Creato da namy0000 il 04/04/2010

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Vivere la montagna

2022, Scarp de’ tenis, agosto

Hervé Barmasse, famoso alpinista. Vivere la montagna.

La famiglia di Hervé è originaria della Valtournanche, in Val d’Aosta. Ha realizzato ascensioni in tutto il mondo, dalle Alpi alla Patagonia, dalla Cina al Pakistan. Il suo primo libro è La montagna dentro, edito da Laterza, 2015. Cervino. La montagna leggendaria, edito da Rizzoli.

Cosa rappresenta il Cervino per te?

Per me il Cervino è un fratello maggiore, in fondo sono cresciuto insieme a lui. È stata una montagna che mi ha insegnato a guardare alla rinuncia non come a una sconfitta, ma come assunzione di responsabilità. Se riesci a fermare le esperienze che fai, anche quelle difficili, quando sei sospeso fra rocce e ghiaccio, e a dare un significato dopo che le hai affrontate, impari cose utili anche nella vita di tutti i giorni. La montagna mi ha impedito di sbandare, mi ha insegnato l’umiltà, mi ha dato equilibrio. Mi dà la serenità.

Il tuo stile alpino, sostenibile, lo ritrovi nei giovani alpinisti?

Devo dire che non lo vedo negli alpinisti in carriera di oggi. Lo ritrovo però nelle generazioni più giovani, fra i 18 e i 25 anni, magari non ancora affermati. E poi lo vedo in coloro che non hanno bisogno di sponsor, di apparire e di affermarsi, ma che praticano seriamente quella che oggi è una disciplina sportiva a tutti gli effetti. Loro vivono la montagna cercando di spostare il loro limite, ma rispettando la natura dove sono immersi. Non c’è solo la sfida, ma il senso di trovarsi in un ambiente dove sei ospite: spesso è la competizione che ci fa dimenticare questo concetto essenziale.

Sei una guida alpina e hai a che vedere con il turismo che oggi ha un impatto spesso devastante sulla montagna. Come si può arrivare a un equilibrio?

Vanno rivista molte cose, il distacco del ghiacciaio della Marmolada è un segnale gravissimo, che non possiamo ignorare. E oggi sta mancando l’acqua in montagna. Solo pochi anni fa era impensabile. Gli allevatori stanno passando tempi difficili. Certi alpeggi restano vuoti perché se non puoi dare da bere al bestiame è inutile spostarli. Deve cambiare il nostro modo di viverla. Penso ad esempio allo sci, sicuramente è un grande introito per i territori di montagna, ma se viene a mancare la neve non è più sostenibile sparare quella artificiale: l’acqua serve alla sopravvivenza dell’uomo e della natura.  Questo è più importante dello sci. Le zone di alta montagna contengono oltre la metà di tutta l’acqua dolce che l’uomo utilizza, sono dei serbatoi di vita che non possiamo permetterci di azzerare, assicurano fornitura idrica a miliardi di persone in tutto il mondo. Dovremmo averlo tutti chiaro: siamo o non siamo la specie più intelligente del Pianeta? Sono scomparsi i dinosauri e se continuiamo con questo atteggiamento, ci attende lo stesso destino. Qualcuno dice che è già tardi per salvarci, ma io spero non sia così. Occorre la lungimiranza che non abbiamo avuto fino ad ora.

In queste pagine raccontiamo di giovani che hanno proprio questa lungimiranza: vivere e lavorare in montagna…

La Valle d’Aosta è una zona in cui da sempre è molto vivo il turismo. I giovani ci sono sempre stati, soprattutto nella filiera del lavoro ricettivo e spesso passano qui le estati, lavorando. Negli ultimi anni, però, vedo sempre più giovani che lavorano per le strutture fare una scelta di vita legata non solo al lavoro stagionale, ma al loro futuro. Credo che la pandemia abbia inciso su questo. I giovani hanno rimesso in discussione quello che è importante per la loro vita. La qualità del tempo che abbiamo a disposizione, il tempo libero da dedicare a chi amiamo e alle nostre passioni è più importante dell’accumulo del denaro. Credo che abbiamo riscoperto la felicità e capito che è la cosa più importante della nostra vita.

Hai documentato con un video i rifiuti abbandonati sulle montagne. Le responsabilità dell’industria nelle spedizioni commerciali sulle vette himalayane sono palesi.

Però quell’industria si lega a una domanda. L’uomo che vuole a tutti i costi arrivare in cima quando non ha le capacità per farlo si rivolge a queste società che, a fronte di spese esorbitanti, ti portano in vetta. Se non riusciamo a raggiungere con le nostre forze la vetta dell’Everest sarebbe bene rinunciare. Ma dobbiamo anche dire che quelle spedizioni sono effettuate anche da alpinisti professionisti. Eppure, si può fare: si può salire senza corde fisse che poi restano in montagna, si può scalare avendo cura di non pesare sulla montagna coi tuoi rifiuti. Certo, è la via più difficile. Si va incontro più facilmente a insuccessi, ed è anche più pericoloso. Ma allora le responsabilità vanno suddivise, fra business e domanda.

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