Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Giugno 2019

Intolleranza

2019, FC n. 25 del 23 giugno.

UNA MAPPA DELL’INTOLLERANZA MOSTRA DOVE SONO GLI HATERS, GLI AGGRESSORI SERIALI DEL WEB

Un’Italia che odia, da Nord a Sud, che insulta, che minaccia. Spesso con volgarità e frasi offensive. Questo il triste panorama che emerge dalla quarta Mappa dell’intolleranza, un progetto ideato da Vox – Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con le Università di Milano Cattolica e Statale, La Sapienza di Roma e l’Università di Bari, che per il quarto anno ci offre, attraverso l’analisi dei contenuti di Twitter, uno dei social più utilizzati, questa fotografia dell’odio nel Web. Il risultato è una realtà davvero deprimente. Migliaia di messaggi inquietanti per la violenza verbale e per il malessere che nascondono.

La ricerca è stata possibile grazie a un apposito software che utilizza algoritmi capaci di comprendere la semantica del testo e estrarre i contenuti che contengono parole considerate sensibili e geolocalizzarli. Sono stati così presi in considerazione 215.377 tweet tra marzo e maggio 2019: ben 151.783 quelli negativi. Quasi tre quarti delle esternazioni. Con bersagli ben precisi. I migranti (74.451), le donne (55.347), i disabili (23.499), i musulmani (30.387), ebrei (19.952), omosessuali (11.741).

Spiega lo psichiatra ‹‹in 140 caratteri possiamo comprimere sentimenti. Esprimiamo paure e rabbie che non trovano altre strade per essere elaborate, accolte, spiegate. 140 caratteri in cui ci alleniamo a urlare››. ‹‹nell’attivare la mappa ci siamo chiesti se davvero un insulto lanciato per caso, per rabbia, per l’ira del momento, possa trasformarsi in un pugno alla propria donna, in un agguato a un extracomunitario o a un ebreo. In altri termini, le parole modificano le nostre azioni? La filosofa Hannah Arendt diceva: “Con la parola e con l’agire ci inseriamo nel mondo umano e questo inserimento è come una seconda nascita”. Allora sì, una parola scagliata come una pietra avvelena le menti e distorce il pensiero. E alla fine può farsi gesto››.

‹‹Direi››, dice lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingardi della Sapienza di Roma, ‹‹che spesso questo atteggiamento nasce dalla paura, da un sentimento di fragilità della propria identità e dalla preoccupazione di non sapere affrontare la complessità dei cambiamenti affettivi e sociali. Se dovesi riassumere in una frase, direi: “Tu non sei me, per questo ti temo, per questo ti odio”. I social network fanno il resto, cioè diffondono, amplificano e replicano. È una forma di bullismo su scala mediatica: un comportamento prepotente verso chi è considerato debole e al tempo stesso un modo per sentirsi e farsi percepire dal proprio gruppo come il più forte››.

Tuttavia, questa quarta mappatura registra che qualcosa è cambiato, ma non in meglio: ‹‹L’odiatore è sempre meno l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e nasconde la mano. Non si può parlare di un Dottor Jkyll/Mr Hyde o di maggioranza silenziosa. Oggi l’odiatore gonfia il petto e vuole farsi riconoscere. Rivendica i suoi sentimenti negativi perché non si sente più solo, anzi si sente legittimato. Un cambiamento radicale e preoccupante››.

E i bersagli delle offese? Sono sempre gli stessi. Scelti da chi si sente maggioranza pulita ma ha bisogno di autoconfermarsi, identificando un capro espiatorio. ‹‹Individuato tra ciò che non capiscono o reputato minaccioso, che si tratti del colore della pelle o dell’affermarsi di una donna›› continua Vittorio Lingiardi, ‹‹oppure tra coloro che percepiscono come deboli dal punto di vista storico-identitario. Per esempio tra persone di etnie o religioni diverse. L’insulto (soprattutto nei confronti delle donne, degli omosessuali e dei disabili, ma anche verso migranti, ebrei e musulmani) passa quasi sempre per la disumanizzazione e l’umiliazione del corpo››.

C’è da chiedersi come siano questi individui nella vita normale, lontani da tastiera e schermo: ‹‹Non è facile rispondere. Non esiste un identikit dell’odiatore on line. Quello che posso immaginare è che sono persone che provano odio e hanno in comune la necessità di esternarlo. Questo mi fa pensare che sono infelici e con un funzionamento psichico primitivo. L’odio riversato contro le donne o le persone omosessuali mi fa pensare a gravi problematiche affettive o identitarie. A volte l’odio si rovescia contro “l’altro” per definizione, quello che “devo” odiare per avere un’identità, perché se ho un “non io” allora ho un “io”. E può funzionare così, dal calcio alla politica››. Per dirla più semplicemente, Lingiardi cita Cesare Pavese: ‹‹Il grande scrittore diceva: “Si odiano gli altri perché si odia sé stessi”››.

Questo è lo stato delle cose. Ma al male si può e si deve rispondere sempre con la certezza che le cose si possano cambiare. Come? ‹‹Innanzitutto intercettando questo malessere, individuando il disagio e incontrandolo nel dialogo senza mai rispondere con la stessa aggressività, ma piuttosto con il buon esempio. Che può e deve venire anche da parte dello Stato: quando, legiferando, ha dato esempio di inclusione delle minoranze ha aperto la strada perché ciò avvenisse anche nel sentire comune››. In secondo luogo, ricordando che i professionisti della salute mentale non devono limitarsi a curare, devono anche saper prevenire e offrire soluzioni: ‹‹La mappa dell’intolleranza permette di individuare le zone geografiche dove gli hate speech (i discorsi d’odio) sono maggiormente presenti. Questo ci permette di attivare campagne preventive, sia attraverso l’elaborazione di materiali didattici e formativi sia attraverso interventi “umanizzanti” nelle scuole e incontri allargati con le realtà territoriali››.

Ed ecco infine uno sprazzo di speranza, sintetizzato nel lavoro di un gruppo di giovanissimi di Milano dove, secondo i tweet raccolti e geolocalizzati, è altissima l’intolleranza verso gli stranieri. Ebbene, al Liceo Bottoni e all’Università Cattolica alcuni studenti hanno partecipato alla campagna #Ispeakhuman (Io parlo umano), registrando un enorme successo. Più di 200.000 visualizzazioni, a conferma della necessità di creare una contro-narrazione efficace per combattere i discorsi d’odio.

 
 
 

Dio è amore

Post n°3065 pubblicato il 24 Giugno 2019 da namy0000
 

‹‹Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore›› (Gv 4,8)

“È interessante questa frase: ci fa capire che conoscere Dio è possibile solo a chi ama. Potremmo dire, visto che l’Amore viene da Dio che ci ha amato per primi, che conoscere il vero volto di Dio è possibile solo a chi si lascia avvolgere dal suo Amore, trasformare dal suo perdono, commuovere dalla sua misericordia.

Si tratta però di capire bene che cosa si intenda per Amore, misericordia, perdono da parte di Dio. Non ci si deve creare l’immagine altrettanto errata di un Dio bonaccione o imbelle o proporre un Vangelo edulcorato. L’Amore di Dio ci fa anche sentire il peso dei nostri errori o permette difficoltà che ci conducono sulla retta via. Sono tutti segni di Amore. Come scrive Giovanni Paolo II nella Dives in misericordia: ‹‹la giustizia si fonda sull’Amore, da esso promana e a esso tende››. Il modello è la croce di Cristo. ‹‹La giustizia divina rivelata nella croce di Cristo››, scriveva ancora papa Wojtyla, ‹‹è “su misura” di Dio, perché nasce dall’Amore e nell’Amore si compie, generando frutti di salvezza. La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all’Amore quella forza creativa nell’uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente acceso alla pienezza di vita e di santità che proviene da Dio›› (n.7).

In altre parole, la vita cristiana nasce dall’Amore di Dio e si manifesta nell’Amore, nell’essere misericordiosi come il Padre. Non si tratta di osservare formalmente le norme, che magari non ci piacciono, per meritare il paradiso. Chiaro, in questo caso, che se il paradiso non ci fosse sarebbe una bella fregatura. Così come è chiaro che se l’impegno non contasse perché Dio perdona tutti sarebbe una fregatura ancora più grande. Ma è questa impostazione a essere sbagliata: siamo fatti per amare, creati a immagine di un Dio che è Amore. Amando gratuitamente viviamo già un assaggio del paradiso. E comprendiamo come non si tratta di osservare delle norme (che sono solo un aiuto), ma di accogliere l’Amore di Dio e rispondere di conseguenza con le nostre scelte di vita.

C’è una bella frase di san Basilio proposta dal Catechismo (n.1828): ‹‹O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il Bene in sé stesso e per l’Amore di colui che comanda che noi obbediamo (…) e allora siamo nella disposizione dei figli››. La cosa peggiore, da cui Gesù mette in guardia il paralitico guarito in Gv 5,14 è rifiutare l’Amore gratuito di Dio, e passare dalla malattia fisica alla morte spirituale, propria di chi torna a essere servo, attaccato alle formalità della legge, come quella del sabato, ma incapace di Amare. Cos’è infatti il peccato? Il rifiuto dell’Amore di Dio, la chiusura in sé stessi e nel proprio egoismo o nel proprio perbenismo (Antonio Rizzolo, FC n. 25 del 23 giugno 2019).

‹‹Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore›› (Gv 4,8)

“È interessante questa frase: ci fa capire che conoscere Dio è possibile solo a chi ama. Potremmo dire, visto che l’Amore viene da Dio che ci ha amato per primi, che conoscere il vero volto di Dio è possibile solo a chi si lascia avvolgere dal suo Amore, trasformare dal suo perdono, commuovere dalla sua misericordia.

Si tratta però di capire bene che cosa si intenda per Amore, misericordia, perdono da parte di Dio. Non ci si deve creare l’immagine altrettanto errata di un Dio bonaccione o imbelle o proporre un Vangelo edulcorato. L’Amore di Dio ci fa anche sentire il peso dei nostri errori o permette difficoltà che ci conducono sulla retta via. Sono tutti segni di Amore. Come scrive Giovanni Paolo II nella Dives in misericordia: ‹‹la giustizia si fonda sull’Amore, da esso promana e a esso tende››. Il modello è la croce di Cristo. ‹‹La giustizia divina rivelata nella croce di Cristo››, scriveva ancora papa Wojtyla, ‹‹è “su misura” di Dio, perché nasce dall’Amore e nell’Amore si compie, generando frutti di salvezza. La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all’Amore quella forza creativa nell’uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente acceso alla pienezza di vita e di santità che proviene da Dio›› (n.7).

In altre parole, la vita cristiana nasce dall’Amore di Dio e si manifesta nell’Amore, nell’essere misericordiosi come il Padre. Non si tratta di osservare formalmente le norme, che magari non ci piacciono, per meritare il paradiso. Chiaro, in questo caso, che se il paradiso non ci fosse sarebbe una bella fregatura. Così come è chiaro che se l’impegno non contasse perché Dio perdona tutti sarebbe una fregatura ancora più grande. Ma è questa impostazione a essere sbagliata: siamo fatti per amare, creati a immagine di un Dio che è Amore. Amando gratuitamente viviamo già un assaggio del paradiso. E comprendiamo come non si tratta di osservare delle norme (che sono solo un aiuto), ma di accogliere l’Amore di Dio e rispondere di conseguenza con le nostre scelte di vita.

C’è una bella frase di san Basilio proposta dal Catechismo (n.1828): ‹‹O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il Bene in sé stesso e per l’Amore di colui che comanda che noi obbediamo (…) e allora siamo nella disposizione dei figli››. La cosa peggiore, da cui Gesù mette in guardia il paralitico guarito in Gv 5,14 è rifiutare l’Amore gratuito di Dio, e passare dalla malattia fisica alla morte spirituale, propria di chi torna a essere servo, attaccato alle formalità della legge, come quella del sabato, ma incapace di Amare. Cos’è infatti il peccato? Il rifiuto dell’Amore di Dio, la chiusura in sé stessi e nel proprio egoismo o nel proprio perbenismo (Antonio Rizzolo, FC n. 25 del 23 giugno 2019).

 
 
 

Lo Spirito della Verità

IL DOMANI E’ NELLE MANI DI UN PADRE BUONO

‹‹Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la Verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito, e vi annuncerà le cose future›› (Gv 16,12-15)

‹‹Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso››. C’è una gradualità nella vita spirituale, perché è analoga a quella biologica, e in entrambe esiste una nascita, un’infanzia e una maturità. Si parte da una prima luce sulla Verità, ci si incammina con un buon orientamento, si inizia a vivere sempre più nella Verità e si va verso un compimento. È un processo graduale e la méta è oltre questa esistenza terrena.

Abbiamo spesso pensato, in modo grossolano, che la verità la conosciamo oppure no, ma nella verità si entra piano piano, e ci vuole una vita per aprirsi alla verità, per scoprire che lei era sempre lì ad aspettarci, e che finalmente abbiamo iniziato a vedere meglio, e a lasciarci cambiare. Come succede questo?

‹‹Quando verrà lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la Verità››. La Verità non si conquista, ma si è condotti fino a essa. Lasciarsi guidare non è semplice, perché implica il relativizzarsi, il mettere in discussione quel che diamo per certo. La Verità è più grande di noi, e sappiamo che resteremo sempre discepoli della Verità, mai proprietari. Ma la Verità è un’astrazione? Un concetto da capire? Una dottrina?

‹‹Lo Spirito della Verità vi guiderà a tutta la Verità perché non parlerà da sé stesso››. Il Maestro della Verità è umile, e per dire la verità non parte da sé, non consegna la verità come un pacco qualsiasi, ma come conseguenza di una relazione. Per esempio, altro è parlare di cosa è un bambino sulla base di un corso accademico, altro è diventare padri o madri. Quando si parla del proprio bimbo è tutta un’altra cosa. In genere si capisce se uno sta parlando di Cristo perché ha studiato teologia o perché è stato salvato da Cristo. Nel secondo caso, non si parla di sé ma di Lui, e lo Spirito santo non è più un’idea o una regola ma un’esperienza.

LA VITA INTIMA DI DIO. Lo Spirito santo stesso, dal cuore steso di Dio, ‹‹dirà tutto ciò che avrà udito››. Dà risonanza di una parola ascoltata. Ma farà anche altro: ‹‹E vi annuncerà le cose future››. Potremmo pensare a un oracolo o cose simili. No, è ben altro: se il nostro cuore si apre alla guida interiore dello Spirito santo, verrà piano piano portato alla Verità interaE conoscendo ‹‹tutto quello che il Padre possiede›› conoscerà l’Amore, la generosità e la misericordia che è in Lui.

Qualcuno ha detto che l’uomo è la sua relazione con il futuro, che dal suo modo di pensare cosa ha davanti a sé tutto cambi. Se il mio futuro è un cielo nero senza stelle, io vivo nell’oppressione, e tutto può divenire angosciante. Se il mio domani è nelle mani di un Padre buono che provvede, so già cosa mi viene incontro: sta arrivando la Provvidenza; conosco dove porta la mia strada e chi sta guidando la mia esistenza.

Bisogna imparare l’arte di farsi annunciare le cose future dallo Spirito santo e non dalle nostre proiezioni ingannevoli o ansiose. Conosco il mio futuro, do dove va la mia vita: verso il Padre. (FC n. 24 del 16 giugno 2019).

 
 
 

Maratona di 24 ore

Post n°3063 pubblicato il 22 Giugno 2019 da namy0000
 

2019, Avvenire 20 giugno.

Cyberbullismo, la “maratona” di 24 ore che parte dal Vaticano

#StopCyberbullyingDay si snoderà tra 20 Paesi, con l’intervento e le testimonianze di esperti e con le storie raccontate in prima persona dai ragazzi. Alle 14 il video-messaggio del Papa

Le voci di giovani, accademici, docenti, giornalisti, legislatori, rappresentanti di organizzazioni sociali, famiglie, aziende di tecnologia ed enti governativi di tutto il mondo, per una conversazione di 24 ore – in mondovisione e globale – sul tema che più coinvolge (e preoccupa) i giovani d’oggi: quello del bullismo e del cyberbullismo. Eccola, la maratona dello #StopCyberbullyingDay che si svolgerà a partire da stamane, con epicentro fisico la sede della Fondazione Scholas Occurrentes in Vaticano: un evento pronto a snodarsi tra oltre 20 Paesi, in cui saranno chiamati a prendere la parola per dire cosa pensano, cosa sentono, come hanno vissuto e sperimentato questo problema migliaia di ragazzi.

A loro si rivolgerà, con un video dedicato, anche papa Francesco, che già in occasione della creazione della Fondazione (nata nel 2017 proprio per volere del Pontefice e che mette in rete oltre 400mila scuole in tutto il mondo) aveva voluto parlare direttamente con gli studenti, ascoltando le loro storie e proposte.

Nel corso della maratona virtuale (a cui si potrà partecipare in ogni momento collegandosi qui), WeZum – che è l’Osservatorio giovanile internazionale della Fondazione Pontificia Scholas – presenterà il primo rapporto globale su bullismo e cyberbullismo, frutto di un sondaggio condotto tra più di 5mila giovani che hanno partecipato alle esperienze di Scholas negli ultimi anni. Al centro i dati inquietanti di un fenomeno in costante crescita, non solo in Italia: il 53,4% degli intervistati è stato vittima di bullismo, l’81,6% è stato presente durante atti di bullismo a scuola, il 30,1% riconosce che è stato vittima di cyberbullismo (cioè di bullismo online). «E il problema è che mentre tutti parlano di cyberbullismo, quasi come fosse una moda, troppo pochi comprendono ancora che ci troviamo davanti a un rischio concreto ed enorme per i nostri ragazzi, e che serve intervenire con corresponsabilità» spiega Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica Fatebenefratelli Sacco di Milano (l’unica struttura accreditata in Italia per la presa in cura del fenomeno) e del Centro di coordinamento nazionale cyberbullismo del ministero dell’Istruzione. «Con questa maratona – continua Bernardo – diamo per la prima volta una risposta globale al grido d’allarme lanciato dal Papa sulla sofferenza dei più piccoli».

Allo #StopCyberbullyingDay parteciperanno anche alcune tra le principali società tecnologiche come Microsoft, Google e Ibm, attori chiave nello sviluppo di strategie di contrasto, prevenzione e sensibilizzazione sul tema.

 
 
 

Simboli

Post n°3062 pubblicato il 21 Giugno 2019 da namy0000
 

2019, Avvenire 20 giugno. La ragazza simbolo. Greta non andrà più a scuola: resterà ancora un esempio?

Massimo Calvi e Andrea Lavazza, Avvenire, giovedì 20 giugno 2019

Fa discutere la scelta annunciata dalla ragazza svedese simbolo della protesta contro il cambiamento climatico

È diventata un simbolo e, come spesso accade ai personaggi simbolo, è molto amata e molto criticata. Greta Thunberg, la sedicenne svedese leader globale dei Venerdì per il futuro, ha ora annunciato che salterà il prossimo anno scolastico. Che cosa ci dice questa scelta da parte di colei che ha teorizzato lo sciopero delle lezioni a difesa dell’ambiente? Innanzitutto, va ricordata la motivazione che ha mosso la giovane. Una motivazione che, al crescere delle manifestazioni susseguitesi in tutto il mondo nel 2019 (persino nella Siria sotto le bombe), potrebbe essersi sbiadita nella memoria.

Non abbiamo infatti forse bisogno di più sapere, di intelligenza, di conoscenza, di cultura e innovazione per affrontare le sfide globali, in particolare quella del cambiamento climatico che minaccia il pianeta Terra? Le frasi che spiegano tutto dei Venerdì per il futuro sono state pronunciate da Greta in risposta a chi le chiedeva per quale motivo si era messa con un cartello che inneggiava allo 'sciopero scolastico' davanti al Parlamento di Stoccolma a partire dall’agosto 2018. «Perché dovrei andare a scuola? Se i politici non ascoltano gli scienziati, perché mai dovrei studiare?».

Una provocazione, uno schiaffo agli adulti che predicano bene e razzolano male. A quei 'grandi' che declinano l’invito a studiare come esercizio di paternalismo, salvo poi cibarsi di fake news e inseguire chi le diffonde, proprio perché sono i primi a non voler cambiare nulla. Adulti che troppo spesso vogliono insegnare, ma non mettono in pratica ciò che tutti ormai sappiamo, pur se molti fanno finta di non crederci davvero.

La scelta di Greta è stato un atto rivoluzionario, ha permesso l’avvio di un processo che ha coinvolto milioni di giovani in una causa comune giusta e unitaria per una generazione, ma allo stesso tempo è stata un’azione esemplare, che ha finito con il privare di molti argomenti i suoi detrattori. Saltare i venerdì le è stato fatale? No, la sua pagella (appena divulgata) è stata migliore di quella di molti coetanei diligenti con gli impegni, la scuola, la piscina, il calcio, la danza, ma più tiepidi rispetto ai grandi temi, come è legittimo alla loro età. Eppure, il risultato scolastico eccellente di una ragazzina che si è spesa per la causa del clima – vale la pena di soffermarvisi – ci dice molto anche di quanto la scuola o lo studio e il semplice rispetto dei compiti assegnati valgano a costruire bravi ragazzi o buone carriere, ma possono anche incorporare il rischio del conformismo e dell’inerzia verso quei comportamenti che le generazioni più anziane faticano così tanto a mettere in discussione.

Ora però Greta rinuncia del tutto alla scuola. Non per la stessa ragione, bensì per aspetti pragmatici da una parte e per il valore della coerenza dall’altra. La acclamata portavoce del Movimento, infatti, ha già da tempo scelto di non viaggiare in aereo, la forma di trasporto che più inquina e danneggia il nostro precario ambiente. Forse non molti ancora lo sanno, ma è proprio così, e l’era del low cost, così democratica e propizia ai viaggi e agli scambi, in realtà è anche una sciagura dal punto di vista del creato.

Se dovrà andare dalla Svezia alle Nazioni Unite in settembre e a Santiago del Cile per la Cop 25 a fine anno in nave e treno, Greta passerà inevitabilmente tanti giorni in viaggio. E diventerà impossibile garantire la frequenza minima in classe. Quindi, per essere fedele ai principi ambientalisti che tenta di diffondere e per continuare a diffonderli con la propria presenza in molti luoghi del mondo in cui la sua presenza sarà rilevante, Greta rinuncia alla scuola. Studierà come 'privatista', è ovvio.

Non rinuncerà al diploma delle superiori né, immaginiamo, più avanti a una laurea. La sua famiglia, composta da genitori colti e capaci di organizzare gli impegni, sicuramente la sosterrà. Lei è intelligente. Inoltre, le persone che incontrerà, le conferenze cui parteciperà, il contesto in cui è inserita le offriranno più conoscenze e stimoli delle lezioni che avrebbe ascoltato in classe.

Tuttavia, forse perderà qualche amico, dovrà 'crescere' più in fretta di quanto fanno i suoi coetanei, dovrà farsi forza per sopportare eventi sociali che il disturbo dello spettro autistico di cui soffre le rende faticosi. Insomma, sperimenterà sulla sua pelle che non tutto si può fare, che spesso è necessario fare delle scelte e che non tutte le cose desiderabili stanno dalla stessa parte. Non si può andare a scuola e prendere l’aereo nel fine settimana, rimanere una ragazza timida e incarnare una lotta globale. Ecco la prima cosa che ci dice la storia di Greta. Non si può avere tutto, non c’è un quadretto rosa in cui tutti i pezzi vanno a posto.

A volte si mettono in moto situazioni nelle quali, se vogliamo essere coerenti, siamo poi chiamati a decisioni difficili, a rinunciare a qualcosa in favore di qualcos’altro. A buttare via qualcosa della propria vita per donare qualcosa di più grande. Ma ci possiamo anche chiedere se cambierà qualcosa per la sua credibilità come leader del movimento dei giovani e giovanissimi che scenderanno in piazza nei prossimi Venerdì per il futuro. Come la vedranno i suoi coetanei? Qualcuno comincerà a pensare che è una privilegiata? Che non è più davvero una di loro? Greta non è un idolo come un cantante o un calciatore, amato malgrado o forse per il fatto che è ricco, irraggiungibile, libero di fare ciò che vuole. Greta è un simbolo in quanto ha cominciato da sola con il suo cartello e poi, un po’ per casualità, un po’ per una serie di circostanze fortunate, la sua battaglia condotta con umiltà e perseveranza ha acquisito visibilità. Ma ora Greta diventa un’ambasciatrice, ricercata e corteggiata. E non va più nemmeno a scuola. Magari avrà insegnanti personali...

Forse più d’uno potrebbe pensare che così è transitata nel mondo degli adulti. Anche perché cresceranno i suoi detrattori. In Italia, la chiamano 'Gretina', e non c’è bisogno di spiegare l’offensivo gioco di parole... Sono i cinici che vedono complotti ovunque (anche lei è al servizio di qualche 'potentato occulto' che la sfrutta per i suoi interessi), sono i soggetti che si presentano come semplici opinionisti ma in realtà difendono interessi economici consolidati e i grandi gruppi che rischiano di rimetterci dall’impegno contro il climate change, e sono coloro che non si rassegnano a rinunciare ai 'comodi' combustibili fossili, ai veicoli più inquinanti e agli aerei presi a raffica senza pensare alle conseguenze sul clima. Ma sarà davvero una ragazza che ha 'trovato l’America' Greta? O sta dicendo sì a un destino che si è costruita solo in parte e che ora le chiede comunque un prezzo per essere coerente con le idee e i valori che ha scelto di abbracciare?

Pensiamo a Malala, la giovane pachistana colpita dai taleban perché si ostinava ad andare a scuola, contro il divieto di istruzione femminile imposto dai fondamentalisti islamici. È sopravvissuta e ha dovuto lasciare il proprio Paese. Ha vinto il premio Nobel, ma ha perso parte della sua giovinezza, con una scorta e l’attenzione del mondo su di sé. Tutte queste cose e altre ci dice la storia di Greta, diventata un’icona avendo ormai compiuto un salto comunicativo del quale è difficile prevedere le conseguenze. Il messaggio che veicola può essere facilmente travisato. Pensiamo al movimento che sta consigliando di mettere al mondo meno figli per salvare il pianeta, le donne birth strikers, una generazione fuori tempo rispetto alla rivoluzione dei sedicenni, che non ha colto il senso del nuovo messaggio: al mondo non servono meno figli, ma più figli che vivono diversamente; non servono pochi giovani che volano da una parte all’altra del globo per diletto, e consumano per noia, ma molti più giovani che condividono un problema e cercano insieme la soluzione, studiando sui libri e confrontandosi con il mondo (e che magari in vacanza desiderano più prendere un treno e camminare lungo un sentiero piuttosto che mettersi in coda al check-in per una località congestionata e distrutta dall’iperturismo).

Greta non è il centro del mondo, la formazione a una coscienza per la difesa della casa comune deve passare dalla riflessione su testi come la Laudato si’ o sulle piccole e grandi azioni educative che vengono messe in pratica nelle comunità, nei territori, nei quartieri delle grandi metropoli. Eppure, con questa ragazzina che non andrà più a scuola, ma cercherà di laurearsi nella vita e con l’impegno per una grande causa che riguarda tutti siamo costretti a confrontarci. Il messaggio può prendere due direzioni opposte. Mantenere vivo il senso profetico di una scelta che in un certo modo richiama il dono di se stessi per gli altri. Oppure diluirsi e fuorviare le menti più fragili, appiattendole nell’idea che si può studiare giusto quel che basta, l’importante è non usare cannucce di plastica, bere dalla borraccia e fare bene la raccolta differenziata.

È questo il grande rischio della 'fase due' della storia di Greta, che ha insegnato a non studiare il venerdì per salvare il pianeta, ma in realtà stava dicendo che si deve studiare ancora di più, e che tuttavia non ci si deve fermare a questo ma diventare agenti in prima persona del cambiamento. Per questo mentre vedremo la ragazzina con le trecce sfilare da un palcoscenico all’altro, la sfida più importante sarà riuscire a non avere più bisogno di lei, di testimonial iconici, perché la causa della difesa della casa comune sarà patrimonio condiviso di una nuova generazione pronta a mettere in gioco tutta se stessa. Studiando. E vivendo pienamente la propria libertà come rispetto verso gli altri.

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2019 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

namy0000cassetta2lcacremaprefazione09annamatrigianonoctis_imagoacer.250karen_71m12ps12Penna_Magicanonnoinpensione0donmarco.baroncinilisa.dagli_occhi_bluoranginellaninettodgl19
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per aver condiviso questa esperienza così intensa e...
Inviato da: Penna_Magica
il 08/02/2024 alle 11:19
 
RIP
Inviato da: cassetta2
il 27/12/2023 alle 17:41
 
Siete pronti ad ascoltare il 26 settembre le dichiarazioni...
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2022 alle 12:06
 
C'è chi per stare bene ha bisogno che stiano bene...
Inviato da: cassetta2
il 31/08/2022 alle 18:17
 
Ottimo articolo da leggere sul divano sorseggiando gin...
Inviato da: cassetta2
il 09/05/2022 alle 07:28
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963