Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Luglio 2020

Ricomincia

Post n°3384 pubblicato il 31 Luglio 2020 da namy0000
 

Se sei stanco e la stradati sembra lunga,

Se ti accordi che hai sbagliato strada,

…Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia.

Se la vita ti sembra troppo assurda,

Se sei deluso da troppe cose e da troppe persone

…Non cercare di capire il perché, Ricomincia.

Se hai provato ad amare ed essere utile,

Se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti,

…Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia.

Se gli altri ti guardano con rimprovero,

Se sono delusi di te, irritati,

…Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.

Perché l’albero germoglia di nuovo dimenticando l’inverno,

Il ramo fiorisce senza domandare perché,

E l’uccello fa il suo nido senza pensare all’autunno,

Perché la vita è speranza e sempre ricomincia.

 
 
 

Lettera Pane Quotidiano

Post n°3383 pubblicato il 31 Luglio 2020 da namy0000
 

2020, Pane Quotidiano 19 Aprile.

Carissimi Amici. Ricopro la carica di presidente del Pane Quotidiano da quasi vent’anni e in tanti anni non mi sono mai rivolto a voi su queste pagine, ma il momento che stiamo vivendo è veramente drammatico, e per questo ho ritenuto indispensabile scrivere queste poche righe per rendervi partecipi della situazione e degli impatti che ha sul nostro Pane Quotidiano.

In 121 anni di storia, storia vissuta intensamente, non abbiamo mai dovuto sospendere la nostra opera e la consueta distribuzione di cibo  e generi di conforto a chiunque si presenti presso una delle nostre sedi. Nessuno ci ha mai fermati, neppure le due guerre mondiali e la pandemia dell’influenza spagnola del 1918/1920. Abbiamo sempre aiutato i più deboli e bisognosi. Ma questa grave emergenza che stiamo vivendo ci ha mposto rigore nel rispettare le regole per tentare di ridurre i danni, e questo ha portato inevitabilmente alla sospensione dell’attività di distribuzione diretta che raggiungeva mediamente circa 3.000 persone al giorno. È stato quindi necessario riconvertire rapidamente la nostra attività, e dai primi giorni di Marzo stiamo sostenendo la Protezione Civile della Provincia, la Croce Rossa Italiana di Milano ed altre piccole associazioni.

In questo drammatico momento, un doveroso ringraziamento dev’essere rivolto ai nostri collaboratori e ai nostri volontari che non hanno esitato ad accorrere numerosi per non far mancare il loro apporto determinante per lo svolgimento delle attività quotidiane. Ma soprattutto alle aziende che da sempre ci supportano e che adesso hanno addirittura intensificato i loro sforzi per conferire le loro preziosissime forniture…

Siamo e saremo sempre al fianco dei più bisognosi, ma per costruire questa opera di solidarietà abbiamo bisogno del tuo sostegno e della tua generosità. Della generosità di tutti noi. Tutti insieme vogliamo che il nostro Pane Quotidiano continui ad aiutare i più poveri e i più bisognosi.

Non mi riconosco più in questo Paese. Un Paese che ogni giorno si riempie di belle parole a cui però non seguono i fatti compiuti. Un Paese che fatica a dare risposta, e vive di mille contraddizioni, ma sopravvive soprattutto grazie alla solidarietà e al grande cuore di tanti cittadini. E tra questi, orgogliosamente e caparbiamente ci siamo anche noi del Pane Quotidiano.

Con gratitudine – Pier Maria Ferrario

 
 
 

Alfred

Post n°3382 pubblicato il 25 Luglio 2020 da namy0000
 

Alfred

Lo incontravo ogni giorno, a qualsiasi ora, nella mia via o lungo il viale, seduto sulle panchine degli Späti, i negozietti che vendono alcolici, sigarette, dolci e beni di prima necessità. Alle otto aveva già una bottiglia di birra in mano e mi scrutava con i suoi occhi verdissimi ma sempre tristi o rassegnati. Alto, fisico imponente, naso lungo, sguardo burbero e pochi capelli lunghi, bianchi, coperti da un cappello di feltro verde, da cacciatore, con una piuma d’uccello sul lato. Ogni tanto lo sentivo parlare con altri avventori, la voce rotta dalle sigarette che si accendeva a ripetizione. Passando, captavo pezzi di frasi. Si lamentava, del freddo, delle tasse comunali, del traffico.

Un giorno me lo trovo a fianco, al semaforo pedonale aspettiamo insieme il verde. In quel momento ci passa davanti un ciclista che corre veloce e lo saluta. Lo vedo sorridere, per la prima volta. ‹‹Si chiama Alfred, come me››, mi dice. Sorrido anch’io. Lui passa i giorni a bere birra e fumare sigarette, cammina su e giù per due strade perpendicolari, come una sentinella.

Esamina i vestiti dagli scatoloni che la gente mette per terra, fuori dai portoni dei palazzi. Ha un certo gusto, non è trasandato, in qualche modo ci tiene al suo corpo, al suo aspetto. Camicia, giacca scamosciata, pantaloni comodi ma eleganti e scarpe marroni lucide. Un giorno metto in strada i miei mocassini color castagna, che ho portato per quasi 15 anni, e sono ancora in buono stato; poche ore dopo glieli vedo addosso. Gli calzano a pennello.

Poi vado in vacanza un paio di settimane, torno e non c’è più. aspetto giorni, settimane, arriva l’autunno e non si vede. Alla fine mi decido e mi fermo a uno dei suoi Späti preferiti. Chiedo al venditore che fine ha fatto, Alfred. All’inizio mi guarda con sospetto, poi gli spiego il motivo della mia domanda e si scioglie.

‹‹Alfred ci ha lasciato››, mi racconta triste. Gli chiedo chi fosse in realtà. ‹‹Era un ingegnere elettronico. Pensa che ai tempi della Ddr poteva viaggiare dall’altra parte del muro. Ha visto mezzo mondo. prendeva 2.600 euro di pensione al mese››. Il segreto dell’aspetto curato era la moglie, una straniera, ‹‹che però lo sfruttava››. Lui beveva tutto il tempo, ‹‹nove birre solo la mattina, poi passava ai liquori con un suo compare››. Era un uomo solo, inacidito. Aveva litigato con il fratello quando erano morti i genitori. Una questione di eredità. Non aveva più contatti con i parenti. ‹‹Un giorno lo trovarono tremante davanti al discount, a meno 12 gradi. È arrivata l’ambulanza, aveva una temperatura corporea di 28 gradi. Si è salvato, ma dopo tre giorni in ospedale è tornato a bere››. Poi la moglie è andata a trovare una sorella. È tornata e l’ha trovato riverso per terra, in casa, senza vita. ‹‹Aveva 67 anni o 71, non mi ricordo. Non era un senzatetto. Era solo molto triste. E aveva un problema con l’alcool››.

Ogni tanto mi piace immaginarmelo, finalmente felice, che solca i sentieri dell’eternità. Con i miei mocassini color castagna – (Mauro Meggiolaro, Berlino, Scarp de’ tenis luglio 2020).

 
 
 

Sono belle le donne che sorridono

Post n°3381 pubblicato il 25 Luglio 2020 da namy0000
 

Sono belle le donne che sorridono. Quelle che si svegliano la mattina e anche se hanno paura, anche se si fanno mille domande, sorridono lo stesso, perché credono in loro stesse e in quello per cui combattono ogni giorno. Sono belle le donne che sorridono nonostante tutto… perché sono testarde come la speranza…

 
 
 

L'Amore trionfa sempre

Post n°3380 pubblicato il 25 Luglio 2020 da namy0000
 

L’amore trionfa sempre. Anche per strada.

Lui è Alessandro C., 53 anni; lei è Silvia V., 36 anni, poetessa per diletto. Il 20 maggio scorso sono convolati a nozze, alla presenza della loro famiglia allargata composta dagli ospiti del dormitorio di via Sirtori e dei tanti volontari che vi operano.

Scartata dunque l’ipotesi che il loro sia stato un matrimonio d’interesse, quale molla è scattata per indurli a unire le loro vite?

La risposta la fornisce Silvia, e lo fa nel modo più candido e disarmante: ‹‹Fin dai primi tempi che ho deciso di sposarmi – racconta – mi hanno sempre fatto una serie di domande che ritengo per nulla importanti: “Dove andrete ad abitare?”. “Ma avete un lavoro?”. “Non potevate andare avanti come avete fatto fino adesso?”. “Che vi sposate a fare?”. Beh, ma cosa ne so io di quello che faremo d’ora in poi. L’unica cosa che so è che ci si sposa per amore, non certo per trovare una sistemazione sicura. Noi stiamo bene insieme e questa è la cosa importante››.

Semplice come l’uovo di Colombo, non è vero? ‹‹A nessuno piace vivere per strada o in un dormitorio, per quanto confortevole possa essere la struttura e attenti gli operatori – racconta Alessandro -. La nostra idea è quella di trovare un piccolo appartamento in cui poterci trasferire: non voglio che Silvia debba continuare a vivere per strada››.

Silvia ha voluto mettere nero su bianco i sentimenti contrastanti che ha vissuto all’indomani dell’annuncio delle sue nozze con Alessandro. Tanta gioia e felicità, ma anche un po’ di sconforto per le domande a volte impertinenti a cui è stata sottoposta. ‹‹Poco mi importa se qualcuno troverà la mia poesia grezza o disadorna – dice ancora Silvia -, credo sia importante focalizzare l’attenzione sul contenuto del testo. Ho voluto raccontare qualcosa sul mondo dei senza dimora e sulla dimensione del tutto innaturale di chi è costretto a vivere per la strada››.

Senza un tetto ma capaci di amare

Senza tetto siam chiamati

ma spesso

da invisibili veniam trattati.

Gli altri ci ritengono poveri

perché non abbiamo averi,

ma non è vero…

Almeno questo è

quello che credo.

Il nostro tesoro

è davvero grande

e ve lo spiego in un istante.

Abbiamo la fiducia

tra di noi, non siamo soli

e neanche eroi.

Abbiamo la speranza

che la situazione migliori,

certo la vita non riserverà

solo dolori.

Abbiamo la pazienza

di sopportare

le giornate pesanti,

per fortuna alcune passano

in un istante.

Abbiamo i ricordi, belli e brutti e ce li teniamo tutti – Silvia V.

 
 
 

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