Creato da amelie.poulain il 25/10/2004

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eheh..ci sono anch'io

 

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Post N° 44

Post n°44 pubblicato il 06 Dicembre 2004 da amelie.poulain

(...) Mentre Joaquin contava, spuntava e prendeva appunti sul suo quaderno, Eliza, sfruttando la sua capacità di rendersi invisibile, riusci' ad osservarlo a suo piacimento. Aveva compiuto sedici anni due mesi prima ed era pronta per l'amore.

Quando vide le mani dalle dita allungate macchiate d'inchiostro di joaquin Andieta e senti' la sua voce, profonda ma chiara e fresca come il gorgoglio di un fiume, impartire secchi ordini agli scaricatori, provo' una profondissima commozione, e l'incontenibile desiderio di avvicinarsi e sentirne l'odore l'obbligo' ad abbandonare il nascondiglio dietro le palme di un grande vaso.

(...) Nel tendergli il bicchiere Eliza si avvicino' il piu' possibile, calcolando la direzione della brezza che le doveva restituire l'aroma di quell'uomo che, ormai era deciso, le apparteneva. A occhi socchiusi aspiro' il suo profumo di biancheria umida, di sapone a buon mercato, di sudore fresco.

(...)Quei secondi furono talmente intensi che a Joaquin Andieta cadde il quaderno di mano, come se una forza incontenibile glielo avesse portato via, mentre il calore del rogo raggiungeva anche lui, bruciandolo di riflesso. Guardo' Eliza senza vederla, il viso della ragazza era uno specchio pallido in cui credette di intravedere la sua stessa immagine.

Si fece appena una vaga idea delle dimensioni del suo corpo e dell'aureola scura della capigliatura; ma un'idea piu' precisa l'avrebbe avuta solamente al loro secondo incontro, qualche giorno piu' tardi, quando avrebbe potuto finalmente immergersi fino all'annullamento nei suoi occhi neri e nella grazia liquida dei suoi gesti.

Si chinarono contemporaneamente per raccogliere il quaderno, le spalle si toccarono e il contenuto del bicchiere fini' sul vestito di lei.

Isabel Allende, La Figlia della Fortuna.

Commenti al Post:
rikolino
rikolino il 06/12/04 alle 21:23 via WEB
A volte t'invidio. Tu sei davvero come le nuvole. Hai deciso, per adesso che la tua vita sia là dove ti porta il "vento". Non hai confini, parti dal mare, giungi oltralpe, sapendo che comunque ti sposterai ancora. A volte, mi sembra di capire che i tuoi spostamenti siano veloci, altre più lenti. E in tutto questo trasmetti molta naturalezza. Come se fosse nell'ordine delle cose, il peregrinare della tua essenza. Dovrei in un certo senso imparare da te. Sei capace di trasformare ogni stanza nella tua stanza, ogni città nella tua città, anche se solo di quel momento, anzi forse perchè proprio solo di quel momento. Sei come una nuvola bianca che vola alta e non s'impiglia nè nelle creste delle montagne, nè nelle guglie delle "chiese". Cogliere la vita con le sue mille opportunità. Io, invece sono molto diverso. Anche se vorrei essere nella mia vita come una nuvola, lo desidero credimi, ma so poi con sicurezza che non saprei vivere così. Per lo meno nella vita materiale, nel mio lato più terreno. Poi nei sentimenti e nelle emozioni il discorso cambia. Si capovolge. E allora anch'io so vivere e districarmi tra le correnti d'alta quota. Mi sento come un rapace ad ali spiegate che cerca queste correnti per volare ancora più alto. Vedere il mondo dall'alto delle proprie emozioni, giuro, mi rende davvero vivo. Sorvolare le cime frastagliate ed appuntite, riuscire a vedere il disegno dei torrenti nelle valli e la massa informe e scura dei boschi. Tanta "leggerezza" dell'animo si scontra con la pesantezza della vita. Aria calda ed aria fredda si scontrano e ne nasce il temporale che c'è in atto in questo interregno, tra il dentro e il fuori. E la pelle ne fa le spese. Povero involucro, povero divisorio tra il mio mondo interiore ed esteriore. Da un lato premo per poter esplodere, per poter dare il via a quest'anima scalpitante ed irrequieta, dall'altra vengo attaccato dalla quotidianità, dal conformarmi a questo mondo che sento sempre meno mio, ma che devo in un qualche modo "arruffianarmi". E in mezzo ci stà il mio corpo, poveraccio, non lo invidio. Stasera ho fatto l'albero di natale in giardino. Lanterne color argento illuminato da candeline con fiammelle color oro. La sera devo accenderle ad una ad una e questo mi permette di pensare ad un desiderio, ad un sogno, ad un fatto. Arde così ogni sera un pò della mia vita, si consuma così un rito e il calore sprigionato è il calore della mia essenza che s'innalza al cielo. S'innalza come preghiera perchè non venga mai scordato dal "cielo" che esisto e che ho immenso bisogno di Lui. Di Lui e di tutte le sue immense stelle. Notte, fortunata te che sei 1600 metri più vicino al cielo di me. ric
 
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