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« Siamo tutti allusiL’estetica dell’extra large »

Il giocatore di violino

Post n°373 pubblicato il 26 Marzo 2014 da viburnorosso
 

È salito a Garbatella.
Portava a tracolla sulla schiena il fodero un po’ consunto di una racchetta da tennis, anche se l’abbigliamento non pareva congruo all’attività sportiva.
E neanche alla giornata.
Che quella giacchetta a quadri, seppur dignitosissima, non riparava affatto dall’improvviso abbassamento della temperatura.
Del resto anche io la mattina ci ero rimasta fregata.
Da dietro ai vetri di casa il sole brillava a garanzia di una primavera solo apparente, e adesso mi stringevo nei miei abiti leggeri, riscaldandomi col pensiero di una sciarpa.

Dalla custodia sulla schiena ha tirato fuori un violino dal manico consumato come una racchetta che ha fatto molto partite, e ci si è messo a giocare.
Ora capisco perché in alcune lingue per “suonare” serve la stessa parola che si usa per “giocare”!
Che poi a pensarci bene tra le due attività esiste anche un’evidente affinità logica: entrambe forniscono diletto tanto a chi le  svolge quanto a chi vi assiste.
Altrimenti non si spiegherebbe perché la gente possa passare ore ad osservare una pallina che vola da una parte all’altra del campo.
Forse è anche per questo che chi si diverte a giocare o suonare viene definito “dilettante”.  
Perché con questa parola si sottolinea non tanto la scarsa abilità che si possiede nello svolgere queste attività, quanto piuttosto il diletto che se ne ricava.

A me, però, il musicista con la giacchetta a quadri non sembrava affatto un dilettante. Come suonava! E aveva tutta l’aria di divertirsi veramente.
Avreste dovuto vedere come ci giocava con quel violino!
Virtuosismi da fondo campo e sotto rete!
Una serie di tiri imprendibili, che siamo tutti rimasti a bocca aperta. E orecchie spalancate.
Purtroppo alla fermata successiva sono dovuta scendere, mentre mi sarebbe piaciuto tanto restare a seguire tutta la partita.

Ci pensavo percorrendo il vialetto che dalla metro mi porta al lavoro.
Poi mentre salivo per le scale già me ne ero dimenticata.
Se non fosse che un attimo prima di entrare in ufficio, girandomi indietro, mi sono accorta che avevo lasciato impronte di terra rossa sul pavimento del corridoio!

 
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con.tin.gente
con.tin.gente il 27/03/14 alle 10:18 via WEB
sarà stato sicuramente qualcuno della giovane est europa! di quelli che vengono qui a rubarci il lavoro, a stuprare le nostre donne, a saccheggiare i supermercati di enormi forme di parmigiano. quelli che qui non li vogliamo! anche se hanno una laurea in soffitta, hanno studiato abitualmente musica dai tre anni e... il freddo lo hanno conosciuto per davvero!
 
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