Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Marzo 2020

Medico d'urgenza

Sono un medico d’urgenza e lavoro presso il pronto soccorso/medico d’urgenza dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. È finita l’ennesima lunga e faticosa notte. A fine turno si resta un po’ soli con se stessi e si viene assaliti da mille riflessioni. Siamo stremati fisicamente e psicologicamente. Ma non abbandoniamo la nave; non lo abbiamo mai fatto. Non abbandoniamo i pazienti; non lo abbiamo mai fatto. Figuriamoci ora che dobbiamo curare il fisico e l’animo di questi pazienti; soli, impauriti, provati nel fisico e nella psiche, molti gravi. Oggi mi è venuto in mente Orgoglio e pregiudizio e lo dedico ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, tutti indistintamente. Lo dedico a loro: la mia seconda famiglia.

Pregiudizio: chi lavora nell’urgenza sa bene il pregiudizio sociale che spesso viviamo. Verso un’identità professionale che, spesso, non ci viene riconosciuta. Il pregiudizio di chi crede che abbiamo scelto la professione medica come missione, per cui è ingiusto e scorretto lamentarci; per cui è giusto essere sottoposti a turni massacranti, vivere ogni giorno al limite delle nostre forze, essere sottoposti alla gogna mediatica. Il pregiudizio di chi ci urla che il sovraffollamento è colpa nostra; di chi ci insulta perché non siamo veloci ed efficaci (come se un codice rosso e un codice giallo potessero essere valutati e trattati in pochi minuti); di chi, negli anni, ha depauperato, un pezzettino per volta, le nostre risorse, buttandoci senza nessuna considerazione in trincea.

Orgoglio: oggi in trincea ci siamo ancora, in prima linea. Perché lo vogliamo. Perché è giusto. Oggi, più che mai, sono orgogliosa di fare questo lavoro; e di farlo con un gruppo di persone che credono in esso, ci hanno sempre creduto; che lo praticano con dedizione e cura, che lo fanno e lo hanno sempre fatto spinti dalla passione. Persone che hanno trasformato quella passione nel loro lavoro, che usano quella passione come carburante che oggi alimenta una “macchina umana” che mai avrei pensato. siamo stanchi, feriti nel fisico e nell’anima. Ma sappiamo che i nostri pazienti e le loro meravigliose famiglie lo sono di più. Loro non sono abituati alla trincea, noi sì. E quindi con orgoglio ci portiamo, in silenzio, il fardello di questa maxi-emergenza sanitaria. Con orgoglio li vediamo farci forza, con orgoglio asciughiamo le loro lacrime e consoliamo il loro dolore, con orgoglio li curiamo.

Torniamo a casa dal lavoro con il cuore stretto nella morsa del dolore, pensando a chi non ce l’ha fatta, a chi non ce la farà nonostante i nostri sforzi, pensando alle loro famiglie distrutte e alle nostre che ci guardano da lontano temendo un nostro crollo psicofisico. Ma noi ce la faremo. Il Sistema Sanitario Italiano ce la farà, perché nonostante tutto ha dato una grande lezione di efficacia ed efficienza. Grazie alla mia seconda famiglia, senza la quale tutto questo sarebbe impossibile; grazie agli splendidi specializzandi, sempre con noi in prima fila; grazie alle caposala (PS  Medicina d’Urgenza) e alla nostra infermiera visual per il loro instancabile lavoro; grazie ai colleghi medici e infermieri più esperti che stanno regalando la loro esperienza; grazie al primario, capitano tenace, presente, forte, che ci sta guidando con competenza e capacità su questo mare in tempesta.

‹‹Solo quando tutti contribuiscono con la loro legna da ardere è possibile creare un grande fuoco››… il fuoco dell’urgenza. Grazie medici e infermieri d’urgenza di tutta Italia. Insieme ce la faremo! – dott.ssa Emanuela Cataudella (FC n. 13 del 29 marzo 2020).

 
 
 

Incompiuto

Post n°3296 pubblicato il 31 Marzo 2020 da namy0000
 

“C’è una crepa in ogni cosa: è da lì che entra la luce” (L. Cohen)

 

“Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella” (William Blake).

 

La Luce splende fra le tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta” (Giovanni 1,5). “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta, non l’hanno compresa”.

“Nel Rotolo della Guerra si descrive la battaglia finale di una guerra quarantennale tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, segnata dal trionfo della luce. “Il verbo greco presente nel testo originario è di sua natura ambiguo perché può ospitare al suo interno tutta la gamma dei significati indicati, sia pure con accenti diversi”. Il mondo, il fisico, il reale non ha riconosciuto la luce: il Verbo-Luce-Cristo. Nelle parole di Giovanni, le tenebre addirittura si opposero alla luce: tra Cristo e il mondo. “Camminate mentre avete la luce perché le tenebre non vi afferrino”.

 
 
 

CORONAVIRUS. Abbiamo capito

Post n°3295 pubblicato il 30 Marzo 2020 da namy0000
 

CORONAVIRUS. ‹‹Abbiamo capito di avere bisogno gli uni degli altri››

Dove sei classe? Non ho fatto in tempo a venire a salutarti, purtroppo. Volevo solo dirti che mi manchi ti immagino così: un’aula vuota con banchi terribilmente allineati, armadi e sottobanchi (quasi) vuoti e luci spente. Ciò che ferisce maggiormente è il silenzio: non il silenzio di preoccupazione durante la verifica di matematica, non il silenzio di stanchezza della prima ora e nemeno il silenzio eterno prima che la prof. scelga chi interrogare su Dante. Niente di tutto questo, purtroppo. È un silenzio tombale, angosciante, insopportabile, quasi irreale. È il silenzo del cuore, il grande vuoto dell’anima.

Mi mancano le chiacchiere durante il cambio dell’ora, il suono salvifico o di condanna della campanella, le corse affannose per varcare la soglia prima delle 8 per non essere segnati in ritardo, i richiami degli insegnanti. Mi mancano la scuola, i miei compagni, le mie abitudini: manca la quotidianità, tanto monotona e data per scontata, quanto ricca di valore e preziosità. È triste essersene resi conto solo ora. Anzi, questo non ci dovrebbe stupire: d’altronde il nostro amato odiato Dante faceva pronunciare a Francesca queste parole nell’Inferno: ‹‹Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria››. Historia magistra vitae.

Il calendario, che segna inesorbilmente i giorni che ci separano dalla meta, è fermo al 21 febbraio (2020), ultimo giorno di scuola: sembrava un venerdì come altri, ma così non era. Già, era un giorno speciale: abbiamo festeggiato il compleanno di un nostro compagno di classe, finalmente maggiorenne, abbiamo ricevuto dalla preside il programma per la nostra ultima gita (in Costiera Amalfitana, dove tanto desideravamo andare) e… abbiamo sentito del primo caso di Coronavirus in Italia. Chi era molto preoccupato e già temeva il peggio (‹‹a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca››) e chi, invece, forse inconsapevole del rischio che stavamo correndo, lasciava perdere. Allora non immaginavamo che la nostra vita sarebbe cambiata da un giorno all’altro, che non ci saremmo più visti, inizialmente per qualche giorno, poi per qualche settimana, infine per più di un lungo interminabile mese.

Un essere invisibile è entrato nelle nostre vite e le ha sconvolte: classi smembrate, celebrazioni sospese, nonni e nipoti separati. Ci sentiamo impotenti e schiacciati, sembra di essere diventati i protagonisti di quei quadri così malinconici e per un certo verso inquietanti di Friedrich. È come se qualcuno avesse ordinato al grande orologio del mondo di fermarsi, il tempo si è cristallizzato, guardando fuori dalla finestra vediamo un quadro black and white, una musica senza parole. Con il nostro impegno e con il nostro sacrificio possiamo però ridare colore e brillantezza a questo quadro sbiadito e offuscato. Ringraziamo medici e infermieri che, come veri eroi, sacrificano la loro vita per il bene degli altri, ascoltiamo e rispettiamo i provvedimenti, in quanto la salute, recita l’art. 32 della Costituzione, è tutelata ‹‹come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività››. ‹‹Quand je vous parle de moi, je vous parle de vous››, affermava Hugo, ‹‹Je est un autre››, ribadiva Rimbaud: insomma, per tutti gli sforzi che possiamo compiere, non riusciremo mai a essere autosufficienti. L’uomo ha bisogno dell’altro.

Quando tutto ritornerà alla normalità probabilmente crederemo di aver vissuto in un incubo sulla “Nuova Atlantide”, un incubo che però ha lasciato un segno profondo. Saremo più forti, coraggiosi, responsabili e consapevoli della preziosità delle piccole cose. Quei social a cui tanto siamo legati non ci piacciono più. Per quanto la tecnologia abbia fatto passi da gigante, vedersi su Instagram, Skype e Whatsapp non è come incontrarsi di persona. Solo ora l’abbiamo capito!

Supereremo anche questo! a presto a tutti quanti e un grande in bocca al lupo ai miei coetanei per la maturità, un traguardo a oggi irraggiungibile ma che sicuramente taglieremo brillantemente – Ilaria O. (FC n. 13 del 29 marzo 2020).

 
 
 

Racconto

Racconto la storia e le fiabe italiane ai nipotini su Skype

S23marzo stamattina ho appeso fuori dalla porta un foglio con su scritto:«Mi ricorderò di voi quando tutto sarà finito. Di voi che avete smantellato la sanità pubblica per finanziare centri di estetica e ora tuonate contro lo Stato perché mancano respiratori. Di voi farisei che, mentre pontificavate sulla vita, mettevate il profitto davanti alla vita stessa, e la difesa dei beni davanti a quella delle persone. Di voi, che ci avete coperto di veleni e lasciato desertificare l'Italia deiborghi; e di voi, volonterosi partigiani dell'economia del saccheggio, dello scarto e dello spreco, che avete de-localizzato in Asia e tolto lavoro alla nostra gente. E di voi, che avete coperto tutto questo, facendoci credere che il problema fossero gli immigrati, quando siete stati i primi a chiamarli per ingrassarvi il culo. E soprattutto di voi, ultra-liberisti da talk show, che avete smantellato cultura e sensodel dovere, obbligandoci a gestire questa emergenza più con la polizia che con l'educazione civica. E infine di voi, che anche ora, nel momento estremo, seminate zizzania e bugie per coprire di fango chi senza clamore si spende per soccorrere gli ultimi».

Scritto d'impeto, dopo avere letto un report agghiacciante sulle responsabilità dell'ecatombe a Bergamo, epicentro dell'infezione, con centinaia di morti al giorno. Ho due figli lontani, ciascuno con un nipotino. Uno nelle Langhe in Piemonte, l'altro in Svizzera. Il primo non è mai stato così contento di vivere in campagna. «Fino a ieri gli amici mi chiedevano: "ma come fai a vivere lì senza nemmeno un cinema?" e oggi sono io che chiedo loro come fanno a vivere in città, senza la natura accanto». Michele sa che, con una creatura di quattro anni, avere del verde dove sgambare è impagabile. Ora ci sentiamo più di prima, via Skype o Whatsapp. Stasera, su un tavolo pieno di tessere di legno colorato e bandierine, eccomi in collegamento video a spiegare al piccolo, affamato di storia, come Annibale ha battuto i Romani in battaglia, arretrando. Mi guarda, affascinato. Ma il "clou" della giornata è al mattino, quando lui è ancora a letto e al nonno —che per l'occasione indossa turbante e mantello — tocca il racconto della fiaba. Storie italiane mirabilmente asciutte, raccolte da Calvino. Mostri, metamorfosi, incantesimi. Un mondo antico che non ha ancora dimenticato che a governarci sono spesso forze misteriose, complesse e sconosciute.

24marzo

«Nonce la fai a stare chiuso a casa?», si chiede su Facebook Azra Nuhefendić, bosniaca in Italia. «Sei annoiato da tv e videogiochi? Preoccupato perché mangi troppo? Bombardato da messaggi, stanco di disinfettarti e fare la fila ai negozi? In crisi di nervi perché i bambini sono insopportabili e non puoi uscire a far jogging, o angosciato da strade vuote e silenzio? Bene. Ora immagina che ti tolgano il gas. Niente cottura, niente riscaldamento, niente acqua calda. Immagina di avere l'elettricità tagliata: niente luce, telefono, computer, tv; niente scuola online, niente tele-lavoro, niente ascensore; e niente acqua, nemmeno per la toilette. Immagina che il termometro sia sotto zero e di camminare per casa con dieci strati di roba. Immagina che, invece di aspettare nella fila del supermercato, sei in fila con i bidoni per prendere acqua a tre chilometri da casa. Immagina che invece di fare jogging devi tagliare l'albero di un parco per scaldarti o stare in fila ore per un pacco di aiuti umanitari. Immagina che sei ferito mentre fai la fila per il pane o colpito da un cecchino mentre vai a respirare in terrazza. E che, invece del silenzio, hai granate che cadono ogni treminuti.Ecco, è Sarajevo durante l'assedio».

Ha nevicato dai Balcani alla Spagna, e io me ne sto al caldo a preparare una torta salata col frigo pieno.Dicosa ti lamenti, europeo? Iclandestini in arrivo proprio qui, in questi giorni estremi, da posti come la Siria, ce lo ricordano oggi più di prima.Ci dicono che siamo fortunati, che è mille volte meglio ammalarsi di Coronavirus in Italia che in Iraq. Forse per questo i profughi danno fastidio. Perché vorremmo essere liberi di piangerci addosso. E ci rifiutiamo di credere che potremmo anche noi diventare degli indesiderati, come già accade a molti dei nostri, rimasti senza lavoro grazie a Brexit o a questa fottutissima peste. E magari migranti, perché no.Come sonogià di fatto, da quattro anni, le genti terremotate d'Appennino.

25marzo

Diretta-web anche con l'altro nipotino a Zurigo, che fa giusto sette anni. Un mattacchione che parla quella specie di ostrogoto che si chiama svizzero-tedesco. Gli hanno chiuso le scuole appena da una settimana. Dalle sue parti sipuò girare ancora liberamente per strada. Mi sa che gli svizzeri si sentono un po' troppo al sicuro con la loro sanità-modello e le loro assicurazioni. Il piccolo studia musica con un trombone più grande di lui e sempre via web ci suona il tema di Jurassic Park con gli occhi incollati allo spartito. Crescere con la musica dentro, che meraviglia! E mentre il papà cucina in diretta i Kaiserschmarren per colazione, lui narra che ha raccolto aglio orsino sulle sponde del torrente Wildbach, sopra casa, per farne un ottimo pesto. «Buonissimo, nonno!».

Oh certo. Guai se non ci fosse il web in questo isolamento, provvidenziale surrogato dell'incontro. Ma un caustico pamphlet che ho sul comodino — Narcisismo digitale di Pablo Calzeroni, ed. Mimesis — spiega come la Rete veicoli anche fiumi di detriti (fake news, cortocircuiti narcisistici, paranoie complottiste, algoritmi di sorveglianza) che hanno sopraffatto le aspettative di una rinascita generale delle intelligenze. Siamo in realtà immersi in una cacofonia di fondo. Come dire che, quando tutto sarà finito, dovremo affrontare sfide immani, ma con la nostra presenza in carne e ossa, dando contenuti umani alla politica che è stata svuotata da interessi più grandi di noi. Esserci,con ilcorpo. Perché all'Europa non basta una moneta. Haanchebisognodiun corpo.

26marzo

«Caro Andrea, ti scrivo alle quattro del mattino. So che a Zurigo c'è il sole, ma nevica in tutto il Mediterraneo e qui a Trieste soffia furiosamente. La bora, alla lunga, snerva e toglie il sonno. E, se ti svegli nel cuore della notte, i pensieri ti sommergono. A quell'ora, quando tace il web, vedi più lucidamente. Siamo troppo bombardati da numeri che inducono a un'ansia sterile più che al ragionamento. Se così non fosse, il resto d'Europa non ci avrebbe messo tanto a capire il pericolo.

È impressionante che i francesi abbiano fatto baldoria fino a ieri e persino indetto elezioni (ora hanno gli scrutatori ammalati!). Eppure le notizie non hanno mai viaggiato così veloci. A Parigi non potevano dire che non si sapeva. Il sospetto è che il sistema non tolleri il libero pensiero. Pensare deprime i consumi. Ma io che me ne faccio di mille analisti se manca un visionario? Che me ne faccio di una Rete che veicola spazzatura ansiogena e di una scienza incapace di incutere spavento su ciò che accade? Io non ho mai visto così lontano come quando ero sul mio faro nel Mediterraneo, in un'isola deserta senza né telefono né Internet.

Ma come si fa a non sentire l'evidenza che urla le sue ragioni con le raffiche di questo inverno fuori stagione? Castigo di Dio, si sarebbe detto un secolo fa. Com'è possibile accorgersi della realtà solo se diventa emergenza? Tremo per questa Unione in cui non vedo nessuna voce levarsi e dare un'informazione pacata, autorevole, univoca. Tutti in ordine sparso. A Sud pecchiamo di imprevidenza, ma a Nord peccano di arroganza. Con gli svedesi che ora superano tutti, col ministro della salute che spiega che a loro, razza superiore, non accadrà nulla e tutto continua come prima. Ah com'è comodo pensare che il male venga sempre dall'esterno. O dirsi europei quando le cose vanno bene. È adesso che vi aspetto al varco. Sai, figlio mio, la notte, con la bora a cento, sembra che migliaia di demoni e geni della lampada ci circondino per sussurrarci cose all'orecchio. A Nord solo il vento atlantico e il Foehn sono minimamente paragonabili a questa furia che si trascina dietro dieci fusi orari di steppe e deserti da Est.

Alba livida. Leggo il vecchio Oswald Spengler, L'eclissi della Terra del tramonto , uscito alla fine della Grande Guerra, e trovo molti punti di contatto con l'oggi. Diventeremo una colonia di potenze altrui? La Cina, che ci ha contagiato tutti, già riparte mentre noi siamo lì come pugili suonati. Non credo sia una sconfitta delle democrazie, ma dell'individualismo sfrenato cui ci ha indotto la sottomissione della politica all'economia dello spreco. Mai come oggi, ne esce chi sa cantare in coro. Ti abbraccio. Baciami la tua Chiara. Il compleanno di Federico è stato bellissimo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

MARCO DI LAURO/GETTY

di Paolo Rumiz

 

27 marzo 2020 sez.

 

 
 
 

Non t'azzardare

2020, Avvenire 27 marzo.

Milano. "Non t'azzardare": e gli studenti inventano gli spot

La Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano si è fatta promotrice di una iniziativa di sensibilizzazione rivolta soprattutto ai giovani e ai loro familiari

Una campagna di sensibilizzazione declinata in quattro spot. Dopo la discriminazione sessuale, lo spreco alimentare, il razzismo, il bullismo e il binge drinking, la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano si è fatta promotrice di una nuova iniziativa rivolta soprattutto i giovani ma anche i loro familiari, stavolta sui rischi dell’azzardo. Un fenomeno sottostimato, un universo sommerso che inghiotte ogni anno più di un centinaio di miliardi di euro solo in Italia. 

La notizia più allarmante è che l’età in cui si comincia a scommettere - Avvenire lo ha scritto tante volte - si sta abbassando sempre di più: adolescenti e pre-adolescenti entrano molto presto a contatto con il mondo delle scommesse e del gioco, anche se apparentemente attraverso modalità ritenute innocue.

La campagna è stata realizzata nel corso dell’anno accademico 2018/19 dagli studenti della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti in collaborazione con Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, Adap, Anteo Spazio Cinema, Arri, Accademia delle Belle Arti di Brera, Centro Berne di Analisi Transazionale, BMC, Sistema Socio Sanitario Regione Lombardia, Band.

 
 
 

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