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TraMe e Me

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Chi più ne ha più ne menta (diario di un'attrice)

Post n°12 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da Ahira28
 

 


La prima bugia consapevole l'ho raccontata a zia Pia, la sorella più piccola di mia madre. Avevo dodici anni o poco più e lei diciotto. Avevo deciso di andare al campeggio insieme al suo gruppetto, solo che lei mi aveva già detto che non era neanche il caso di parlarne.


Orchestrai una messa in scena da consumata attrice, eravamo al mare stese sugli asciugamani troppo stretti, unte di quell'olio appiccicoso che andava di moda quell'estate, era al bergamotto se non ricordo male.


Cominciai dalla mattina a sfoderare un'aria assente e un po' triste, niente giochi, mezze risposte alle sue domande e sguardo fisso nel vuoto. A metà pomeriggio lei non ce la fece più e chiese cosa mi stava succedendo. Senza esagerare feci un po' la vaga e poi mentre riuscivo a farmi spuntare le lacrime, abilità che scoprii in quel momento, le raccontai che mia mamma mi aveva detto che tra lei e il babbo le cose non stavano andando bene.


- Zia ti prego non le dire niente, lei mi ha detto di non dirlo a nessuno e di lasciarla tranquilla che tutto si metterà per il meglio. Magari avrebbero bisogno di starsene un po' soli, senza me tra i piedi, ecco perché volevo venire con te al campeggio, ma non fa niente, cercherò di starmene per conto mio il più possibile.-


- Ma no… no… Piccola!- E mi abbracciò fortissimo al punto che le lacrime mi vennero sul serio dalla commozione che io stessa m'ero creata intorno.


Andai al campeggio. Mia zia insistette perché ci andassi e al ritorno fu felice di vedere i miei che andavano d'amore e d'accordo, una settimana dopo, mentre mi portava a scuola, mi dette anche il cinque per la nostra stupenda collaborazione a risolvere il caso familiare. Battei la mia mano sulla sua senza il minimo pentimento. A la guerre comme a la guerre, ragazze mie!


 


La prima bugia che raccontai per amore  fu a Leo, allora avevo diciassette anni. Lui era un amico di mio cugino e mi girava intorno ma non abbastanza, almeno non quanto e come avrei voluto io. Aveva ventun anni  e faceva la corte anche a Mirta, che era più grande di me di un anno e tutti dicevano che era una puttana.


Sei troppo piccola mi diceva Leo ridendo, io m'arrabbiavo.


La prima volta che mi ridisse "Sei troppo piccola" gli risposi guardandolo negli occhi "…Ma molto brava a letto". Le parole mi uscirono da sole e mentre le dicevo avrei voluto ritirarle dentro. Lui sgranò gli occhi ma poi per tutto il giorno fece finta di niente, salvo guardarmi di sottecchi appena giravo lo sguardo.


Non ero mai stata a letto con nessuno, quando mi chiese di andare a casa sua dissi di sì sperando non facesse troppo male. Male non fece, almeno non tanto quanto m'aspettavo, però la cosa mi sembrò sporca e sbrigativa. Forse non lo amo abbastanza pensai uscendo da casa sua e da quella volta non volli rivederlo.


 


La prima che raccontai per interesse fu a scuola di teatro.


La mattina del concorso d'ammissione mi ci volle un secondo per capire che di tutte le ragazze presenti ero la meno bella e anche la meno preparata.


Molte si erano già viste sugli schermi, altre erano talmente belle che avrebbero commosso qualsiasi giuria.


Eravamo tutti insieme in un'aula, il Maestro ti chiamava e ti chiedeva di recitargli lì una cosa improvvisata; il Maestro era Gasman, solo l'idea di provare a barare con lui ti faceva tremare le gambe.


- Signorina, mi racconti una bugia!-


Mi si accese la lampadina in testa e cominciai:


- Vorrei venire a letto con lei…- si fece un silenzio totale intorno a me, proseguii raccontando che avrei voluto andare a letto con lui per assicurami l'ammissione, e che a letto avrei avuto argomenti migliori che recitando e fui ammessa.


Il Maestro poi mi fece chiamare nel suo studio: - Signorina- mi disse con la sua voce omerica - Ho apprezzato il suo escamotage e la sua prontezza di spirito, sappia però che la sua recitazione è scarsa e dovrà lavorare molto sodo.


Vecchio balordo, escamotage un corno,  intanto ci sei caduto, hai creduto che non stessi affatto recitando, certo,  il tuo orgoglio di maschio s'era acceso e per me era significata l'ammissione.


 


La prima che raccontai per odio fu al mio ex marito.


Un anno di matrimonio, un breve e fottutissimo anno nel quale vidi sgretolare progressivamente l'amore, la complicità e la stima che mi avevano fatto mettere Marco in cima a tutti i miei pensieri.


S'innamorò della mia migliore amica, un classico, ero troppo indipendente per i suoi gusti.


Gli dissi che aspettavo un figlio quando lui era già a casa della mia ex amica e gli dissi anche che lo avrei abortito, visto che le cose stavano così. Non c'era nessun figlio ma lui ci restò male, sono certa che ancora oggi rimpiange il figlio che avrebbe potuto avere, e questo in parte mi ripaga della rabbia per il  tradimento.


 


La prima che raccontai per divertimento fu in uno show televisivo. Il solito conduttore del cavolo mi chiese se m'ero fatta qualche aggiustamento di chirurgia estetica e confessai candidamente di essermi gonfiata il seno. Il meglio fu qualche giorno dopo quando apparve, su uno dei giornali specializzati in chiacchiere, una mia foto di prima della cura. Il seno non me l'ero mai rifatto, ma la dichiarazione attirò un gran parlare sulla parte e una scrittura per un film.


 


La prima che raccontai per altruismo fu a mia madre.


Il medico le aveva dato due mesi di vita e io non volli che lei contasse i giorni al rovescio. Comprai anche due biglietti per Parigi e la portai a comperare borse e scarpe che non avrebbe mai potuto usare.


Morì prima dei due mesi assegnati, sedici giorni dopo, nel sonno, senza sapere che avevo usato ognuno di quei preziosi giorni per dirle tutto quello che mi sembrava  che mancasse, ma non avevo fatto in tempo a dirle tutto.


 


La prima che raccontai a me stessa riguardava l'alcol.


Posso smettere quando ne ho voglia e per stasera ho deciso di concedermi uno sballo.


Ne ero talmente convinta che gli sballi si susseguivano di sera in sera anche se al mattino era sempre più difficile svegliarsi. Dopo il vino vennero gli ansiolitici, poi la coca per tenersi su, e continuavo a dirmi che era tutto in mio potere e che smettere era facile come girare una chiave nella serratura.


 


L'ultima sì… credo proprio di averla raccontata al mio autista, vattene a casa gli ho detto, torno a casa da sola, sono perfettamente sobria, posso guidare da me.

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Commenti al Post:
Arvalius
Arvalius il 06/02/09 alle 19:34 via WEB
Bello!
 
 
Ahira28
Ahira28 il 07/02/09 alle 15:41 via WEB
Grazie principe :-)
 
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