Creato da thefairyround il 30/12/2005

The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

Love o'clock

Post n°148 pubblicato il 02 Gennaio 2007 da thefairyround

Post di pensieri sparsi (e molto scollegati) di inizio anno.

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Tempo fa mi si è rotto l'orologio.
L'ho portato ad aggiustare e, a tempo debito, mi è stato restituito.
La busta in cui mi è stato restituito, però, è forse migliore dell'orologio. Infatti sopra c'è scritto a grandi lettere: "
L'amore aggiusta tutto".
Questo mi è sembrato qualcosa di buono (non so bene se intenderlo come augurio o come proposito…) per il Nuovo Anno.
Trovare (o riscoprire) intorno a noi quell'amore che "aggiusta tutto", anche i dispiaceri, i sogni dimenticati in qualche cassetto, e (perché no?) il poco tempo.

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La notte di Capodanno non riuscivo a dormire.
Alle 4 di mattina mi è arrivato un sms da un amico – di quelli che senti vicini ma non vedi quasi mai.
Diceva più o meno così: “Certo che anche tu sei fatta a modo tuo e sei parecchio strana. Ma tanto ti voglio bene lo stesso”.
Suppongo che a volte un bicchiere in più di spumante faccia anche bene…

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Ho letto una frase di O. Wilde:
"Stupisco sempre me stesso. È l'unica cosa che rende la vita degna di essere vissuta".
E mi piace intenderla come la capacità di riuscire, almeno ogni tanto, a vedere il mondo con gli occhi dei bambini, capaci di sorprendersi ogni giorno, anche per le piccole cose che, magari, noi non notiamo più.

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Sapete mi hanno dedicato una canzone… Ma non una a caso… Una di quelle che hanno un mondo dietro... E non una canzone alla radio. Una canzone “live”. E sapete un’altra cosa? Non so ancora se mi ha fatto più paura o più piacere… Senz’altro credo di dovere un mousse alla Raf per una scommessa aperta da tempo (lei aveva previsto).
Belle le certezze della vita.
Bello sapere che c’è sempre la mousse la cioccolato.
Anche se le persone fanno cose strane e imprevedibili. E tu non sai che cavolo fare.

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Forse quest’anno sarà un gran casino.
Ma senz’altro ci saranno sorrisi.
Paure.
Momenti di riflessione.
Lavoro.
Corse.
Musica.
Colori.
Incontri.
Abbracci.
Delusioni.
Speranze.
Pensieri.
Persone che ti dicono: “sei un disastro ma ti voglio bene”.

Sì sarà un gran casino.

Evviva.

B.

 
 
 

Compleanno

Post n°147 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da thefairyround

Come già più o meno velatamente preannunciato nei post precedenti... oggi è il mio compleanno!

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Un compleanno diverso dal solito, sia per la mancanza di qualcuno, che per la forzata immobilità del braccio sinistro, che mi ha impedito di preparare da me la solita super-mega-torta ai 4 cioccolati.
Ma un compleanno ricco di belle sorprese.
Auguri del tutti inaspettati (anche il bancario da cui sono andata quando mi sono accorta di aver accidentalmente distrutto il pin del bancomat e di averlo al contempo dimenticato mi ha mandato gli auguri - del resto credo che stia ancora ridendo).
Gara (anche se inconsapvole) di sms semi-notturni per essere "i primi" a mandarmi gli auguri (tra mezzanotte e mezzanotte e 7' ho ricevuto un diversi messaggi con su scritto cose del tipo: "AUGURI: volevo essere il primo!").
E l'affetto delle persone a cui vuoi bene - quello si sente.
E ti scalda il cuore.
E per quanto riguarda la torta...
Signori, per la prima volta da quando ho abbandonato la prima infanzia, mi verrà portata direttamente a casa, insieme alla cena.
E scusate se è poco.

B.

 
 
 

La nutella e i baci

Post n°146 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da thefairyround

Ieri serata meravigliosa.
A cena da un’amica che ha due bimbi splendidi – un fagottino dolcissimo di 6 mesi, e uno splendido cavaliere senza macchia né paura di 8 anni.
Quest’ultimo si può dire si sia preso una cotta per la sottoscritta da un paio d’anni a questa parte, dopo aver trovato in me un’ottima compgana di giochi (da shangai a “forza 4”, dai puzzle al trasporto mucche con appositi camion), nonché una sempre pronta a fare “i coretti” nei momenti più noiosi.
Ieri sera, nel bel mezzo di una partita a “forza 4” suona il mio cellulare, che lui si era messo ben vicino.
Nome maschile.
E’ il tuo uomo?!” chiede, sottraendomi al contempo il cellulare.
NO!” specifico io cercando di riprenderlo.
Il tuo fidanzato?!” – tutto ciò che è sul tavolo si rovescia mentre io (con un solo braccio utile) lotto per rispondere al telefono.
NO!” e l’afferro, minacciando al contempo il pargolo con occhi cattivissimi.
Capisce il messaggio (“se dici una parola della categoria semantica uomo-fidanzato-e simili vado a parlare di ricette con la tua mamma e la partita a forza4 te la scordi”) e mi fissa in silenzio mentre concordo serata con annessa torta di compleanno (eh sì: sono in procinto di invecchiare).
Metto giù il telefono.
Non commento.
Non commenta.
Riprendiamo la partita.
Dopo un 3 minuti lui – con fare volutamente noncurante – chiede:
Ma vi baciate?”.

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No” rispondo io, sempre facendo finta di nulla e cercando di piazzare un 4 in diagonale.
Mi blocca la mossa vincente e nel contempo ribatte:
Perché?!”.
Rifletto.
E poi azzardo:
Be’ vedi... noi siamo amici stiamo bene insieme, ma non è che devi baciare tutte le persone con cui stai bene insieme, no?! Tu baceresti tutte le ragazze che ti stanno simpatiche?!”.
Prova a fregarmi con un 4 in orizzontale, ma capisco e piazzo una mia pedina in posizione stragica.
Be’ certo... la zia Albina forse non saranno in tanti che la vogliono baciare”.
(la zia Albina è una gran brava donna, 85 anni, 1,50, 60 chili, tutta vestita di nero, con tanto di velo nero e calze 267 denari anche in agosto – ma gli occhi più buoni del mondo).
Ecco vedi?!” confermo io, trionfante.
Un paio di turni di gioco e poi lui aggiunge:
Ma tu non sei mica come la zia Albina”.
Forse non ha tutti i torti.
Ma sai... – inizio ad arrampicarmi un po’ sui vetri – non tutti hanno gli stessi gusti...”.
Si vede che mi sono distratta. Vince clamorosamente.
Mentre dividiamo le pedine per una nuova partita mi guarda e aggiunge:
Ma tu sei come la nutella! Piaci a tutti!”.
Cielo! Posso portarmelo a casa questo bambino?!
A parte la botta di autostima, non so bene cosa rispondergli.
Poi ho un’illuminaizone.
Ad esempio io non posso mangiare la nutella perché sono allergica alla soia, e dentro la nutella c’è tantissima lecitina di soia. Anche se è buonissima se la mangio sto male!”.
Mi guarda con forte empatia per questa disgrazia che mi è capitata e mi allunga un kinder consolatorio.
Gliene sono grata.
Ma come fa a sapere che tu hai la lecitina di soia? O che lui è allergico? Sono cretinate (usa un altro termine). Non capisce nulla quello lì!”.
A questo punto mi sta venendo da ridere, ma cerco di non farlo vedere.
Guarda che non è così, anzi! E’ molto più avanti di noi! Sa leggere dentro le persone – come se avesse un kit per l’analisi chimica delle creme al cioccolato per capire se c’è la soia senza assaggiarle prima... Così evita di stare male!”.
Giochiamo in silenzio per qualche minuto.
Poi mi guarda, scuote la testa, e conclude.
Pota!!! (tipica espressione bergamasca) Quello è scemo è basta, dai retta a me che le capisco bene ‘ste cose!”.
8 anni.
E sospetto fortemente che abbia una visione del mondo e della vita decisamente migliore della nostra.

B.

 
 
 

Natale

Post n°145 pubblicato il 25 Dicembre 2006 da thefairyround

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Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
(W. Ya-p'ing)

... Auguri per un Natale splendente di speranza e futuro!

B.

 
 
 

Parrucchieri e zucchine

Post n°144 pubblicato il 24 Dicembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Una prima cosa che ho realizzato con una sensazione molto vicina al terrore è che con il braccio bloccato posso anche arrangiarmi a fare tante cose – ma non riesco a lavare, né tantomeno asciugare i capelli.
Ho meditato sulla possibilità di farmi i capelli rasta. Ma poi ho provato a visualizare una suonatrice di viola da gamba con i capelli rasta...
Come diretta conseguenza ho ripiegato sul parrucchiere.
Io che ora che ho i capelli lunghi vado dal parrucchiere 2 volte l’anno.
Che lo vedo una grande perdita di tempo.
Che guardo il mio parrucchiere con aria perplessa quando mi propone strani e innovativi “colpi di vita”.
Ma tant’è.
Invece che andare a Milano ho però deciso di compiere il grande sacrificio nel paesino sperso su una montagnola – dove immaginavo un ambiente più informale.
E infatti...
La parrucchiera la conosco da una vita... ricordo quando si è sposata (era bionda), quando ha avuto il primo bimbo (era castana), e rivederla ora (rossa) mi ha fatto piacere.
Arrivo.
Ci sono due signore del luogo. Una sotto il casco, l’altra sta facendo la tinta (di un bel arancione fiammeggiante... Ma sì... siamo sotto le feste... Quasi quasi io mi faccio verde abete).
Non ho idea di chi siano ma mi salutano e chiedono notizie dei nonni, così mento spudoratmente e faccio finta di aver preso caffé con loro per gli ultimi 10 anni.
Sono tutte dispiaciute per la mia spalla.
E’ tutto un “cara” di qua e “tesoro” di là. Mancano solo i biscottini.
Solo che poi inizano a parlare in dialetto. Dialetto bergamasco.
Di cui non capisco nulla.
Ogni tanto indovino una parola qua e là.
Ricostruire il significato di un discorso e rispondere a tono è un’impresa.
Soprattutto se nel frattempo ti stanno lavando la testa con l’energia con cui un mozzo arrabbiato perché non va in licenza da un anno spazza i pontili della nave.

Provo a chiedere di ripetere.
Ripetono. Sempre in dialetto ma parlando più forte.
Forse pensano che oltre ad avere una spalla inutilizzabile io sia anche sorda.
Allora cerco di capire quello che posso e partecipare alla conservazione.
(Nel frattempo  l’aiutante della parrucchiera sta provando a farmi la piega – le ho deto di farla come crede – è lei ha optato per un “mosso ma con stile” solo che ogni 2 min le si incastra la spazzola nei capelli e non sa che fare).

Capisco che si sta parlando di ladri che hanno derubato una delle due signore – quella del casco.
A un certo punto capisco che hanno rubato i pantaloni del marito.
Solo?”.
Chiedo, stupita ma anche un po’ divertita da questi strani ladri di pantaloni.
La risposta (traduco in italiano) è più o meno:
E ti sembra poco?! 2000 euro!!!!Ma che disgraziati! I pantaloni! I pantaloni!
Duemila euro? Un paio di pantaloni usati?!
Guardo meglio la signora.
Una il cui marito si possiede dei pantaloni che usati valgono 2000 euro merita un’occhiata più attenta.
Dove li aveva comprati?” chiedo curiosa.
Cosa?”.
I pantaloni, no?”.
Mi guarda come se fossi io quella strana.
La parrucchiera capisce l’equivoco e gentilmente mi spiega che il marito aveva 2000 euro nella tasca dei pantaloni (contento lui...), che erano di per sé normalissimi pantaloni da lavoro.
Rassicurata sul valore dei pantaloni mi cade lo sguardo sullo specchio.
A furia di spazzole aggrovigliate appaio come uno strano incrocio tra il re Leone e un barbonicino.
Forse era quasi meglio la soluzione rasta.
Proprio mentre questo pensiero mi sfiora la parrucchiera prende in mano la situazione, e trasforma la mia chioma che avrebbe fatto morire d’invidia Lenny Kravitz in un qualcosa di più morigerato.
Sono uscita con i boccoli come le dame che suonano le viola da gamba in quadri di epoca barocca.
Be’ almeno ero più a tema.
E lasciando le signore (credo) molto perplesse sul mio funzionamento mentale...
Un punto per la spalla.....

Ma poi oggi, a seguito di una richiesta di aiuto (neanche tanto indiretta) da parte del babbo [“Cosa facciamo da mangiare a pranzo?!!!!!!!!”] mi sono detta: “E che cavolo! Come mi nutro per un mese se non trovo modo di cucinare?!Non credo che avrò persone che vengono a coccolarmi preprandomi la cena per un mese intero!”.
Sono andata in cucina con aria battagliera.
E ho annunciato: “Ora preparo il risotto con zucchine e pomodorini”.
Ci ho messo un sacco di tempo ma l’ho fatto.
Ed è venuto pure buono.
Mio nonno (che se prima criticava tutto ora non perde tempo a criticare... passa a metodi più diretti di contestazione) non solo l’ha mangiato tutto, ma ha pure pulito il piatto.
Un punto per B.

Concludendo.

Spalla: 1 – B.: 1
Pari, palla al centro.

B.

 
 
 

Sad

Post n°143 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da thefairyround

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Pare il ginocchio non abbia nulla di grave. Solo una gran brutta botta.
Però la spalla... Lesione (anzi probabile rottura) della cuffia dei rotatori.
Se va tutto bene (e se quindi non sarà necessario intervenire chirurgicamente) me la dovrei cavare in un mese.
Con il braccio fermo.

Come faccio senza suonare per un mese?
E non lo dico per problemi "tecnici" ma proprio per il conforto affettivo che mi dà la viola...

Non credo neanche di riuscire a cucinare....
E il pranzo di Natale "famigliare" come si fa?
E la torta per il mio compleanno?

Scusate... so che c'è di peggio al mondo.
Ma ora tutto quello che sento è questo essere come "tirata fuori" di forza e senza tanti riguardi  da queste feste e dalla loro gioia.
Il mondo va avanti, io mi devo riorganizzare.
Senz'altro troverò il modo.
Ma ora....

B.

 
 
 

Come cambiare i tasti a un liuto rinascimentale

Post n°142 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da thefairyround

Tempo fa per una ricerca sull'apprendimento ho dovuto trovare un argomento poco noto, non troppo noioso, e che potesse essere formulato sotto forma di procedura.
Siccome sono tristemente famosa per "infilare" la viola da gamba da tutte le parti, ho deciso di cambiare strumento e ho scelto il liuto rinascimentale.
Che è uno strumento simpatico.

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Il testo che gli studenti che hanno partecipato alla ricerca dovevano leggere era un breve testo (illustrato) che spiegava loro in 18 passaggi (vi assicuro chiarissimi!) come cambiare i tasti che stanno sul manico dello strumento.
I tasti.... uguali a quelli che ci sono sulla chitarra... solo che sono fatti di budello.

Ero molto contenta che i ragazzi avessero preso sul serio questa cosa e dedicassero tempo e impegno alla lettura del testo.
Poi in questo giorni ho categorizzato le loro risposte... E non sapevo se ridere o piangere....

Vi riporto qualche chicca.

Dovendo spiegare a qualcuno di non esperto come cambiare i tasti a un liuto ecco cosa hanno scritto:
- prima di cambiare i tasti munirsi di forbici robuste e tagliare tutte le corde (si vede che non sanno quanto costano le corde in budello. A parte ciò se vedessi qualcuno che prende delle forbici con l'intenzione di tagliare le corde al mio strumento penso che gli farei seriamente del male fisico)
- prima di cambiare i tasti prendere una corda a caso dello strumento e incendiarla (sì... e poi agitarla lentamente mentre in sottofondo si diffondono le note di "Questo piccolo grande amore")
- il liuto è una specie di violino con il manico storto: ma come si suona? (Eh me lo chiedo anche io! E poi -cavoli - c'erano i disegni! DICIOTTO disegni del liuto! Ben fatti! Precisi! Chiari!!!!!!!!)
- annodare il budello con un nodo scorsoio intorno al collo del liuto e tirare con forza, proprio come quando si impicca qualcuno (se scopro chi ha scritto questo vedo di starne ben lontana...)

Poi avevo ipotizzato un problema che gli studenti dovevano provare a risolvere sulla abse di quanto letto. Cambiati i tasti il liuto non suona ben: cosa può essere successo?
- Per forza mica so suonare il liuto io! (logico!)
- Forse nel cambiare i tasti ho accidentalmente dato fuoco allo strumento (me lo vedo lui che suona chiedendosi il perché di quello strano crepitio e intanto il liuto fiammeggia....)
- Ma siamo sicuri che il musicista sia capace di suonare? (L'importante è scaricare la colpa....)

E uno ha perfino scritto: "Il testo mi è risultato difficile perché mica ho capito cos’è sto liuto".

... ma è uno strumento così simpatico.....

B.

PS: Tanto per salvare il mio artistico testo su come cambiare i tasti a un liuto: la maggior parte degli studenti ha capito il testo e ha risposto bene alle domande....

 
 
 

E' arrivato il cioccolato!

Post n°141 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da thefairyround

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L'ha portato la Raffy! immagine

(PS però ginocchio e spalla fanno tanto male....... immagine)

B.

 
 
 

The Great Fall

Post n°140 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da thefairyround

Ieri.
Pomeriggio di un venerdì pre-natalizio.
Università quasi deserta.
Segreteria di Dipartimento chiusa.
Porte silenziose.
Io.
Carica di cartellette-registri-fogli presenza.
Super-carica.
Giro per gli scaloni (di marmo, duri) dell’università alla ricerca di aiuto per aprire (o scassinare a quel punto non andavo più tanto per il sottile) quella porta dietro al quale si nascondeva il videoproiettore di cui avevo bisogno.
Uno studente mi urta.
Sono sul primo gradino.

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Allora quando ho poi comunicato.”Sono caduta dalle scale”.
Tutti mi hanno chiesto: “Ma ti sei fatta male?!”.
Mi sono fatta una rampa di scale di marmo a ruzzoloni e sono atterrata sul ginocchio sinistro.
Potrei essermi fatta del bene?!
Comunque ora, a parte un ginocchio messo non tanto bene (ma non rotto) e il braccio sinistro un po’ incrorcchiato sono ancora qui.
LA cosa che mi ha stupito è che io fossi stata negli studenti presenti avrei almeno riso alla scena di una con cappottino rosso natalizio che vola giù dalle scale come in un cartone animato.
E poi magari avrei chiesto se si era fatta male.
Invece non mi hanno neanche guardata.
Che tristezza.
Ma io (eroica) sono arrivata a casa.
Da sola.
E ho perfino resistito un po’ prima di mandare un paio di sms vaghi e fumosi con velate richieste di aiuto…..
Mi hanno perfino portato la pizza a casa ieri sera.
Ora aspetto del cioccolato e poi sono a posto (ginocchio a parte).

B.

 
 
 

Orgoglio "materno" (ehm... o quasi)

Post n°139 pubblicato il 15 Dicembre 2006 da thefairyround

I miei studenti di psicologia della comunicazione (di cui ho già parlato)
sono stati bravissimi!

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Grazie ad Ale - angelo custode e regista -  (anche di lui si è parlato, a
partire dal corso in val Camonica in poi
) ho potuto organizzare una lezione
laboratoriale sul linguaggio cinematografico. 
Al termine dell'incontro, unendo le loro consocenze di psicologia della
comunicazione a quanto appreso sulla comunicazione proprio del cinema
hanno realizzato a tempo di record uno spot pubblicitario per promuovere
il corso stesso.

Vi riporto il link per vedere lo spot:

http://www.youtube.com/watch?v=Rk-I7Ql5NZM

A parte la mia presenza nel ruolo del prof. cattiva (vi prego di non infierire,
anche se vi autorizzo a ridere di gusto... io l'ho fatto rivedendomi)...
i ragazzi sono stati splendidi!

Sono davvero orgogliosa di loro! immagine
...E volevo condividere anche con voi questa bella esperienza!

B.

 
 
 

Neve, sciatori e teoria della mente

Post n°137 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da thefairyround

Eccomi di ritorno dalla vacanzina.
Che alla fine è stata fin troppo lavorativa per i miei gusti.
Mentre tutti giocavano allegramente a carte, o girellavano per mercatini e
simili, io me ne stavo davanti al computer a leggere, rileggere, correggere…
Ma ormai è fatta: sono in dirittura di arrivo.
Resta solo da decidere a chi dedicarla questa tesi di dottorato… Sarebbe
a dire a chi dedicare questi tre anni di vita, ritagliati, tra lavoro e musica,
lezioni di vita e scherzi, dolori, gioie, lacrime, sorrisi…

Vedremo…

Nel frattempo mi distraggo con qualche meditazioni tratta dalle ore d’aria
che mi sono concessa sulla neve.
La neve – si sa – era poca.
La gente molta.
Sciare diventava un’esperienza di sopravvivenza darwiniana.

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Io a 16 anni presi una cotta pazzesca per un maestro di sci.
Essendo molto timida con i ragazzi che mi piacciono (lo ero allora e temo
di esserlo tutt’ora), non trovai altro modo per frequentarlo che prendere un numero infinito di lezioni di sci (salvo poi scoprire [anni dopo ahimè] che
anche lui era interessato, ma altrettanto timido… per cui entrambi ci
trovavamo nel contesto “lezioni di sci” pensando ad altro e arrivando al
massimo della nostra intimità nel condividere un bicchiere di Coca Cola
cantando canzoni di Vasco).

La cosa positiva che mi è rimasta da questa esperienza è che so sciare
bene! (perché oltre ad essere un gran bel ragazzo il detto maestro era
anche bravo!).
Ciò nonostante questi giorni ho avuto paura.
Sembrava di essere in una giungla dove lo “sciatore furens” scatenava i
suoi peggiori istinti.
Dopo che l’ennesimo sciatore (magari anche bravo) mi faceva un pelo
rischiando di travolgermi, per poi fermarsi 2 metri sotto e sorridermi, e
dopo essermi trovata a guardarlo, sorridere e urlare a mio padre
(preoccupato perché già mi vedeva ingessata dalla testa ai piedi):
Non preoccuparti babbo! Ora prendo la mira e lo centro in pieno!!
Lui mi ha mancata ma io ho una mira migliore!!!
” solo per avere
la soddisfazione di vedere l’amante dello scontro impallidire e fuggire precipitosamente…
Mi sono soffermata a riflettere sulla teoria della mente degli sciatori.
Non di tutti, per carità.
Ci saranno anche quelli normali...
Ma la maggior parte paiono avere palesi tare nell’attribuire
correttamente stati mentali appropriati al resto del mondo.

In primis ci sono quelli che hanno una visione pre-copernicana del mondo.
Dove loro sono al centro dello stesso, e tutti gli altri non solo gravitano
intorno a loro, ma condividono i loro stessi pensieri.
Il che vuol dire che loro partono e scendono come dei matti, senza
guardarsi intorno.
Del resto è così bello sentire il venticello fresco sul viso, perché rovinare
questa poetica sensazione prestando attenzione a chi ci sta intorno?!
Lo sciatore pre-copernicano pensa: “Tanto gli altri mi vedranno
(anche se magari li prendo alle spalle) e sapranno
ben anticipare i miei movimenti, adeguando i loro di conseguenza
”.
Sfugge loro che esiste una distinzione tra i loro stati mentali e quelli degli
altri, e che quello che pensano loro sia automaticamente condiviso dal
resto del mondo.
Ma loro ne sono felicemente convinti, così prima ti tagliano improvvisamente
la strada e poi ti urlano:”Ma non sapevi che volevo girare a destra?!”.
Come no! Stavi andando convinto dalla parte opposta! Come ho potuto
non capire?!!!!

Poi ci sono gli sciatori Narciso.
Quelli che vogliono farti vedere come sono bravi.
Forse hanno una bassa autostima.
O forse pensano che se non vedi da vicino cosa sanno fare non sei
tranquillo e ti preoccupi che possano farsi male nei punti più difficili
della pista.
Oppure ancora non sono sicuri di essere lì a sciare e vogliono che la cosa
sia ben chiara a tutti.
Così ti superano, fanno acrobazie incredibili davanti a te (“Guardami! Sto sciando! E sono pure bravo!”)… che ti chiedi da che parte andare per
levarteli dalle scatole e sciare in santa pace.
Poi si fermano e ti sorridono.
E te ti auguri che centrino un pino.
Non che si facciano troppo male, questo no.
Ma una bella paura che gli insegni a guardare la pista e a pensare a sciare
e non a far vedere che stanno sciando…. Non sarebbe male.

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Poi c’è il sciatore super-eroe.
Quello che si immedesima con l’Uomo Ragno, Superman, Batman, Zorro
forse (cavallo a parte perché sulle piste scivola).
Questo è inquietante.
Forse pensa che tu ti senta spero e abbandonato in mezzo alle piste.
Così ti tallona, standoti 2 cm dietro, in modo che tu non lo veda ma senta
la sua (rassicurante?!) presenza sotto forma di vssss vssss sccccc vsss
(rumore di sci che curvano su neve e/o ghiaccio).
Ora… non che io voglia sottovalutare il ruolo dei super-eroi nella società.
Ci mancherebbe.
Ma averne uno (sulla cui abilità sciistica poco puoi sapere) alle tue spalle
che ti pedina ha dell’inquietante!
In genere io mi fermo e cerco di vederli questi super-eroi.
Ma è difficilissimo.
Se ti fermi…. Zum! Schizzano via come folletti e resti orfano di protezione
fino al prossimo (invisibile) paladino dell’umanità.

E come non citare lo sciatore da rifugio?!
Quello che va a sciare ma poi si accomoda in rifugio e sta lì a commentare
tutto e tutti.
Ad esempio può capitare di trovare quello che ti guarda e ti dice con aria complice:”Sembra di essere ai Caraibi eh?
E quando rispondi (dopo adeguata pausa riflessiva per fare vedere che
lo prendi sul serio):
Ma il mare dov’è?”
Lui ti guarda perplesso e risponde:”Ah sei un’animatrice del posto?!
(… non commento)

E per concludere lo sciatore comunicativo.
Quello che approfitta di ogni momento (seggiovia, rifugio, pausa sulla pista)
per telefonare.
Così esplicita i suoi stati mentali e non perde tempo a chiedersi se gli altri li condividano o meno.
Così vieni a sapere a che ora si è alzato, che tempo fa (nel caso fossi
distratto), e altre utili informazioni.
Nel mio caso mi sono ritrovata ad essere molto preoccupata per la sorte di Michele. Michele (amico di uno sciatore comunicativo) pareva essersi perso
sulle piste e non essere in grado di dare informazioni utili sulla sua
collocazione geografica.
Alla domanda “dove sei?” rispondeva (deduco) “Non lo so”.
Alla domanda: “Ma cosa vedi?” rispondeva:”Un impianto di risalita”.
Il che non è in effetti molto indicativo.
Alla quarta telefonata più o meno uguale mi sono permessa (oltre ad
avanzare il dubbio che fossero nella stessa regione) a provare di
suggerire di darsi un punto di incontro chiaro e preciso e poi aspettarsi lì….
L’amico di Michele mi ha sentita e mi ha lanciato un’occhiataccia terribile.
Forse dovevo telefonargli per dirglielo, così comunicavamo meglio.

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Che dire?
Io una giornata sulla neve la vedo più come nella foto di seguito…
Forse sono io ad essere anomala…

immagineB. (sciatrice idelamente solitaria)

 
 
 

Una quasi-vacanzina

Post n°136 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Domani mattina alle 6 (.....) prendo il treno e mi trasferisco in Alto Adige fino a domenica prossima!

Un po' di neve (forse), senz'altro aria buona e qualche bella passeggiata!

Il lavoro me lo porto dietro (insieme a un po' di musica in previsione di future suonate e cantate natalizie di cui questa sera si è parlato con la Raffy).

Ci risentiamo lunedì!

B.

 
 
 

Una giornata fumettosa

Post n°135 pubblicato il 05 Dicembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Ieri è stata una giornata fumettosa.
Nel senso che Per qualche strano caso mi sono capitate cose talmente strane e assurde da farmi pensare di essere finita per sbaglio in un fumetto.
Immagini, scene, fotogrammi, impressioni.

Mentre andavo al lavoro. Ferma al semaforo. Passa in mezzo alla strada un ragazzo coloratissimo in bicicletta, senza rallentare appallottola un foglio, lo lancia e…. centra in pieno il cestino. Prosegue poi per la sua strada alzando però le mani in gesto (di meritato) trionfo. Io lo guardo stupita. Il resto del mondo non se ne accorge neanche.

Metropolitana.
Entra una signora vestita di viola e arancione.
Capelli riccissimi e spettinati.
Ombrello alla Mary Poppins. Entra e sorride a tutti (e già questo è strano).
Naturalmente tutti la ignorano (io sorrido ma sono un caso a parte).
Le porte si chiudono. Il suo ombrello resta chiuso metà dentro metà fuori.
Il convoglio parte comunque. Lei mi guarda. Io la guardo. Ridiamo.
“Magari pesco qualcosa” commenta lei.
Nessun’altro nel vagone nota la cosa.

Rientro a casa dal lavoro.
Fermata del tram quasi sotto casa.
Ragazza verde e blu oltremare.
Con un manichino (di quelli dei negozi di abbigliamento – grandezza naturale) sotto braccio (piovigginava).
E ancora una volta nessuno sembra notarla.

Dopo cena.
Con poca voglia sto terminando di scrivere una cosa per lavoro.
Suona il telefono.
”Ciao Barbara! Buon onomastico!”
[in effetti ieri era S.Barbara]
Ora… io non riconosco mai le facce, ma le voci in genere sì.
E questa mi è del tutto sconosciuta.
Però essendo partito così deciso…. Provo a temporeggiare cercando di capire chi cavolo è senza fare figuracce.
E ho scopro che si tratta di uno sconosciuto disperato che per conoscere ragazze non ha trovato di meglio che prendere l’elenco telefonico e chiamare tutte le “barbara” dell’elenco con la scusa dell’onomastico per fare conoscenza.
Misericordia!
Il livello di vaneggiamento era alto.
Io forse ero in un brutto momento… così confesso di essere stata cattivissima.
Il disperato mi ha detto: “Vorrei vederti, è possibile?”
E io: “Certo mi sembra consigliabile nella sua situazione. Io sono psicologa, le do il numero giusto per fissare un appuntamento”.
Ha messo subito giù.
Questi sono i momenti in cui si realizza con gioia che gli anni di studio sono serviti a qualcosa.

Oggi giornata meno fumettosa.
Di corsa.
Con qualche buona notizia.
Qualche “esame” superato.
E qualche delusione.

Mi sento così…. Capita….  [fate clic su "così" per avere un'idea musicale del mio umore]

B.

PS Un premio a chi indovina il titolo e l’autore (o anche solo uno dei due) del brano di cui sopra

 
 
 

Preparativi natalizi

Post n°134 pubblicato il 01 Dicembre 2006 da thefairyround

Credo di avere sentimenti ambivalenti nei confronti del Natale.

Da una parte non mi piace come festa commerciale.
Da una parte è un periodo in cui si sentono più forti certe mancanze.

Dall’altra non posso fare a meno di sentirne la magia.
Deve essere qualcosa che ho nelle ossa.

Mi piace decorare la casa, trasformarla.
Mi incanto davanti alle luci dell’albero.
Aspetto con trepidazione la prima neve.
Credo davvero che si possa essere più buoni sotto Natale.

E in questo periodo inizio a pensare ai preparativi.
Come fissare un giorno per fare l’albero e il presepe, iniziare a sperimentare ricette per dolcetti natalizi da regalare poi ad amici, parenti, nemici, conoscenti, rivali, spie, ecc…
Fare queste cose da soli non è proprio il massimo, ma quest’anno mi è andata benissimo perché la Raffy si è offerta di unirsi. Quindi prossimamente decoreremo la casa cantando canzoncine natalizie, e mangiando cioccolatini al barolo chinato o tartufi al rhum.

immagine

E non è tutto qui!
Come ha già scritto
la Raffy nel suo blog
abbiamo scoperto di condividere un amore per le canzoni natalizie, e per il cantare in strada… Un bel modo per sentire e diffondere l’atmosfera natalizia.
Così ha iniziato ad aleggiare l’idea di suonare/cantare qualcosina.
E questa sera, tra una vellutata di ceci con gamberi, un vermentino dei colli di Luni, un cioccolatino e un po’ del solito vinsanto, la
Raffy non so come mi ha convinta a provare a preparare una canzone in cui io non faccio il bordone con la viola (con quelle belle notone grandi grandi lunghe lunghe a prova di animo rapsodico) ma canto.
Ci sarà da ridere.
Non tanto per l’esecuzione (abbiamo provato – un po’ facendo le sceme ma così almeno ci si diverte, no?) e non sembrava venire male!
Quanto per la canzone che così “ a pelle” mi è venuto spontaneo scegliere (Santa baby).
Sia per il testo che per l’esecuzione da cui sono partita sembra rimandare a qualcosa che è il mio opposto…
Ma dice anche qualcosa di me… per l’ironia e il cambiamento di prospettiva che la caratterizzano.
Mi piacerebbe proprio riuscire a cantarla.
Sarebbe bello. Divertente. Magico.
Come il Natale, o no?

B.

 
 
 

Corse, ritardi e scuse

Post n°133 pubblicato il 29 Novembre 2006 da thefairyround

Ho messo sull’agenda la foto di una violoncellista.
E’ in un giardino, e abbraccia lo strumento.
Sembra tranquilla e serena.
L’ho messa lì per ricordarmi che nella vita esistono anche altre cose.
Oltre all’orologio.

immagine

Eh sì.
In questo periodo sono sempre e comunque in ritardo.
Sempre di corsa.
Soffro di allucinazioni in cui mi immedesimo in uno dei tre re magi… Solo
perché anche io voglio andare in vacanza, farmi un bel viaggetto. Magari
in un posto caldo.
Nel frattempo le cose da fare si accumulano, e i ritardi permangono.
Ho tante di quelle cose da scrivere che non so da quale cominciare (ma
come, quando è perché ho accetto tanti lavori?! immagine).
Devo correre qua e là anche per la salute… I medici sono scoordinati e
così continuano a chiedermi sangue. Ormai conosco anche il nome del
gatto dell’infermiera che fa i prelievi.
Ho catalogato, inserito e analizzato talmente tanti dati che considero i
test statistici alla stregua dei folletti di babbo natale: simpatici piccoli
amici.
(Ieri ho convinto un conoscente che l’alfa di Cronbach è un medicinale
utilissimo per la perdita dei capelli e quello è andato in
farmacia a chiederlo… temo dovrò scomparire per un po’ perché se mi
becca mi ammazza
).

Siccome le ore del giorno sono sempre quelle, e gli impegni appaiono tutti irrinunciabili ho deciso di usare strategie di pensiero divergente e ho così
scovato un meraviglioso Generatore di Scuse per Ritardi agli Appuntamenti.

Così finalmente senza sentirmi troppo in colpa mentre entro di corsa in
ritardo nell’ufficio di un collega, o mando un contributo con una settimana
di ritardo, o trovo mio padre fumante sotto casa che mi aspetta da 20
minuti, posso allegramente proclamare:
Accidenti. Sapessi, Eufemia, mi preparavo un vodka-Martini, ma c'è stata un'inondazione al porto. Scusa
O anche
Non ci crederai mai, Uberto , avevo appena concluso un patto col diavolo,
poco dopo sono stato arrestato al bar. Mille scuse

E perfino
Lo so. Sono in ritardo, babbo, avevo appena dato fuoco all'auto del vicino, subito dopo ho inavvertitamente premuto il pulsante dell'autodistruzione
al polo. Perdonata?

Provate.
Il vostro interlocutore resterà senza parole. Garantito.
E condividete pure scuse e reazioni.

Se però proprio l’avete fatta grossa, allora forse uscirsene con: “tesoro,
ero appena evaso da San Vittore, purtroppo, in quel momento un
piccolo roditore ha rosicchiato la gamba della sedia del presidente
al molo turistico

non è la cosa più diplomatica!
In questi casi consiglio una modalità più tradizionale…

immagine

B.

 
 
 

In cucina

Post n°132 pubblicato il 25 Novembre 2006 da thefairyround

Oggi ho fatto la spesa per il week-end.
Sarà un week-end intenso. Importante.
Pesce.
Zenzero.
(cioccolato)
Frutta e verdure fresche.
Passeggiare tra i banchi.
Sbirciare, scegliere.
Immaginare ricette e profumi

immagine

E intanto ricordavo altri profumi, colori, immagini, sapori.
Ricordi di quando ero troppo piccola per arrivare bene al ripiano di marmo
del tavolo della cucina (grande, calda, profumata), e così salivo sulla
seggiola, un grembiule troppo grande (di tela grezza bianco e azzurro, l’ho
ancora in campagna), e i tortellini da chiudere.
La sfoglia della pasta che non deve sembrare troppo una cartina
geografica (la voce della nonna).
I pranzi e le cene di famiglia si cucinavano tutti (o quasi) insieme nella
grande cucina.
Ed era bellissimo.
I colori più caldi del solito.
Un senso di appartenenza che forse sto ri-cercando ancora adesso.
Quanto si impara da quelle chiacchiere informali intorno a un tavolo
di marmo, con i capelli arricciati dall’umidità del cibo che cuoce?
Quanta sensibilità da un posto dove tutti sono accolti? Dove tutti
possono parlare di quello che vogliono, e avere una risposta – magari
grulla – ma certa prova che qualcuno ti ha ascoltato?
Quanta vita nella capacità di ridere dei propri errori? Nel sapere che ci
sono mani più grandi (e sagge) delle tue che possono aggiustare tutto?
Quanta fiducia?

immagine

…Domani mattina mi alzo presto e faccio i biscotti.

B.

 
 
 

Get Rhythm

Post n°131 pubblicato il 21 Novembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Questo fine settimana ho scritto (tra le altre mille
cose che ho fatto o ho cercato di fare) un articolo
sul ritmo.
Trovo la cosa in sé buffa.
Io… che ho l’animo rapsodico…. Che ho sempre le mie
idee personali sul ritmo…. Non che alla fine non mi adegui
agli altri… ma ogni tanto quella svirgolata rapsodica ce la
devo mettere dentro se no non sono contenta.
Ma amo le sfide.
Dovevo trovare un argomento per un rubrica che dopo un
anno e mezzo cominciava ad apparirmi un po’ scontata e ripetitiva.
Nel frattempo avevo i capelli dritti perché non riuscivo a
rendere bene un passaggio del pezzo di Abel che sto studiando
in questo periodo.
Dovrei lavorare un po’ sul ritmo” mi sono detta.
Ed ecco trovato l’argomento per la rubrica.
Devo dire che l’articolo in sé (che poi, naturalmente, non è
certo scritto da “musicista” ma da psico-musicista, altrimenti
avrei rischiato pomodori e quant’altro) non è venuto neanche male.
Ma soprattutto è stata un’ottima base di partenza per
interessanti riflessioni.

La vita ha senza dubbio un suo ritmo. Costante. Con variazioni
– a volte. Spesso imprevedibile.
Io sono una che si lancia nel ritmo, animo rapsodico e tutto.
Però, ogni tanto, mi piace tirarmi fuori per un giro e riflettere.
O anche solo osservare con l’occhio un po’ curioso, e magari
con il fiatone di chi ha corso troppo dietro agli aquiloni.
Perché spesso va tutto bene. Non ci si pone neanche il problema
del ritmo perché lo si segue, è dentro di noi, è parte di noi.
Ma altre volte…. Francamente io mi sento come la nota dissonante
della foto qui sotto.

immagine

A un’occhiata veloce sembra tutto quasi a posto.
Ma poi ho la netta impressione che tutti siano girati da una parte
e io dall’altra.
Senza ben sapere chi ha ragione.
E con l’impressione che gli altri sappiano qualcosa che noi non
sappiamo o, viceversa, di sapere qualcosa che gli altri non sanno.
E la cosa mi fa sorridere. A volte un sorriso divertito, quasi una risatina.
Altre volte un sorriso un po’ amaro.
Forse il mio animo rapsodico musicale non fa che riflettere un
animo rapsodico nella vita.
L’altra sera sono stata sveglia fino alle 4 di notte a riflettere
(sorridendo) su una conversazione avuta con una persona…
interessante, arricchente. Ma complessa.

Una persona in parte molto simile a me. In parte molto diversa.
Una persona che ha voluto mettermi davanti uno specchio.
Un suo specchio che così a pelle mi appariva non proprio onesto
nel suo riflettere.
E lì ho cambiato ritmo.
Mi sono detta:
Ma che importa?!”.
Forse è questa la chiave di volta.
Se capiamo che noi in realtà non dobbiamo dimostrare nulla
a nessuno. Che il vero specchio lo abbiamo noi, negli occhi
con cui ci guardiamo dentro – è questo il ritmo che ci deve guidare.
Gli altri ci vedranno sempre (nel bene e nel male) come vorranno loro.
Vorranno giocare con noi. Con le loro regole.
O con regole condivise (magari discusse ma condivise) insieme.
Come un dialogo sonoro che si costruisce nota dopo nota
nell’identità comune.
Non ci capiranno perché vogliono sentire le loro musica.
O ci capiranno solo con uno sguardo – perché saranno
armonicamente complici.
E allora sarà bellissimo.
Magari non ci saranno parole per spiegarlo.
Perché bisognerà solo viverlo.
Lasciare che viva, che risuoni, che sia ritmo.
Il nostro ritmo.
E chi se ne frega da che parte guarderemo.
Tanto staremo sorridendo.

immagine

B.

 
 
 

Musica e vita

Post n°129 pubblicato il 14 Novembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Vi ho già parlato dei Musicanti Erranti (si veda il post 103).
Gruppo di psico-musicisti che “errano”, nel senso che girovagano per il mondo, nel senso che sbagliano… e come ho potuto constatare dopo due serate ravvicinate di incontri… la cui mente ama “errare” nel senso di girovagare tra sogni, idee, progetti, pensieri.
Musica e risate.
Musica e pensiero.
Musica e sogni.
Musica e vita.
Bello passare serate così.
Serate dove ci si sente davvero vivi – dentro.

immagine

E allora capita di trovarsi a cantare una versione rapsodica di “Hanno ucciso l’uomo ragno” (non vi dico che meraviglia…).
Di raccontarsi un progetto di ricerca in stile trobadorico, con accompagnamento di chitarra (se ci va male come psicologi, se anche come musicisti non ci vuole nessuno – visto che “erriamo” – possiamo provare a riciclarci come cabarettisti…).
Di ridere traducendo i testi delle ballate rock norvegesi (ad esempio provare ad immaginare quanto sia dissociato uno che è il vento dell’ovest e la stella del nord e chiedersi se musicalmente – o a livello ontologico/concettuale ha rapporti con “il grande incubo”).
Di fare lezioni di canto in stile puramente visivo (grazie Raffy!!!!)… lezioni che hanno portato a  cantare perfino una fifona come me!
(Vorrei fosse messo agli onori delle cronache che mi è stato detto – seriamente – che ho una bella voce. Non pensavo mi sarebbe mai successo).
Di raccontarsi la propria vita davanti a un bicchiere (o due) di vinsanto toscano, scoprendo di aver percorso strade parallele.
Di aver vissuto gli stessi colori.
E’ incredibile la sensazione di “rilassamento” e di vicinanza data dallo scoprire che qualcosa che pensavi di aver vissuto solo tu è invece stato condiviso, che ha portato allo stesso sentire, allo stesso pensare…  Forse allo stesso modo di essere.
E’ bello essere in grado di ricavare da una serata ricca di risate, note e vita, la stessa morale della favola.
La stessa perché vissuta, perché ci sono cose che non si capiscono se si studiano sui libri, ma solo se si vivono.

B.

PS Curiosi di sapere la morale delle nostre serate musicalmente e cognitivamente erranti? Be’… L’ha mirabilmente riassunta la Raffy nel suo post steso a conclusione della seconda errante serata!

 
 
 

La mano sinistra

Post n°128 pubblicato il 11 Novembre 2006 da thefairyround

Diceva Berthold Auerbach:

"La musica lava via dall'anima la polvere della vita di ogni giorno".

E per me è davvero così.
Ritagliarmi del tempo tra i mille impegni per prendere la viola e suonare... ha un potere rigenerante ed è capace di regalarmi nuovi sorrisi, nuova energia, nuovi colori.

La mia Maestra - a conoscenza dei mille impegni di qiesto periodo ha commentato.
"E continui a studiare? Ma sei un'eroina della viola da gamba".
Non proprio: perché senza musica, senza viola, non credo riuscirei a "vivere" vermante. Non riuscirei a ritrovare i colori veri del mio "essere io".

Però ieri - dopo aver ricevuto un "amichevole" sollecito a presentarmi a Firenze a lezione - sono stata colta da atroci sensi di colpa (idealmente vorrei studiare di più, ma non riesco...).
E i sensi di colpa hanno fatto nascere la non proprio piacevole sensazione di non essere più in grado di suonare "come prima". (...Bei regalini che fa l'ansia).
Così mi sono messa a fare scale su scale, arpeggi, a ripassare tutti i brani su cui mettevo le mani....

immagine

Ora, Bach diceva che: "Tutti gli strumenti musicali sono facili da suonare. Basta pigiare il tasto giusto al momento giusto, e lo strumento suonerà da solo".

Però la mia mano sinistra mi ha detto che, pur ringraziandomi sentitamente per aver cercato di dimostrare la cosa tramite suo, dissente.
E si dichiara pronta per l'amputazione.

B.

 
 
 

Voci, musica e risate

Post n°127 pubblicato il 07 Novembre 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Riprendo in parte il titolo di un post di SunnySmiling (anche perché qui si parlerà anche di lei…).
Ieri è stata una giornata all’insegna del suono… parole, canto, risate.

Inziamo con una grande verità.
Si sa amo la musica. Non potrei vivere senza. Suono anche. E non me la cavo così male (a quanto dicono).
Naturalmente mi piace il canto.
Ma ho una fifa blue di cantare.
Ebbene sì. Sempre stato così.
Al solo pensiero di cantare mi si annodano le corde vocali tipo “nodo bandiera ganciato” (chi ne sa di barche mi capirà) e inizio perfino a tossicchiare.
L’esame di solfeggio cantato me lo sono sognato modello incubo ricorrente per mesi.
Siccome però ho la testa dura continuo imperterrita a prendere lezioni – formalmente dovrei lavorare a livello di solfeggio cantato e analisi “strutturale” sui pezzi di viola, in pratica il Maestro ancora non si è arreso – e veicola tecnica vocale e canzoncine varie ed eventuali.
Ultimamente credo si fosse un po’ innervosito di fronte alle mie reazioni modello “tisica annodata” e mi aveva pertanto assegnato come compito di scegliere una canzone, trascriverne la linea melodica ad orecchio, e poi prepararmi a cantarla.
Panico.

immagine

Siccome non si fugge davanti ai problemi… mi sono fatta forza.
Ho scelto una canzone che mi comunicasse qualcosa senza essere troppo difficile tecnicamente.
La mia scelta è caduta su “She's always a woman” di Billy Joel. E’ ben poco rinascimentale/barocca, ma mi comunica davvero qualcosa.
E’ una canzone che in certi punti sembra rispecchiare (nel bene e nel male,… perché se guardate bene il testo non è così “dolce” come sembra) una parte di me. [ve ne riporto un pezzettino)

She can kill with a smile
She can wound with her eyes
She can ruin your faith with her casual lies
And she only reveals what she wants you to see
She hides like a child
But she's always a woman to me 

She can lead you to live
She can take you or leave you
She can ask for the truth
But she'll never believe you
And she'll take what you give her as long as it's free
She steals like a thief
But she's always a woman to me 

Oh, she takes care of herself
She can wait if she wants
She's ahead of her time
Oh, and she never gives out
And she never gives in
She just changes her mind 

Inoltre è è la canzone che forse vorrei mi venisse dedicata. Non vorrei una canzone d’amore incondizionato, cieco, inconsapevole. Ma una canzone che sembra dire: “Di te vedo il bene e il male. E mi piaci così”. Un po’ scontato forse… ma che volete farci? Ognuno ha le sue debolezze.
Sistemata la parte emotivo/psicologica ho iniziato a studiare la canzone.
Ieri arriva il Maestro.
Intanto storce il naso perché non conosce la canzone – e perché non è certo un classico. Ma mi aveva lascaioto carta bianca e non può rimangiarsi la parola.
Mi chiede in che tonalità la voglio cantare – per darmi l’accordo di partenza (bontà sua di solito non lo fa).
Io tutta baldanzosa: “Mi bemolle maggiore”.
Silenzio. Mi guarda. Io sorrido. Silenzio. Mi riguarda. Ri-sorrido.
Sei consapevole vero che ci sono tre bemolli? Che più volte vedo un intervallo mib-re che è un semitono molto piccolo, ma che tu dovrai far sentire molto grande?”.
[per la serie: tranquillizziamola un po’ prima così parte con il piede giusto]
Io: “Certo che ne sono consapevole. Ho detto mi bemolle maggiore e la canto in mi bemolle maggiore con i suoi tre bemolli e i semitoni dove devono andare”.
[Per la sere: prendi incassa e porta  a casa].
L’ho cantata.
Forse in un teatro senza microfono non mi avrebbero sentita molto, ma l’ho cantata!
Il maestro ha sorriso e non ha detto nulla.
Di solito non insito… ma questa volta… “Allora? Inizi a credere ai miracoli?”.
Lui: “Sai che io mi soffermo solo sugli errori, quindi ora non ho nulla da dire”.
Ho provato la tentazione di andare sul balcone e urlare. Oppure attraversare il pianerottolo, entrare nello studio di avvocati qui di fronte e abbracciare due o tre persone a caso! immagine

Degna conclusione di sì grande trionfo.
La cena con la Raffy.
Erano tre settimane che rimandavamo per impegni vari questa cena, ma ieri ce l’abbiamo fatta.
E le qui le voci cariche di entusiasmo, le risate, e i sogni condivisi si sono allegramente sovrapposti agli scones e al vinsanto per tutta la sera.
E’ bello avere amici con cui si condivide la visione della vita! Ci si capisce al volo e si ride delle stesse cose.
Abbiamo iniziato a costruire un bel sogno – lavorativo, musicale, e gioioso – che speriamo tanto si realizzi.
E abbiamo programmato – in tema di canto – una serata canora (la Raffy – al contrario di me – canta benissimo e ha eroicamente deciso di farmi passare definitivamente ogni timore) per sabato sera.
Vi faremo sapere!!!!!!!

immagineB.

 
 
 

LA FORESTA INCANTATA

Foto "gambistiche" e montaggio di Alessandro Bonini
...grazie Ale! ;-)

 

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