Creato da thefairyround il 30/12/2005

The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

I superpoteri

Post n°208 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da thefairyround

Ci stavo pensando poco fa.

Se ora - proprio qui sul tappeto del salotto - comparisse un signore qualsiasi e mi dicesse: "Guarda, puoi avere un super potere a tua scelta. Basta che scegli subito che avrei un po' fretta".

Io credo che sceglierei di avere il potere di far smaterializzare le bottiglie d'acqua dagli scaffali del supermecrcato e farle ricomporre istantaneamente nella cucina di casa mia.

Sembrerà stupido ma... è utile, poco responasabilizzante, e non comporta rischi (insomma... i super erori alla fine sono sempre nei casini, invece così....).

Sì sì... sceglierei proprio il teletrasporto delle bottiglie d'acqua.

 
 
 

Il Barbarino

Post n°207 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da thefairyround

Che non è un mio lontano parente… (Anche se qualcuno che mi chiama “Barbarina” c’è sempre…).
Ma un musicista originario di Fabriano, vissuto tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600.
Per vari motivi mi sono travata a dover raccogliere tutte le informazioni esistenti su di lui (non sono moltissime a onor del vero).
E voi starete già pensando che non è proprio come vincere al lotto, passare 4 giorno a tu per tu con il Barbarino.
Anche io all’inizio la pensavo così.
Anche perché  ero convinta (diciamocelo) che fosse un po’ uno sfigato.
Quasi sconosciuto.
Aveva girato da una corte all’altra, finendo in veneto e lasciando pochissime notizie di sé.
Componeva da sé i testi di molte delle sue opere (madrigali, canzonette, mottetti), e non si può dire che fosse un mago della poesia…
A leggere: “Bella, sei, cara e vezzosa, graziosa, Filli mia, dolce tesoro; e del coro delle Ninfe sei regina, ogni ninfa a te s’inchina”, francamente mi veniva un po’ da ridere.
Ma poi, cavoli, mi sono dovuta ricredere.
Ora mi sono addirittura affezionata al buon Barbarino.
Raccogliendo materiale ho scoperto un sacco di cose interessanti.

Intanto lui era molto vicino alla vita artistica culturale di Pesaro.
E Pesaro all’epoca doveva essere meglio di Paperopoli!
Avevo un tipo che costruiva cembali che ne aveva preparato su commissione uno per un signore dottissimo, tale Zarlino (un tipo Pico de Papers per intenderci – un super teorico della musica, letterato, accademico, che suonava 1000 strumenti, e faceva anche politica).
Questo cembalo aveva un’infinità di tasti con i quali si poteva fare di tutto. Meglio della bat-mobile. O della macchina di Paperinik, per restare in tema paperopolese. Mancava solo quello che far partire gli spruzzi d’acqua sul pubblico! Peccato che poi non l’abbiano più ritrovato…. (il  cembalo).
Po c’era un altro signore che era meglio di Archimede Pitagorico. Una specie di Leonardo da Vinci ma Pesarese. Si chiamava Niccolò Sabbatini e inventò delle macchine sceniche per il teatro (per simulare il mare, il vento, la pioggia…) di una tale efficienza e creatività che l’avrebbe quasi assunto Spielberg!
Quando ho iniziato a leggere queste cose ho capito che uno che praticamente ha vissuto a Paperopoli doveva essere per forza un po’ speciale.
E infatti, sapendo andare oltre a “Filli mia, dolce tesoro” si scopre una personcina davvero interessante.
Intanto ho iniziato a notare che questo signore girava da una corte all’altra, poco si sa della sua attività come musicista, ma si sa per certo che di soldi ne prendeva.
Quando si trasferì in Veneto, poi, decise di lavorare come “free-lance” (cosa abbastanza atipica per l’epoca), restando però sempre in contatto con duchi, e potenti vari.
A un certo punto pare se ne sia andato per 4 anni in Germania (e all’epoca mica c’erano le compagnie low cost tra l’altro…), non si sa bene come e perché.
A questo punto ho messo tutto insieme e sono arrivata a una conclusione elettrizzante.
In realtà Barbarino era una specie di spia. 007 del primo 600.
Fantastico!

Se volete diciamo pure che rivestiva informalmente incarichi diplomatici, ma in sostanza non cambia molto.
Pensateci: l’essere musicista e poeta forniva un’ottima copertura… così si spiegano tutti i suoi spostamenti e le sue misteriose entrate economiche.
Ed ecco  che il Barbarino da musicista un po’ sfigato mi diventa audace spia.
Inoltre andando a ben rivedere le sue composizioni (forse anche influenzata da questa nuova prospettiva…. Immaginandolo magari con il viso di Sean Connery) l’ho rivalutato anche musicalmente.
E’ vero che sui testi avrebbe avuto senza dubbio margini di miglioramento, ma musicalmente faceva cose non banali…
Me lo immagino a scambiare messaggi in codice, o osservare personaggi sospetti, suonando la tiorba e cantando…
E magari facendo il galante con qualche dama.
Del resto ci sarebbe una certa Livia con cui la vita del nostro eroe si incrociò brevemente… Ma questa è un’altra storia…
Una cosa è certa: mi sa che lo metto in repertorio.
Magari scegliendo i brani di cui aveva scritto solo la musica e non i testi.
Perché non posso spiegare al pubblico che stanno ascoltando il componimento di un 007 che era vissuto nella Paperopoli del 600 e quindi di non far caso al testo idiota….

 
 
 

Cambiamenti

Post n°206 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da thefairyround

E' andata.
Tutto finito.
Finito nel verso giusto, preciso.
Con tanto di complimenti della commissione...
Al momento mi sento troppo rincretinita per fare commenti sensati su questa cosa.
Ma certo sono sollevata...
E dopo aver dormito un numero adeguato di ore cercherò di capire bene cosa comporterà tutto questo....

 
 
 

Esami ed identità

Post n°205 pubblicato il 23 Gennaio 2008 da thefairyround

Ho scoperto di avere la carta di identità scaduta.
Siccome domani e dopo mi servirà stamani mi sono alzata di buon'ora per andare a rifarla.
Sede centrale del comune di Milano.
Non dovrebbe essere difficile da raggiungere.
Infatti trovo abbastanza in fretta la via giusta. Il mio senso di autoefficacia è alle stelle.
Individuo anche un bell'edificio con tanto di bandiera e stemmi. Entro decisa.
Per qualche secondo mi rallegro anche del fatto di non trovare la coda che avevo preventivato.
Ma solo per qualche secondo.
Poi mi accorgo che c'è qualcosa che non va.
Diciamo che me lo immaginavo diverso il Comune di Milano - sezione anagrafe.
Infatti ero entrata nell'ambasciata Nigeriana. [...!]

Faccio finta di nulla (non che sia così facile...).
Sorrido.
Esco.
Entro nell'edificio giusto (cìè anche più gente in effetti).
Prendo il mio numerino di attesa.
Ho solo 60 persone davanti.
Mi siedo a ripassare (sì la carta d'identità mi serve perché domani e dopo metto in discussione con esami e prove varie ed eventuali il mio futuro... di cui io non credo di sapere molto... ma che forse altri potranno in qualche modo valutare...).
Arriva il mio turno.
Sorrido all'impiegato dietro il bancone.
Mi guarda e dice: "Ha cambaito pettinatura?"
Io (temendo che non mi rinnovino la carta d'identità per questo): "Eh sì!"
Lui: "Molto meglio così!!".
Io: "Grazie..."
Lui: "I capelli di che colore li ha?".
Io: "Be'.. secondo lei?" (intendendo [a] sono qui davanti e mi stai fissando quindi o sei daltonico o lo vedi [b] hai anche la vecchia carta d'identità: alla disperata copia, ho tagliato capelli, mica li ho tinti!"]
Lui - impassibile: "Perché è un così bel colore, tende al biondo, ma non è biondo, del resto non è neanche castano... Miele...".
Io lo guardo allibita. Ma dove l'hanno trovato questo?
Lui: "Ah non c'è 'miele' nelle categorie previste [c'è da chiedersi perché in effetti....]... cosa metto?"
Io: "Ma guardo faccia un po' lei... mi pare ci abbia riflettuto più lei di me sul mio colore di capelli".
Lui pare felice e aggiunge. "E gli occhi? Azzurri?".
Rido.
"Ma le pare?"
Volevo aggiungere: "Sono perle di velluto nero" ma mi trattengo prima che mi prenda sul serio.
Lui: "Ah scusi.. ma sa... noi musicisti a volte ci facciamo trasportare... Preferisco gli occhi scuri comunque...."
Meno male, se no chissà come sarei sopravvissuta.
Io: "Ah è musicista? Anche io". [Lo so che avrei fatto bene a stare zitta ma quando sento la parola "musicista"...]
Lui (esaltatissimo):"Posso chiederle cosa suona?"
[inutile dire che quelli dietro in coda stavano raccogliendo fondi per assoldare un killer e farci fuori entrambi?]
Io: "La viola da gamba".
E' palese che non ha la minima idea di cosa sia una viola da gamba. Per me sospetta che me la sia inventata per prenderlo in giro.
Però non si arrende.
"Bello! Wow! Io sono chitarrista classico!".
Io:"Ma perché non passa al liuto allora?"
Lui: "No no meglio non fare cose strane!"
Cose strane?!!!!!
Lui (presegue): "Se suona la viola da gamba allora avrà fatto cose di Tullio DePiscopo".
Non so che faccia ho fatto.
Ma provate a immaginare.
Tullio de Piscopo.
Io (quando mi sono un po' ripresa): "Be'... No... Ma sa difficilmente vado oltre il 700".
Mi guarda e fa: "Ah. Musica difficile?".
Io: "No, anzi! La musica rinascimentale è semplicissima".
Lui: "Ah! Allora dobbiamo vederci e suonare insieme... facciamo un po' di contaminazione..."
E mi passa il suo biglietto da visita.
Ah... Poi mi ha anche dato la carta d'identità nuova (la foto è venuta bene - sembra che io abbia i capelli colo miele...).
Sono uscita ridendo di gusto.
E così per un po' ho pensato alla contaminazione e non a quanto mi aspetta nei prossimi due giorni.

Si può dire che ho paura?



 
 
 

Zac

Post n°204 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da thefairyround

Le riflessioni sull' "Etc" (che visto così potrebbe anche essere qualche nuovo treno costossimo inventato dalle beneamate FFSS) hanno portato a tagli.

Voluti e non voluti.

Comunque imprevisti e definitivi.

Dopo anni di chiome fluenti ho dato un taglio al tutto.
Il parrucchiere (che suona il basso elettrico... mica li scelgo a caso...) non voleva neanche tagliarmeli. Pensava a una temporanea follia.

Ma poi l'ho convinto e ora sono pettinata così:

Altri tagli sono stati meno voluti.
Sto sempre male quando qualcuno va via...
Ma passerà.
...Ora è meglio concentrarsi sul cambio di pettinatura.

 
 
 

Etc.

Post n°203 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da thefairyround

Oggi stavo compilando un modulo di iscrizione per la partecipazione a un convegno.
Una di quelle cose che non finiscono mai, piene di domande tendenzialmente inutili.
La quarta domanda chiedeva di indicare il proprio “titolo”, scegliendo tra: “Ms, Mr, Mrs, Dr, Prof. etc”.
Mi sono fermata a guardare le opzioni. Lo so che non è una domanda difficile. Mi avessero chiesto: “In che anno è morto Carlo Martello?”… ecco, sarei stata più giustificata ad avere perplessità (per chi lo volesse sapere – già che c’ero ho controllato – è morto nel 741).
Diciamo che erano perplessità diverse. Non risolvibili con una ricerchina sul web.

In realtà la risposta la sapevo, e infatti stavo per rispondere. Quando mi sono fermata e mi sono scoperta a pensare che la risposta in cui mi identificavo di più era “etc”.
Ma vi immaginate gli organizzatori del convegno?
“Pinca Pallina”, F (sì perché chiedono sempre di specificare se si è maschi o femmine…), qualifica: "Etc".
Immagino le facce.
Però così mi sento in questi giorni.
Etc”.
Che vuol dire qualcosa di diverso dalle categorie previste.
Qualcosa di non ben definito.
Qualcosa che forse non c’entra molto con quello che già c’è.
Qualcosa che lascia perplessi.

Cavoli.
Mi secca questa faccenda dell’etc.
Ci sono tante cose belle nella mia vita.
Ci sono tante cose difficili, ma ognuno ha le sue.
CI sono cose che ho raggiunto anche con difficoltà.
Non saprò quando è morto Carlo Martello (e avevo anche dubbi sui suoi effettivi rapporti di parentela con Carlo Magno, lo confesso) – ma tante altre cose le ho imparate. Le più importanti non sui libri, ma sulla mia pelle.
Però ora non so come definirmi.
Mi sento altro rispetto a dove sono arrivata.
E’ seccante, no?

Tra l’altro, tra una riflessione e l’altra è anche iniziato il nuovo anno.
I giorni a Pesaro sono stati talmente “intensi” (da ogni punto di vista… musicale, personale, emotivo) che non saprei come descriverli… sono stati “etc” anche loro.

E allora… tanti auguri, abbracci, etc.

 
 
 

Tra Natale e Capodanno...

Post n°202 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da thefairyround

E così sono sopravvissuta al Natale.
Tra profumi, colori, sapori, ricordi…
Le vecchie scatole di decorazioni, le statuine un po’ sbeccate della bisnonna, gli angioletti dell’albero… Quando ero piccola ciascuno di loro aveva un nome una storia… Ora li ho dimenticati, e questo, più di tante altre cose, forse mi dà l’idea del tempo che passa.
Ho decorato da sola casa dei nonni, ho suonato fino a sentire male alle dita, con il nonno lì davanti che mi guardava.
Dubito che abbia sentito qualcosa, ma era parecchio che non mi urlava nulla.
A Natale mi hanno regalato  un vassoio di pasta fatta in casa. Fresca. Ancora morbida.
E ho ricordato i natali spolverati di farina, i pomeriggi al caldo a fare i tortellini e il cappone in galantina. E io che cercavo di rubare la pasta fresca. Lo so che è pesante da digerire.
Ma mi è sempre piaciuta tanto.
Poi ho visto piangere mia nonna – ho sbattuto molte porte – ho ascoltato problemi (veri o falsi) da parte di persone più o meno conosciute – a volte senza poter offrire molto più di un sorriso di conforto - e ho suonato come se la viola potesse dare voce a tutto quello per cui non riesco a trovare parole.
Ho anche riso, apprezzato l’aria frizzante, criticato la sintassi della canzoni natalizie, preso in giro i film che passano in televisione in questo periodo, cucinato le verdure con la pastella, sorriso per un sms inaspettato.


E domani mi sarò lasciata alle spalle un altro anno…
Ricordo tanti compleanni passati con la famiglia, con la torta e le candeline.
Alcuni a cucinare una torta speciale a 4 cioccolati, per il gusto di dividerla con gli amici.
O la sorpresa di vedersi portare una torta a casa.
Domani mattina alle 9 prendo il treno per Pesaro.
Vado a suonare.
Ma vado da amici… e quindi, anche se forse mancheranno torta e candeline, sarà senz’altro un bel compleanno.

 
 
 

Natale...

Post n°201 pubblicato il 24 Dicembre 2007 da thefairyround

“Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte.”

Kahlil Gibran

Con l’augurio che possiate davvero amare ciò che c’è nella vostra vita… O trovare sempre la forza per cercare di ottenere ciò che davvero amate.

 
 
 

Tale padre, tale figlia... o viceversa?

Post n°200 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da thefairyround

Natale si avvicina.
Negli ultimi anni tendo a avvertire sempre un sottofondo di tristezza in questo periodo.
Anche se mi sforzo di ignorarla, addobbando la casa, inventando una storia per tutti i personaggi del presepe, pensando a regalini personalizzati per le persone a cui voglio bene…
Resta quel sottofondo… Perdita della magia, che ora, forse, è sostituita dalla nostalgia.
Ma ogni tanto qualcosa si riesce a recuperare, al di là di ogni aspettativa…

Il babbo ha deciso di farmi un regalo diverso dal solito.
E di regalarmi… una chitarra.
Obiettivamente avevo detto più volte che mi sarebbe piaciuto imparare a suonicchiare la chitarra, ma non mi sarei aspettata di essere presa sul serio.

Sospetto che il babbo voglia anche comunicare la sua implicita speranza che io possa smettere di fare “musica pallosa” e passare a qualcosa di più dignitoso “sai… qualcosa che puoi anche far sentire agli amici” (cito testualmente).
Oddio… io Ortiz, Gastoldi, Landi e compagnia li ho presentati (e fatti sentire) agli amici... Forse dovrei farmi qualche domanda…
Rimandando le domande esistenziali ad altro momento, oggi sono andata col babbo a prendere la chitarra.
Dopo aver promesso di lasciar fare a lui, visto che il regalo era suo.
Naturalmente negozio incasinatissimo, sotto Natale.
Il babbo è una persona molto decisa.
Punta un commesso dall’aria rocchettara e gli dice, tutto sorridente, indicandomi. Voglio una chitarra per mia figlia!”.
Quello mi guarda e sorride. Io sorrido.
Il suo era un sorriso incredulo (non credo di avere proprio l’aria rocchettara), io non sapevo che dire.
Questo prende una chitarrina che sembrava quelle che si regalano ai bambini delle elementari per iniziare e dice (al babbo, ignorando del tutto me): “visto che senz’altro inizia ora prenda questa che costa 24 euro”.

Non l’avesse mai fatto.
Il babbo lo fulmina, si erge in tutto il suo metro e ottanta di statura e gli dice, con un tono che per me conteneva una velata minaccia: “Guardi che mia figlia è bravina…”.
Quello ride, e commenta: “Sì, ma forse con la chitarra non ancora”.
Io penso "in effetti...".
Il babbo ride, ma colgo la minaccia sempre più esplicità, e inizio a cercare un adeguato posto dove nascondermi: “Suona la viola da gamba! E bene, sa?!” Proclama trionfante il babbo.
Il rocchettaro lo guarda come se avesse iniziato a parlare arabo.
Poi con aria rassegnata dice: “Sì... però la chitarra ha i tasti”.
Il Babbo: “Anche la sua viola!” (il tiè era sottinteso ma si sentiva chiaro e forte).
Quello, sempre più perplesso, gioca quella che crede sia la sua carta migliore: “La chitarra ha ben 6 corde”.
E li il babbo quasi urla. “ E lei ne ha SETTE!”.
Credo che in quel momento se io avessi suonato, non lo, l’arpa, l’avrei reso ancora più felice, perché gli avrebbe buttato sul piatto un tal numero di corde da farlo impallidire.
Si sorridono – fine primo round.
La chitarrina da bambini viene eliminata.
Viene proposta una chitarra folk, con accordatore incorporato.
La guardo da lontano e mi azzardo a dire: “Mi fa un po’ tristezza l’accordatore incorporato…”.
Il commesso mi guarda come se avessi 5 anni e una qualche problema e dice: “Sì cara, ma la chitarra la devi anche accordare ogni tanto”.
Io annuisco sorridendo per chiuderla lì, ma implacabile cala il babbo: “Anche la viola la accorda, sa?!”.
Ok - è verissimo. Ma temo che quel poveretto odierà le viole da gamba per il resto della sua vita.
Mostra una chitarra folk che potrebbe andare bene, ma il babbo è critico.
Esteticamente però è bruttina, no?”.
Al che per qualche strana alchimia lui è il rocchettaro sono entrati in sintonia e hanno iniziato a ridere felici. E a discutere pregi e difetti delle chitarre come amici di vecchia data.
A un certo punto il babbo si guarda in giro, punta una vetrina e con aria convintissima esclama: “Ecco! Quella! Prendi quella!”.
Io mi sono voltata verso il muro ridendo come una pazza.
Il rocchetto anche lui faticava a stare serio.
Mio padre non capiva.
Io dico. “E’ un’altra cosa quella…”.
E il rocchettaro. “E’ un basso elettrico…!”.
Il babbo (serio)… “Però è bello… Ti ci vedevo a suonarlo…”.
Ho avuto un’improvvisa immagine di me a suonare il basso elettrico in un complesso rock… Forse ho sbagliato tutto nella vita…
Il rocchettaro ci ha salutato quasi con affetto, dicendo che è bello vedere sotto natale persone come noi (??), e persone (sguardo diretto a me) che amano la musica di per se stessa.

Una cosa è certa. Mentre tornavo a casa con la chitarra (non il basso elettrico!) nella sua custodia ho pensato che, forse, la magia del Natale non è del tutto persa.

 
 
 

Scene di ordinaria follia rapsodica

Post n°199 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da thefairyround

Sta per iniziare la lezione di psicologia generale.
Tre del pomeriggio, pieno abbocco post-pranzo.
Sto preparando il materiale. Gli alunni rumoreggiano.
Si avvicina un alunno che pare “nuovo” (dico “pare” perché io notoriamente non sono fisionomista e ho problemi anche a riconoscere i parenti prossimi).
Lo guardo con un sorriso disponibile pensando che voglia chiedere qualcosa.
Lui: “Buongiorno. Sono un funzionario di polizia”.
Io: “Ma non ho fatto nulla!”.
Pausa di silenzio.
Lui: “Immagino, ma volevo solo far presente che sono uno studente lavoratore e quindi non posso frequentare”.

 

Qualche giorno dopo.
Bar dell’università. Mancano una ventina di minuti all’inizio della lezione.
Settimana prossima per rendere coinvolgente il discorso su musica e immagini lavorerò con i Beatles (nel senso “con le canzoni dei Beatles” non che mi porto Paul McCartney a lezione…).
Parlavo della cosa con un mio collega e ragionavamo su “I wanna hold your hand”. Siccome lui pareva incredulo che io la sapessi mi sono messa cantare (ben lanciata) la canzone stessa.
Mi cade lo sguardo alle spalle del collega. Vedo due ragazzi perplessi.
Inutile dire che erano miei studenti?

Due giorni fa.
Commissione di tesi.
Devo correlare SEI tesi.
Veramente occasioni che ti fanno capire per intuito perché la vita vale la pena di essere vissuta.
Ultima tesi. Ho fatto il mio discorsino – vestita come Harry Potter, facendo finta di essermele studiate per mesi queste tesi,  che avevo sì letto (tutte, lo giuro) ma nelle due notti precedenti.
Faccio una domanda alla studentessa.
Lei mi guarda. Sorride.
Io sorrido.
Poi lei mi dice. “Ma sa che le cose che ha detto nel suo discorso sono proprio le cose che sono piaciute anche a me della mia tesi?!”.
Io: “Meno male!”.
Il pesidente di commissione (un filosofo dolce ma serioso) ridacchia. La mia collega sghignazza.
Io cerco di restare seria.
Non credo mi sia riuscito molto.

 

Si capisce perché poi voglio aprire una psico-musico-cioccolateria?!

 
 
 

PaP

Post n°198 pubblicato il 29 Novembre 2007 da thefairyround

Ovvero Prove a Pesaro.

E’ un periodo di corsa.
Ma si sa.
Però suono tanto.
E con la musica si sopportano tante cose.
Amici a cui stai vicini e che poi ti dicono che stanno male perché non hanno nessun amico.
Persone che vanno via. Ricordi da salutare. Ma forse non ne hai il tempo.
La vita che va avanti, mentre tu vorresti fermarti a raccogliere qualche attimo ancora.

E per due volte negli ultimi 15 giorni sono andata a provare a Pesaro (concertini in vita e pure una lezione a Firenze il 22/12 – cosa che temo più dei concerti a dire il vero).
Che bello.
Forse “che bello” non rende tanto, ma davvero… è il che bello ammirato e un po’ stupito del bambino che vede la neve a Natale.
C’è un senso di pace, di felicità inespressa e un pizzico di magia.
Se pensate che il tutto è collegato a 4 note suonate in un’aula di conservatorio che apre infestata dai fantasmi, o in una scuola di musica che all’occorrenza funge anche da sede degli alcolisti anonimi… Forse appare un po’ strano.
Ma io a termine di queste giornate di prove no stop… ero distrutta come poche volte nella mia vita. Ma talmente felice da non riuscire a prendere sonno, e d passare ore a rigirarmi nel letto sorridendo.
Sarò stupida quanto volete, ma così si vive meglio.
E poi le note di Vivaldi, Ortiz, e signori simili, si mischiano alle passeggiate di notte sul molo, con le onde, i fari e il vento che sa di mare.
E ancora il mare la mattina, col vento, la sabbia e i bambini che corrono. I colori diversi.
Le colline pesaresi.
Le chiacchierate, le risate.
Anche questa è musica.
Questa è la musica che abbiamo dentro e che condividiamo.
Forse senza “questa” musica si potrà anche essere bravissimi (e probabilmente non ci vuole molto ad essere più bravi di me) ma non credo sarebbe la stessa cosa.
Non per me almeno.

 

 
 
 

Andare a tempo

Post n°197 pubblicato il 04 Novembre 2007 da thefairyround

Ricordate il mio incubo in cui la Maestra di strumento mi dava la multa perché attraversavo la strada troppo piano?
Si è evoluto.
Ieri notte ho sognato che ero piazzata in un parcheggio (di quelli con le righe blue), tra una smart rossa e bianca e una Ypsilon nera a suonare – tutti mi ignoravano e io concentratissima suonavo brani del rinascimento francese e inglese.
E’ arrivata la Maestra, vestita da vigile (si vede che nel frattempo l’hanno promossa), agitando il blocchetto delle multe e accusandomi di non andare abbastanza a tempo.
E’ preoccupante…..

 

Non per il fatto di andare a tempo. Ormai si sa che sono rapsodica… Ho i miei metodi di compensazione…
Ma il fatto che sospetto che sia l’andare a tempo nella vita che inizia a crearmi problemi.

Ho una cartelletta verde rana di dimensioni inquietanti dove ho ordinatamente raccolto tutti i brani che devo studiare per poterli suonare in concerto tra marzo e aprile.
Per non parlare di farli decentemente in prova.
Ma contemporaneamente devo correre come una pazza per mezza Italia per lavoro (quello che mi dà da mangiare).
E non so più come stare dietro a tutto.
A volte ho davvero l’impressione che il mondo stia suonando un “allegro assai” e io dietro con un "andantino".
Lui in 4/4 e io batto il tempo in 3.
Non è una bella sensazione.

Così viaggio portandomi sempre in giro questa cartelletta e approfittando di ogni minuto per ripassare a mente i brani, quando non posso suonarli.
Apro a caso… “Tu dicois”.. ok la so… “Daphne”… e le variazioni?! Poffarbacco!… le avevo scritte… dove cavolo le ho messe? “Quinta pars”… questa proprio no… ci ripenso tra qualche giorno…”Fortune my foe”… sì questa la so da secoli…

Intanto passano le pause pranzo, i viaggi in treno…
E mi rendo conto di come non solo per me sia difficile andare a tempo.
Perché per saper suonare (anche in maniera rapsodica come faccio io) credo che sia molto importante saper prima ascoltare. Non solo la musica, ma la vita.
Perché alla fine cosa suoniamo se non qualche briciola di vita?

Stralci di vita che si ascoltano canticchiando Landi (sempre lui!).

Lei – una ventina d’anni – bellina.
Dall’altro lato del cellulare un lui inconsapevole di cosa stava per cadergli addosso.
Lei la prende alla lontana. Lui le nega un’uscita serale con una scusa (a quanto pare) non delle migliori.
Sono partiti all’unisono. Ora lui è in contro tempo. E non recupera.
Ma cavolini di Bruxelles!” (riporto una versione censurata della conversazione)
Ci può stare che ora non ce la faccio più?! Ci può stare corpo di mille pipe?! Certo che ci può stare!

E ora si fa proprio come dico io, perché te sei proprio un gran babbione!
“…”
E io non ci credo più… perché io ho la mia dignità poffarbacco!
“…”
“…e sai cosa di dico? Sai cosa ti dico?! Vai con le tue allegre fanciulline che ti corrono dietro… Perché questo treno l’hai perso! Capito?! Io non ci sono più… Vai a farti un giro in tutti i gironi dell’inferno dantesco, e così capirai che c’è una bella differenza tra me e una cortigiana!
Clic.
Intanto Landi canta. “Hor grida mò ch’io sordo sto, ch’io son già stufo e m’ho provvisto altrove….!
E io penso che ci sono cose che proprio dovrei imparare nella vita.
Alla prossima persona che mi chiama e mi tira scema senza motivo anche io dirò: “E ci può stare che non ce la faccio più?! Certo che ci può stare!” e metto giù il telefono.
Tempo guadagnato. “Hor crepa mò ch’io non ti vuò…”.

Giorni dopo. Altro treno. Altra lei. Stessa età.
Seduta di fronte a me. Io con la cartellina verde rana.
Lei manda messaggini sorridendo.
Poi suona il telefono (il suo).
Lei inizia a giustificarsi.
No… è che ho mandato il messaggio a te… lo so che non era per te… no.. cosa hai capito… era per Giulia… era uno scherzo… mica era vero… No… no NO!
Clic. Silenzio. Sguardo sperso.
Lei richiama.
Davvero chiama Giulia era per lei… non c’è stato nulla con lui! Io penso solo a te….”.
Clic. Silenzio.
Lei fissa il telefono socnonsolata e poi commenta.
Non ci voleva… che casino che ho combinato? E ora?
Ora c’è che sei proprio andata fuori tempo, mi sa.
E Landi commenta (implacabile): “Invan lusinghi, invan prometti e giuri. Ch’il tradito mio cor più non ti crede…”.
L’animo rapsodico è bello ma quando si incasina lo fa alla grande.

Io passo attraverso una vita frenetica, in apnea, con una cartellina verde sotto braccio.
Una cartellina verde che sembra piena di segni senza senso, ma che dà senso alla vita.
Alla mia almeno.

E che il trucco sia solo quello di tenere il tempo?!
Be’.. solo… Chi mi spiega come si fa?
Lo chiederò a Landi una di queste sere….

 
 
 

Questione di punti di vista... [1]

Post n°196 pubblicato il 09 Ottobre 2007 da thefairyround

Questo aggeggino è una taglia-sbuccia-affetta mele.
Di cui sono fiera di possedere un esemplare perfettamente funzionante.
In realtà devo confessare di averlo usato pochissimo.
Ci metto molto meno tempo a sbucciare-tagliare-affettare la mela con il coltello.
Ma la soddisfazione di averlo in casa....

Oggi poi si è rivelato estremamente utile.
A lezione di psicologia generale.

Premetto che sto lavorando molto, arrivo ad avere incubi in cui la mia insegnate di strumento vestita da ausiliare della sosta mi dà la multa perché vado troppo piano nell'attraversare la strada con la viola in spalla.
Ma nonostante tutto non sono (ancora) impazzita.

Oggi ho portato il taglia-sbuccia-affetta a lezione perché dovevo parlare per 2 ore della percezione a 100 ragazzi, a metà pomeriggio...
Volevo evitare un suicidio di massa.
Così ho cercato una strada alternativa.
Ho chiesto loro di indovinare cosa fosse "l'oggetto misterioso" - per poi riflettere su cosa succede nella nostra testa quando dobbiamo riconoscere un oggetto sconosciuto - o uno conosciuto.

Ovviamente l'ho portato senza mele.
E le ipotesi sono state:
- trapano a manovella
- trapano per forare il cranio (questo e inquietante perché avevo detto di averlo portato da casa: questi pensano che io tenga a casa un simpatico trapano per forare la zucca alla gente....)
- un attrezzo per fare ricerche di psicofisica (vale quanto sopra, ma almeno scompare quel certo sottofondo sadico)
- un carrillon (??)
- un accordatore per viola da gamba (e quando l'ho sentita ho dovuto trovare un appoggio perché mi sono sentita poco bene)
- ...

Però non giudicateli male... Forse erano un po' stanchi, perché sono gli stessi che, pochi giorni fa, dovendo asseganrmi un'altra attività oltre alla psicologia, e potendo scegliere tra una ventina di alternative (anche palusibili) mi hanno "affibbiato" subito e in massa la viola da gamba.
Quando ho chiesto come avevano indovinato, vedendomi solo un paio di volte hanno risposto. "Ma prof. lei ha proprio la faccia giusta".
Scientifici. Non c'è dubbio.

Vado a dormire... sperando di non prendere altre multe....

 
 
 

Aggrovigliamenti

Post n°195 pubblicato il 27 Settembre 2007 da thefairyround

Periodo aggrovigliato questo.

Mi sento molto come un gomitolo arruffato.

 

Troppe cose da fare… Appena mi giro da una parte, ne compare a tradimento un’altra da qualche parte.

E come si fa?

 

La musica.

Sto organizzando un concerto serio (be’… si parla sempre di “noi”… diciamo “serioso”) per marzo.

E già sto impazzendo ora.

Siamo in 7. Tre viole da gamba, un cembalo, una chitarra barrocca, un tenore e le percussioni.

Sette, ognuno strano a modo suo.

Il che è bello in sé. Ma complicato da gestire.

Avevo pensato a un ensamble democratico… e avevo quindi chiesto a ognuno cosa voleva suonare. Nulla. Non che non vogliano suonare nulla. La democrazia è morta. Vogliono suonare quello che scelgo io (…).

Grazie. Sono commossa.

Ma avete in mente dei casini che può fare una rapsodica come me messa in posizione di comando?!

Quindi, corro, sclero… ma mi sto divertendo, questo è innegabile.

Quando da uno ti arrivano mail firmate “W la Restaurazione del 1815!” (non ho ancora capito perché… forse la frase cela un profondo simbolismo che mi sfugge… però ho riso tanto)… l’altra ti chiede “puoi dirmi tutte le estensioni possibili della viola da gamba?” e te non puoi proprio fare a meno di rispondere. “Perché facciamo un concerto apriamo un corso di fitness per strumenti ad arco?!”… Quando inizi a mandare in giro le musiche e la prima risposti che ricevi recita: “Computer rotto, sono nascosto in un internet caffè. Anche il tuo telefono è irrimediabilmente perso. Come si fa?”.

Quando mi chiedo: “Ma dove lo recupero questo brano di Landi?” e un volenterosi ti risponde: “Be’… puoi sempre chiederla a lui!”. (per la cronaca Stefano Landi è morto nel 1639)

Come non sorridere? Come non ringraziare il mondo di suonare con persone così? E dico sul serio! Così ci si aggroviglia senza dubbio, ma si sorride, si ride insieme… E si sente, si vive, meglio la musica…

Nel frattempo il gomitolo si annoda… Cerco di orientarmi tra facsimili, trascrizioni da fare, brani da scegliere, parti da assegnare… E magari anche da studiare…

Chissà cosa ne verrà fuori…

All’ultimo concertino eravamo solo in 2… e siamo riusciti a combinarne…

A chiuderci negli uffici del comune a mangiare tranci di pizza mentre tutti gli altri allestivano lo spettacolo.

Scovare un salame astutamente nascosto – tagliarne alcune fette – liberarci delle bucce buttandole giù dalla finestra – ri-nascondere il salame e far sparire tutte le prove.
I concerti mettono fame. E noi siamo molto astuti… (Infatti non solo non ci hanno beccati, ma neanche hanno sospettato di noi… Astuti e con la faccina angelica).

Pensate cosa combineremo in 7….E con le premesse di cui sopra…

 
 
 

Musica e fiducia

Post n°194 pubblicato il 17 Settembre 2007 da thefairyround

Oggi laboratorio di psicologia della musica.
Una corsista mi ha portato questa poesia.

The man in whose heart
music has no echo,
the man who is not moved
by the harmonies time
is able to do everything:
to betray, to hurt and to steal.
The impulses of his spirit
are gloomy like the night
and his passions black like hell.
Do not trust him.
Listen to the music.
W. Shakespeare

Il computer è sempre morto.
Ma ho messo la musica a palla in sottofondo.
Del tecnico (che viene domani) non mi fido.
Ma mi sento meglio.
(C'è la musica).

B.

 
 
 

Bye bye PC

Post n°193 pubblicato il 16 Settembre 2007 da thefairyround

E' andato.
Non si accende neanche più.
Dentro ci sono (quasi) tutti i miei dati.
Mi servono quei dati...
Domani chiamo l'assistenza....

Sono un pochino preoccupata.

B.

 
 
 

Il tamburo

Post n°192 pubblicato il 07 Settembre 2007 da thefairyround

Che periodo! Sento tanta gente lamentarsi della ripresa dopo la pausa estiva…. E, paragonando le loro lamentele ai miei giorni frenetici, mi chiedo se sia solo nostalgia delle vacanze in sé oppure se sia l’essere subissati dal triplo del lavoro solito, quasi a recupero del “respiro” estivo.
Nel mio caso è valida la seconda opzione… Non so più neanche da che parte girarmi.
Prendiamo ad esempio la giornata di domani. Che, per inciso, è sabato, giorno in cui uno dovrebbe riposarsi (forse).
Mi alzo alle 6 per andare in quel di Gallarate a tenere 8 ore di laboratorio di psicologia della musica.
Da lì, con qualche corsa allucinante, mi sposto direttamente in zona Treviglio per suonare: due spettacoli uno alle 20.00 e uno alle 21.30. Da ripetersi la domenica. Il che vuole anche dire andare al laboratorio già con viola, arco, borsa con suppellettili varie (leggio, pece per l’arco, corde di riserva, spartiti…) al seguito.
E non è che il resto della settimana sia stato molto più tranquillo.
In più al concertino di sabato e domenica avremmo dovuto essere in tre, in quanto era stato pensato come replica di quello di giugno. Quindi con la stessa “formazione” (liuto e voce, viola da gamba e percussioni).
Peccato che Agata lunedì (5 giorni prima del concerto) abbia annunciato di non poter venire.
Il che ha voluto dire ripensare tutto il concerto per viola da gamba e percussioni, cambiando quindi i brani, e facendo salire di diverse tacche il punteggio verso la santificazione di Enrico (percussionista).
La ri-preparazione del concertino (che però posso dire non promette per nulla male anche in questa nuova versione alternativa – e creativa) ci ha anche posta davanti a un problema pratico non da poco.
Il tamburo.
Detto in altri termini: “Accidenti! Non abbiamo un tamburo da suonare al concerto”.
La volta scorsa ce lo eravamo fatti prestare per vie traverse (essendo un tamburo adatto alla musica rinascimentale un po’ diverso da quelli che si usano, che ne so, nelle bande o nei gruppi rock).
Questa volta ci voleva proprio.

Sentito qualche parere esperto, ieri pomeriggio abbiamo deciso di andare alla ricerca del tamburo, prima delle prove (anche perché le prove senza tamburo… già una volta avevamo sopperito utilizzando una versione rilegata de “Il talismano della felicità" di Ada Boni… ma per quanto suggestivo non era proprio ottimale).
Prima tappa: il solito negozio in centro (quello della tastiera e del set di percussioni – come ricorderà qualcuno).
Inizio poco promettente.
L’unico tamburo (una specie di Bodran) che poteva andare bene, aveva un suono non bello “tonfo” come volevamo noi, ma “tirato” e quasi acuto.
Nulla da fare.
Il commesso, molto gentile, ci consigli altri due negozi, specializzati in percussioni. E situato in vie di Milano che non avevo mai sentito nominare.
Quindi, altro problema.
Enrico non è di Milano, io ho notoriamente il senso dell’orientamento di una rapa lessa.
Ma il tamburo serviva proprio.
Così prima siamo andati a prenderci un mega gelato (non notevole come la coppa stracciatella della zia Peppa, ma niente male, devo dire), poi, cartina alla mano (e gelato nell’altra), ci siamo seduti in stile adolescenziale sui muretti del centro alla ricerca di queste vie e di un mezzo per raggiungerle.
Dopo qualche sforzo abbiamo individuato un possibile tram.
Andiamo alla fermata e lo vediamo passare… Corsa folle (sempre con il gelato in mano). Ma riusciamo a salire.
Che bravi.
Passiamo circa 5 minuti a complimentarci con noi stessi, prima di realizzare di aver preso sì il tram giusto, ma nella direzione sbagliata.

Scendiamo e aspettiamo pazienti il tram che va nella direzione opposta.

A parte la conducente che guidava il tram come se fosse stata una giostra di mirabilandia, siamo arrivati senza altri problemi.
Abbiamo perfino trovato il negozio giusto abbastanza in fretta.
Negozio fantastico e incasinatissimo. Un bell’ambiente. Pieno di percussioni.
Ci danno 2 bodran da provare.
Noi ci impossessiamo di un angolo e Enrico inizia a provare diverse combinazioni.
Non avendo un accordatore, e neanche la viola, avevo paura che il tamburo scelto potesse poi suonare “male” o essere proprio stonato rispetto allo strumento.
Non potendo fare altro, ho provato a cantare un pezzo (per di più in francese che conosco bene come i dialetti finnici – per cui il testo in versione fortemente rivista e liberamente rielaborata), per vedere come funzionava con il tamburo.
Non vi dico le facce dei proprietari (cubani) e degli altri clienti del negozio… Anche perché il tamburo era abbastanza sonoro, quindi per senire l’effetto non è che potevo cantare sottovoce….
Per poi realizzare (la saggezza è una gran dote) che ovviamente io per cantare prendevo la nota di base del tamburo e intonavo la melodia di conseguenza, per forza che veniva intonata….
Dopo una mezz’oretta di tentativi vari ed eventuali, dubbi, ipotesi, ripensamenti, abbiamo optato per il più grande dei tamburi proposti.
Contrattato sul prezzo con scarsissimi risultati – per riprendere il tram (nella direzione giusta questa volta) e avviati verso casa (e le prove).
Alla seconda fermata sale in tram un ragazzo con la chitarra – che si mette a cantare e a suonare.
Non era dio in terra, ma modulava bene. Ed era simpatico.
Continuava a cercare di coinvolgere tutti – su una canzone piuttosto sconosciuta.
Urlava: “Anche i peruviani dai”.
Tutti insieme – olltoghedder naou!
Anche lei signora nonna!”.
Io e Enrico ci siamo guardati e io subito: “Dai chiediamogli di venire a suonare con noi!”.
Ridendo come matti all’idea della scena…. Pavana rinascimentale francese fatta con chitarra acustica e cantata da uno che a metà di una strofa urla al pubblico “olltoghedder naou!!”.
Per me sarebbe stato fantastico. Forse un po’ alternativo, ma fantastico.
Forse ispirati da questo incontro (nulla succede per caso – Jung insegna) abbiamo pensato a una strofa introduttiva della pavana incriminata (quella francese che cantavo nel negozio, per la gioia di tutti) con variazioni ritmiche degne di un qualche festival rockettaro.
Non so se ce la faranno fare, ma a me garba molto!!!!

Poi le prove… Come dicevo più sopra non sono andate male. Anzi. Tenendo le dita debitamente incrociate dovrebbe uscire una cosa carina.
Se sopravvivo vi farò sapere.
Ma voi pensateci.
Me, Enrico, il tamburo e la viola. Ah, dimenticavo. Ci sono anche i sonaglietti.

 
 
 

La Foresta Incantata

Post n°191 pubblicato il 29 Agosto 2007 da thefairyround

In attesa della seconda puntata del Giorovagare estivo (in arrivo a breve)...

Qui a destra trovate qualcosa di nuovo che merità un'occhiata....

E' nato un po' per scherzo dall'idea di costruire una storia per immagini che rappresentasse il mio rapporto con la musica...

In neanche mezza giornata è nato quanto vedete...


 
 
 

Gioravagare estivo [1]

Post n°190 pubblicato il 26 Agosto 2007 da thefairyround

Un po’ in ritardo (le cose da fare sono sempre troppe, specie al rientro dalla pausa estiva) eccomi pronta a narrarvi della prode donzella Beatrice_Ermione e di Viola, sua fedele ancella, e delle loro perigliose ed emozionanti avventure in terre a loro ignote, tra genti strane, imprevedibili, talora preda di folli deliri, ma altre volte ricche di nobili sentimenti e fonte di saggezza e sempre portatori di storie di vita capaci di far risuonare le corde più profonde delle due donzelle.

La prima parte del girovagare ci ha portate a Mombaroccio, il ridente paesino di cui già vi avevo parlato...
Una settimana scarsa per immergersi anche 10 ore al giorno nella musica agita, sentita e vissuta.
Un settimana scarsa per creare gruppo con compagni di avventura disparati, provenienti da mille storie diversissime, ma in fondo in fondo accumunati dallo stesso linguaggio e dallo stesso sentire. La musica.
Musica che ci ha portato a ridere insieme, piangere, spettegolare, discutere, sognare, esplorare, contrattare, e suonare. Alla fine crescere insieme.

Siamo partiti diffidenti come cuccioli attenti alla prima esplorazione del mondo. Annusandoci e cercando di difenderci da attacchi imprevedibili...
Io avevo inizato già durante il viaggio... In macchina con Agata, bloccate per ore intorno a Bologna, ascoltando le suite francesi di Bach a ruota (se le risento nei prossimi 5 anni urlo... le so a memoria....) siamo entrate rantolanti in un autogrill... E io ho “vinto” un ciondolino a forma di asino che ho trionfalmente appeso alla custodia della viola. Quale motto e monito. “State attenti o voi che con me suonate... Ragliante asino sono e non melodiosa musicante”.

Il primo giorno di corso trovandosi al bar della mitica Zia Peppa (faceva una coppa alla stracciatella, con croccantini al cioccolato che era da urlo!) ho scoperto che avremmo potuto fondare in 2 minuti la confraternita degli asini...
Tutti a cercare di aggiudicarsi l’ambito titolo di PACCS (Peggior Allievo del Corso, Capra Suprema).
Gli avventori del bar che ci sentivano discutere animatamente su chi fosse più negato non so cosa avranno pensato, sapendo poi che di lì a qualche giorno questa masnada di (apparentemente) disperati avrebbe dovuto tenere un concerto piuttosto serio e perfino pubblicizzato.
Cosa non fa la paura...
Ma poi sono inziati i giochi.
Lezioni, studio, prove... e lì i PACCS si sono miracolosamente trasformati in Piuttosto Audaci Creativi e Cadenzati Studenti.

I giorni sono volati, e anche ora che ci ripenso mi viene spontaneo sorridere, sentire un po’ male alle mani per il tanto suonare, e rivedere tante immagini... che quasi fanno a gara, sovrapponendosi, per restare vivide nei ricordi...

Tanti momenti “forti”... Tra lacrime e risate.
Come non ricordare una delle prime prove di musica d’insieme? Chiesetta, noi lasciati in momentanea autogestione dai docenti.
Eravamo tutti stanchi, e se avevamo ben accordato tutti gli strumenti, ancora non risuanavamo perfettamente come gruppo. Ancora c’erano angoli da smussare. Qualche equivoco.
E così io, che non mi arrabbio mai (be’... quasi mai....) a un certo punto mi sono alzata, ho appoggiato la viola, ho guardato tutti con aria di sfida e ho detto: “Ora io più di così non riesco a fare, e visto che di venirsi incontro non se ne parla, fatelo voi il pezzo” (un po’ cattivello – e infantile – da parte mia visto che ero la prima voce....).
Al che, sempre con aria di grande dignità, ho marciato tipo ”regina della notte” fuori della chiesetta (ammetto con qualche lacrimone di troppo, ma tanto non mi vedevano).
Solo che all’uscita sono stata accolta da un non previsto muro d’acqua... Ora non potevo certo rientrare rovinando così la mia uscita ad effetto. Così ho continuato la mia marcia trionfale fino al più vicino tetto sporgente sotto il quale sono stata per una mezz’oretta a calmare i bollenti ardori... Dandomi un’aria “so benissimo perché sono qui – tutto sotto controllo” mentre ogni minuto che passava mi sentivo sempre più deficiente.....
A ripensarci non posso fare a meno di trovare la scena comica... Ma al momento quante lacrime...
Il bello è che dopo questa solenne arrabbiatura globale tutto si è risolto davanti a un bel bicchiere di vino, con un buon pizzico di autoironia e tante risate (immaginatevi com è rientrata la “regina della notte” dopo mezz’ora sotto il diluvio universale... Neanche avessi litigato con Noé mi sarei ridotta in quello stato.... Come non riderci sopra?).

E come non ricordare (quasi in contrapposizione) sempre gli stessi “noi” un paio di giorni dopo. Tutti intenti a provare nella vecchia scuola...dopo essere stati impeganti una buona mezz’ora a scacciare dalla scuola un serpentello – non si sa se biscia o vipera – e dopo esserci arresi davanti alla sua astuta scomparsa e rifugiati a suonare in biblioteca sulla base della teoria che i serpenti non amano leggere...
Le risate davanti agli errori, e la soddisfazione davanti alla riuscita di brani anche difficilotti...
Gli sguardi di soddisfatta complicità davanti ai complimenti dei docenti...
Forse sono queste evoluzioni (musicali e umane allo stesso tempo) il guadagno più bello del corso...

E le avventure musicali non sono certo finite qua... Restano ancora le suonate per strada... i progetti musicali gastromici, le mega tagliate con la piadina calda... e il concerto finale....
Quindi... attendete ansiosi la prossima puntata....

E_B & V

 

 
 
 

Sono Tornata!!!

Post n°189 pubblicato il 23 Agosto 2007 da thefairyround

L'esperienza musicale nelle Marche è stata fantastica... ricca di emozioni intense e di musica di quella capace di parlarti dentro.

Subito dopo sono fuggita in un altro paesino lontano dal mondo (questa votla in toscana) per rincorrere un progetto tra musica e storie di vita...

Attendetevi molti ricchi resoconti... a puntate...

B.

 
 
 

LA FORESTA INCANTATA

Foto "gambistiche" e montaggio di Alessandro Bonini
...grazie Ale! ;-)

 

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