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Messaggi del 20/12/2013
Mercato della frutta e verdura in una delle zone più popolari della capitale. Orario di chiusura.
Quattro buste in una mano, tre nell’altra: a quest’ora si fanno ottimi affari.
I commercianti sono stanchi, hanno fretta di chiudere e liberarsi di quello che non hanno ancora venduto.
- Tanti auguri, tanti auguri!
Penso al solito Babbo Natale di turno, anche perché con la coda dell’occhio sbircio qualcosa di rosso.
Mi giro, e mi ritrovo davanti un pomodoro da un metro e ottanta. È in compagnia di un barattolo di conserva della sua stessa stazza; con loro anche un tizio che spinge un enorme carrello riempito di lattine di una nota marca di pelati e le distribuisce ai presenti: una trovata pubblicitaria che, considerati luogo e ora, non sposterà di un millimetro il consenso del consumatore verso il prodotto.
Il ragazzo bengalese che mi ha appena venduto i peperoni e le patate mi guarda interrogativo.
- Cos’è? - mi chiede
- Sugo – dico – ci prepari la pasta!
- È sugo questo! – grida, mostrando il barattolo al suo vicino di banco.
Sorridono.
Come si sorride quando impari una cosa che prima non sapevi e per un po’ ti rimane sul viso un’espressione tra il buffo e il divertito.
Un guizzo di sorpresa sull’encefalogramma piatto della loro pacata rassegnazione.
Mettici pure che sono lì dall’alba a scaricare cassette di frutta.
Provo un improvviso senso di straniamento, se non fosse per i manici di plastica dei sacchetti della spesa che mi segano le dita, richiamandomi alla realtà.
Tra il comico e il grottesco, il passo talvolta è brevissimo.
Non posso fare a meno di pensare al pomodoro gigante.
Sotto gli strati di gommapiuma, c’è polpa di uomo: dalla voce e dall’altezza si capisce che non è più un ragazzino.
Magari tiene pure famiglia. E lo stesso il barattolo di pelati.
Chissà cosa raccontano ai loro figli quando la mattina escono per andare a lavorare?
Di quali aneddoti riempiono i loro orizzonti di gloria?
Me li immagino che si svestono in ascensore, prima di rientrare a casa.
Supereroi al contrario.
Si sfilano la maschera per nascondere al mondo la loro identità segreta.
Quella grazie alla quale anche oggi hanno portato in tavola un piatto di pasta.
Presumibilmente al sugo.
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Inviato da: cassetta2
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