo si fosse rifatto una vita (tra alti e bassi) con Loredana Lecciso da cui ha avuto due figli - non ha mai smesso di sognare il ritorno di fiamma della «coppia più bella del mondo». Ad alimentare i sogni dei romantici, d'altronde, ci furono varie reunion professionali degli ex coniugi: i due, infatti, sono tornati sul palco insieme più volte dopo l'addio. La prima volta nel 2013 a Mosca, l'ultima nel maggio 2023 all'Arena di Verona in occasione del concerto per festeggiare gli ottanta anni di lui (Cellino San Marco, 20 maggio 1943).

Durante quello show, gli ex coniugi si erano scherzosamente punzecchiati. Ravvivando le speranze dei fan. Ma poi arrivarono le dichiarazioni di Al Bano a proposito di Romina che «fumava troppa marijuana», a cui seguirono quelle contenute nella replica della Power che proprio non sembrarono lasciare spazio a una possibile reunion di cuori: «Non serve portare rancore. Voltiamo pagina e andiamo avanti». Albano Carrisi però perdette la calma, dopo aver saputo delle parole pronunciate dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, che difese la sua ex moglie Romina Power nel loro storico divorzio, e rispose per le rime alla professionista. «Che si calmi sennò non la chiamerò mai più de Pace ma de Guerra», replicò all’epoca il cantante di Cellino San Marco all’avvocato matrimonialista che, in un’intervista, alla domanda “qual è il divorzio celebre più sanguinoso che ha seguito?”, rispose: «Quello di Romina Power e Al Bano. Si erano conosciuti giovanissimi, si erano amati tantissimo, poi erano emerse le differenze tra la mentalità americana e quella del Sud Italia. Però, furono bravi a preservare i figli». Romina Power e Albano Carrisi si separarono nel 1999, il divorzio arrivò qualche anno dopo. «Se sanguinoso è stato, una bella impostazione l’ha data lei. Prendiamoci le responsabilità», disse Al Bano su Libero. «Chi è stato il generale di questa armata? Non voglio entrare in polemica. Solo mi difendo da battute che reputo infelici».

 
 
 

CARUSO NON SAREBBE STATA MAI SCRITTA SE…

Post n°1940 pubblicato il 03 Novembre 2024 da scricciolo68lbr
 

Le canzoni nascono da sole, come i sogni... Secondo Lucio Dalla, Caruso è una canzone predestinata. Senza dubbio con una genesi magica... e particolare.


Lucio Dalla se ne andava più di 12 anni fa, il primo marzo del 2012, poco prima di quel celeberrimo 4 marzo che ha cantato e in cui avrebbe spento 69 candeline. I numeri della vita attirano spesso la nostra curiosità, forse perché in qualche modo cierchiamo di trovarvi dentro significati, connessioni e presagi che svelino il mistero del nostro passaggio su questa terra. Al destino Lucio Dalla ha creduto sempre moltissimo e pensava che riguardasse non soltanto gli uomini, ma anche le canzoni. «Noi per casualità intendiamo i grandi movimenti che ci sono sulla nostra testa e soprattutto sulla nostra anima. Io credo che tutto sia scritto prima, ognuno ha il suo destino e il destino di una canzone è come quello di un uomo, perché la canzone ha un valore assolutamente umano».

Lo dice a proposito di Caruso, una delle sue canzoni più celebri, che rappresenta anche uno dei brani italiani più conosciuti e cantati nel mondo. La scrive a Sorrento, nel 1986, grazie a una serie di incastri perfetti, come spiega lui stesso: «Se non mi si rompeva la barca tra Sorrento e Capri… se non chiamavo un amico a trainare la mia barca e se questo mio amico non fosse stato proprietario dell’albergo dove Caruso morì… se non mi avesse dato la stanza di Caruso e se io non avessi fatto tre note sul piano di Caruso... E se il barista della Scogliera non mi avesse raccontato la storia di Caruso innamorato di questa ragazza giovane che lui, con la scusa di insegnarle a cantare… lei era una cagna bestiale.

Se… se… La canzone l'ho scritta in dieci minuti».


Lucio Dalla a Sorrento capitò davvero per caso, il giorno in cui Catarro, il suo fuoribordo, decide di “lasciarlo a piedi” nel bel mezzo del golfo. L’amico che gli viene in soccorso è il proprietario dell’Hotel Excelsior di Sorrento e, dopo aver trainato il cantautore fino al porticciolo, gli offre ospitalità proprio nella suite in cui il tenore Enrico Caruso aveva trascorso i suoi ultimi giorni di vita. 

La sua permanenza in quel luogo ricco di storia venne resa ancora più magica dai racconti più o meno romanzati del barista. Sua zia aveva servito Caruso in quei giorni per lui di convalescenza dopo una pleurite e ricordava la presenza di una giovane donna. Il tenore, che le dava lezioni di canto, se ne era perdutamente innamorato. Una sera, consapevole di essere ormai in punto di morte, si sedette al pianoforte sulla terrazza dell’albergo e intonò il suo ultimo canto disperato.
Lucio Dalla venne profondamente toccato da quella storia romantica e, anche grazie alla complicità della vista dalla stessa terrazza, scrisse una canzone immortale.

“Qui dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento, un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto, poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto.”

La storia ci dice che in realtà Caruso esalò il suo ultimo respiro a Napoli, all'hotel Vesuvio. Ma che importa, la favola di Dalla è talmente bella, che le concediamo volentieri qualche “licenza poetica”.

Qui una cover dello splendido brano: https://youtu.be/C8_Sjcl5inM?feature=shared.

Questo brano, in grado di fondere sapientemente l’eredità dell’opera e la tradizione musicale partenopea - Dalla ha sempre studiato quest’ultima con grande curiosità e passione - non soltanto spianerà la strada più pop ad artisti come Pavarotti e Bocelli (entrambi si cimenteranno con Caruso), ma nel 2009 darà anche a Lucio la possibilità di portare nei teatri la sua personale rielaborazione moderna della Tosca di Puccini. 

«Se canto il pop è colpa di Caruso», dichiarò Pavarotti. Pare incredibile, ma per interpretarla, il tenore dovette abbassarla di un tono. «Lui che per me è il più grande cantante degli ultimi settant’anni, non ci arrivava. Io lì, preso in questa specie di furore trans-mistico-canoro-cinematografico riuscii a beccare anche note altissime».

 
 
 

MATERNITÀ SURROGATA: IN ITALIA ADESSO È “REATO UNIVERSALE!”.

Post n°1939 pubblicato il 18 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr
 

Il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva una nuova legge che rende “universale” un reato che in Italia già esiste da 20 anni (era il 2004, primo ministro Silvio Berlusconi) e che i vari governi di sinistra (Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte II) non hanno mai modificato, pur avendone la possibilità. Da oggi anche chi andrà all’estero ad affittare uteri potrà essere perseguito, una volta rientrato in Italia, come se avesse fatto ricorso alla “gestazione per altri” nel Belpaese.

Tra le forti tensioni percepite in aula, il giorno 17 ottobre 2024, data storica, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge per rendere la maternità surrogata “reato universale”, con 84 voti favorevoli e 58 contrari. La Gestazione per altri (Gpa), come previsto dal testo a prima firma della deputata FdI Carolina Varchi («è stata messa la parola fine ad una barbarie»), sarà dunque punibile anche se un cittadino italiano vi ricorrerà in uno Stato in cui la pratica dell’utero in affitto è legale. La pena prevista va da tre mesi a due anni, a cui si aggiunge una multa da 600mila euro a un milione di euro.

La gestazione per altri è una forma di procreazione assistita nella quale una donna, solitamente dietro pagamento, porta avanti una gravidanza per conto di un'altra coppia (cioè gli aspiranti genitori del nascituro) o di un genitore designato.

È stata una seduta lunga, e fiammeggiante fin dall’inizio, quando l’aula ha respinto le tre questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni. Più volte i presidenti di turno hanno minacciato di sospendere i lavori per le continue interruzioni degli interventi e i botta e risposta a distanza tra senatori di schieramenti opposti. Copione simile anche durante il voto degli emendamenti. Sei quelli presentati, tutti respinti. Tra questi anche quello del senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto che chiedeva, per evitare «un pregiudizio per i diritti e gli interessi del minore», che fossero «garantiti in ogni caso gli adempimenti previsti in materia di stato civile ai fini del riconoscimento del rapporto filiale instauratosi con i genitori di fatto, cui è attribuita la responsabilità genitoriale».

Durissimi gli interventi delle opposizioni, altrettanto dure le repliche dei membri della maggioranza e così anche le note stampa diffuse dagli staff di decine di senatori. La pentastellata Elisa Pirro ha bollato il ddl come «un volgare attacco alle coppie omosessuali», figlio di «un delirio di onnipotenza» del centrodestra. «I reati sono universali quando la comunità internazionale li riconosce come tali – ha incalzato – non perché lo dice l’Italia». Chiaro segnale di rodimento, visto che per una volta l'Italia funge da esempio positivo e non da paese in primafila per la vergogna dei provvedimemti approvati durante la info-psico-pandemenza, come sieri benedetti obbligatori, green pass, sospensioni dal lavoro e dallo stupendio, altro che terzo Reich!!!

Di «furore legislativo» contro i figli nati dalla Gpa ha parlato il dem Filippo Sensi, che ha tirato in ballo la propria fede personale sostenendo che anche un cattolico può essere per la Gpa (gestazione per altri ), «perché a cuore del messaggio cristiano c’è solo l’amore».

Dalla parte opposta ha provato a mettere un po’ d’ordine l’azzurro Pierantonio Zanettin, spiegando che è improprio parlare di “reato universale”, perché nel caso specifico «ci si limita a punire un cittadino italiano che all'estero ricorre alla maternità surrogata utero in affitto), fattispecie già vietata nel nostro Paese». 

Fuori dall’aula la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha rivendicato la bontà del provvedimento: «Con il voto del Parlamento italiano i diritti non sono stati negati, ma al contrario sono stati riaffermati e resi finalmente effettivi». «Le opposizioni accusano FdI di ideologia – ha commentato il presidente dei sentori di FdI Lucio Malan –. E siamo d'accordo, se per ideologia si intende difendere la dignità di esseri umani, delle persone, delle madri, dei bambini, che hanno diritto di sapere chi è il loro padre, chi è la loro madre ed hanno diritto a non essere merce».

Ma che cosa significa reato universale? Il disegno di legge nasce dalla proposta della capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione Giustizia della Camera, Carolina Varchi, approvata a Montecitorio nel luglio del 2023 con 166 sì, 109 no e 4 astenuti. Il testo Varchi riprendeva quello presentato da Giorgia Meloni nella precedente legislatura.

In Italia la maternità surrogata è vietata già dal 2004, con la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Ma ora si inserisce nella Legge 40 la prescrizione che "la proibizione riguarda anche se la Gpa è praticata all'estero". 

Il testo appena approvato è formato da un solo articolo, che modifica l'articolo 12 della legge 40 che, al comma 6, prevede: "Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro". A questa disposizione dunque si aggiunge un paragrafo per cui "se i fatti di cui al periodo precedente, con riferimento alla surrogazione di maternità, sono commessi all'estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana".

L’approvazione della modifica della legge che qualifica l’utero in affitto "reato universale”, rende la giornata del 17 ottobre 2024, una giornata storica, perché assesta un colpo durissimo all’osceno mercato internazionale di bambini alimentato dalla maternità surrogata.

Da oggi l’Italia non sarà più complice, neanche indirettamente, di una pratica che sfrutta il corpo delle donne come un vero e proprio “forno” con cui produrre bambini su misura come se fossero oggetti da vendere e acquistare.

È chiaro che da oggi, ancor più di prima, i Giudici dovranno rigettare le richieste di trascrivere nelle anagrafi, gli atti di nascita presentati da coppie che hanno affittato uteri altrui all’estero per dotarsi di figli altrui.

Esprimo pieno apprezzamento per le forze politiche che hanno votato a favore di questa legge di civiltà, mentre non ci meraviglia il voto contrario del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra colonizzati dalla Lobby Lgbtqia+.

Questa giornata corona anni di battaglie culturali e politiche, fatte da comuni cittadini, associazioni, di convegni, affissioni stradali, incontri delle associazioni con la cittadinanza, manifestazioni, flash mob.

Il voto del Senato ha reso definitiva la legge sull’utero in affitto "reato universale", dunque perseguibile anche quando commesso all’estero da cittadini italiani.

L'allargamento di questo reato ha una sua fondatezza: se ritengo illecito pagare una donna italiana per "produrre" un bambino, devo ritenerlo tale anche se vi faccio ricorso all’estero. Non c’entra nulla la “propaganda sulla pelle dei bimbi” che denuncia il segretario Dem, Elly Schlein, né tantomeno si tratta di “un obbrobrio”. Se lo fosse, dovrebbe valere anche per la legge 40 del 2004 che però il Pd ha mantenuto intatta nonostante abbia governato per almeno un decennio.

Diverso il discorso se sarà efficace, se passerà le forche caudine dei vari ricorsi in Tribunale che di sicuro verranno presentati. Sono questioni da azzeccagarbugli. Poco ci importa se sia giusto considerare il ricorso a questa pratica un “reato” o meno. Di sicuro è uno schifo: usare il corpo di una donna per produrre un figlio da “consegnare” a chi ha effettuato l’ordine è un limite che forse la società non avrebbe dovuto superare, benché la scienza lo abbia reso possibile. Riterremmo giusto vendere un rene? Riterremmo giusto vendere o affittare un neonato? Buttarla sulla donazione non ha senso, visto che ad essere “donato” in questo caso sarebbe un pargolo.

Sgombriamo inoltre il campo da un equivoco: la “Gpa altruistica” non esiste, se non in casi residuali. Lo spiega bene Francesca Izzo, filosofa femminista: “Possono verificarsi rarissimi casi di surrogata altruistica tra madre e figlia, tra sorelle, tra parenti o amici strettissimi” ma in generale “la cosiddetta ‘altruistica’, che adotta sempre la forma del contratto e maschera sotto la formula ipocrita del ‘rimborso spese’ il passaggio di denaro, è nei fatti una ‘commerciale’ che si vergogna”.

“Ma perché impedire a chi vuole un figlio di farlo partorire da un’altra donna?”, domandano alcuni. Primo appunto: è una finzione ritenere che la gestante che porta avanti la gravidanza sia solo una incubatrice e non la “madre” del bambino, cioè non instauri una qualche relazione con lui, solo perché secondo un contratto deve cederlo ad altri. E poi proviamo a ribaltare il ragionamento. Premessa: la “maternità surrogata” può avere molteplici fattispecie, a seconda del tipo di partecipazione della donna esterna alla coppia (mette solo l’utero? o anche l’ovulo?), senza contare il possibile ed eventuale intervento anche di un donatore di gameti maschili. Dunque imaginiamo – per pura accademia – una Gpa in cui il gamete maschile non sia quello della coppia che “chiede” il bambino, al pari della gestante e del gamete femminile. Se riteniamo lecito attraverso tecniche di inseminazione far partorire ad una donna X il figlio di X e di Y, per poi cederlo a Z, per quale motivo non permetterlo anche “naturalmente”? Paolo e Chiara su richiesta (e magari dietro ‘rimborso spese’) fanno l’amore, mettendo così a disposizione l’utero e i gameti, e nasce Alberto, il quale però viene subito consegnato a Jack. Poi Paolo e Chiara lo rifanno, ma a favore di Mario. Non vi sembrerebbe un orrendo mercimonio di neonati?

 
 
 

ITALIA, ARMI E CARTA COSTITUZIONALE: ART. 11, L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA!

Post n°1938 pubblicato il 16 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr
 

La nostro Costituzione, che molti vorrebbero abolire, la sinistra italiana, il governo sionista mondiale, alcuni organi istituzionali dello Stato l'hanno più volte disattesa e vilipesa, eppure è ancora tanto amata da chi nel Paese conta veramente: il popolo!

L'art. 11 parla chiaro: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa [52] alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali [60 2, 7887 9, 103 3, 111 7; 310 c.p.]; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni (1); promuove e favorisce le organizzazioni internazionalirivolte a tale scopo.

Eppure il nostro paese seguita ad impegnarsi in conflitti (vedi la guerra Russia-Ucraina, dove l'Italia partecipa attivamente - è solo il governo a volerlo, il popolo in maggioranza non lo vorrebbe - fornendo armi all'Ucraina), e produce armi (vendendole), con l'azienda a partecipazione statale Leonardo S.p.A.

Dopo mesi dall’annuncio di questa estate 2024, l’azienda italiana di difesa Leonardo S.p.A. ha ufficializzato una partnership con l’azienda tedesca Rheinmetall per la costituzione di un colosso europeo delle armi. L’accordo prevede investimenti di oltre 20 miliardi di euro in dieci anni che, essendo Leonardo S.p.A. un’azienda a partecipazione statale, saranno finanziati con fondi pubblici.

La nuova joint venture (associazione di imprese di natura temporanea finalizzata all’esecuzione di un progetto) produrrà centinaia di carri armati e cingolati leggeri, e intende lanciare sul mercato un nuovo modello di carro armato pesante europeo nell’ambito del progetto Main Ground Combat System. Il progetto Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV) prevede una partecipazione paritetica, con la maggior parte delle attività da svolgersi in Italia, principalmente nella provincia di La Spezia, dove Leonardo sta già pensando di cercare nuove aree da acquisire e destinare alla produzione bellica.

Il progetto LRMV era stato preannunciato a luglio, e dopo l’ufficializzazione di ieri attende solo il perfezionamento degli accordi e la costituzione della società, che dovrebbero arrivare entro il primo trimestre del 2025. Il piano prevede il rinnovamento delle flotte terrestri Dardo (la flotta di fanteria) e Ariete (l’attuale carro armato da combattimento standard dell’esercito italiano), con la costruzione di un migliaio di veicoli cingolati leggeri, 280 carri armati, ma anche varianti antiaeree, da ricognizione e anticarro, nonché veicoli da recupero, da ingegneria e posaponti. I mezzi pesanti dell’attuale flotta Ariete verranno ammodernati con la messa a punto del nuovo IMBT, Italian Main Battle Tank. Quest’ultimo sarà basato sul carro armato tedesco Panther, prodotto proprio da Rheinmetall, e sarà dotato della piattaforma da combattimento di Lynx, altro carro armato Rheinmetall, che andrà a integrare l’attuale sistema AICS, Armored Infantry Combat System.

L’accordo, insomma, prevede l’ammodernamento e il potenziamento delle flotte terrestri italiane, che si baseranno sulle tecnologie tedesche, adattandole al contesto italiano. Il nuovo carro IMBT prevede un investimento di oltre 8 miliardi di euro (di cui 5,5 finanziati), mentre per il programma di aggiornamento di AICS sono previsti 15 miliardi (di cui 6,4 già finanziati) per un valore complessivo di oltre 23 miliardi. Rheinmetall e Leonardo saranno azionisti paritari della nuova LRMV. Il 50% di Rheinmetall sarà posseduto al 40% da Rheinmetall AG (l’azienda tedesca) e al 10% da Rheinmetall Italia. La società avrà sede a Roma, e le attività si svolgeranno al 40% in Germania e al 60% in Italia, principalmente nella città di La Spezia.

La joint venture Leonardo-Rheinmetall rispetta a pieno titolo i consigli forniti dal cosiddetto “Rapporto Draghi” sulla competitività europea, in cui il banchiere invita allo sviluppo di progetti congiunti, sottolineando particolarmente l’importanza strategica del settore della difesa per il futuro del Vecchio Continente. Leonardo e Rheinmetall sono infatti rispettivamente le maggiori industrie italiana e tedesca nel campo degli armamenti. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, uno dei più importanti e longevi istituti indipendenti per gli studi sulla pace al mondo, Leonardo, con i suoi oltre 12 miliardi di fatturato, risulta la dodicesima produttrice di armi per guadagno al mondo, seconda nel continente, e prima nell’Unione Europea. Molti dei suoi guadagni del 2023 derivano anche dalla guerra a Gaza. L’annuncio dell’accordo, inoltre, sembra essere particolarmente in linea con i piani del governo Meloni, che durante il suo mandato ha aumentato la spesa per la difesa, nonché per l’acquisto di aerei e carri armati. La stessa città di La Spezia è al centro di un grande progetto che intende riqualificare la base militare della città così da adeguarle allo standard NATO. In generale, negli ultimi anni l’Italia ha aumentato l’esportazione di armamenti, così come la spesa militare, che nell’ultimo decennio risulta più che raddoppiata.

Povera Costituzione Repubblicana, quanto i nostri politici la conoscono e la rispettano, soprattutto quelli al governo? La guerra del 41-45, guerra terrificante da cui l’Italia era uscita malconcia, anche grazie all'ignobile resa di Cassibile, dove Badoglio firmò la nostra fine come paese sovrano, divenuto da allora una "colonia anglo-americana), fece sorgere tra i membri della costituente, la ferma volontà di evitare che potessero ripetersi orrori simili: da qui deriva il verbo «ripudia», in cui furono condensati lo sdegno e il rifiuto per un’aggressione contro altri popoli ipotetici futuro. D’altra parte, riconoscere a tutti «pari dignità» non può che comportare il "rifiuto della violenza contro altri esseri umani".

È bene precisare che il divieto dell’art. 11 riguarda l’aggressione ad altri popoli, non la difesa, anche armata, della Patria (che è anzi «sacro dovere del cittadino» ai sensi dell’art. 52, co. 1), come confermato dalle norme che prevedono l’esistenza delle Forze armate (art. 52, co. 3) e disciplinano lo “stato di guerra” (artt. 60, 78, 87, 103, co. 2).

L’evoluzione storica e tecnologica, nonché la forte interdipendenza economica e commerciale tra i vari Paesi del mondo, hanno portato al moltiplicarsi di conflitti che, pur non rientrando nella nozione tradizionale di “guerra” come conflitto armato tra Stati, si traducono in azioni militari violente, spesso a danno della popolazione civile.
Ci si chiede quindi se il sostegno a Stati in guerra, anche e soprattutto mediante la fornitura di armi, la repressione di gruppi terroristici, l’applicazione di sanzioni economiche siano compatibili con il ripudio della guerra.

La risposta a questa domanda non può che dipendere dalla stretta correlazione fra le varie parti dell’articolo: il ripudio della guerra, in negativo, si accompagna infatti alla promozione, in positivo, di un sistema di relazioni che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; per sciogliere eventuali dubbi sulla compatibilità di un’iniziativa con la lettera e lo spirito della norma, occorre dunque chiedersi se questa aumenti o riduca la conflittualità internazionale e se favorisca o meno la “giustizia”, ossia quel contemperamento dei diversi interessi tra le parti che non può realizzarsi se non attraverso il reciproco riconoscimento e la comprensione delle rispettive ragioni ed esigenze.

Per realizzare un mondo di pace, la Costituzione esorta a stringere accordi e costituire organizzazioni con altri Paesi (per esempio, l’ONU e l’Unione europea: si vedano il Preambolo della Carta istitutiva dell’ONU e l’art. 3 del Trattato sull’UE), anche se ciò significa accettare che certe decisioni non siano più prese dall’Italia in totale autonomia, ma debbano essere concordate e concertate con altri Stati (si veda l’art. 4 del Trattato sul funzionamento dell’UE).

 
 
 

QUOTIDIANI E VENDITE… STRAGE PERPETUA!

Post n°1937 pubblicato il 12 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr
 

Avendo dimostrato nel tempo totale inaffidabilità e infondatezza della loro linea editoriale, disinformando anzichè informare, vestendo sempre più il ruolo antipatico di "giornalai" anzichè giornalisti, i quotidiani italiani sprofondano nell'anonimato, perchè nessuno investe più neppure 1,5 euro, per acquistare carta straccia.

Continua così la "caduta libera" di vendite (e la cosa non potrebbe rendermi più felice) dei giornali in Italia. Nel periodo preso in esame, ovvero agosto 2023/agosto 2024 i dati di vendita sia cartacei che digitali sono impietosamente questi: 

La Stampa -10,44%
Corriere della Sera -5,88% 
Repubblica -2,48% 
Il Messaggero -7,96%
La Verità -15,50%
Il Giornale -2,38%

L'unico giornale a far segnare la positività è il Fatto Quotidiano con un + 5,57%, per il resto tutti in caduta libera.

E volete sapere qual è il reale problema? Che se guardate o ascoltate una rassegna stampa in TV o in Radio, parlano solo ed esclusivamente di quei "giornaloni" (io li definirei volgarmente: carta da culo), che continuano a perdere lettori...

Ma nella nostra super democrazia funziona così: più perdi lettori, meno conti e più sei influente nel dibattito pubblico/politico!

 
 
 

GLI ITALIANI DIMENTICANO PRESTO…

Post n°1936 pubblicato il 10 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr

Non è il caso di odiare, semmai di non dimenticare, questo si! Ricordate ad esempio Monica Cirinnà, la pasionaria piddina del gender?

Tralasciando quel brutto momento di un fratello e un nipote condannati per usura... Poi quella storiella così dolce e simpatica stile fiaba moderna, dei 24mila euro ritrovati nella cuccia del cane, all'interno della sua tenuta di "Capalbio"....

Quell'episodio ricordo fu ampiamente corredato dalle imbarazzanti dichiarazioni dell'interessata sulla presunta "ingratitudine" della donna di servizio che, pagata «e perfino messa in regola», l'ha salutata sulla soglia del Ferragosto costringendola a fare la "lavatrice e a spadellare". Mamma mia... è inaudito, e pensare che ci sono donne che lo fanno quotidianamente...

Poi a detta di voci di malelingue, alle quali noi non vogliamo assolutamente credere, venne fuori pure il sospetto che Cirinnà abbia utilizzato profili social falsi per insultare i suoi bersagli. Questo almeno, è ciò che leggemmo sui giornali, dell'accusa di una collega, certa Anna Rita Leonardi, di Italia Viva, che la sorprese con un messaggio autografo piuttosto insultante, subito sparito e poi ricomparso, identico, a nome di un tizio inesistente...

Dettagli, quisquiglie diceva Totò... dettagli che però riguardavano una parlamentare della Repubblica che dell'amore contro l'odio, della correttezza al posto dell'imbroglio, ha fatto da sempre la sua bandiera (arcobaleno): e, dal pulpito di questi princìpi, bacchetta da sempre a destra e a manca, più a destra che a manca, chiunque non la pensi come lei...

E come lei la pensi, è sempre: assoluto, icastico, caustico.

Ricordate il suo autoscatto col cartello: «Dio, patria e famiglia... che vita di merda»?

Certo, Gender, Capalbio e cane snob sono tutta un'altra cosa. Ma queste sono licenze riservate ai piddini doc e per essere un piddino doc ci vogliono precisi requisiti: una tenuta in Maremma, un giro d'affari ragguardevole, un cane di razza che custodisce tesoretti, un impegno indefesso sul sesso, un sano disprezzo per i cristiani... E, naturalmente, per chi «odia» e non ama.

Perché essere piddini significa «love, love, love... amore, amore, amore», come asseriva il Ruggero di Carlo Verdone. E loro amano anche quando odiano, mentre quegli altri odiano e basta. C'est la vie... Il problema è che, come spesso si rileva, l'odio va a senso unico, juris et de jure, ad esclusivo arbitrio di chi mena le danze: vita de merda per chi crede in Dio e nella famiglia (lasciamo perdere la patria), merda chi si duole per la pulizia etnica delle foibe, infame chi non è d'accordo con l'agenda piddina. Santi, martiri, eroi i mazzolatori, i mistificatori storici, i bulli da tastiera purché «dalla parte giusta». 

Cirinnà non è tanto una pasionaria: è un concentrato di tutte le contraddizioni sinistroidi possibili, chiamiamole così, della "sinistra di potere", radical chic, danarosa e orgogliosamente sprezzante. 

A riprova che nel dna piddino, postcomunista, riposa sempre il caro vecchio Karl Marx dell'«io ti schiaccerò». Fosse successa a un altro, di opposta fazione, la metà delle cose capitate alla Cirinnà, Monica si sarebbe scatenata in lapidazioni mediatiche implacabili. 

Invece, va detto, i media furono molto, molto carini e comprensivi con lei, le lasciarino facoltà di autointervista, glorificarono le sue angosce, quasi quasi se la presero con quella ingrata d'una sguattera che osò piantarla proprio in vacanza...

«Beh? Che c'è? Uno di sinistra non può essere benestante?», provocano sempre i compagni danarosi. Certo che sì, ma cavarsela con "l'invidia dei poveri", è un escamotage squallido e anche contraddittorio: non è stata la destra né altra parte politica, ma il vostro sacro verbo ad avere tracciato la sempiterna equazione: «ricco uguale sfruttatore», ricordate?

Insomma, cari compagni di Capalbio, se avete tradito la lotta di classe, la classe operaia... per l'aplomb da rentier, il problema è tutto vostro. E se, in nome dell'amore e del rispetto, insultate i diversi da voi, l'imbarazzo è tutto vostro: inutile arrampicarsi però sugli specchi di una ideologia in "frantumi".

 
 
 

SIONISMO IN CRISI MOMDIALE!

Post n°1935 pubblicato il 10 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr
 

Il sionismo finanziario globalista khazaro delle lobbies, delle élite vive una fase disastrosa, le comunitá di mezzo pianeta sono in pieno risveglio animico/spirituale e nella loro fase di risveglio, si sono accorti dell'iganno in cui sono stati costretti a vivere imprigionati nella falsa narrazione del potere askenazita. Israele che è stata fatta passare in centinaia e centinaia di anni come la vittima, si è nascosta dietro questo falso vittimismo per nascondere tutte le proprie nefandezze. Adesso però che il genere umano ha aperto gli occhi, niente passa più inosservato, in secondo piano e le bugie e i nodi stanno venendo tutti al pettine!

Quello che però forse ancora il genere umano non ha ben compreso, è che deve smetterla di cercare fuori certezze, sicurezze, gioie, punti fermi e punti di riferimento negli uomini, deve invece spostare il proprio angolo di visuale verso l'interno, rivolgerlo verso la componente spirituale, per comprendre e soprattutto rammentare chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti.

Siamo esseri divini, siamo esseri di Luce e il Padre sta aprendo le braccia per inviarci il suo infinito amore, per dirci che è pronto a perdonare e dimenticare tutte le nostre mancanze, se solo iniziamo ora, adesso, subito, già da ieri... a fidarci ciecamente di Lui.

Tutto in Lui è completezza, è misericordia, è amore, gioia, fertilità, abbondanza, mistica, bellezza, salute e benessere. È sufficiente solo dire SI, e il nuovo mondo si oaleserebbe in tutta la sua magnificenza... perchè esso è già palesato, però gli occhi di tante persone si voltano altrove e non vogliono vedere, prigionieri della Matrix.

Abbandoniamo il corpo di dolore, la vita è benessere e gioia, così il Signore l'ha pensata, tuttavia noi abbiamo giocato a fare quelli che se la cavnl da sè, e abbiamo lasciato il paradiso teresstre... non temet, perchè adesso è il momento di ritornarvici!

 
 
 

INUTILE AIUTARE…

Post n°1934 pubblicato il 08 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr

Certo il titolo è fuorviante, me ne rendo perfettamente conto, ma è essenziale nel contenuto! Poi con la dovuta cautela e attenzione, posso sviscerarne il contenuto, eppure quelle due parole, contengono già molto. Mi domando infatti: "Perché disturbare le persone? Perché volerle aiutare... contro la loro volontà, quando esse hanno già scelto di essere così come sono, anche nella sofferenza, e sono nonostante tutto, perfettamente soddisfatte e a loro agio così come sono? Uno più importante di me, molto, molto più importante, ha già intrapreso questo percorso, Lui ha voluto... per salvare l'umanità... e sapete come è finito? Lo hanno crocefisso! Era Gesù... ora io posso paragonarmi a Lui? Certo che no, me ne guardo bene, sarebbe un peccato, grave... molto grave... quindi, perchè farlo?

Anche quando una persona si lamenta della sua condizione, nella maggior parte dei casi, il suo atteggiamento è rivolto solo a difendere la propria immagine davanti agli altri, oppure per ottenere attenzione e forse... simpatia; basta provare a dargli la possibilità di cambiare... se non vorrà cambiare affatto... avevi ragione!

In fondo è corretto: nessuno ha il diritto di cambiare un'altra persona... spesso è solo un problema di chi vuole aiutare. Spesso il bisogno è solo suo. Un suo 
bisogno egoico... per sentirsi meglio, forse, interiormente...

Sono convinto, più che convinto che ognuno sia 
libero di scegliere ciò che crede rappresenti il meglio per sè, e per la propria vita... dunque, perché interferire?
Perchè pretendere di voler aiutare gli altri a tutti i costi, o di volere cambiare gli altri, se ognuno alla fine, sceglie ciò che ritiene più giusto? 
Tu che cerchi di tirare fuori dal pozzo una persona, e questa cerca in tutti i modi di tirarti dentro il pozzo delle sue dinamiche psicologiche... sei fuori di senno per caso?

Ogni tanto qualcuno apre gli occhi e realizza la propria condizione (buon per lui/lei) e decide di cambiare realmente, ma anche lì, potremmo vedere ancora moltissima resistenza da parte sua, e il tutto rischia di diventare una specie di tiro alla fune, una lotta con se stesso... ma va bene così, rappresenta pur sempre una sua scelta.


Nessuno può salvare nessuno da se stesso e dalle sue dinamiche e dalla sue scelte sbagliate perché, qualsiasi cosa si possa pensare, rimane il fatto "innegabile" che questo è quello che un individuo ha scelto.

Ognuno sceglie come essere, e sceglie chi frequentare.

A maggior ragione, nessuno può aiutare nessuno dal 
punto di vista interiore, perché darebbe semplicemente il via ad una lotta senza senso con un grande spreco di tempo e di energia.

Per capire se uno vuole uscire da una certa condizione, sarà sufficiente 
fornirgli i mezzi e le conoscenze necessarie, fargli vedere come si fa... il resto dipenderà da lui e da lui soltanto, se vorrà crescere, cambiare e guarire, e in questo caso, non ci sarà nessun tiro alla fune, nessuna lotta a cercare di convincere un individuo a cambiare per stare meglio, il lavoro spetterà a lui soltanto, se questo è ciò che desidera realmente, decidere di cambiare il proprio stato ed uscire dalle vecchie situazioni e sofferenze.
Oppure si dovrà ricevere una richiesta dormale di aiuto, allora in quel caso è lecito intervenire.

Alla fine però nessuno cambia nessuno... Nessuno aiuta nessuno in maniera diretta, se non per faccende materiali; non funziona così per quanto riguarda la spiritualità, la mente, le emozioni, e con il modo in cui si interpreta la realtà e si tende a reagire ad essa.

Mai interferire nelle scelte altrui, è una sana regola di vita, sopratutto quando un individuo ha scelto la vita dell'inconsapevolezza, della stupidità intesa come sofferenza "gratuita" che rappresenti l'unico stile di vita.
È importante ricordare che la pera cade solo quando è matura, mai prima.

Nessuno sceglie di cambiare fino a quando 
non ha maturato nel suo cuore un desiderio sincero di crescere e di cambiare, e anche in quel caso, nessuno potrà fare il lavoro al posto di  un altro, si potrà solo indicare il lavoro da fare.

E se si vuole veramente essere d’aiuto, che poi non è aiutare, allora bisogna cominciare a salvare se stessi da se stessi, e poi, essere di esempio agli altri.

Mostrare tramite il proprio esempio che si può cambiare, che ci si può risvegliare dalla Matrix, dalla rete dell’inconsapevolezza, mostrare che si può uscire dalla sofferenza mentale gratuita e da quella emozionale.

Forse, vedendoti e percependo il tuo amore, il tuo spirito gioioso e amorevole, notando come sei cambiato, dall'essere una persona nervosa, angosciata, aggressiva, o depressa, vedere invece che sei diventato una persona serena, aperta e amorevole, creativa e gioiosa, allora le persone potranno decidere di venire da te e chiederti cosa fare
...".
Esiste un altro aspetto da considerare nel voler aiutare qualcuno contro la sua volontà: evitare di dare le perle ai porci.
L’espressione “dare le perle ai porci” non è mia, ha origine dal passo del Vangelo di Matteo (VII, 6) che recita: “Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi”.
Questa frase viene utilizzata per indicare quando si donano cose preziose a persone che non ne sono capaci di apprezzarne il valore, che equivale ad offrire un aiuto quando un individuo ritiene, legittimanente, di non averne bisogno... Soffre? Eppure ti dice: "altolá, fatti gli affari tuoi!".
L’idea alla base di questa espressione è assai profonda, e non potrebbe essere altrimenti considerato chi è l'autore, ed esprime il concetto che ciò che è prezioso e di valore deve essere consegnato a persone che siano in grado di comprenderne l’importanza e di apprezzarlo. Dare le perle ai porci significa quindi offrire valori, consigli o parole a persone che non sono in grado o che semplicemente non vogliono capire o apprezzare ciò che viene loro offerto.
Questa espressione può essere applicata a diverse situazioni nella vita quotidiana. Ad esempio, quando si cerca di spiegare qualcosa ad un individuo che non è disposto ad ascoltare o a comprendere, o quando si cerca di condividere un’idea o un concetto con qualcuno che non ha gli strumenti o la predisposizione per capirlo.
Il messaggio implicito nell’uso di questa espressione evidenzia l'inutilità e lo spreco nel cercare di comunicare con persone che non sono aperte al dialogo o che non sono pronte ad accettare nuove idee. È importante concentrare le proprie energie solo su coloro che sono in grado di comprendere e apprezzare ciò che viene detto o offerto.
In conclusione, tentare di dare le perle ai porci significa offrire cose preziose (non solo da chi vorrebbe offrirle, o per lo meno non solo da lui, ma che siano ritenute preziose da una stragrande maggioranza di persone, a livello quindi generale), a persone che non sono in grado di comprenderne il valore. È un avvertimento a non sprecare le proprie "energie e risorse" su chi non è disposto né ad ascoltare, tantomeno a comprendere.
L'esortazione di Gesù del Vangelo di Matteo (7, 6), viene interpretato dai più, dagli studiosi materie religiose e spirituali, come una "proibizione" di predicare il Vangelo ai pagani e di condividere le verità spirituali con coloro che non le apprezzano o peggio, le disprezzano. Cosa significa non dare le perle ai porci?
La frase “non dare le perle ai porci” è un’espressione colloquiale che indica il consiglio di non condividere informazioni o conoscenze preziose con persone che non sono in grado o non sono interessate ad apprezzarle. Nel passo evangelico Gesù dice ai suoi discepoli: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Gesù usa l’immagine di “non gettate le vostre perle ai porci” per illustrare che le cose sacre e preziose non devono essere messe di fronte a coloro che non le riconoscono o peggio le disonorano. Questa frase è diventata un modo di esprimere il concetto che alcune persone non apprezzano o non sono pronte a ricevere certe verità o insegnamenti spirituali. Può essere interpretata come un invito a discernere chi è aperto e pronto ad accogliere il messaggio spirituale divino da chi invece, non lo è.
Oltre alle perle, si parla di cose sante. Le “cose sante” possono essere interpretate in diversi modi, a seconda del contesto. In generale, il termine si riferisce a oggetti o azioni considerati sacri o venerati per motivi religiosi. Nelle religioni, le cose sante possono includere oggetti come icone, reliquie o testi sacri, che sono considerati di grande importanza spirituale e devono essere trattati con rispetto e riverenza.
Tuttavia, nel contesto specifico delle pratiche svolte nell'antico tempio ebraico, il termine “cose sante” si riferisce principalmente alle carni delle vittime immolate nel tempio. In base alle leggi ebraiche, queste carni erano destinate principalmente ai sacerdoti che officiavano i sacrifici, ma una parte poteva anche essere concessa ai fedeli che partecipavano al cosiddetto “sacrificio di comunione”. Questo tipo di sacrificio avveniva durante le festività religiose e consisteva nel sacrificare un animale al tempio, bruciandone una parte sull’altare e consumando il resto tra i partecipanti.
Le carni delle vittime immolate nel tempio erano considerate particolarmente sacre, in quanto simboleggiavano la comunione tra gli uomini e il divino. Mangiare queste carni durante il sacrificio di comunione rappresentava una sorta di unione con la divinità e un rafforzamento del legame con la comunità religiosa. Era un modo per i fedeli di partecipare attivamente alle cerimonie e di condividere il sacro attraverso il cibo.
È importante riconoscere quando è il momento giusto per condividere le nostre perle e quando è meglio risparmiarle per coloro che possono apprezzarle davvero.
Il verso “Non date le cose sante ai cani” fa parte del famoso discorso della montagna di Gesù. Per comprendere il significato di questa parole, è importante considerare il contesto storico e culturale in cui Gesù le pronunciò. Nella società ebraica del tempo, infatti, i cani erano considerati animali impuri e la loro presenza era generalmente vista come una cosa negativa. Allo stesso modo, i maiali erano considerati animali impuri e non venivano consumati come cibo dagli ebrei. Quindi, quando Gesù dice “Non date le cose sante ai cani”, si potrebbe interpretare come un invito a non sprecare cose materiali e soprattutto non materiali di grande valore, dandole a chi obiettivamente non sia in grado di apprezzarle. Le “cose sante” potrebbero riferirsi a principi spirituali, insegnamenti o doni divini.
Questo insegnamento di Gesù richiama anche una saggezza più generale che si applica a molte situazioni nella vita quotidiana. Spesso ci troviamo a condividere il nostro tempo, le nostre energie e le nostre risorse con persone che non sanno e/o non vogliono apprezzarne il valore o che non sono pronte a riceverle.

 

 
 
 

IL BUE CHA DA’ DEL CORNUTO ALL’ASINO!

Post n°1933 pubblicato il 07 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr

Riccardo Pacifici, a lungo Presidente della Comunità Ebraica di Roma, ora membro EJA, European Jewuish Association, sta compiendo il giro delle "sette chiese", ospite di tutte le trasmissione televisive delle reti mainstream, non fa altro che attaccare e giustificare tutti i comportamemti e le decisioni del governo ebraico sionista.

Si lamenta delle forte presenza in Europa, secondo la sua visione, della retorica nazi-fascista, che, sempre a suo dire, dovrebbe essere combattuta ed eliminata. Quando non si accorge, o fa finta di non accorgersene, che i veri nazi-fascisti sono proprio loro, i sionisti.

Il conflitto tra Israele e Palestina – in particolare l’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza – continua, oltre a provocare strage di esseri umani, donne e bambini soprattutto, a generare anche gravi bisogni umanitari tra le popolazioni palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza; i più vulnerabili neanche a dirlo, sempre i bambini. 

Dopo l’attacco di Hamas (definita da Joseph Borrell una creazione di Israele), al Sud di Israele il 7 ottobre 2023, che ha causato più di 1.300 morti, si sta svolgendo un’operazione militare delle forze israeliane contro gli abitanti della Striscia di Gaza che al momento (dati al 13/10/2023 ore 9 am) ha già registrato oltre 1.300 morti tra cui centinaia di minori.

Prima di questo attacco si stimava che:

Il conflitto prolungato, l’occupazione militare israeliana, il blocco di Gaza, le "violazioni delle leggi internazionali in materia umanitaria e di diritti umani", le divisioni politiche interne palestinesi e i frequenti periodi di escalation delle ostilità, continuano a peggiorare le condizioni di vita dei poveri civili palestinesi. 

Già prima dei fatti di ottobre, il 2023 si è caratterizzato come un anno di violenze senza precedenti, assimilabile a uno scenario di guerra vera e propria, con cinque pesanti attacchi militari a Jenin, oltre a numerosi altri attacchi nel resto della Cisgiordania, in particolare nell’area di Nablus e a Gerusalemme Est, e a Gaza che hanno portato ulteriore devastazione e morte in territori già gravemente compromessi.

La prolungata crisi umanitaria in Palestina ha provocato gravi conseguenze per i civili, tra cui:

  • la mancanza di accesso ai servizi di base;
  • lo sfollamento di migliaia di famiglie dalle loro case;
  • la riduzione delle opportunità di lavoro;
  • la restrizione di movimento. 

Infatti i palestinesi più vulnerabili devono fare ogni giorno i conti con la mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria, a causa di un sistema sanitario sovraccarico e con scarse risorse, alloggi inadeguati, insicurezza alimentare e aumento della povertà e della disoccupazione. 

Anche il diritto all’istruzione dei bambini palestinesi è minacciato: gli ultimi tre anni scolastici sono stati difficilissimi, segnati dalla pandemia, dalle frequenti interruzioni delle lezioni a causa delle continue escalation di violenza e dai numerosi scioperi causati dalla crisi finanziaria che il sistema educativo palestinese sta attraversando ormai da tempo.

In Cisgiordania i palestinesi devono affrontare gravi problemi di sicurezza a causa della guerra Israele-Palestina, tra cui minacce alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla proprietà e alla libertà di movimento, da parte delle forze armate israeliane. 

  • Nel solo 2022 sono state demolite abitazioni di proprietà palestinese che ospitavano 28.450 persone, per i piani di espansione delle residenze israeliane a Gerusalemme Est.
  • Nei primi sei mesi di quest’anno i soldati e i coloni israeliani hanno ucciso 192 Palestinesi, tra i quali ci sono 31 bambini e bambine: questo numero è superiore a quello registrato in tutto il 2022. 

A questi gravi episodi di crimini umanitari, generalmente non seguono indagini di parte, imparziali e i responsabili delle violenze e degli omicidi stanno godendo insolitamente, d’impunità.

Inoltre cosa ancora più riprovevole, sono centinaia e centinaia (il numero esatto non viene diffuso dalle autorità penitenziarie) i minori arbitrariamente detenuti nelle carceri israeliane

Il reato che viene loro contestato è per lo più il "lancio di pietre", la cui pena può arrivare fino a 20 anni di reclusione. 

Il diritto all’istruzione non è garantito a questi minori detenuti, mentre lo è per i minorenni israeliani in carcere.

La Striscia di Gaza è sotto blocco israeliano dal 2007, il che causa molti problemi alla popolazione civile:

  • difficoltà di importare carburante (indispensabile per la produzione di energia elettrica e l’accesso all’acqua potabile) e altri beni di prima necessità
  • difficoltà di esportare prodotti che consentirebbero di migliorare il reddito delle famiglie. 
  • Il movimento delle persone dentro e fuori l’area è fortemente limitato. 
  • I malati con patologie gravi non possono farsi curare negli ospedali al di fuori della Striscia se non dopo lunghe pratiche burocratiche.

Nella prima metà del 2023 non sono mancati gli episodi di guerra Israele Palestina, in particolare dal 9 al 13 maggio durante i quali i raid aerei israeliani hanno colpito i centri abitati della Striscia, compresa una scuola e varie strutture sanitarie, uccidendo 12 civili, 6 dei quali bambini. 

In risposta a questi attacchi il movimento della jihad islamica palestinese ha lanciato dei razzi verso il territorio d’Israele, che sono stati, a detta di Israele, per lo più intercettati e resi inoffensivi. Fino ad arrivare ai fatti di ottobre 2023 e le sue tragiche conseguenze per la popolazione civile.

Israele ha annunciato ufficialmente cosa intende fare della Palestina quando si concluderà la guerra contro Hamas. Nonostante le pressioni dell’intera comunità internazionale e andando esplicitamente contro alla Carta delle Nazioni Unite, che sancisce il principio di autodeterminazione dei popoli, Tel Aviv ha affermato di voler assumere il controllo di tutti i territori della Cisgiordania e di Gaza e impedire la creazione di uno stato autonomo palestinese.

Il documento con il piano relativo al dopo guerra, riportato da Reuters, è stato presentato al gabinetto israeliano dal leader Benjamin Netanyahu il 22 febbraio 2024. Si tratta del primo testo ufficiale sulla questione e sembra essere destinato non solo a fallire, ma anche ad aggravare la crisi diplomatica tra Israele e i vicini paesi arabi, che sostengono la cosiddetta soluzione a due stati già proposta negli anni Novanta e approvata dalle organizzazioni internazionali e dagli Stati Uniti, maggiore alleato di Israele.

Il piano nega infatti qualunque riconoscimento di uno stato palestinese e il controllo israeliano su tutte le terre a ovest del fiume Giordano, compresa Gaza e la Cisgiordania, oggi governata da Mahmoud Abbas, presidente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e dell’Autorità nazionale palestinese, gruppo politico avversario di Hamas, che invece governava a Gaza.

Per Netanyahu, Israele deve anche prendere il controllo del confine tra Gaza ed Egitto, il cosiddetto Philadelphi corridor o Philadelphi route nel sud dell’enclave, che oggi è gestito dalle autorità egiziane e palestinesi. Questa richiesta incontrerà sicuramente l’opposizione del Cairo, che ha minacciato la possibilità di annullare i trattati di pace con Israele se Tel Aviv dovesse spingersi a tanto, come riporta France 24.

A Gaza, il piano prevede la smilitarizzazione della zona e la “deradicalizzazione” della popolazione nel medio termine, ma non specifica né in cosa consista la “deradicalizzazione”, né quando inizierà o si concluderà questa fase. Infine, Netanyahu ha attaccato anche le Nazioni Unite, chiedendo la chiusura dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa), che da anni si occupa di offrire aiuti umanitari e programmi educativi e di formazione ai civili palestinesi.

Come riporta Reuters, Netanyahu ha spiegato che l’accordo sarà esaminato attraverso negoziati diretti con i palestinesi, ma non ha indicato chi dovrebbe rappresentare il popolo palestinese in questa trattativa. L’unica autorità riconosciuta è infatti Abbas, il cui portavoce ha però già dichiarato che il piano israeliano è destinato a fallire, come ogni altra proposta volta a modificare la realtà geografica e demografica di Gaza.

“Se il mondo è veramente interessato ad avere sicurezza e stabilità nella regione, deve porre fine all’occupazione israeliana della terra palestinese e riconoscere uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale”, ha detto il portavoce Nabil Abu Rudeineh a Reuters.


 
 
 
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tante volte rimangono
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Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
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