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IL GUSCIO DEBOLE
Post n°12 pubblicato il 15 Giugno 2011 da lontradelbosc
C'era una volta una lumaca che si chiamava Stella. Aveva il guscio molto delicato: se solo una lumaca le saliva sopra, si rompeva il guscio. Questa malattia di debolezza era incominciata da quando era nata, perchè Stella non si era nutrita abbastanza. Tutte le vicine la canzonavano: - Noi siamo più belle! - Ma un giorno Stella pensò di mangiare di più e divenne cosi' forte che nessuno osò più canzonarla.
Una storia tira l'altra, questa è di Simurgh2:
C'era una lumaca che era cosi' sola che strisciava lasciando lacrime nella sua bava. Nessuno sapeva, nessuno sentiva o si accorgeva cosi' si mise ad imparare a suonare il sax:
lo suonava tra l'erba, negli orti o sopra le foglie.
Però l'aveva scoperto arrampicandosi su per il muro
sotto la finestra
di una signora che viveva da sola
in un paesetto fuori mano, dentro una valle,
che dentro aveva altre millemila cose sempre più piccole e sorprendenti che la signora sapeva guardare cogliere e rubare e che con il suo sguardo, queste mini minuscole cose potevano diventare giganti. Poteva essere una singola foglia mossa da un refolo di vento o da un filo d'erba che tratteneva una goccia di "agguasso", le mille piccole cose che dormono all'addiaccio, anche la piccola goccia di rugiada per dire o il guizzo della trota nel ruscello
o il dente nascosto nella crepa del muro,
non so, infinite sono le cose a cui non prestiamo attenzione. La bella signora che viveva da sola e che mi vien da chiamare Emily per via di una sensibilità che sapeva cogliere la potenza della poesia sparpagliata e insignificante del mondo e della gente. Insomma questa chiocciola, cammina cammina, era salita sul davanzale dove dentro stava la bella signora. Ascoltava della musica jazz.
Roba che in quel paesino non ascoltava nessuno. Nel suo cuore c'era stato una volta uno
che lo suonava nei club.
Ma queste sono illazioni. In verità non si sa. Fatto sta che la chiocciola, arrampicandosi sul muro, che non è che sappia qualcosa di oracoli o di premonizioni, ma aveva qualcosa quella chiocciola triste e sola dal guscio delicato. Forse quel guscio, proprio perchè delicato, dato da una debolezza che non aveva scelto, la chiocciola non lo sapeva, ma quella era anche la sua forza. Nessuna chiocciola prima s'era mai appassionata di jazz. Sapeva che se lo avessero saputo l'avrebbero derisa, come già accadeva per via del suo guscio e proprio per quello nessuno la voleva con sè. La chiocciola allora si sentiva tremendamente triste e sola. Sul muro che saliva sentiva quella musica che era come le parole che il suo cuore non sapeva dire. Si disse che voleva impararle. La signora aveva un piccolo modellino, tipo i soldatini di metallo, ecco una cosa cosi', solo che era quella di un musicista jazz. Un nero che suonava il sax ispirato.
L'aveva posato sul davanzale perchè il sax si era staccato dall'abbraccio del nero e non ci soffiava più dentro. Fatto sta che la lumaca non so come abbia capito che quello era lo strumento del suo riscatto, fatto sta che si mise a suonarlo. E le veniva facile perchè quel lamento e quello strazio lei ce l'aveva dentro. Lei con il blues c'era nata e l'aveva sempre portato in giro nella la sua bava. Insomma si capisce come potrà andare a finire dopo che lei si mise a suonare. Il guscio della lumaca era il suo cruccio. Non è che, suonando il suo strazio, diventasse robusto. La sua casa era fragile,
poteva rompersi ad una parola prepotente, un'offesa derisa. Eppure in quella fragilità c'era tutta la sua bellezza. Ci vogliono intenditori per poterne avvertire la forza, che non si misura con lo spessore della scorza. Anche la lumaca che si chiamava Stella voleva che qualcuno potesse provare amore per lui.
Prese a suonare quel sax imitando quella canzone di Archie Sheep
e gli venne subito meglio ancora di quella, una canzone bellissima. Era cosi' piccolo quel sax di metallo che si era staccato dalla statuetta, che il suono era quasi impercettibile: all'uomo ma non alle chiocciole. Pensò che la forza per cui era sempre stata derisa, poteva adesso far sentire che quella forza gli era cresciuta dentro. A quella forza non serviva il cibo di foglie di lattuga ma che si era nutrita di solitudine, scacco, derisione. E cosi' adesso poteva suonare una canzone. Non s'era mai visto una lumaca suonare un sassofono. Cosi', quando in giro per gli orti cominciarono a sentirlo si sparse la voce.
E per lo stupore gli alberi divennero blu.
Grazie, Simurgh
Pittura Paul Cézanne
Pittura Marc Chagall
Pittura Marc Chagall
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da una copertina mi fissava
Hemingway,
come fosse l'unico a capire
" - Dobbiamo andare e non fermarci finchè non siamo arrivati.
- Dove andiamo?
- Non lo so, ma dobbiamo andare. "
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Il bambino gridò: - ALABURIAN! -
La mamma gli chiese: - Che cosa vuol dire? -
- Tutto quello che invento per sentirmi felice -
rispose il bambino.
Care stelle, siete molto belle
quando luccicate nel cielo.
Spero che un giorno veniate sulla terra,
cosi' potrò vedervi meglio
e prendervi per mano.
Care stelle, vi voglio tanto bene,
gli uomini non vi scrivono nessuna lettera
perchè hanno troppi impegni.
Voi stelle servite molto ai marinai:
quando vi vedono sanno dove andare.
Matteo
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Sto leggendo:
Orwelll: La fattoria degli animali
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"...Io volerò a te...sulle ali invisibili
della Poesia...Tenera è la notte e
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(dall' Ode all'usignolo di John Keats)
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