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Messaggi di Febbraio 2014

L’arcobaleno nel lavandino

Post n°368 pubblicato il 28 Febbraio 2014 da viburnorosso

 

Ragazzo, che lasci in giro pezzi di te, ma poi ti chini a raccogliere quelli degli altri,
che sei gentile senza sforzarti di esserlo, ma fai una gran fatica ad essere ordinato,
che ancora devo ripeterti tutti i giorni di cambiarti le mutande,
e poi mi sorprendi che vuoi farti una doccia da solo, senza che debba essere io a supplicarti, giusto perché in cortile hai sudato un po’,
Ragazzo,
stamattina, quando mi hai chiamato di corsa in bagno, mentre ti lavavi i denti, per farmi vedere una cosa, 
e mi hai indicato tutto eccitato l’arcobaleno che il riflesso del lampadario, rimbalzando sullo specchio, disegnava nel lavandino, 
e mi hai chiesto di non spegnere la luce per non mandarlo via, 
ecco,
stamattina ho pensato che se fosse in mio potere esprimere un desiderio per te, 
vorrei che tu potessi vivere tutta la tua vita con lo stupore di adesso.

Così da ritrovare l'arcobaleno anche in mezzo agli sputi di dentifricio!

 
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Parcheggi lessicali

Post n°367 pubblicato il 26 Febbraio 2014 da viburnorosso

C’è una parola per indicare quella sensazione a metà tra incredulità e frustrazione,
tipo quando trovi un parcheggio libero proprio davanti al posto dove dovevi andare,
magari in pieno centro,
magari pure senza strisce blu,
solo che è giusto un dito più corto della tua macchina?

Ecco, stamattina mi sento così. 
E non solo non trovo le parole giuste per dirlo, 
ma neanche un altro posto dove fermarmi.
Forse è il caso che vada a cercare altrove. 
O magari, che smetta proprio di cercare.

Ci sono ritardi che insieme al senso, perdono anche la loro fretta!

 
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Zen periferico

Post n°366 pubblicato il 22 Febbraio 2014 da viburnorosso

Uno dice pugnalata, e subito gli viene in mente un colpo inatteso alle spalle.  

Deve essere una questione di combinazioni lessicali, perché in effetti nulla vieta che la coltellata venga inferta a viso scoperto, ma quella che ho ricevuto ieri mi ha trafitto proprio di spalle, andandosi a conficcare tra la scapola e il cuore.
Dico cuore, così si capisce subito che ci sono in ballo questioni di quelle che ti lasciano con i sentimenti feriti e la fiducia nel prossimo sanguinante, tanto per sfruttare fino in fondo la cruenta metafora.
Il fatto è che se lavori tanti anni insieme ad una persona, non ti aspetti che sia proprio quella a colpirti da dietro.
Eppure capita e continua a capitare.
Ma evidentemente è un pensiero a cui non mi riesco a rassegnare, perché di fatto non ho ancora imparato a guardarmi alle spalle quando cammino.

Comunque questo è successo ieri.
Ci ho dormito sopra, e stamattina mi sono andata a spendere l’ultimo massaggio che le amiche mi avevano regalato per la festa del mio compleanno.
In realtà non era una cosa programmata, cioè quando la scorsa settimana avevo prenotato l’appuntamento ovviamente non sospettavo colpi alla schiena da trattare terapeuticamente.
Però vista la coincidenza, è stato un bene che sia andata così!

Deborah, la massaggiatrice, è una specie di guru di periferia:
carisma alla Dalai Lama e bocca alla Parietti,
incensi e candele aromatiche sul mobiletto d’ingresso,
Chi e Novella Duemila sul tavolino della sala d’attesa.

Sono entrata tutta acciaccata, e sono riuscita risanata.
Nel corpo e nell'anima.
Per un’ora mi ha dispensato massime di saggezza buddista e aneddoti di vita di quartiere, soprattutto su quel gran fijo de na m******a del meccanico che se la faceva con quella gran z*****a della sua dipendente moldava.
Mentre mi massaggiava mi ha spiegato che crede molto nel  pensiero positivo, e che per questo motivo non vede film che fanno piangere, perché le sporcano il karma.
Che a pranzo ordina al cinese involtini primavera e wanton fritti, perché per svegliare il metabolismo e dimagrire bisogna mangiare ricco e condito.
Mi ha fatto i complimenti per il mio tono muscolare, e io pur consapevole che si trattava di una bieca strategia di marketing, mi sono bevuta la panzana come un’incontrovertibile verità.
Mi ha riempito di creme ed oli essenziali, che sono uscita da lì imburrata come un panino e profumata come un arbre magique.
Mentre mi rivestivo poi mi ha chiesto dove avessi comprato il bellissimo vestito che indossavo [mercatino, 3 euro], e quando ha detto che sembravo venir fuori da una foto di Parigi anni ’50,  il mio ipertrofico ego fashionista si è finalmente sentito riconosciuto nel profondo della suo animo nouvelle vague.

Con quella sua personale filosofia di vita,
a metà strada tra oriente e grande raccordo anulare,
tra Via della Indie e Via Tiburtina,
Deborah mi ha smanipolato,
impastato,
accudito,
coccolato,
in una parola: rimesso al mondo.

Sono pronta per ripartire! 
Però, per favore, non mi date notizie spiacevoli che sennò mi rovinate il mio nuovo stato di zen periferico.
E soprattutto, andate avanti voi, che mi sento più serena a non averci nessuno dietro alle spalle!

 
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Un paio di considerazioni postprandiali. Che alcuni pranzi vengon fuori più indigesti di altri

Post n°365 pubblicato il 19 Febbraio 2014 da viburnorosso

1)
La parola “consultazione” presuppone un atto comunicativo di tipo dialogico. Uno scambio di opinioni, insomma!
Uno dovrebbe saperlo, tanto più se si è “consultato” con i suoi sostenitori per sapere se era il caso di prendere parte alle “consultazioni”.

 

2)
Ci sono due avversari politici del nuovo premier incaricato che siedono entrambi fuori dal Parlamento.

Il primo si scapicolla in macchina per 650 chilometri, per presentarsi scarmigliato e veemente ad una diretta streaming che ha la sola funzione fargli fare la figura del cretino, sancendo la superiorità dialettica del suo avversario*.

Il secondo, invece, senza spostarsi dal suo salotto, con tono affabile e paterno dichiara stima e appoggio al suo avversario.
Col risultato di levargli ogni volta qualche milione di voti.

Senza entrare nel merito dei contenuti (se mai ve ne fossero da qualche parte), c’è ancora bisogno di domandarsi chi sia il vero genio della comunicazione?

 

* Che io personalmente trovo gradevole quanto un attacco di colite mentre sei bloccato sulla tangenziale in mezzo al traffico.
Ma a cui va riconosciuta quantomeno un'ottima padronanza del mezzo comico.
La battuta "Esci dal blog" ha del geniale.

 
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43

Post n°363 pubblicato il 18 Febbraio 2014 da viburnorosso

Numero primo.
Non puoi dividerlo con niente, che non sia uno o se stesso.
E non puoi misurarlo esattamente col vecchio metro di giudizio sperando che nulla resti fuori.
Però puoi usare ciò che avanza per farne la tua nuova unità di misura.

Che poi a volte le cose complicate si rivelano più semplici di come sembrano.
Un po’ come quando scopri che per snocciolare le olive (nere), basta schiacciarle col dorso del coltello.

Insomma, amico Gerundivo, seppur in ritardo, auguri per questo 43 disparo, mancino e financo primo!
(Anche se a leggere gli anni nelle pieghe dell’avambraccio non si direbbe!).

 
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