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Messaggi del 07/02/2020

Nella storia delle tre fedi

Sull’isola di Saadiyat sorgeranno una chiesa, una moschea e una sinagoga. ‹‹Design radicato nella storia delle tre fedi››, dice l’architetto.

Una chiesa, una moschea e una sinagoga. Tre luoghi di preghiera che sorgeranno l’uno accanto all’altro, collegati da un giardino, in un luogo che si chiamerà “Casa della Famiglia di Abramo”. Il progetto sarà realizzato entro il 2022 nell’isola di Saadiyat, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. L’isola ospita già il bellissimo museo Louvre Abu Dhabi e si sta arricchendo di progetti residenziali, commerciali, culturali e di intrattenimento.

La “Casa della Famiglia di Abramo” vuole rappresentare visivamente gli ideali presenti nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e da Ahmad al-Tayyib, Grande imam di al-Azhar.

Il progetto è stato affidato a Sir David Adjaye Obe, 53 anni, architetto britannico nato in Tanzania da una famiglia di origine ghanese, autore di opere realizzate in diversi paesi del mondo. Adjaye è entusiasta del progetto di Abu Dhabi e spiega che il giardino sopraelevato sarà il punto di raccordo tra tre edifici di uguali dimensioni. La moschea sarà orientata verso la Mecca, l’altare della chiesa verso Oriente, mentre il podio della sinagoga sarà rivolto verso Gerusalemme. La “Casa” prevede anche un centro didattico. ‹‹Il design è molto contemporaneo››, ci dice l’architetto, ‹‹ma radicato nella storia delle tre fedi. Sono onorato di essere coinvolto in questo progetto, sono occasioni che capitano una sola volta in una generazione››.

Il Documento sulla fratellanza umana non sta restando lettera morta e diversi segnali indicano incoraggianti progressi nel dialogo tra cristiani e musulmani. Questi passi avanti si toccano con mano proprio negli Emirati Arabi, dove nel 2019 è stato celebrato l’Anno della tolleranza.

Un Comitato per l’attuazione del Documento è stato formato l’estate scorsa ad Abu Dhabi. All’inizio di dicembre 2019 la sesta edizione del Forum per la promozione della pace nelle società musulmane, sempre ad Abu Dhabi, ha raccolto un migliaio di partecipanti e la dichiarazione finale, in cui si fa esplicito riferimento al Documento del 4 febbraio 2019, ribadisce che la costruzione della pace deve basarsi sulla tolleranza e la libertà religiosa.

Negli ultimi dodici mesi, inoltre, sono stati registrati altri passi concreti. In settembre le autorità emiratine hanno concesso il riconoscimento ufficiale a un tempio indù e a 17 luoghi di culto cristiani, tra i quali vi sono anche alcune chiese costruite decine di anni fa. Lo scorso dicembre 2019 monsignor Paul Hinder, il frate cappuccino svizzero dal 2011 vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), per la prima volta ha potuto celebrare una Messa all’interno di una prigione per oltre 120 detenuti. ‹‹Per tutti i detenuti è stato un Natale anticipato››, ha raccontato il prelato. Come ha spiegato Hinder ad Asia News, ‹‹il viaggio pastorale del Pontefice ha lasciato una profonda impressione. I frutti si sentono soprattutto nel clima più disteso nelle relazioni con le autorità››.

Un positivo cambiamento di clima viene segnalato anche da Andrew Thompson, cappellano della chiesa anglicana di Sant’Andrea ad Abu Dhabi. ‹‹I rapporti si stanno trasformando in amicizie profonde, si sta costruendo la fiducia e nel prossimo decennio si evolverà il dialogo interreligioso, nel quale le comunità respingeranno ideologie e comportamenti inaccettabili e pericolosi››, ha scritto Thompson in un articolo pubblicato dal quotidiano emiratino The National. Segnali interessanti arrivano anche da altri Paesi del Golfo. Nel settembre 2019, poco meno di un anno e mezzo dopo la posa della prima pietra, è stata consacrata Salalah, in Oman, una nuova chiesa dedicata a san Francesco Saverio. In Arabia Saudita il principale quotidiano anglofono, Arab News, lo scorso 26 dicembre ha dedicato quasi tutta la prima pagina al messaggio natalizio Urbi et orbi di papa Francesco, con un titolo che sottolineava, in particolare, la preghiera del Pontefice per la pace in Medio Oriente (FC n. 5 del 2 febbr. 2020).

 
 
 

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