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Messaggi del 16/12/2013

La modestia del bronzo

Post n°349 pubblicato il 16 Dicembre 2013 da viburnorosso

Visti dall’altro lato della piscina si somigliano tutti.
A sinistra stanno i grandi, a destra i piccoli.
Seduti a terra, gambe incrociate, aspettano il loro turno:
in quell’attesa c’è una fifa blu che scolora giusto un po’ nell’azzurro dell’acqua.
Le piscine sono rivestite di una sfumatura azzurro fiducia che ispira tranquillità, ma sono più che sicura che lì sotto all’accappatoio qualcuno se la sta facendo addosso.

Studio le combinazioni di colore per individuare la mia ranocchia.
Accappatoio blu, cuffia azzurra … no. Accappatoio verde, cuffia rossa … no. Accappatoio azzurro, cuffia verde … neanche.

Ecco … mi pare di individuarlo: mi sbraccio in un saluto che rimane impigliato al muro di sciarpe e cappotti che mi si accalcano davanti.  
Lui infatti non mi degna di un cenno di risposta.  
Riprovo con più convinzione, la mano sospesa sui vapori clorati, trattengo per la coda il mio aquilone di incoraggiamento, intercetto il suo lo sguardo, allento la presa …
di nuovo niente!
È solo al terzo tentativo che capisco di star salutando l’accappatoio sbagliato.
Stavolta indovino quello giusto.
Dal movimento di risposta della sua mano, e dall’espressione che mi pare di indovinargli in faccia a otto corsie di distanza, intuisco cosa gli si agita nello stomaco.
Tremavo come un pazzo, mi dirà alla fine, eppure non faceva freddo!

Quando chiamano la sua batteria, trattengo un sospiro di sconforto.
Una briciola in mezzo a dei giganti.
A quell’età anche un solo anno fa la differenza! Bastano pochi mesi infatti, e il corpo si allunga, i piedi diventano palanche, il petto esplode di muscoli e peluria.
È ovvio che con simili avversari non c’è gara!

Va bene che a colazione davanti al lattebiscotti abbiamo ripetuto il mantra del “Comunque vada, sarà un successo”.
D'accordo che prima di uscire gli ho chiesto un’ultima volta se fosse convinto e lui a mo’ di risposta si è messo sciarpa e cappello.
Però adesso ci sono tutte le premesse per una disfatta.

Ripenso a quel mio umiliante terzo posto quella volta che mi usarono come tappabuchi in una gara di dorso contro due ragazze dell’agonistica.
Avevo all'incirca la sua età.
Arrivai terza su tre.
Una sconfitta premiata addirittura col bronzo!
E hai voglia poi a raccontarmi che non avevo gareggiato con le compagne del mio corso. Sempre ultima ero arrivata!

Ecco, io a lui questa figuraccia gliela risparmierei.
Se non fosse che ho passato anni a demolirgli il dogma della competizione e a inculcargli il credo decoubertiano, lo prenderei e me lo riporterei a casa!

Perché diciamocelo, l’importante non è vincere, d’accordo!
Ma manco partecipare, come voleva farci credere l’illuminato padre dei giochi olimpici.
L’importante è semplicemente non arrivare ultimi, che poi gli amici ti prendono per il culo.
L’ideale sarebbe l’aurea mediocritas della metà classifica, che puoi defilarti nello spogliatoio inosservato, alla peggio andrebbe bene pure il penultimo posto, ma l’ultimo, accidenti no!

Fischio!
Tuffo. Via!
Chiudo gli occhi per ignavia e poi apro una fessura per sbirciare la situazione.
10 – 20 – 30 secondi,  il tempo di trattenere il respiro e ricacciarlo fuori!

Spalanco gli occhi, lo cerco con lo sguardo, sta già fuori dall’acqua, mentre lo spilungone della prima corsia allunga ancora un paio di bracciate.
Non è primo ovviamente, ma manco ultimo.
Un terzo posto (su otto), che considerato lo scarto di altezza e la differenza di età, per me vale il primo. 

Ora posso tirare fuori dal cassetto quella mia medaglia di bronzo senza dovermene più vergognare.

 

 

 

 

[Quando è tornato a casa, io ero molto più emozionata di lui. Lui invece ha liquidato la questione con il distacco di chi veramente non conosce la competizione, e poi si è messo ad ascoltare musica.
Però dalla sua stanza risuonava questa roba qui]

 
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