Viburno rosso

Purtroppo non sarà lui a cambiare il futuro, ma è il futuro che cambierà lui.
E diventerà sempre peggio ogni giorno che passa, a tal punto che fra un paio d'anni al massimo proveremo nostalgia di com'è adesso.

Maròòòò, che mi prospetti! Però sia ben chiaro che si va verso la monarchia assoluta, io voglio il regno di Re Sole, con le pellicce di ermellino e i divani di velluto rosso, gli stucchi dorati e gli arazzi alle pareti, almeno ne gode il mio lato fashion, che sti allestimenti vintage nelle vecchie stazioni ferroviarie so roba vista e stravista.
Manco più nelle scenografie di Ballarò li usano!

Più che alla dittaura io mi auguro che si possa tornare alle società gilaniche.
http://societagilaniche.blogspot.it/

Società gilaniche? e che roba è? spe che vado a vedere. Comunque io non pensavo alla dittatura, ma più alla servità della gleba. Sarei anche per la reintroduzione del vassallaggio.

Ahhh, è la teoria Kurgan della Gimbutas. Lo sai che si studia per stabilire l'origine delle lingue indoeuropee? Beh, certo, l'ipotesi è affascinante, ma siamo nel campo delle supposizioni.
Per quanto la sostituzione del culto della dea madre con quello del dio guerriero ha effettivamente coinciso con l'affermazione di società patriarcali e piramidali.

nel mio piccolo angolino rabbioso, col tempo, ho cominciato ad apprezzare di più la fotografia fatta col grandangolo.
quando ero giovane e alle prime armi preferivo di gran lunga il teleobiettivo.
ci sta in uno slogantuittistico?

Se eviti di spalmare "S" qua e là che fa tanto COOL, e ti accontenti del suo omofono, direi di sì.
In effetti il grandangolo offre una visuale sul mondo anche dall'angolino in cui ci si è rintanati. Perché poi rabbioso?

Brava, tu il tuo articolo 18 evidentemente ce l'hai, e il futuro lo vedi nella prospettiva che te lo tolgano. E chi l'articolo non ce l'ha? Come lo vede il futuro?

E quindi? la soluzione sarebbe privare di una tutela un lavoratore che ce l'ha affinché chi ne è privo si senta meno discriminato?
Ho sempre pensato che una società giusta debba mirare ad estendere i diritti a chi ne è privo, e non viceversa.
Ma purtroppo la crisi rende tutti più livorosi, trasformando la frustrazione in invidia.
E la cosa più grave è che diritti basilari vengono fatti passare per privilegi, con l'unico risultato di alimentare tensioni sociali tra gli ultimi della classe.
Per inciso, io non sono brava, e l'articolo 18 non è mio. Ma è una norma sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori dipendenti. Se fosse in mio potere, lo darei anche a te.
Piuttosto, caro Polemico, sapere che può essermi levato, ti fa sentire più tutelato?

Sei prevenuta verso le polemiche costruttive, quelle che fanno dire ciò che prima hai dimenticato. Intendo dire che il problema è proprio quello che hai indicato nella tua risposta. Attualmente l'articolo 18 interessa pochi, sarebbe meglio interessasse molti. Altrimenti è un privilegio per lavoratori di serie A, gli altri possono morire che tanto non importa niente a nessuno. Idem per i sindacati. Insomma è abbastanza banale come discorso.

Se le polemiche permettano di costruire qualcosa, non so mica, sai? Se però servono a ricordare l'ovvio, che ben vengano!
L'ovvio, perché quello che prima secondo te avevo dimenticato, l'avevo semplicemente omesso, dandolo per scontato.
Ma hai ragione, meglio non cadere nel trappolone dell'ovvietà, sennò si finisce per considerare i diritti come privilegi. Facendo un grande torto a chi si è battuto per conquistarli, e un grosso favore a chi vuole levarceli.
E il discorso, seppur ovvio, non è affatto banale.
Alla fine è anche cambiando il nome alle cose che si orientano le opinioni di massa.

La polemica ha un significato letterale, forse conviene attenersi a quello. Per il resto l'importante è non cosiderare i privilegi come diritti, perché mi sa tanto che capita anche quello.

Temo di sì, che capiti anche quello.
Come che capiti che qualcuno dia ordine di attaccare dei dimostranti che manifestano per il loro posto di lavoro.
Che poi non è bello in qualunque momento, ma che accada in un momento di forte tensione sociale lo rende ancora più brutto.