Post n°148 pubblicato il 27 Luglio 2013 da lontradelbosc
Al mio paese, in località Sant'Anna, c'è una vecchia cappella dedicata a questa Santa. Sulla facciata esterna si vedono le figure di lei e di suo marito Gioachino inserite in due nicchie. La cappella sorge nel bel mezzo di una strada che salendo porta ai castagneti chiamati anch'essi di Sant'Anna.. Là, ogni anno da che io mi ricordi, si svolge la festa in onore della Santa. La gente si raduna sotto agli alberi, i musicanti suonano il loro repertorio mentre un gruppo di persone si occupano di preparare polenta e spezzatino per tutti. Si fa festa tutti insieme alla buona e si ride e si scherza, si mangia e si beve, i bambini giocano. Sembra di tornare indietro nel tempo. Quella cappella mi richiama alla mente una chiesetta che ho visto in un dipinto di Chagall, solo che la mia l'ho fotografata in estate, mentre la sua è inserita in un paesaggio invernale con la neve. Anna è per me un nome importante perchè così si chiamava la mia nonna materna e così si chiama la mia cara amica con la quale sono andata alla festa.
Andammo alla festa di Sant'Anna io e la mia amica Anna suo onomastico - 26 di luglio - tutto il paese era in subbuglio chi mangiando e bevendo, chi ballando nei castagneti bivaccando tra un bicchiere e l'altro di buon vino "fai questo ballo?" disse uno lì vicino col naso rosso e la musica nelle gambe mi lanciò nel girone delle sambe. Poi venne sera e dopo venne notte.
Camminavamo al buio sotto agli alberi io dicevo "e se incontriamo i lupi?" Anna rideva "non ci vedono, o ci mangiano"
"eh, no, io adesso voglio vivere"
e lo vedevo da lontano, pinta al seguito... il tipo delle sambe e naso a polipo...
- 26 luglio - Festa di Sant'Anna ondate di musica lambivano le tenebre andavamo saltellando su quei ciottoli come fossimo tornate ai tempi delle acidule
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Post n°147 pubblicato il 17 Luglio 2013 da lontradelbosc
Non riesci a prender sonno. Sai che domani dovrai alzarti presto e questo pensiero ti agita. O forse sono i lampi che irrompono nella stanza, i bagliori a intermittenza, il brontolìo dei tuoni in lontananza. Alla fine ti arrendi e dal letto scendi, fai un giro in cucina, sbucci una banana e sorridendo la mangi, ricordando la conta gioco alla palla, tiro la tenda, vedo la scimmia che fa merenda. Ne è passato di tempo, ma i ricordi crescono nella notte, coi nomi che cambiano, i sapori che si confondono, le direzioni che si invertono, le stagioni che si accavallano. I treni che portano a perdere non ripassano.
Mi riconosciqui su questo vagone lettoE senti il dolorecrescere nella notte, MaryE posso sentire il saporeDella torta del tuo terzo compleannoRicordare come è statoStringerti tra le mie braccia, MaryE' accaduto lìLe luci d'estate intornoEro lìLa sua mano sulle mie ginocchiaE siamo andatiAttraverso queste strade assolateE siamo andatiIl giorno in cui sei morta, MaryE noi ora andiamo più veloceInsieme attraverso i campiQui su questo vagone lettoE posso toccare il tuo volto, MaryLe cose preziose che abbiamo fattoNascoste sotto la mia pelleti lascio dormire un po'Ti lascio dormire un po', MaryE' accaduto lì Le luci d'estate intornoEro lìLa sua mano sulle mie ginocchiaE siamo andatiAttraverso queste strade assolateE siamo andatiIl giorno in cui sei morta, Mary
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Post n°146 pubblicato il 11 Luglio 2013 da lontradelbosc
C'erano le forbici sul tavolo ...che oggi non so come ma volendo potrei perfino spiegare perchè ho ripreso a tagliare stoffa ragionando sulla scelta di un modello da realizzare. Voglio farmi un vestito nuovo perchè ritengo d'aver troppo a lungo rinunciato all'idea di sembrare un'altra me.
Lo so che l'abito non fa il monaco. Se vedo uno con il saio tuttavia, l'idea che sia un monaco ce l'ho. Ora, non è che io voglia cucirmi un saio, nè tantomeno somigliare a un monaco. Semplicemente voglio un vestito nuovo che esalti di me quel che c'è - nel bene e nel male - qualunque cosa sia.
E chi mi vede col vestito nuovo dica d'istinto: ecco, quella è lei, la riconosco dal vestito nuovo.
C'erano le forbici sul tavolo e un po' più in là il ditale, il filo, l'ago, il metro, e sul mio naso gli occhiali che permettono di vedere da vicino e che mi stancano un casino - lo so - non è un gran termine, ma esprime l'entità del disturbo che mi danno.
Di tanto in tanto mi toglievo gli occhiali per posarli accanto alle forbici - sul tavolo - poi mi avvicinavo alla finestra a ragionare sui benefici degli alberi là fuori, specie i tigli, che saziano l'aria di dolcezza, come la vista gli oleandri di mediterranea bellezza.
E' così che da lontano mi è saltata agli occhi la lavanda nel fulgore della piena fioritura - che troppo poco dura - ha bofonchiato il gatto - così mi è parso.
Ho scacciato di brutto il gatto, e dalla mente quel che forse aveva detto - e io capito - - anzi - lì per lì ho deciso che era ora di darci un taglio alla lavanda, riprendendo a ragionare seriamente sui benefici di un bel vestito nuovo.
la stoffa del vestito
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Volevo tagliare l'erba del prato che sta dietro casa. Ho riempito di benzina il serbatoio del tosaerba facendo attenzione a non farlo traboccare durante il travaso dalla tanica e ho eseguito, in successione, le altre operazioni che mio fratello mi aveva spiegato per bene di fare. Infine mi sono concentrata per irrigidire i muscoli e tirare con forza il filo per avviare il motore. Si sa che il motore non parte al primo tentativo, e che il filo, che si riavvolge automaticamente, va tirato più volte. Invece, già al primo tentativo, il filo non si è riavvolto e io sono rimasta stupita, delusa e anche un po' indispettita. Non volevo chiedere subito aiuto, per non disturbare mio fratello che stava guardando un film alla televisione al piano di sopra. Allora, facendo finta di niente, mi sono messa ad innaffiare i fiori davanti a casa, facendo rumore con l'acqua che sprizzava nell'innaffiatoio dal rubinetto della fontana. Lui, che da sempre si fa vivo non appena mi sente, dovunque io sia, è uscito sul balcone e io gli ho raccontato del tosaerba in panne e di come avessi urgenza di tagliare, soprattutto per decapitare i bambù appena nati, e perciò ancora teneri, che stavano abbondantemente sconfinando nel prato.
E' sceso a vedere e ha capito che si era rotta la piccola molla che fa riavvolgere il filo. "Te lo porto io ad aggiustare" mi ha detto, e poi sorridendo ha aggiunto: "Non ti devi spaventare dei bambù"
POTEVO SPAVENTARMI DEI BAMBU'?
Potevo spaventarmi dei bambù, quando un giorno che non me l'aspettavo più, nel prato andando in giro - convinta di non essere un fachiro - i piedi, mi bucarono, dure punte all'insù, e feci ahi! e mi fermai all'istante e feci buh! guardando giù una graticola di lance, armi fuoriuscite nella notte - immaginai - di un muto esercito che avanza con frenetica baldanza - grugni duri a frotte - bizzarri capi fogliati - soldati bardati d'armature - tinta bronzo variegato - tipo stracciatella del gelato. Dai congegni inceppati della luna - pensai - è nata un'insolita nidiata slittata a giugno, dal passato maggio, quando io con coraggio confidavo scongiurata - per quest'anno - la cadenza dell'azione di colonizzazione dei solerti e prosperi bambù che, a partir da uno, ora formano un boschetto, del prato al limite, laggiù. Ha un bel dire, mio fratello, che il boschetto è bello. Qui mi sa che non ho scampo - morirò assediata - con l'auto intrappolata sotto la tettoia accerchiata - giusto in tempo il cane se la sarà filata - vedendo la sua ciotola infilzata, in preda alle vertigini, precipitare giù. Insomma, se vi chiederete dove son finita, pensatemi inghiottita - che ne avevo ben donde - di spaventarmi dei bambù! - a meno che, felice come la signora qui, a farci lo yoga non resterò lì.
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Post n°143 pubblicato il 22 Giugno 2013 da lontradelbosc
Renato Guttuso, Donna alla finestra, 1942
Sto riordinando, e non è che mi piaccia particolarmente farlo. Per fortuna siamo in estate e l'arietta entra dalla finestra spalancata. Là fuori c'è un'orda di grilli, li sento. Ogni tanto mi fermo a dare un'occhiata alla stanza. Sul davanzale è posato il libro dei racconti di Carver che sto leggendo. Un racconto, su tutti quelli che ho letto finora, mi ha dato la botta, riportandomi al tempo in cui sentivo le cose in una certa maniera. Troppo complicato spiegare quale maniera. Basta leggere il racconto e chiunque può capirla da sè. S'intitola "Perchè non ballate?" Non ci si può sbagliare, il senso di ciò che esprime risulta chiaro. E intriga parecchio, ma con eleganza, e una vena di malinconia. Il racconto inizia con l'uomo che guarda i mobili della camera da letto sistemati in giardino, disposti come lo erano stati nella stanza. Penso che anche a me piacerebbe vedere la mia stanza da letto in giardino, così potrei riordinare a piedi nudi nell'erba rasata di fresco. L'uomo del racconto stava svendendo i suoi mobili. Forse la sua vita si trovava ad un bivio. La mia non so. Però penso che non vorrei vendere in quel modo i miei mobili, anche se continuo a pensare che mi piacerebbe vederli nel prato.
Mi sa che sto perdendo un bel po' di tempo a fantasticare. Con questo mio vizio di fare i sogni ad occhi aperti, sento che sto scivolando nel Dolce far nulla (di Raymond Carver) Un attimo fa ho dato un'occhiata nella stanza ed ecco quel che ho visto: la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra, il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo. E sul davanzale, la sigaretta lasciata accesa nel posacenere. Lavativo! mi urlava sempre dietro mio zio, tanto tempo fa. Aveva proprio ragione. Anche oggi, come ogni giorno, ho messo da parte un po' di tempo per fare un bel niente.
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da una copertina mi fissava
Hemingway,
come fosse l'unico a capire
" - Dobbiamo andare e non fermarci finchè non siamo arrivati.
- Dove andiamo?
- Non lo so, ma dobbiamo andare. "
ULTIMI COMMENTI
Il bambino gridò: - ALABURIAN! -
La mamma gli chiese: - Che cosa vuol dire? -
- Tutto quello che invento per sentirmi felice -
rispose il bambino.
Care stelle, siete molto belle
quando luccicate nel cielo.
Spero che un giorno veniate sulla terra,
cosi' potrò vedervi meglio
e prendervi per mano.
Care stelle, vi voglio tanto bene,
gli uomini non vi scrivono nessuna lettera
perchè hanno troppi impegni.
Voi stelle servite molto ai marinai:
quando vi vedono sanno dove andare.
Matteo
I miei links preferiti:
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Sto leggendo:
Orwelll: La fattoria degli animali
Orwell: 1984
I miei libri sono qui:
www.anobii.com/theanguana/books
"...Io volerò a te...sulle ali invisibili
della Poesia...Tenera è la notte e
felicemente la Luna Regina è sul suo
trono...ma qui non c'è luce..."
(dall' Ode all'usignolo di John Keats)
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