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Discromie mondiali

Post n°388 pubblicato il 20 Giugno 2014 da viburnorosso
 

Torno sull’argomento. Anche perché non è che in questi giorni ci sia spazio per molte altre questioni, almeno a casa mia, dove la componente maschile si è impossessata del telecomando.

Parlo dei mondiali, di cui mi ritrovo nuovamente a disquisire a distanza di pochi giorni dall’ultima volta!

E pensare che il calcio nella mia personale lista di argomenti appassionanti è capaci di infervorarmi giusto un filo di più delle discussioni sugli interni in pelle o sull’accessoristica auto.

Quindi tranquilli, non è che mi sia esplosa tutta insieme la passione, anche perché il fuorigioco continua ad essere per me un concetto di complessa cognizione, e il modulo un foglietto di carta da compilare quando si fa la fila alla posta.

Però non nego che ci siano alcuni aspetti del gioco calcistico in grado di sollecitare il mio interesse. E non parlo della presunta avvenenza di taluni giocatori (per quanto, Diego Lugano …), che da sola non basta a scuotermi dal torpore catatonico in cui mi sprofondano le partite.
No! Mi riferisco piuttosto a quei dettagli in grado di catturare l’attenzione femminile, perché la donna, come si sa, tiene fondamentalmente un occhio rivolto alla praticità e l’altro all’eleganza, sicché non gliene avanza un terzo pure per seguire il gioco in campo.

Le mie curiosità infatti non arrivano quasi mai a sfiorare aspetti calcistici, perché si fermano prima.
Per esempio, ma quanto sono vintage le magliettine col colletto bianco della nazionale francese?
Mia madre me ne aveva comprata una uguale all’Upim l’estate della prima elementare, 100% poliestere, che poi era il marchio di fabbrica del grande magazzino.  

E i guanti di Ochoa, sono regolamentari? Cioè, vale lo stesso se uno para una punizione con un guanto che da solo copre metà porta?

Però la questione che da giorni mi tormenta è financo più banale, terra terra, direi.
Già perché è lì che nascono le mie perplessità, direttamente sulla terra del campo da calcio, laddove 44 scarpini si inseguono per tirare calci ad un pallone.

Appunto, gli scarpini! La novità degli scarpini multicolore!
Adesso qualcuno sa spiegarmi per quale cappero di motivo in una squadra non c’è un giocatore che li indossi uguali a quelli di un altro?
Sarà mica che con la crisi hanno tagliato pure le spese per la divisa?
O non sarà piuttosto per la sfrontata necessità di distinguersi di taluni calciatori, vista anche una certa predilezione per le tinte catarifrangenti?
In fondo il processo di autodeterminazione dell’individuo passa anche per il rifiuto delle regole imposte.  
E diciamolo, chi almeno una volta non ha desiderato andare al matrimonio del cugino Antonio in pantaloncini ed infradito?
O appunto, scendere in campo ai mondiali con le scarpe giallo fosforescenti? Che è un po’ svacco, un po’ voglia di farsi notare …

Ma dico io, ’sti scarpini, non si potevano fornire direttamente insieme alla divisa, così da averli tutti identici?
Non si poteva imporre da regolamento ai giocatori che se gli scarpini se li vogliono portare da casa, quantomeno devono comprarseli tutti di uno stesso colore, in modo da garantire un minimo di decoro cromatico?
Anche per agevolare la comprensione del gioco alle femmine, che fanno fatica a capire se il giocatore con la maglietta blu e le scarpe rosse, gioca nella squadra di quello con la maglietta blu e le scarpe gialle o di quello con le scarpe rosse e la maglietta arancione.

E poi questa trasandatezza estetica fa a pugni con il grande dispendio tecnologico che caratterizza questo mondiale!
Hanno introdotto la Goal Line Technology per l’individuazione del gol fantasma, hanno piazzato telecamere pure sul pallone, e poi inquadrano i piedi dei giocatori e pare di stare sul campetto della parrocchia alla partita dell’Oratorio don Bosco contro il Montecioccio!

Allora per dare un tocco ancora più informale perché non segnano pure le porte col gessetto o con le ciabatte dell’arbitro?

 

 

 
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