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Messaggi del 07/02/2014

La coda del gatto

Post n°360 pubblicato il 07 Febbraio 2014 da viburnorosso

La mia amica del cuore,
quella di sempre,
quella che al liceo ci scambiavano vestiti e compiti,
quella delle scorribande in motorino,
e delle albe dietro a un finestrino,
la mia amica del cuore, dicevo, circa quattro anni fa sentì improvvisamente esploderle dentro il desiderio di maternità.
Niente di strano - direte - per una donna che va incontro ai suoi quarant’anni.

Me lo confidò durante un pomeriggio di autocoscienza, davanti ad una tazza di tè, di ritorno da uno dei suoi interminabili viaggio in giro attorno al mondo. 
Veniva dall’India e già 
pensava di ripartire per l’Africa. 

Me lo ricordo perché quando la sera rientrai a casa indossavo al collo il foulard di seta batik che mi aveva portato in dono.
Quando rientrò dal Kenia come regalo invece mi porto un’ecografia stampata su un’improbabile carta da pacchi in un ancora più improbabile presidio medico di Watamu.
Non si erano sbagliati però, i medici africani, perché la pancia cresceva e cresceva.
Ed è stato così che un giorno di metà settembre è uscita fuori Bubu:
capelli riccissimi e pelle color caffellatte.

Nell’albero genealogico della parentela affettiva Bubu è la mia nipotina del cuore.
Quindi io, per reciprocità, sono la sua zia del cuore.

All'inizio tra noi tutto filava liscio:
io come sempre andavo a trovarla il martedì sera prima di cena, a volte le portavo un regalino, un vecchio gioco del Gufetto, un vestitino, e lei mi accoglieva aspettandomi sul pianerottolo in cima alle scale di quella casetta senza ascensore.
Finché un giorno ha deciso che con quelle visite le sottraevo per oltre un’ora le attenzioni della sua mamma e si è messa a farmi la guerra.

Una guerra muta e ostinata, fatta di lunghi silenzi e talvolta anche di qualche “no!” ben scandito:

-          Ciao Bubu!
-         
-          Come stai?
-         
-          D’accordo! Me lo dai un bacio?
-          Noooooooo!

Io con altrettanta tenacia e ostinazione continuavo a sorriderle, sfidando con indifferenza i suoi silenziosi attacchi:

-          Fa nulla! Allora te lo do io!

L’altra sera però è accaduto che la sua mamma mi mandasse un messaggio abbastanza disperato, di quelli che solo ad una madre single capita di mandare: mi chiedeva se il giorno dopo potevo andare a prendere Bubu all’asilo al posto della baby-sitter ammalata.
La richiesta tutto sommato si conciliava con i miei impegni lavorativi: bastava uscire dall’ufficio 10 minuti prima e ce l’avrei fatta. 

L’unico avvertimento che ho dato alla mia amica è che preparasse psicologicamente Bubu all'incontro, al fine di non essere accolta al mio arrivo da un pianto dirotto e guadagnarmi poi la fama di zia seviziatrice.
Perché ovviamente la piccola fetente avrebbe cercato di screditarmi agli occhi delle maestre, le quali, nella lista delle personalità più autorevoli nella vita di un moccioso occupano solitamente il posto subito dopo la mamma e quello immediatamente prima di Peppa Pig (mentre nonni, e soprattutto zii del cuore, stazionano verso il fondo della classifica!).
Per ogni evenienza io mi sono presentata all’appuntamento armata di buona volontà e caramelle tutti frutti.

E invece mi è andata di lusso!
La piccola mi ha accolta tutta sorridente e mi è corsa incontro appellandomi “Brutta!” senza manco darmi un calcio sugli stinchi!
L’ho inseguita solo per qualche minuto cercando di metterle il cappotto mentre lei mi sfuggiva come un’anguilla, sfidandomi con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni:

- Non posso mettermelo, vedi? Non ho le braccia!

Alla fine l’ho presa in contropiede e le ho infilato giacca e berretto, ma solo perché lei aveva deciso di cedere.
In macchina si è calata il cappello di lana sugli occhi, e mi ha detto:

- Guarda! Sono scomparita!

Poi con un tono che metteva in discussione il mio buon gusto cromatico, mi ha chiesto perché la mia auto fosse gialla, e ci ha tenuto a precisare che lei l’avrebbe scelta viola.
A nulla è valso spiegarle che una macchina gialla si ritrova più facilmente in mezzo ad un parcheggio di macchine scure!

Quindi mi ha raccontato di quando era piccola ed era entrata nella pancia della sua mamma, ma poi era uscita che era diventata troppo grande e lì dentro non c’era più spazio.

Però il momento più istruttivo è stato davanti al cancello di casa, quando mi ha mostrato la colonia di gatti randagi che stazionano in fondo alla via.
Mi ha detto che lei ai micetti gli vuole tanto bene anche se loro non si fanno accarezzare.
Ma che se un giorno finalmente riuscirà ad avvicinarne uno, gli tirerà quella codona che si ritrova fino a staccargliela.

E lì mi è venuto da pensare a quanto il sistema di riferimenti morali sia ancora così confuso, a tre anni, da far sì che la linea di demarcazione tra il bello e il brutto, il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, sia più innafferabile della coda di un gatto.

E meno male!

Soprattutto per il gatto!

 
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