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Post n°371 pubblicato il 05 Giugno 2009 da Midnight_Raver
Qui in Magyarország le parole hanno un sacco di segni. Per dire, questo è l'alfabeto: Qui arrivederci si dice Viszontlátásra, e l'areoporto è un Repülőtér. Se una macchina con la scritta Rendőrség ti si accosta e i tipi in divisa che la occupano ti apostrofano con un groviglio di fonemi monotonici, è la polizia che ti chiede i documenti. La farmacia non la trovi come apoteka, figuriamoci come pharmacy: si chiama gyógyszertár. Ma inutile dilungarsi su queste curiosità, concentriamoci piuttosto su un gruppo di parole: sor sör szar Rispettivamente: fila, birra e merda. Che si leggono sciòr, scior (con una o quasi u, a culo di gallina) e sòr. Sì perché in ungherese la s da sola è sempre e comunque sc, e se vuoi una s normale, come quella di serpente, devi mettere una z subito dopo, come un bastone tra le ruote, altrimenti la s scivola, è un macello, non mi ci abituerò mai. Così come non mi abituerò mai alla A che non è una A ma è una O. Dico io, usate la o, no? Come vi viene in mente di decidere che la A, se non ha il cappello con la penna, in realtà è una O molto aperta? Perché?! E comunque. Sartre, pronunciato alla francese, è così simile alla merda che la gente ti ride in faccia quando ne parli (non a me, che, se parlo, parlo inglese). E se non chiudi la bocca a culo di gallina vai dal barista a chiedere una fila (ma anche una corda, un rango e perfino un treno, stando al dizionario online). E la noce blasfema? Ah vabbè, questa è facile. Una noce tostata (la parola vale per tutto ciò che è arrostito) è - pensa te! - un pörkölt dió*. Ecco perché lunedì pomeriggio (con calma) inizierò il mio bel corso intensivo. Perché anche se è bello in qualche modo perverso non sapere davvero cosa ti succede intorno, certe volte riuscire a parlare risulta auspicabile e necessario.
Szia!
(* ho riciclato da un analogo post sui sorci, quando ancora non immaginavo come sarebbe andata a finire) |
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A. Einstein