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Un mondo nuovo

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Messaggi del 13/03/2021

Scialacquatore di sacramenti

Sono diventato uno che “scialacqua” i sacramenti

Una volta si diceva romanticamente che la famiglia è una cellula della società. Ma una società seria si fonda su uno statuto che, nel caso dello Stato, si chiama Costituzione. Quindi anche la sua cellula, la famiglia, se vuole essere tale e non un’ammucchiata, necessita di uno statuto che scatta con il rito del matrimonio, con tutto ciò che comporta. Riconosco la dignità di uno “statuto domestico” anche al matrimonio laico, che dimostra comunque la volontà di una seria prosecuzione nel Nuovo Testamento e un rito matrimoniale classificato fra i sette sacramenti: è il presupposto di fede per chiedere i sacramenti per i figli.

 

Quando mi si presentano due a chiedere il battesimo per il pupo, devo accertare il loro tipo di rapporto. In dieci anni, su 108 coppie, ben 63 si sono dette conviventi senza adempimenti al matrimonio ecclesiastico. Si affrettano a dirmi che ci stanno pensando, ma per quanto mi risulta, il pensiero si è realizzato solo in due casi! Insomma, i sacramenti sono trattati come articoli da supermercato che si possono scegliere a piacimento; e la Chiesa tollera “buonisticamente”. Mentre, viceversa, i sacramenti sono collegati da una logica e coerenza che li rapporta intrinsecamente. Non nascondo il mio irritato imbarazzo quando nel rito mi tocca fare la domanda preliminare: «Cari genitori, chiedendo il Battesimo per vostro figlio, voi vi impegnate a educarlo nella fede, perché, nell’osservanza dei comandamenti, impari ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa responsabilità?». È la circostanza in cui mi sento di più burattino liturgico!

 

Siamo oltre l’assurdo, specie se si considera il rigore con cui la Chiesa antica concedeva i sacramenti costitutivi del cristiano: battesimo, cresima, eucaristia. Ai nostri tempi impera il “buonismo pastorale”! Quousque tandem? Probabilmente fino a quando le gerarchie ecclesiastiche non ci daranno orientamenti chiari, rigorosi e coraggiosi. Non penso che il malanno sia solo di casa mia! In certi casi uno scossone ci vuole! Se non si muove qualcosa, sto meditando di darmelo io nel mio piccolo.

 

Nel caso specifico, non sarebbe negato il battesimo, ma rinviato a quando i genitori saranno diventati coniugi cristiani, per garantire un minimo di credibilità educativa dei figli in orientamento cristiano. Ove ciò non avvenisse, sarà il figlio, divenuto in grado di intendere e volere, a decidere. Mi creda: sono arci-stra-stufo di essere uno scialacquatore di sacramenti! E se il pupo muore non battezzato? Dio può salvare anche senza i sacramenti. In questa prospettiva mi preoccupano di più le giravolte sentimentali dei genitori, con crescente esito drammatico, come la cronaca odierna ci documenta con implacabile stillicidio. Ben diverso è il caso di genitori che soffrono cristianamente per un patito divorzio precedente, ma che abbiano almeno contratto il matrimonio laico, che resta pur sempre fondamento della famiglia seriamente intesa, senza facile turismo sentimentale con ricambio stagionale dei rapporti, come oggi è assai di moda. D.Alberto A. (FC n. 11 del 14 marzo 2021)

 
 
 

NO alla violenza

Post n°3548 pubblicato il 13 Marzo 2021 da namy0000
 

2021, Maurizio Praticiello, Avvenire 12 marzo

La storia. Caterina, che ha denunciato. La voce che serve alle donne

Una donna picchiata e terrorizzata per anni dal marito trova il coraggio di raccontare alla famiglia e alle autorità le violenze subite, per amore dei propri figli. Ecco perché andrebbe sostenuta

Adesso basta. La violenza sulle donne ha raggiunto limiti insopportabili. Il dramma non riguarda solo la vittima caduta nella trappola del carnefice ma tutti. Caterina è una mamma quarantenne. Ebbe la disgrazia di innamorarsi di Antimo, un giovane che divenne suo marito e che ben presto si rivelò essere violento.

Caterina lavora, porta i soldi a casa, lui no. Caterina mette al mondo tre figli, il primo che ha quasi 11 anni e una coppia di gemellini di 9. Lui riesce a isolarla dai genitori e dalle amiche, coloro che avrebbero potuto consigliarla, aiutarla, aprirle gli occhi. Per cinque anni Caterina non li vede, non li sente, nega a se stessa la gioia di abbracciarli e di essere abbracciata. Lentamente, senza che se ne accorga, diventa ostaggio del marito. Ma non si ribella, sopporta, tace. Ed è quest’atteggiamento, comune a tante donne vittime, il primo, grande problema.

Caterina lavora, accudisce i figli, la casa. Prende bastonate. Sa per esperienza che appena tenta di ribellarsi le cose peggiorano, e allora ingoia. Poi, un bel momento, esplode. A tutto c’è un limite. Un giorno si rende conto che la strada intrapresa è solo un vicolo cieco che la porterà alla morte. Lui diventa sempre più intrattabile. I bambini, terrorizzati, iniziano ad avere problemi. Caterina chiede aiuto alla famiglia, alle amiche, ai suoi stupendi genitori. Denuncia. Finalmente. Una, due, tre volte. Fa ritorno alla casa paterna. Lui la insegue. Non può permettere che la preda gli sfugga.

Non è possibile che la dolce Caterina, sempre buona, silenziosa e sottomessa, lo abbia lasciato. Vengono allertati i servizi sociali, le forze dell’ordine. Ognuno fa la sua parte. Viene intimato all’uomo di non avvicinarsi al nuovo domicilio della moglie. Divieto che non verrà osservato. Le leggi per gente come questa non esistono. Sono essi legge a se stessi; padroni della vita e della morte di chi ha avuto la disgrazia di finire nel loro raggio di azione.

Piove quella mattina, quando, infuriato, raggiunge la casa degli ex suoceri, li ritiene responsabili della decisione presa da sua moglie. Caterina è là, lo vede, si chiude in casa con i suoi. Sono terrorizzati. Lui entra nel cortile con fare minaccioso, si arrampica sulla grondaia. Nascosti dietro ai vetri, i familiari assistono alla scena. La pioggia ha reso la grondaia viscida, lui scivola a terra, si rialza, ritenta, cade di nuovo. Accosta un vecchio tavolo, si arrampica, cade ancora. Infine distrugge la piccola telecamera che, per fortuna, ha ripreso la scena. Grazie a quel filmato di pochi minuti quest’uomo violento finisce in carcere. Ben presto tornerà in libertà. Caterina e i suoi non osano pensare a quel giorno. La trasmissione Chi l’ha visto?, mercoledì sera, porta la storia di Caterina nelle nostre case. Orrore allo stato puro, anche i cuori più cinici e induriti si sciolgono.

Dalla mia parrocchia, la bella Caterina ha raccontato la sua storia. E ha detto chiaramente di temere che l’uomo che le promise eterno amore la ucciderà. Uno scempio che non può accadere, non deve accadere. I bambini hanno bisogno della loro mamma, i genitori della loro figlia, il mondo ha bisogno di questa donna fragile, coraggiosa e bella. Prima che venga rimesso in libertà, vigilata o meno, l’uomo che abbiamo visto arrampicarsi per la grondaia per nuocere alla sua ex donna, la società civile deve tirare fuori il meglio di cui è capace. E permettere a questo nucleo familiare di vivere in un luogo segreto, in modo sereno. Caterina ha diritto alla sua libertà, alla sua dignità, alla sua vita.

Quante donne si trovano in questo momento nelle condizioni di Caterina in Italia? A quante sono stati rubati gli anni più belli della loro vita da maschi stupidi e violenti? Il pensiero corre agli ultimi femminicidi registrati. Alcuni erano stati annunciati da tempo. A riguardo è stato fatto tanto, è vero, ma non basta. Se siamo ancora a questo punto vuol dire che non basta, che bisogna fare di più. Diciamo basta. Inorridiamo. Ribelliamoci. Gridiamo. Gridiamo insieme: «Io sono Caterina».

 
 
 

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