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Lotto per cambiare le coscienze

Post n°2927 pubblicato il 09 Febbraio 2019 da namy0000
 

suor Gabriella Bottani, milanese, comboniana, per anni in missione in Brasile, da quattro anni coordina Talitha Kum, il network internazionale delle religiose, la ‹‹rete di reti›› contro la tratta di persone, nata 10 anni fa in seno all’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), nell’ambito di un progetto in collaborazione con l’Organizzazione internazionale dei migranti (Oim) e tra i promotori della Giornata che si celebrerà l’8 febbraio.

Negli anni si sono attrezzate, hanno lavorato sulla formazione e sull’organizzazione. ‹‹Di fronte a un’organizzazione criminale estesa bisogna rispondere con forze e strategie capillari››, dice suor Gabriella.

In questi anni ‹‹è cambiata la nostra coscienza e stiamo imparando a collaborare››, dice Gabriella. Oggi sono 22 le reti intercongrazionali, nazionali o regionali, che operano in 76 paesi. ‹‹Non diamo ricette, ma aiutiamo la gente a mettersi insieme e a studiare la loro realtà. Da questa formazione nascono strategie locali, secondo i carismi e le persone che ci sono in quel luogo››. ‹‹Il numero delle vittime dei trafficanti sembra stia crescendo, e lo confermano le statistiche Onu. Inoltre, 10 anni fa le vittime erano maggiormente coscienti della loro situazione. Oggi la dinamica dello sfruttamento sembra essere stata internalizzata. Ci sono persone che sono in condizione di grave limitazione della libertà, ma non riescono a riconoscerlo. È complesso. Succede perché la pressione sociale per i soldi e il consumo è così radicata che la libertà sembra quasi non essere più un valore. La violenza verso le ragazze è drammatica. Non è un telefono, un profumo, vivere all’estero, possedere un passaporto piuttosto che un altro che restituisce dignità. Bisogna trasmettere la bellezza di essere persona, non per quello che hai ma per quello che sei››.

QUAL È IL RAPPORTO TRA TRATTA E MIGRAZIONE? ‹‹I confini tra tratta di persone e contrabbando di migranti si sono confusi. Spesso chi si rivolge ai contrabbandieri per poter raggiungere un paese senza avere i documenti validi per l’entrata, cade vittima dei trafficanti che li sfruttano sia durante il tragitto, sia nel paese desiderato. Capita a tante ragazze nigeriane, abusate sessualmente lungo il tragitto in Niger, Mali e in Libia, subiscono ogni forma di violenza e tortura. Una volta in Europa, lo sfruttamento continua››.

IN CASO DI RIMPATRIO QUALCUNO SEGUE LE RAGAZZE? ‹‹Diversi progetti accompagnano il rimpatrio delle vittime. Il ritorno e il reinserimento sociale nello Stato di origine è un problema complesso, e l’incidenza di chi cade di nuovo nella rete è alta, soprattutto tra coloro che non sono rientrati volontariamente e coloro che non trovano un lavoro con un salario dignitoso. È una delle grandi sfide che la società deve affrontare: che alternativa offriamo a queste persone, una volta che sono state riscattate dalla schiavitù? Spesso le famiglie associano il bisogno di una vita migliore al progetto migratorio di una figlia. Non dimentichiamo che le rimesse dei migranti superano di 3 volte i soldi inviati ai governi per i progetti di sviluppo. Inoltre sono più stabili e arrivano direttamente alle famiglie. Dal punto di vista economico, quindi, la tratta viene spesso vista come un beneficio. Questo, unito a povertà, cultura dello sfruttamento, patriarcato, sostiene la dinamica perversa che l’alimenta››.

CHE LAVORO FARE CON I “CLIENTI” DELLE RAGAZZE SCHIAVE? ‹‹Per lo sfruttamento sessuale punire non basta. Le persone e la società devono essere responsabili delle proprie azioni. Bisogna capire perché la domanda del sesso a pagamento è in crescita, e dobbiamo rieducarci alle relazioni. Vale anche per le persone trafficate a fini lavorativi. Ripartiamo dalla nostra consapevolezza: i pomodori a 1 euro al chilo nascondono uno sfruttamento. Il cliente, il consumatore, deve essere responsabilizzato in un contesto ampio di rispetto del lavoro›› (FC n. 5 del 3 febbr. 2019).

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