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Una candela dopo il buio

2021, FC n. 14 del 4 aprile.

Fino a qualche giorno prima, via Acqua dei Buoi a Nembro era una strada totalmente sconosciuta per Monica e Alex. Ma sabato 20 marzo, quando all’improvviso è partito il travaglio della loro terza figlia, è diventata il luogo dove ha visto la luce Chiara. Sì, proprio nel parcheggio dell’Esselunga del paesino bergamasco, mentre mamma e papà stavano cercando di raggiungere il punto nascita più vicino. «Alle 6,25 ho rotto le acque e alle 6,30 è nata», racconta Monica. «La temperatura era meno 5, ma io, giuro, non mi sono accorta di nulla».

Il pomeriggio del 19 marzo, proprio in occasione della festa del papà, ormai giunti oltre la 41ma settimana di gravidanza, avevano fatto una visita di controllo, con scollamento delle membrane, ma dall’ospedale di Segrate erano stati rimandati a casa. L’impressione era che ci fosse ancora qualche giorno da aspettare e, invece, la piccola ha bussato prima del previsto alla porta. «Alle 5 del mattino di sabato sono stata svegliata da una fitta, così ho deciso di mettermi sul divano per capire se erano le prime avvisaglie. Dopo sette minuti ho sentito il bisogno di spingere». Così Monica, nella concitazione, ha svegliato il marito, ha allertato la suocera al piano di sopra (Nicola di 4 anni e Marta di 2 dormivano) e ha telefonato alle ostetriche di Terre Alte: «I miei angeli custodi. Un servizio che esiste da quando hanno chiuso il punto nascita di Piario e che funziona h24. A loro ho detto: “Mi fermo comunque a Piario, almeno troverò un dottore”. Ma poi, di concerto, abbiamo deciso di provare a raggiungere Segrate rimanendo tutto il tempo in contatto telefonico». Niente da fare. Partiti da Ardesio, dove vivono, al bivio di Nembro hanno dovuto parcheggiare nel piazzale del supermercato. «Nel frattempo l’ostetrica Patrizia, che abita in Val Gambino, aveva già allertato la collega Caterina di Clusone, più vicina a noi. Alle 6,30 partecipavamo tutti insieme all’arrivo precipitoso di Chiara».

Chiara che è stata concepita ed è nata nel pieno della pandemia: «L’idea di fare tre figli ci è sempre piaciuta. Avendo io 40 anni, nonostante i primi due siano a loro volta piccoli, ci siamo detti: “O adesso o mai più”». Siamo stati irresponsabili, si chiedono? «Avevamo voglia di futuro. Io lavoro in un ricovero di anziani che non è stato massacrato dal Covid, ma vedevo quel che stava capitando intorno. Oltre ad aver fatto turni su turni, lo scorso anno, per sostituire le colleghe che si ammalavano. Non sappiamo se è stata la voglia di avere speranza o il caso, ma fatto sta che appena abbiamo provato sono rimasta incinta».

Nemmeno le preoccupazioni economiche li hanno fermati: «È stato proprio il desiderio della famiglia numerosa! Poi ci siamo detti che il rischio del lavoro che c’è oggi e non c’è domani esiste – mio marito fa l’operaio -, ma dove si mangia in quattro si mangia in cinque. In caso si taglierà sul superfluo». Così come non li ha frenati quest’anno – e questi ultimi mesi particolarmente – stare sempre insieme a casa: «È stato pesante, questo è innegabile. Ma sentirmi una persona dinamica mi aiuta. Quando siamo entrati in zona arancione rinforzato mi sono spaventata all’idea di essere chiusi con tre piccolissimi e, invece, oggi mi sembra tutto fattibile. Certo, per essere pronti e vestiti ci vuole mezza giornata. Ma i due fratellini si contendono Chiara. Marta vorrebbe baciarla tutti i secondi, Nicola si sente il grande della situazione e vorrebbe guardarla solo lui. La prima sera quando siamo tornate dall’ospedale ho provato una tenerezza infinita: si sono messi tutti e tre sul divano a guardare i cartoni. Dopo poco si è addormentato Nicola, poi Chiara e per ultima Marta».

Che Pasqua sarà quest’anno? «Una Pasqua di risurrezione; la luce in fondo al tunnel. Certo avremo tante cose per cui ringraziare. Mio suocero lo dice sempre e lo farò: “Devi andare ad accendere un cero al santuario della Madonna delle Grazie se siete qui ed è andato tutto bene”. È proprio così, abbiamo un angelo in più in casa».

Quando oggi, leggendo il codice fiscale dell’ultima arrivata, Monica realizza che tra i caratteri c’è Nembro, riflette sulla coincidenza: «Noi abitiamo ad Ardesio e lei è nata proprio lì, nell’epicentro della prima ondata. Lo viviamo come un segno per dare coraggio a un paese falcidiato dalla pandemia. Per un territorio così duramente colpito Chiara rappresenta una candela dopo il buio che dà luce e speranza».

 
 
 
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