alienata

Ele... ti chiedo: due chiacchiere... ti invio sms, poi se hai tempo devo parlarti.

Quando vuoi cara!!! Baci

Suggerisco un rimedio ai tuoi guai e soprattutto un servizio utile alla collettività. Dai l'indirizzo del tuo blog agli inquisitori, magari scopri che sono fatti anche loro di lacrime e sangue, alla vista delle cose belle che inserisci magari decideranno di scegliere la strada dei sentimenti e del perdono piuttosto che quella del tribunale e della condanna senza appello. Suggerisco a tal proposito la lettura dell'estratto dai "Fratelli Karamazov" della "Leggenda del Santo Inquisitore". Buona fortuna e che le tue scartoffie possano salvarti dal rogo

AAccidenti se dovessero mai leggere il mio blog mi arresterebbero per vilipendio a pubblico ufficiale!!! Uhmmmmm... che debba cancellare i miei post?!?! (sto diventando paranoica) bacetti Ele

Non so se l'hai già fatto ma vorrei suggerirti la lettura di un romanzo "E le altre sere verrai?" di Philippe Besson ecco la recensione: IL TITOLO DEL QUADRO IN COPERTINA È NIGHT HAWKS (“I GUFI DELLA NOTTE”) ED È FORSE IL dipinto più famoso del pittore realista americano Edward Hopper: dopo Tracy Chevalier e Susan Vreeland, ecco uno scrittore francese, Philippe Besson, che si cimenta nel genere della painting fiction, interpretando un quadro e raccontandoci la storia che legge nel quadro. C’è un cameriere che serve dietro il bancone di un bar, e Besson gli dà il nome di Ben; ha le labbra socchiuse, forse sta scambiando una parola con l’uomo dal viso magro con il cappello floscio in testa, seduto vicino alla ragazza dai capelli d’oro rosso che tiene gli occhi bassi. Diciamo che la ragazza si chiama Louise e l’uomo Stephen. C’è un terzo cliente che non si vede sulla copertina del libro ma che nel quadro appare seduto al banco, di schiena, e Besson immagina che sia un vecchio cliente abituale. I colori dominanti del quadro sono il bianco e il nero, la figura di Stephen si confonde quasi con il buio della notte che si vede fuori, quella di Ben è solo un po’ più candida del colore della parete e dei sifoni d’acciaio. Ancora più scura l’immagine del terzo “gufo”, si distacca soltanto il rosso dell’abito di Louise. Un quadro che ci comunica un’idea di solitudine, quasi che ognuno fosse chiuso nel silenzio dei suoi pensieri, di qualche pena nascosta, e, nello stesso tempo, c’è un certo conforto nella luce parziale dell’ambiente fortemente contrastata dal buco nero dell’ingresso. Philippe Besson ci racconta di una storia d’amore iniziata dieci anni prima, finita da cinque anni, e di un nuovo incontro nel bar di Cape Cod, vicino all’oceano. Stephen vi si è recato perché spera che lei abbia conservato le stesse abitudini, Louise è lì perché aspetta un altro uomo. Finirà che l’altro uomo non arriva- ma perché la deliziosa Louise, prima attrice ed ora scrittrice di teatro, si cerca sempre delle storie d’amore infelici? Si scrive meglio quando si è infelici? Lei aveva sofferto moltissimo quando Stephen l’aveva lasciata per sposare un’altra, del suo stesso ambiente sociale. E Stephen si era reso conto presto dell’errore. Lo stile di Besson è privo di romanticismi, nella stessa atmosfera del quadro, ogni tanto una frase rompe il silenzio dei gufi notturni e quello che segue è una riflessione, un pensiero, un ricordo del tempo passato (L’arrière-saison, “La stagione trascorsa”, è il titolo originale del libro), di Stephen, di Louise, di Ben che è contento di rivederli vicini perché è affezionato a entrambi. E il terzo cliente è uno spettatore marginale, come il lettore del libro, mentre il silenzio punteggiato dai brevi scambi di parole è interrotto un paio di volte dallo squillo del cellulare di Louise e poi dal rombo del tuono. Quando i due escono, non importa quale dei due dice, “Ci rivedremo?”, e quale risponde, “Sì”, ed è Ben che pensa che il temporale ormai non arriverà più, anche se a Cape Cod il tempo è imprevedibile, come i sentimenti dell’animo umano. Philippe Besson, E le altre sere verrai?, Ed. Guanda, trad. Francesco Bruno, pagg.158, Euro 12,00

NightHawks è uno dei miei quadri preferiti e adoro Hopper! ho scoperto Vettriano proprio grazie a lui, ho notato infatti similitudini con il pittore americano che me l'hanno fatto subito apprezzare! Non ho invece letto il libro che mi hai segnalato, ma lo comprerò! Mi ispira questo discorso della "painting fiction"... anche se non sapevo che avesse addirittura un suo nome, devo dire di essermi già cimentata in questa pratica, infatti, per me i quadri sono come i libri, vanno interpretati con la fantasia... sai, un po' come quando leggi un bel libro e ti immagini la fisionomia dei personaggi, il timbro delle loro voci, i posti che li circondano, addirittura gli odori... è questo che faccio quando guardo un quadro..."lo interpreto"! Se mai dovessi ritrovare i vaneggiamenti di quando andavo all'accademia di belle arti ve li proporrò... all'epoca avevo scritto delle belle cose sui quadri che maggiormente mi avevano colpita. Grazie per i tuoi preziosi commenti, un bacione. Elena