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« Il primo giorno di scuola | Undici punti » |
Finalmente oggi ci siamo arrivati, alla penna sul tavolo.
Dopo i numeri e le formule di saluto, dopo le nazionalità e le professioni, a braccetto con altri oggetti e con i colori, eccola, la frase per eccellenza di chi studia una lingua straniera:
The pen is on the table.
Chantata e na masata.
Kniga na stole.
Interessante che in inglese sia una penna, in bulgaro una borsa e in russo un libro. Non mi ricordo la frase tipica in francese, e lo spagnolo non l'ho mai studiato. Bene.
In magyarul (quando è una lingua è sempre -ul, italiano = olaszul), si dice così:
A toll az asztalon van.
(La penna il tavolosu è).
Imparare una nuova lingua è aprire un nuovo occhio sul mondo. E vederlo, tutto, con parole nuove. E' come rinascere o tornare bambini, e avere una lavagna vuota da riempire. E cancellare. E riempire. E cancellare. Una lavagna su cui scrivere tutte le parole. Luccicanti e nitide, appena sbocciate. E io? Ah beh. Io sono felice.
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"Di tutte le capacità che un artista può affinare con la pratica, la più importante è la fiducia di poter dare vita a un miracolo"
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"Quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci sia dato vivere. E' l'emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza. Da questo punto di vista chi sa e non prova meraviglia, chi non si stupisce più di niente è simile a un morto, a una candela che non fa più luce".
A. Einstein