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Sindaco visionario
Post n°2797 pubblicato il 24 Settembre 2018 da namy0000
Mimmo Lucano, sindaco visionario di Riace, il paesino del ritrovamento dei Bronzi, ha un’idea tanto semplice quanto dirompente: prendere i vecchi ruderi abbandonati del centro storico, da cui partirono i riacesi per emigrare, riadattarli e ospitare i profughi sbarcati sulle coste calabresi, così da creare nuove botteghe d’artigianato locale, piccole aziende, bar, ristoranti, un servizio per la raccolta differenziata e ridare vita a un borgo di 1.500 abitanti. Un’idea semplice che dà fastidio a tanti in quest’epoca di xenofobia crescente. Lucano, che ha anche fatto uno sciopero della fame per il taglio dei fondi sui progetti legati all’integrazione nel suo Comune, ci racconta le sue ultime vicende. L’immagine dell’amministrazione di Riace è stata appannata da un’inchiesta della Magistratura scattata dopo un’ispezione della Prefettura di Locri. ‹‹Ora la Prefettura ci ha assolto completamente, anzi, ci hanno fatto pure i complimenti. Mi auguro che l’inchiesta della Procura produca lo stesso risultato››. ‹‹Io spero che il nostro progetto si allarghi in tanti altri Comuni, non solo italiani. Per realizzarlo basta un po’ di umanità. Da noi tutto è nato da un veliero carico di profughi curdi finito alla deriva sulla nostra spiaggia, una mattina di luglio. C’è stato chi si è attivato per assisterli e ospitarli››. ‹‹Riace era soggetta a un processo di spopolamento che sembrava inarrestabile. Ci siamo chiesti: possiamo costruire una comunità di accoglienza? E da lì è nato tutto. Abbiamo dimostrato che il requisito è quello di rimanere umani. Non esiste altro. È inutile che ci giriamo attorno. Quando c’è l’empatia, la comprensione di entrare nei disagi degli altri, allora si può fare››. ‹‹Dall’indagine non ho nulla da temere. Mi sembra tutto così strano. Io non sono un politico che deve nascondere dei beni. Sono un sindaco proletario, assistente di laboratorio in aspettativa. Prendevo 1.400 euro al mese, come sindaco ne percepisco 1.050. Non ho proprietà. Nulla. E le dirò di più. Per me è un’occasione per fare ulteriore chiarezza. Se dovessi tradire la fiducia di chi ha creduto in questo sogno non mi rimarrebbe altro che finirla anche con la vita. Il mio unico modo per chiedere scusa sarebbe solo questo››. ‹‹La nostra è stata un’azione antitetica rispetto alle famiglie di mafia che sono sul mio territorio. Soprattutto dal punto di vista della cultura. La mafia non è solo una questione militare, ma anche culturale. Quando ci hanno offerto di utilizzare alcuni beni confiscati alla mafia, il mio Comune non ha esitato: otto appartamenti e un ristorante. E questo dà molto fastidio ai boss. L’unica strategia delle mafie alla fine è quella di infangare. Funziona sempre. Non servono più nemmeno le bombe››. ‹‹Quello che sta accadendo in Europa mi preoccupa… Diceva il mio amico Vittorio Arrigoni, un pacifista morto in Palestina: restiamo umani. Io penso solo per questo. Noi siamo un’onda dolce, che contagia. Padre Zanotelli, il missionario che adesso abita nel quartiere Sanità di Napoli, è stato qui per due settimane. Ora mi chiama quasi tutti i giorni. Ha speso la sua vita nelle missioni in Africa e a Napoli e ora vede in Riace un faro. È una persona che mi coinvolge anche spiritualmente. Io sono laico, ma ultimamente mi succedono delle nuove cose…››. C’è una fiction realizzata su questo progetto dall’attore Beppe Fiorello, che chiama scherzosamente Mimmo Lucano “il terzo Bronzo di Riace”. ‹‹È stato un onore poter raccontare una storia così esemplare, un esempio di straordinaria umanità, l’impegno di un uomo e di un paese che riesce a donare accoglienza e dignità dando vita a un modello di integrazione unico al mondo. Il racconto di una Calabria poco vista, il racconto di un uomo visionario che trasforma la politica in uno strumento umanitario, in una missione. Un sindaco tra la gente, il sindaco di strada, tra chi ha più bisogno, un sindaco che non risponde quasi mai al telefono dell’ufficio perché non è mai seduto, si trova solo tra la gente, a cercare di risolvere i problemi quotidiani di tutti, italiani, immigrati, bambini e anziani, un uomo che ha capito chiaramente che se ci si tiene tutti per mano ci si sente meno soli››, ha scritto Beppe Fiorello. (FC n. 38 del 23 sett. 2018). |
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