Messaggi del 20/11/2021
Post n°3681 pubblicato il 20 Novembre 2021 da namy0000
2021, Avvenire 19 novembre Suor Gloria: «Nel Sahara pregavo per i miei sequestratori»La testimonianza della religiosa colombiana per quasi cinque anni nelle mani dei qaedisti: «La prigionia ha rafforzato la mia fede» «Scrivevo lettere al Signore sulla sabbia del deserto. Disegnavo anche vasi di fiori, con una scritta che diceva “Dai gloria a Dio”. A volte riuscivo a scarabocchiare i miei pensieri su un quaderno utilizzando come penna il carbone che avanzava, dopo aver cucinato». Per 1.705 giorni, Gloria Cecilia Narváez, religiosa delle suore francescane di Maria Immacolata, ha trascorso così le ore successive al risveglio. «Mi piaceva molto vedere il sorgere del sole, mi faceva penare alla grandezza di Dio che si manifesta nel Creato», racconta la 59enne colombiana, per quasi cinque anni ostaggio di Gsim, la branca di al-Qaeda nel Maghreb che, il 7 febbraio 2017, l’ha catturata a Karangasso, in Mali, dove assisteva i bimbi orfani e insegnava a leggere e scrivere alle donne delle comunità rurali. In realtà, il commando aveva preso una consorella più giovane. Suor Gloria, però, si è offerta al suo posto. «Sono io la responsabile», ha detto prima di essere portata via verso un punto imprecisato del Sahara. Una prigione di sabbia e silenzio da cui è riemersa il 9 ottobre scorso. Giusto in tempo per partecipare, il giorno successivo, a San Pietro, alla Messa di apertura del Sinodo sulla Sinodalità e ricevere un saluto e un abbraccio speciale da papa Francesco, prima di rientrare in Colombia. Vuole tornare in Africa? Mi piacerebbe, ma fra qualche tempo. Per prima cosa, però, sono felice di essere tornata in Colombia per reincontrare le sorelle della mia comunità e i miei familiari. Mentre ero prigioniera, è morta mia madre Rosita e voglio andare a pregare sulla sua tomba. Poi, se Dio mi darà la salute, continuerò con la mia vocazione di missionaria che mi porta a stare a fianco dei dimenticati per restituire loro la dignità. Credo di poterlo fare, ora, con una prospettiva differente perché ho sperimentato sulla mia pelle la prigionia, la fame, la solitudine, la paura. Continuerò anche a rendere grazie a Dio per avermi protetta nei momenti di maggior difficoltà e tenuta in vita. |
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